La letteratura vedica

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La letteratura vedica

di Manuele

Non è possibile in questa sede sviluppare l’immenso campo della scienza della letteratura vedica,
presento qui uno schema elementare ed un’insieme di informazioni che possano aiutare a comprendere
questo vasto argomento.

Chi vuole dedicarsi seriamente a questo studio consiglio di farlo sotto la guida di un maestro
qualificato, con la capacità di guidare in un’impresa così ardua.

Veda significa “conoscenza”

I Veda sono la fonte della conoscenza originale, comprensione divina, sapere perfetto. Il termine
“Veda” deriva dalla radice Vid, ovvero “vedere” con gli occhi dello spirito. In questo termine è
racchiusa tutta l’essenza e la peculiarità di questa conoscenza, essa si rivela nelle coscienze dei
saggi illuminati.

I Veda sono dunque “sapienza” universale realizzata nella coscienza individuale. Le persone che
hanno realizzato il fine dei Veda sono chiamati veggenti o sapienti.

I Veda sono formati da inni, quindi da “suoni”, sono le frequenze del suono cosmico. Questo suono
fluisce continuamente nell’universo ed è in questa forma che l’essenza delle scritture, viene
percepita dal-la coscienza individuale. Questo suono con-tiene la conoscenza diretta del modo in cui
le energie dell’universo si attivano e si plasmano per dare origine all’intera manifesta-zione
cosmica.

Gli inni vedici sono dunque “suoni”, essi furono rivelati per mezzo della voce cosmica, direttamente
udita dai saggi. Quindi non gli viene attribuito nessun autore, si ascrive loro un origine divina,
perciò sono detti divini, cioè che non sono stati compilati dalla conoscenza umana. In queste opere
si afferma che essi ci sono stati tramandati da “tempi antichissimi” e rivestiti di un linguaggio
nuovo.

Si afferma che questi scritti, abbiano una validità che trascende il tempo. Si dice anche che questi
siano fatti di perfetta sapienza, ma poiché la nostra conoscenza è condizionata e dominata da molte
imperfezioni, potremmo non essere in grado di apprezzarne la perfezione. Gli inni vedici dovrebbero
quindi essere accettati così come sono, senza cercare nessuna interpretazione.

Possiamo definire la letteratura indiana un vasto insieme di opere di natura religiosa,
ritualistica, filosofica, morale, spirituale, ma anche sociale e giuridica; comprendente anche un
insieme di trattati che coprono tutto il campo della scienza e dell’arte. Particolare menzione va
fatta alle opere di medicina, Matematica, Astronomia, architettura.

Tali scritture non si limitano infatti a disciplinare le pratiche religiose, ma anche tutte le
usanze sociali, cercando di collegare ogni aspetto della vita umana con l’armonia della Legge
Universale.

Non c’è nessun ramo della conoscenza, mondana o spirituale, che non si ritrovi negli scritti
dell’antica India. In altre parole, la conoscenza induista si divide in rami diversi attraverso una
successione di diverse discipline.

I Veda sono paragonati all’albero dei desideri, perché contengono tutte le cose conosci-bili
dall’uomo. Essi trattano delle necessità mondane come della realizzazione spirituale. Assieme e
sopra a tutte le forme di conoscenza, sono infatti la strada maestra per la realizzazione dello
spirito. Si afferma infatti che la corretta conoscenza produce un graduale innalzamento della
persona in campo religioso. La più alta realizzazione mistica è la conoscenza che la “coscienza
individuale” è in realtà “Coscienza Divina”, un sola cosa con l’intero universo.

