Il wu wei taoista

pubblicato in: AltroBlog 0

Il wu wei taoista

di Roberta Bozza

..L’espressione cinese viene letteralmente tradotta con “non-agire”; ma, wu
wei non corrisponde ad una sorta di invito alla passività, propone piuttosto
una costante attenzione al mondo circostante, onde evitare interferenze con
il suo inesauribile intrecciarsi di rapporti.

Un’attenzione che esige la massima lucidità mentale, senza regole fisse e
categorie immodificabili, stabilite secondo canoni esclusivamente umani, che
ostacolino il fluire spontaneo degli eventi naturali. Come possiamo leggere
nel capitolo IX dello < Huai Nan Tzû >, la posizione taoista sottolinea
l’importanza di evitare egoistiche interferenze sul Tao, il corso naturale
dell’intero universo:

«…Ciò che, a mio avviso, è da intendersi con wu wei, è che nessun
pregiudizio personale (o volontà privata) interferisce con il Tao universale
e che nessun desiderio e ossessione conducono fuori strada il vero corso
delle tecniche. La ragione deve guidare l’azione, affinché il potere possa
essere esercitato in accordo con le intrinseche proprietà e le tendenze
naturali delle cose…».

Nella concezione taoista del wu wei bisogna, quindi, scartare
un’interpretazione meramente passiva dell’agire; va interpretata piuttosto
come accettazione delle trasformazioni della natura, diviene dunque una
forma di attività che richiede di essere ricettivi e attenti in ogni
situazione.

Yin corrisponde a basare le proprie azioni sulle situazioni che cambiano,
come fa il saggio taoista che si adatta alle circostanze senza ricorrere a
dei fissi principi; wei invece corrisponde ad agire secondo principi
inflessibili. Quest’ultimo termine è lo stesso che troviamo nella formula wu
wei, di cui un’equivalente traduzione proposta dal Graham potrebbe essere
“agire senza artificiosità”.

Secondo Chuang-tzû, quando un uomo aderisce fermamente alle proprie
asserzioni, nonostante le situazioni cambino, e insiste sulla loro assoluta
validità scontrandosi con quelle degli altri, cade nell’errore di attenersi
al wei-shih; ma se cambia le sue opinioni con il mutare delle circostanze e
comprende che queste possono essere ugualmente valide come non valide,
pratica lo yin-shih. Quest’ultima è l’attitudine propria del Taoista, che
nell’azione non distingue le alternative considerandole alla stregua di
mete, non progetta il modo di conseguirle, ma reagisce di volta in volta
nella piena consapevolezza della situazione, come l’ombra segue la forma e
l’eco il suono.

..«Conosci il maschile
ma attieniti al ruolo del femminile
e sii la gola dell’impero.
Se sei la gola dell’impero,
la costante virtù non ti abbandonerà
e tornerai ad essere nuovamente un bambino…»

Conoscere il maschile e attenersi al femminile significa riuscire a
mantenere in accordo l’aspetto Yin e quello Yang; l’uomo pur essendo forte
deve saper condurre la vita con umiltà ed evitare di agire con violenza,
solo così può ritornare all’originario stato del neonato che vive in
perfetta armonia con la natura [più o meno OK – ndJB]:

«Chi possiede la virtù è come un bambino appena nato:
gli insetti velenosi non lo pungono;
gli animali feroci non lo predano;
gli uccelli rapaci non lo afferrano al volo.
Le sue ossa sono delicate e i suoi tendini flessibili, eppure la sua presa è
salda.
Non conosce l’unione del maschio e della femmina,
eppure il suo organo sessuale conosce lo stimolo:
questo perché la sua virilità è al suo culmine.
Urla tutto il giorno eppure non diviene rauco:
questo perché la sua armonia è al suo culmine…»6.

..L’uomo dovrebbe perciò tendere a riacquistare la dimensione del bambino,
che il saggio è in grado di conservare astenendosi da qualsiasi azione
guidata da regole artificiose, tali perché unicamente fondate su principi
umani che non rispettano lo stretto legame dell’uomo con il corso naturale
dei fenomeni.

