La barbara scienza

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La barbara scienza

di Claudio Capolino

Il scientìfico per poter asseverare che la fiamma brucia deve prima
scottarsi la mano. Quanto meno una prima volta.

Il ricercatore spirituale non ne ha alcun bisogno. E’ sufficiente vedere la
smorfia di dolore di qualcun altro o sentire il parere di chi abbia avuto
quell’esperienza o ne conservi la cicatrice.

L’uomo empirico prima di giudicare ha bisogno di capire. E all’inizio, per
capire, ha bisogno dei sensi.

Deve vedere, toccare, udire…

Poi sottoporrà quanto ha rilevato ai métodi di analisi e di accettazione
riconosciuti dalla scienza ufficiale.

Ineccepibile, direbbero in molti.

Anche se sarà necessario riconoscere che “le verità” che la scienza ha
fornito lungo i secoli, sono state continuamente modificate.

Ne è esempio Tolomeo che con la sua teoria geocentrica dell’universo
influenzò l’intera umanità per un bel pò di tempo. Quattordici secoli dopo
venne Copernico e rimise le cose al suo giusto posto. Un secolo dopo molte
di quelle cose apparvero alla luce, oltre che nella cognizione teorica anche
ai nostri occhi, grazie al genio di Galileo… e anche al suo cannocchiale.

Ogni nuova scoperta aggiungeva qualche cosa di nuovo o annullava quella
precedente.

Questa costante accompagnò la storia della conoscenza accademica fino ai
nostri giorni.

Basta pensare che per i ricercatori della astronomia moderna non esistevano
altri pianeti all’infuori del nostro sistema solare fino all’anno 1995.

Oggi, a metà del 2004, se ne contano più di cento.

Se pensiamo alle regole dottrinarie all’interno di un processo scientifico,
bisognerà pure convenire che l’attuale metòdica esclude molte altre
potenzialità e ne rallenta la scoperta.

Così moltissimi misteri rimangono deposti nella credenza dell’ignoto, seppur
continuino a formar parte della nostra vita quotidiana.

Vedere, udire, toccare… abbiamo detto.
Con i nostri sensi o con le macchine che abbiamo inventato per prolungare le
nostre percezioni quando esse sono annullate dai propri limiti.

Ma molte di queste, all’inizio del secolo scorso neanche esistevano e i
nostri cinque sensi erano i principali rettori del magistero della sapienza.

Sotto certi versi molti animali erano (e continuano ad esserlo) meglio
attrezzati di noi per poter avvertire e ricevere gli stimoli collegati agli
organi sensori. Il cane udendo ultrasuoni che l’orecchio umano non sente o
fiutando odori impercettibili al nostro naso. L’aquila con la sua vista
fantastica. Il serpente che con la sua lingua registra la presenza di altri
animali di sangue caldo anche da lontano; il pipistrello che seppure cieco
si permette incredibili acrobazie in pieno volo.

Viene da pensare quanto i nostri sensi siano imperfetti…

Vediamo i colori compresi in quel registro che va dal rosso al blu, ma per
gli infrarossi e gli ultravioletti siamo dei poveri ciechi.
Nel suono possiamo udire i rumori che stanno tra i 16 e 20.000 cicli per
secondo, gli altri svaniscono del tutto.

E di nuovo le macchine devono venire in nostro aiuto per avere quei
privilegi che un cane, un gabbiano, un rospo hanno in natura.

Ma le macchine non sempre riescono a spiegare tutto. Anzi, servono solo per
registrare l’assenza di battito cardiaco per parecchi minuti di uno yogi,
le cure prodigiose di certi terapeuti indigeni, i miracoli di certi santi.
Ma non riescono a fornire una spiegazione.

Così, a distanza di 3.000 anni non sappiamo ancora come i nostri antenati
abbiano costruito le piramidi di Giza, o città come Machu Picchu, o
disegnato i motivi di Nazca sulle montagne peruviane. A cosa servivano le
pietre di Stonehenge o i moais dell’isola di Pasqua…?

Ancora nulla, dal punto di vista dell’ortodossia scientìfica.

Neppure a cos’è dovuto il movimento rotatorio del girasole verso il sole…
cose piuttosto semplici, apparentemente.

Se invece andiamo a cercare quanto ci hanno tramandato i ricercatori
spirituali che padroneggiavano il sapere nelle diverse epoche, troveremo
molta informazione su questi ed altri temi da sempre cari all’uomo.

Ne parlano con profusione di dettagli filosofi, profeti e santi. Libri e
manoscritti ieratici tramandati nel tempo, molti di loro, addirittura, da
millenni.

Evocano l’esperienza e le gesta di coloro che raggiunsero un livello di
conoscenza infinitamente superiore a quello dei nostri famosi coetanei.

Un esempio per tutti? L’esistenza dell’atomo era già conosciuta de Demòcrito
nel III secolo a.C.

Tutto quì.

Sicuramente salirebbe a galla gran parte del sapere perduto, perdòn,
piuttosto metodicamente ignorato, creando probabilmente anche forti
contrasti con una parte della scienza ufficiale finora acquisita.

Le cose, dicono hanno un prezzo.

E molti di noi continuano a pagare per favorire l’ignoranza.

Certo, la scienza non può permettersi di divenire dogmàtica; nessuno
d’altronde glielo chiede. Basterebbe che fosse un pò meno arrogante, anche
meno sprezzante, e andasse a cercare gli anelli mancanti nel pozzo del
passato per poi effettuare le verifiche del caso.

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