Introduzione alla Bhagavad-gita “cosí com’è” – parte 1

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Introduzione alla Bhagavad-gita “cosí com’è” – parte 1

(molto spesso si riportano i vari capitoli e i versi della Bhagavad-gita, io ritengo sia
interessante anche l’introduzione e altre parti che non vengono quasi mai citate…)

di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

© 2004 The Bhaktivedanta Book Trust International. All rights reserved.

Introduzione

om ajnana-timirandhasya jñanañjana-salakaya
caksur unmilitam yena tasmai sri-gurave namah

Sono nato nelle più profonde tenebre dell’ignoranza, ma il mio maestro spirituale mi ha aperto gli
occhi con la torcia della conoscenza. Offro a lui il mio rispettoso omaggio.

sri-caitanya-mano’bhistam sthapitam yena bhu-tale
svayam rupah kada mahyam dadati sva-padantikam

Quando Srila Rupa Gosvami Prabhupda, che ha istituito in questo mondo materiale la missione di
soddisfare il desiderio di Sri Caitanya Mahaprabhu, mi darà rifugio ai suoi piedi di loto?

vande ‘ham sri-guroh sri-yuta-pada-kamalam sri-gurun vaisnavams ca
sri-rupam sagrajatam saha-gana-raghunathanvitam tam sa-jivam
sadvaitam savadhutam parijana-sahitam tam sa-jivam
sadvaitam savadhutam parijana-sahitam Krishna-caitanya-devam
sri-radha -Krishna-padan saha-gana-lalita-sri-visakhanvitams ca

Offro il mio rispettoso omaggio ai piedi di loto del mio maestro spirituale e di tutti i vaisnava.
Il mio rispettoso omaggio ai piedi di loto di Srila Rupa Gosvami e di suo fratello maggiore,
Sanatana Gosvami, e anche a Raghunatha Dasa Gosvami e Raghunatha Bhatta Gosvami, Gopala Bhatta
Gosvami e Srila Jiva Gosvami. Offro il mio rispettoso omaggio a Sri Krishna Caitanya e a Sri
Nityananda, ad Avaitacarya, Gadadhara, Srivasa e ai Loro compagni. E il mio rispettoso omaggio anche
a Srimati Radharani e a Sri Krishna insieme alle Loro compagne Lalita e Visakha.

he Krishna karuna-sindho dina-bandho jagat-pate
gopesa gopika-kanta radha-kanta namo’stu te

O Krishna, Tu sei l’oceano di misericordia, l’amico degli infelici, la fonte della creazione, il
maestro dei pastori, l’amante delle gopi e l’amante di Radharani. Offro a Te il mio rispettoso
omaggio.

tapta-kañcana-gaurangi radhe vrndavanesvari
vrsabhanu-sute devi pranamami hari-priye

Offro i miei omaggi a Radharani, la regina di Vrindavana, dalla carnagione d’oro fuso, la figlia del
re Vrsabhanu, molto cara al Signore, Sri Krishna.

vañcha-kalpatarubhyas ca krpa-sindubhya eva ca
patitanam pavanebhyo vainsnavebhyo namo namah

Offro il mio rispettoso omaggio a tutti i vaisnava, i devoti del Signore. Come alberi dei desideri
essi possono esaudire i desideri di tutti gli esseri e sono pieni di compassione per le anime
condizionate.

sri Krishna caitanya prabhu nityananda
sri advaita gadadhara srivasadi-gaura-bhakta-vrnda

Offro il mio rispettoso omaggio a Sri Krishna Caitanya, Prabhu Nityananda, Sri Advaita, Gadadhara,
Srivasa e a tutti coloro che sulle orme di Gauranga seguono la via della devozione.

hare Krishna, hare Krishna, Krishna Krishna, hare hare
hare rama, hare rama, rama rama hare hare

La Bhagavad-gita (conosciuta anche come Gitopanisad) è considerata una delle maggiori Upanisad e
costituisce l’essenza della conoscenza vedica. Ci si potrebbe chiedere perchè una nuova
presentazione della Bhagavad-gita, quando ne esistono già molte traduzioni nella nostra lingua.
L’idea di questo libro è nata quando mi fu chiesto quale traduzione della Bhagavad-gita io
consigliassi e mi trovai a rispondere di non poterne consigliare alcuna benchè ne esistano numerose,
perchè nessuna edizione, per quanto ho potuto vedere -in India come in Occidente- ha rispettato
l’integrità originale del Testo. Ogni volta il traduttore aveva espresso le sue opinioni senza
cogliere lo spirito della Bhagavad-gita “così com’è”.

