LA FUNZIONE POSITIVA DELLE EMOZIONI NEGATIVE 2

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LA FUNZIONE POSITIVA DELLE EMOZIONI NEGATIVE 2

(PARTE SECONDA)

Di Diana Vannini

C’è inoltre una preoccupante tendenza nella psicologia moderna, che è quella di spingere al piacere
ad ogni costo, anche paradossalmente mettendo a rischio la propria vita e la propria salute, vivendo
di eccessi e sfidando la morte per sport o per passare una serata. Questa tendenza, per mettere a
tacere una coscienza che pur è presente e che rimorde quando si fa qualcosa di contrario a principi
etici universalmente riconosciuti, opera prevalentemente in due modi: minimizzando i rimorsi di
coscienza, banalizzandoli e considerandoli privi di fondamento o tentando di rimuoverli.

Estenderei questa riflessione in generale a tutto il “sentire” considerato negativo e dunque: perché
avere paura della paura? Perché essere ansiosi per l’ansia? Perché essere tristi per la tristezza?
Non sono le emozioni ad essere di carattere negativo o positivo di per sé, ma il modo in cui le
viviamo e le sperimentiamo che ne determina la connotazione evolutiva o involutiva. Per esempio
un’eccitazione smodata, un’euforia fuori controllo, può essere potenzialmente molto più distruttiva
per l’essere umano che una acuta crisi depressiva. La crisi derivante da momenti di tristezza può
infatti essere colta come un segnale d’allarme che qualcosa nella propria vita non va e quindi, se
ben gestita, può trasformarsi in un potente stimolo di cambiamento e rinnovamento(1).

Tutto sta nel non essere gestiti e travolti da quella determinata emozione, ma nel coglierla,
nell’esserne sì consapevoli, ma come cogliamo e siamo consapevoli delle emozioni che provano certi
attori nei film, dunque senza identificarci con essa. Per definizione l’emozione è uno stato
soggettivo passeggero, transitorio e diviene problematico non quando lo percepiamo, ma quando si
cronicizza e, da caratteristica di stato della nostra personalità, ne diviene caratteristica di
tratto. Ecco quindi che rimuovere o bloccare una determinata emozione, non è funzionale
all’elaborazione sopra descritta, anzi, contrasta decisamente con l’opportunità evolutiva che un
certo “sentire” emotivo ci fornisce.

Eliminare emozioni negative illudendosi in tal modo di diventare felici, sarebbe come pensare di
poter superare traumi di natura psichica rimuovendo l’evento che li ha generati. La mancata
consapevolezza sul piano cosciente di un determinato evento non rappresenta l’assenza completa di
consapevolezza di quell’evento, al contrario, è dimostrabile la presenza di quella traccia a livello
inconscio e la sua influenza, sempre a livello sottile, sulle nostre emozioni e sul nostro
comportamento.

Quanto più rinforziamo l’inconscio, tanto più avremo difficoltà a controllare la nostra vita e a
determinarne la qualità. Imparare ad osservarsi e ad ascoltarsi, divenendo sensibili al proprio
stato psico-emotivo, senza farsi da esso travolgere, ci consente di risparmiare tale energia e
dirigerla verso un fine sempre più elevato. Questa è in sostanza la sublimazione: incanalare energia
potenzialmente distruttiva verso un fine o in un’attività costruttiva ed evolutiva, fino a
trascenderla completamente una volta giunti sul piano spirituale, dove non esiste dualità, ma solo
comunione di Amore.

(1) Per un approfondimento si consiglia l’ascolto del ciclo di lezioni di Marco Ferrini su
‘Previsione, Gestione e Superamento della Crisi’.

da psicologiaespiritualita.blogspot.com

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