..«La somma benevolenza è come l’acqua.
La benevolenza dell’acqua è
di recare beneficio a tutte le cose senza contesa.
Sta nei posti che l’uomo disprezza. [paludi, fogne.. – ndJB] Perciò è così vicina al Tao…»8.

..«La cosa più sottomessa al mondo può sopraffare la più dura al mondo, quel
che non ha sostanza penetra in quel che non ha fessure. Da ciò conosco il
beneficio dell’attenersi al non-agire. L’insegnamento che non usa parole, il
beneficio dell’attenersi al non-agire, questi, al di sopra della
comprensione di tutti, sono solo per pochi al mondo»9.

L’arrendevolezza, jang, è dunque la qualità, propria dell’acqua e di tutto
ciò che viene associato al femminile [contrariamente a quanto si ritiene
oggi, YIN è maschile e YANG femminile, e non viceversa – “lo Yin sulle
spalle = la testa, la mente, il principio maschile” e “lo Yang fra le
braccia = il cuore, l’amore, il principio femminile” – ndJB]

..Non si tratta perciò di subire con inerzia, ma piuttosto di rispettare gli
eventi senza aggredirli e di conseguenza senza arrecare squilibri.

..agire in accordo con il Tao significa agire in modo armonioso, imitare
dunque l’Assoluto che agisce armonizzando. La natura consiste infatti in una
produzione continua di armonia e la sua caratteristica fondamentale equivale
alla spontaneità, tzu jan, il naturale corso degli eventi. Se il movimento
della natura è spontaneo, come la crescita di un albero e lo scorrere
dell’acqua, al contrario quello dell’uomo risulta in gran parte artificioso,
perché premeditato e intenzionale.

La spontaneità, a cui si dovrebbe conformare anche l’uomo, non corrisponde
banalmente al piacere di fare qualsiasi cosa si desideri, consiste piuttosto
nel seguire la propria natura in perfetto accordo con il cosmo..

Dal momento che la Via è neutrale, perciò priva di risvolti morali che
distinguono il bene dal male in assoluto, quei canoni etici umani che l’uomo
tende a proiettare su tutto perdono ogni valida consistenza..

..Il wei wu wei, tradotto sempre come l’azione della non-azione, rappresenta
il paradosso centrale del Taoismo filosofico, da cui derivano gli altri: la
moralità della non-moralità, la conoscenza della non-conoscenza, e così via.

..L’agire risulta senza sforzo perché l’agente coincide con l’azione stessa.

Il wei wu wei taoista è il totale rifiuto da una parte di un’azione
oggettiva e dall’altra di un soggetto agente; il dualismo sorge perché
l’agire tende a un risultato, alla realizzazione di uno scopo che si ha in
mente. L’unica via per trascendere il dualismo del sé e dell’altro è di
agire senza intenzionalità, senza l’attaccamento a un fine progettato.
Svanisce allora quella frattura tra la mente che si prefigge una meta e il
corpo utilizzato per ottenere quel risultato.

..la mente, hsin, termine che in cinese letteralmente significa cuore e che
nell’antica Cina indicava l’organo di pensiero, deve essere perciò sgombra
da qualsiasi interferenza che ne oscuri la lucidità..

«…L’uomo sommo usa la mente come uno specchio; non accompagna le cose come
vanno o le accoglie come vengono, egli reagisce e non trattiene. Perciò è in
grado di conquistare le cose senza patire una ferita…»

L’uomo sommo è il saggio, la cui mente riflette come uno specchio la
situazione che si presenta di volta in volta senza trattenere le valutazioni
che confondono la chiarezza di visione.

..Il “dimenticare” o il “purificare la mente”, renderla limpida come uno
specchio, sono il solo mezzo attraverso cui si possa realizzare il wu wei, e
così conformare se stessi alla spontaneità del Tao..