Le pagine stesse dell’opera ne rilevano lo spirito: chi desidera prendere una mmedicina deve
rispettare la posologia; non si tratta di seguire il capriccio o il semplice consiglio di un amico,
ma piuttosto di attenersi alle indicazioni o alla ricetta del medico. Così per la Bhagavad-gita:
l’insegnamento dev’essere ricevuto secondo l’autorità del Signore, Sri Krishna, che la enunciò di
persona. A ogni pagina si afferma l’identità di Sri Krishna: Egli è Bhagavan, Dio la Persona
Supprema. Il termine bhagavan, che può designare un uomo influennte o un potente essere celeste,
indica certamente che Krishna è un personaggio molto importante; ma si deve anche capire che Sri
Krishna è Dio, la Persona Suprema. Tutti i grandi maestri dell’India, tra cui Sankaracarya,
Ramanujacarya, Madhvacarya, Nimbarka Svami, Sri Caitanya Mahaprabhu e numerosi altri, tutti esperti
nella conoscenza vedica, lo hanno confermato più volte. La Brahma-samhita e tutti i Purana (in
particolare il Bhagavata Purana, o Srimad-Bhagavatam) affermano, come la Bhagavad-gita, che Krishna
è Dio: Krishnas tu bhagavan svayam, “Ma Sri Krishna è Dio, la Persona Suprema e originale.
(S.B.,1.3.28)

Conviene dunque ricevere gli insegnamenti della Bhagavad-gita nel modo indicato dalla Persona
Suprema. Nel quarto capitolo il Signore dichiara:

imam vivasvate yogam
proktavan aham avyayam
vivasvan manaye praha
manur iksvakave ‘bravit

evam parampara-praptam
imam rajarssayo viduh
sa kaleneha mahata
yogo nastah parantapa

Il Signore Si rivolge ad Arjuna, Suo discepolo e amico, spiegandogli come la Bhagavad-gita fu
trasmessa attraverso le varie epoche. Fu esposta dapprimaal dio del sole, Vivasvan, che la trasmise
poi a manu, il quale a sua volta la comunicò a Iksvaku. Lo yoga che la Bhagavad-gita insegna è stato
dunque trasmesso oralmente da una successione di maestri spirituali che ha origine in Krishna. Ma
questa conoscenza si è perduta nel tempo, perciò il Signore deve rivelarla di nuovo ora, nel momento
in cui Arjuna sta per impegnarsi nella battaglia di Kuruksetra. E se Krishna gli confida questo
sublime segreto, è perchè Arjuna è Suo devoto e amico. Il Signore mostra così che la Bhagavad-gita è
destinata soprattutto ai suoi devoti, che costituiscono uno dei tre gruppi di spiritualisti (gli
altri due sono rappresentati dai jnani, filosofi impersonalisti, e dagli yogi, adepti della
meditazione).

Il Signore dice inoltre ad Arjuna di voler fare di lui il primo anello di una nuova catena di
maestri spirituali (parampara), perchè quella antica si è interrotta. Desiderando ristabilire una
successione di acarya per trasmettere la conoscenza esattaente come fu tramandata nella linea
spirituale discendente dal dio del sole, il Signore vuole che Arjuna, a sua volta, mostri a tutti,
senza eccezione, come studiare e comprendere la Bhagavad-gita. E non a caso il Signore sceglie
Arjuna per dargli questo insegnamento.: Arjuna è Suo devoto, Suo discepolo e intimo amico. Per
capire veraente la Bhagavad-gita si richiedono dunque qualità simili a quelle di Arjuna, cioè essere
un devoto, una persona unita a Krishna da una relazione diretta.

Appena diventiamo devoti del Signore, infatti, ritroviamo subito la relazione diretta che ci unisce
al Signore, relazione che può manifestarsi in cinque modi diversi:

1) la relazione passiva, o neutra;
2) la relazione di servizio;
3) la relazione di amicizia;
4) la relazione di genitore;
5) la relazione amorosa.