L’albero del sapere Indù è diviso in molti rami, una prima grande classificazione distingue e
riconosce l’assoluto primato dei Veda principali, che sono quattro. Essi sono:

1) Il Rig-Veda

2) Il Sama-Veda

3) Lo Yajur-Veda

4) L’Atharva-Veda

Questi libri consistono in una vasta collezione strofe sacre, invocazioni al Divino ed al-le
Divinità della natura, come il Sole, la Pioggia, il Vento, il Fuoco e l’Alba; preghiere e formule
propiziatorie come per la salute, la prosperità, la concordia, la progenie, nonché formule magiche,
riti domestici e molto altro ancora. Essi sono composti tutti in versi, generalmente di tre o
quattro righe con una bella e caratteristica metrica, adatti per essere salmodiati. Più
dettagliatamente abbiamo:

– Il Rig-Veda: il cuore e l’essenza dei Veda, 10.552 versi adatti per essere recitati.

– Il Sama-Veda: circa 2.000 versi, una selezione di canti liturgici arrangia-ti in maniera da essere
cantati in maniera particolarmente armoniosa.

– Lo Yajur-Veda: circa 2.000 versi di canti liturgici da cantare con partico-lari intonazioni.

– L’Atharva-Veda: circa 6.000 versi di preghiere, riti, incantesimi.

Si ritiene tradizionalmente che in principio ci fosse un unico libro. Il compilatore dei quattro
Veda, così come li conosciamo, fu il grande saggio Vyasa, letteralmente il “Sistematore”. Ad esso si
attribuisce il riordinamento e la messa per iscritto degli inni.

Generalmente per ogni testo si riconoscono tre divisioni:

1. Samhita: la raccolta di versi in senso stretto, la collezione di inni o preghiere.

2. Brahmana: manuali cerimoniali, contengono le regole per stabilire le preghiere adeguate ed i riti
adatti. Sono trattati ritualistico-liturgici mescolati con molte storie illustrative, osservazioni
filosofiche e idee profonde. Ad essi vanno aggiunti i cosiddetti “trattati della foresta”, anch’essi
interpretazioni rituali.

3. Upanisad: trattati filosofici di inestimabile valore, dialoghi metafisici basati sul pensiero
vedico. In tutto si arriva a circa 100.000 versi.

La datazione storica dei testi è incerta. Essi vengono collocati tra il 6000 a.C. ed il 1200 a.C. Vi
sono diverse teorie al riguardo, anche contrastanti tra loro.

Tutte concordano nel ritenere che questi abbiano un nucleo molto antico a cui sono sta-te aggiunte
altre parti nel corso dei secoli.

La loro datazione è particolarmente difficile in quanto si tratta di una tradizione preservata nei
secoli soprattutto per via orale. Per millenni i centomila versi che compongono tale letteratura,
non furono scritti, ma vennero tramandati oralmente dai sacerdoti. Solo in un tempo relativamente
recente essi sono stati impressi con inchiostro su carta composta da foglie di palma.

Nonostante che il mezzo di trasmissione possa apparire inadeguato, queste scritture hanno sfidato i
secoli. Come è stato possibile? I sacerdoti hanno conservato in maniera perfetta, fin dalla più
remota antichità, l’originale purezza dei manoscritti, grazie a diversi sistemi di controllo.
Esistono infatti precise regole fonetiche associate alla combinazione dei suoni, nonché per i
rapporti delle lettere fra loro ed anche per l’ordine particolare in cui si succedono le parole.
Inoltre si può controllare l’esattezza delle strofe mandate a memoria usando precise regole
matematiche. Ogni sillaba ha un suo preciso ed inequivocabile significato.

In diretta associazione diretta con i testi principali troviamo numerose ramificazioni, raccolte di
testi che spiegano ed applicano gli inni, sviluppando un sistema complesso di regole religiose.
Queste sono scritte in prosa, sono versi corti, ma densi di significato. Tali ramificazioni sono
definite le membra del corpo dei Veda, esse trattano sei a-spetti diversi della conoscenza:

1. La “scienza del tempo” è una vastissima raccolta di testi di Astronomia e Astrologia è “il vero
occhio dei Veda”. Secondo la cultura indiana, la conoscenza Astrologica è essenziale per conoscere e
stabilire il momento più propizio per i riti sacri.

