Assumere caffeina poche ore prima di dormire attiva il cervello, rendendo il sonno meno ristoratore
e non consolidando i ricordi. E per i giovani gli effetti sono peggiori.
8 giugno 2025 – Chiara Guzzonato
C’è chi non può dire di essersi realmente svegliato senza aver bevuto un caffè, e chi addirittura lo
può prendere la sera senza poi aver difficoltà ad addormentarsi. Ma quali sonno gli effetti della
caffeina su un cervello dormiente? Secondo uno studio pubblicato su Communications Biology, la
caffeina influirebbe sulle capacità notturne del cervello di “ripulirsi”, rendendolo più reattivo e
aumentando l’attività neurale: le conseguenze per noi sono un sonno meno ristoratore e il mancato
consolidamento dei ricordi durante la fase non REM.
CERVELLO REATTIVO. Per giungere alle loro conclusioni gli autori hanno registrato con un
encefalogramma l’attività cerebrale notturna di 40 adulti sani, confrontandola in due diverse notti
una in cui avevano consumato caffeina tre ore e un’ora prima di dormire, l’altra in cui avevano
assunto un placebo. «I risultati dimostrano che la caffeina aumenta la complessità dei segnali
cerebrali, riflettendo un’attività neuronale più dinamica e meno prevedibile soprattutto durante la
fase di sonno non REM, che è fondamentale per la consolidazione della memoria e il recupero
cognitivo», spiega Philipp Thölke, coordinatore della ricerca.
Anche l’attività elettrica del cervello è risultata alterata: la caffeina avrebbe il potere di
attenuare le onde più lente, generalmente associate a un sonno profondo e ristoratore, e stimolare
le onde beta, più comuni durante la veglia e l’impegno mentale. Lo stimolo dato dalla caffeina rende
dunque il cervello più sveglio e reattivo una situazione ideale per la concentrazione necessaria
durante il giorno, ma non consigliabile durante la notte, quando è necessario riposare.
GIOVANI, OCCHIO A COCA COLA E CAFFÈ! A essere più colpiti dagli effetti della caffeina sarebbero i
giovani tra i 20 e i 27 anni che, in confronto ai partecipanti della fascia 41-58 anni, sono
risultati più “svegli” soprattutto durante la fase REM, quella durante la quale sogniamo. Il motivo
sarebbe probabilmente dovuto a una maggiore presenza di recettori per l’adenosina, una molecola che
si accumula durante il giorno causando una sensazione di stanchezza. Con l’età, questi recettori
diminuiscono naturalmente, riducendo la capacità della caffeina di bloccarli. Gli autori
sottolineano l’importanza di condurre ulteriori studi per comprendere meglio l’impatto di questi
cambiamenti neurali sulla salute cognitiva e sulle attività quotidiane, potendo così offrire
consigli personalizzati sul consumo di caffeina.
www.nature.com/articles/s42003-025-08090-z
da focus.it
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