..«…Così è detto del saggio: nella sua vita procede con il Cielo, nella
sua morte si trasforma con le altre cose. Nella calma condivide il Potere di
Yin {strano: la calma è femminile, dunque dovrebbe essere Yang – ndJB}, nel
moto condivide l’impulso di Yang {strano: il moto è maschile, dunque
dovrebbe essere Yin – ndJB}. Non si muove per primo per trarre vantaggio,
non prende precauzioni per evitare guai: solo se stimolato reagisce, solo se
spinto si muove, solo se è inevitabile si erge. Rifiutando la sapienza degli
antichi, prende a modello il Cielo…»

..Il rispettare le cose nella loro obiettività implica che la mente sia
limpida come uno specchio, quindi neutrale e sgombra da valutazioni morali.

..Possiamo definire l’arte di vivere taoista come una sensibilità
massimamente intelligente, che sarebbe indebolita dall’analizzare e dal
porre alternative, in particolare nel caso di pratiche fisiche; se il
funambolo per esempio si chiedesse in continuazione dove muovere il passo
successivo alla fine cadrebbe dalla fune.

Il problema sorge quando prevale la dicotomia tra il soggetto e l’oggetto,
allora l’agente comincia a porre le alternative e a chiedersi quale potrebbe
essere la soluzione migliore; in questo modo non fa altro che disperdersi in
innumerevoli direzioni con il rischio di non riuscire più ad individuare la
giusta via.

Il segreto degli artigiani del Chuang Tzû è di non trattenere alcuna regola
imparata da apprendista come qualcosa di separato a cui si debba
tendere -subentra in tal caso l’intenzionalità e lo sforzo di raggiungere un
fine prefissato- ma di fare attenzione all’intera situazione e reagire
affidandosi a una pratica che non si esaurisce nelle parole ma che richiede
la massima concentrazione per lasciare interagire costantemente il piano
interiore con l’esteriore.

L’errore fondamentale è quello di farsi distrarre dai pensieri che oscurano
lo specchio della mente; ma essere senza pensieri non significa essere
sbadati, al contrario corrisponde al più alto grado di concentrazione. .. In
realtà le alternative non esistono, perché si escludono l’una con l’altra;
si realizza unicamente l’inevitabile, nel senso che, se gli elementi di ogni
fenomeno vengono ordinati secondo le loro interazioni e interrelazioni, il
movimento dell’azione non può che risultare spontaneo e naturale.

..riflettendo qualsiasi situazione con perfetta chiarezza si può reagire in
modo automatico in una sola direzione. Il Tao non è quel che l’uomo desidera
egoisticamente ma il corso in cui si trova anch’egli a scorrere, e se
rispetta l’evolversi naturale non ha alcun bisogno di pensare a cosa deve
fare, piuttosto si lascia agire da atti spontanei ..: «reagire con
consapevolezza».

..L’azione risulta spontanea ed efficace soltanto se è presente
quell’assenza di scopi che si traduce in vuoto. Il vuoto è infatti una delle
condizioni necessarie per poter praticare il wu wei; lasciare agire il vuoto
significa purificare lo specchio della mente da tutte le motivazioni
intenzionali che mirano sempre all’ottenimento di qualcosa. Nel momento in
cui svanisce l’idea di ottenere e si realizza un vuoto di finalità,
l’intervento di chi agisce è minimo e senza tensioni che sbilancino
l’esecuzione.

..Proprio come fa il cuoco Ting, il quale primeggia nella sua arte perché sa
sfruttare il vuoto; la carne si separa senza difficoltà quando muove la
mannaia attraverso i suoi interstizi, ed è come se non agisse, visto che il
filo della lama resta sempre affilato.

..Notiamo che è attraverso la presenza del vuoto che le cose concrete
soddisfano la ragione del loro essere; la possibilità di utilizzarle deriva
massimamente dal loro non-essere, dal loro vuoto [ad esempio, una stanza
vuota è abitabile; piena, al massimo è un ripostiglio: NON abitabile –
ndJB]; Essere e Non-Essere, yu e wu, sono in costante relazione.