2. La raccolta di “libri liturgici” è divisa in quattro parti: nella prima si illustrano i rituali
pubblici ed i sacrifici collettivi, nella seconda vengono spiegati i modi per la costruzione di
luoghi sacrificali ed altari, nella terza sono esposti i riti domestici e familiari, nella quarta vi
troviamo le leggi religiose ed i doveri professionali.

3. I libri di fonetica

4. I libri di grammatica

5. I libri di disciplina, di logica relativa al contesto o significato conclusivo

6. I libri della metrica, purezza della recitazione delle preghiere

Troviamo anche dei manuali, trattati scolastici, che espongono delle scienze, essi sono di cinque
generi:

1. I libri che insegnano l’arte del governare.

2. I libri che insegnano la medicina, l’arte del curare e guarire le malattie..

3. I libri che insegnano la scienza militare.

4. I libri che insegnano la musica e le arti in genere.

5. I libri che insegnano la scienza e l’arte dell’architettura.

Ogni testo, ogni commento teologico o esegetico, conforme al contenuto dei Veda, è chiamato “libro
sacro”; e può essere divisi in due ulteriori classi:

1. Le scritture “udite” direttamente, cioè -direttamente- rivelate.

2. Le scritture “ricordate”, sono l’applicazione pratica della conoscenza divina e delle leggi che
governano l’universo manifesto.

Questi trattati contengono le leggi necessarie per rendere divino ogni aspetto della vita materiale.
Le scritture “ricordate” pur non essendo state rivelate direttamente, confermano sempre quello che
viene detto nelle “udite”

Le scritture “ricordate” sono numerose, ma tra esse quattro sono considerate le più importanti:

1. Manu Smriti

2. Vagya Valka Smriti

3. Shamkhya Smriti

4. Parasara Smriti

Le colossali opere epiche indiane, come il Mahabharata ed il Ramayana, sono conside-rate appartenere
alla classe delle “ricordate”.

Da menzionare in questa classe anche i Purana, le “storie antiche”. Essi illustrano la filosofia dei
Veda per mezzo di racconti -di cui si afferma la verità storica- di uomini o Divinità la cui vita
rappresenta l’applicazione pratica delle Leggi Universali. Questi illustrano la filosofia più
elevata in modo molto semplice ed umano.

L’insieme delle scritture “udite” e “ricordate” formano la struttura basilare della tradizione
induista.

Oltre a tutto ciò che è stato già citato, esistono numerosi altri testi di difficile
classifica-zione ma egualmente importanti. Essi sono:

– I testi che possono essere letti ed usati da tutte le caste e non solo da quella più elevata.

– I testi che sono commenti e rielaborazioni della saggezza antica.

– I trattati che documentano un particolare sviluppo del pensiero spirituale india-no. Essi
descrivono sia complessi rituali di adorazione che pratiche yoga. Questi trattati contengono
profonde verità celate dietro un sofisticato simbolismo.

– I sei sistemi della filosofia indiana. Diversi illustri saggi si sono cimentati nel tentativo di
spiegare la filosofia secondo la loro visione. I loro risultati più alti sono noti come:

1. Il Nyaya proposto da Gautama,

2. Il Vaishesika proposto da Kanada,

3. Il Sankhya proposto da Kapila,

4. Lo Yoga proposto da Patanjali,

5. Il Purva (Karma) Mimamsa proposto da Jaimini,

6. L’Uttara (Brahma) Mimamsa proposto da Vyasa.

Come si può vedere la letteratura dell’India antica è immensa. Ognuno dei testi citati meriterebbe
anni e anni di studio impegnato. Spero che questo schema possa aiutare chi fa fatica a ritrovarsi in
un così vasto oceano di conoscenza.

Manuele

dal sito dell’Accademia Vaishnava

www.isvara.org

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