Arjuna è unito al Signore da una relazione d’amicizia, naturalmente un’amicizia del tutto diversa da
quella che conosciamo nel mondo materiale, soprattutto perchè l’amicizia spirituale è alla portata
di tutti. Ogni essere ha, per natura, una relazione col Signore, ma questa relazione individuale,
ora perduta, dev’essere ristabilita, e ciò è possibile solo se si raggiunge la perfezione del
servizio devozionale. Tutti gli esseri sono legati a Dio, da una relazione eterna, ma sotto
l’influsso della materia dimenticano completamente il Signore e il legame che li unisce a Lui. Il
risveglio di questa relazione divina (svarupa) è detto svarupa-siddhi, realizzazione perfetta della
nostra condizione originale, naturale ed eterna.

E’ importante studiare il modo in cui Arjuna riceve l’insegnamento del Signore:

arjuna uvaca
param brahma param dhama
pavitram paramam bhavan
purusam sasvatam divyam
adi-devam ajam vibhum

ahus tvam rsayah sarve
devarsir naradas tatha
asito devalo vyasah
svayam caiva bravisi me

sarvam etad rtam manye
yan mam vadasi kesava
na hi te bhagavan vyaktim
vidur deva na danavah.

Arjuna disse:

“Tu sei il Brahman Supremo, la dimora ultima, il purificatore sovrano, la Verità Assoluta e l’eterna
Persona Divina. Tu sei Dio, l’Essere primordiale, originale e trascendentale. Tu sei il non-nato e
la bellezza che tutto pervade. Tutti i grandi saggi, come Narada, Asita, Devala, Vysa lo proclamano
e Tu stesso ora me lo riveli. O Krishna, accetto come la verità più pura tutto ciò che mi hai detto.
Nè gli esseri celesti nè gli esseri demoniaci conoscono la Tua Persona, o Signore.” (B.g.,10.12.14)
Dopo aver ascoltato la Bhagavad-gita direttamente da Dio, Arjuna riconosce in Krishna il param
brahma, il Brahman Supremo. Ogni essere individuale è brahman (anima spirituale), ma Dio, l’Essere
Supremo, è il Brahman Supremo. Il termine param-dhama Lo designa anche come la dimora ultima, il
rifugio supremo. Pavitram significa che Egli è puro, libero da ogni contaminazione materiale;
purusam indica che è il beneficiario supremo, colui che gioisce di tutto; sasvatam, originale;
divyam, che trascende la materia; adi-devam, che è Dio, La Persona Suprema; ajam, non nato; e
vibhum, superiore a tutti.

Poichè Arjuna è l’amico di Krishna, si potrebbe pensare che le le sue lodi siano eccessive, dettate
dall’amicizia. Per allontanare questi sospetti Arjuna giustifica le sue lodi nel verso seguente,
dove dimostra che egli non è il solo a riconoscere in Krishna Dio, la Persona Suprema. Condividono
questo giudizio Narada, Asita, Devala, Vyasadeva e tanti altri saggi, tutti grandi propagatori della
conoscenza vedica, riconosciuta come verità eterna da tutti gli acarya. Arjuna riconosce dunque la
perfezione delle parole di Krishna: sarvam etad rtam manye, “Accetto come la verità più pura tutto
ciò che mi dici”.

Afferma inoltre che è estremamente difficile cogliere tutti gli aspetti personali del Signore, che
neppure gli esseri celesti riescono a comprendere. E se neanche esseri così elevati riescono a
conoscere perfettamente Krishna, come potrebbe conoscerLo l’uomo che non si abbandona totalmente a
Lui?

Si deve dunque leggere la Bhagavad-gita in uno spirito di devozione, senza mai pretendere di essere
uguali a Krishna, senza mai considerarLo un uomo comune o al massimo un grande personaggio. Sri
Krishna è Dio, la Persona Suprema. Perciò, in accordo con la Bhagavad-gita e le affermazioni di
Arjuna, che si sforza di coglierne il significato profondo, dobbiamo accettarLo come Dio almeno per
ipotesi, altrimenti la Bhagavad-gita rimarrà per tutti noi un mistero impenetrabile.

continua…

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