..La pratica del wu wei, l’agire che ottiene il massimo effetto attraverso
il minimo intervento sul corso naturale degli eventi, viene applicata dai
Taoisti non ultimo nel modo di condurre la comunità umana; anche se non si
può propriamente parlare di politica perché il Taoismo si è sempre
contrapposto ad un governo autoritario, tanto da inclinare all’anarchismo.

..La società ideale si ispira a un tipo di vita molto semplice, in cui il
saggio dà l’esempio senza regole prestabilite e incoraggia le inclinazioni
spontanee invece di soffocarle attraverso convenzioni forzate.

..Il compito del saggio taoista, in quanto governante, è dunque di
assicurare al popolo i bisogni primari, vale a dire il nutrimento che ne
riempie il ventre, e soprattutto di distoglierlo da tutti quei desideri
egoistici che gli impediscono di vivere in accordo con il Tao [non sforzarti
per orgoglio di fare una carriera per la quale non sei tagliato: meglio
essere un lavacessi seguendo la propria Natura, piuttosto che essere un
manager sforzandosi di essere ciò che non si è – ndJB]. “Svuotare le menti”
non significa mantenere il popolo ignorante per poterlo manovrare, è semmai
da ricondurre al concetto della mente limpida come uno specchio.

..L’intervento del saggio viene qui ridotto al minimo. .. Per organizzare
una comunità in armonia con il cosmo intero, bisogna attenersi alle
inclinazioni naturali che si correlano spontaneamente:

«…Chiunque agisca manda in rovina.
Chiunque trattenga perde.
Perciò il saggio:
non agisce e nulla rovina,
non trattiene e nulla perde.
..Perciò il saggio:
..Non desidera i beni che sono difficili da ottenere.
Impara ciò che non è erudizione.
Ritorna su quel che la moltitudine ignora.»

..Il Taoismo ci mostra poi come sia possibile derivare un’intera filosofia
di vita da un singolo imperativo: quello di rispecchiare le cose come sono
obiettivamente e non come si vorrebbe che fossero. [il “guardare limpido e
senza preconcetti”, altrimenti si vede solo ciò che si vuole vedere, ergo
NON si vede – ndJB]

..per i filosofi taoisti non sussiste alcuna dualità assoluta tra il
soggetto e l’oggetto: nessuna parte di una dicotomia appare totalmente vera,
in quanto, per sussistere, si relaziona di fatto a quella ad essa opposta.

..La spontaneità del Taoismo .. non va semplicemente identificata con
l’abbandono a qualsiasi istinto che potrebbe interferire con la tendenza
naturale, ma coincide con la pratica del non-agire, con l’azione in armonia
con i processi cosmici che si realizza solo nella piena consapevolezza di
ogni mutevole situazione. Ecco che risulta del tutto inutile l’operazione di
stabilire delle regole di condotta da assumere e poi applicare, ciò non
farebbe altro che provocare azioni forzate e acuire quella frattura tra
soggetto e oggetto all’origine di squilibri.

L’idealizzazione taoista di una spontaneità priva di interferenze da parte
del controllo razionale si trasforma, in termini politici, nella fiducia in
forze spontaneamente coesive all’interno della società, piuttosto che in un
ordine deliberatamente imposto dall’alto. [Difatti in Italia, in assenza di
istituzioni che funzionino, si tira avanti col volontariato – ndJB] La
figura del principe saggio del Tao Tê Ching diviene quella di un soggetto
consapevole dell’inutilità di controllare la comunità: il suo compito è di
cogliere i momenti e i punti cruciali per esercitare la minima pressione
ottenendo i massimi effetti.

Nel Chuang Tzû è più che mai imperante l’aspirazione di tornare a quella
comunità ideale dell’età dell’oro in cui si viveva in spontanea unità senza
alcun bisogno di leggi e sovrani. Tutto ciò risulta realizzabile solamente a
patto che ciascun uomo pratichi il [wu-wei], il principio taoista d’azione
per cui non si pongono scelte intenzionali in vista di scopi, ma ogni azione
rientra nei processi naturali del cosmo. ..Il wu wei equivale quindi alla
capacità di vivere in accordo con il Tao.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *