Il Vaishnavismo e le interpretazioni personalistiche del Vedanta

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Il Vaishnavismo
e le interpretazioni personalistiche del Vedanta

Dr. Marco Ferrini (Matsyavatardas) (Ph.D. Psychology)

Tutt’oggi, in India molto più di quanto non avvenga in Occidente, l’etica religiosa impregna
intimamente la vita quotidiana della maggior parte della gente. Consciamente o inconsciamente
presenti anche nell’immaginario collettivo delle persone poco acculturate, i re santi, i saggi e gli
asceti delle Sacre Scritture sono un punto concreto di riferimento. La filosofia viene vissuta,
calata nel quotidiano, perché è generalmente ritenuto che realizzare la Verità conduca ad
un’esistenza migliore. Nell’ottica Vaishnava i vari modelli teoretici hanno un unico scopo: liberare
l’essere incarnato dalla sofferenza; essi vengono quindi intesi in funzione di moksha (liberazione)
e di bhakti. La filosofia non è dunque mai fine a se stessa.

Come definire Caitanya Mahaprabhu? Un profeta, un filosofo? Egli non scrisse mai nessun trattato
filosofico , ma trasmise oralmente i Suoi insegnamenti, che i sei Gosvami sistematizzarono per
iscritto in opere di altissimo valore teologico e poetico. Possiamo considerarLo un mistico, perché
viveva un livello di coscienza molto al di sopra delle cose del mondo ed era sempre assorto nella
realizzazione più intima dell’amore per Dio, in stato di estasi. Ma certamente non fu soltanto un
mistico, infatti impartì insegnamenti che, oltre a confluire in un ben strutturato impianto
teoretico, di lì a poco originarono un Movimento socio-religioso di grande popolarità, che travalicò
i confini regionali e influenzò le Scuole della bhakti su tutto il territorio indiano.
L’insegnamento di Caitanya Mahaprabhu ha avuto come conseguenza primaria la nascita del Movimento
dell’ Harinama sankirtana, basato peraltro su una pratica antica: la meditazione e l’invocazione dei
santi Nomi di Krishna. Caitanya insegna che i Nomi divini sono puri e potenti quanto Dio stesso per
cui invocarli ha un effetto immediato e formidabile sulla copertura materiale della mente.

[…] La Tradizione afferma che chi desidera risolvere i propri problemi esistenziali non può
interessarsi di filosofia fine a se stessa, ma deve calarla nella pratica; deve vedere che funziona,
deve constatare che la sofferenza e l’ansietà diminuiscono, che la visione diventa chiara e sfonda
la materia, andando oltre gli involucri grossolani e sottili costituiti di prakriti, oltre la
visione “normale”, mondana delle cose, alla quale le persone solitamente si fermano. La filosofia di
Caitanya Mahaprabhu mira ad uno scopo concreto: liberare l’essere dalla sofferenza e dall’ignoranza
(avidya) risvegliando il suo sopito amore per Dio.

[…] La base della vita religiosa, così come viene descritta nei Veda, consiste in dana, yajna e
tapas. Dharma è l’impianto etico, religioso, della vita; l’ordine supremo che tutto regola, che fa
muovere anche gli astri nelle loro orbite, che crea e mantiene l’armonia dell’universo. La
Tradizione afferma che la prima cosa da fare per procedere sulla via della realizzazione spirituale
è armonizzarsi con il dharma, il divino ordine socio-cosmico descritto nei Veda come rita. L’Ordine
universale, il cui autore è Dio, sul piano concettuale si può paragonare al software di un computer,
una sorta di programma cosmico che governa il creato e le creature tutte. Esso si estrinseca sul
piano etico attraverso la parola veritiera (satyam), mentre sul piano pratico dell’azione
corrisponde al dovere (dharma).

[…] La persona che agisce in armonia col dharma diventa dharmya, vale a dire ‘situata nel dharma’.
Tutto ciò che realizza su questa strada la porterà ad una coscienza sempre più elevata.

[…] La Scuola Gaudiya afferma che possiamo sperimentare la realtà spirituale in vari modi:
attraverso la meditazione, attraverso uno stato elevato di coscienza o grazie all’estasi mistica,
che ancora oggi è possibile sperimentare. Quando tale coscienza non è più temporanea, ma diventa
permanente, stabile, allora si è conseguito il vero successo della vita, a prescindere dal fatto che
si agisca come ingegnere, frate, dentista, architetto o idraulico, che si viva in un corpo di donna
o di uomo, di ricco o di povero perché, secondo gli Shastra, questi sono attributi esteriori,
pertinenti al mondo temporaneo della prakriti. Quello che invece inerisce alla persona è la
consistenza della sua relazione con l’Essere Supremo, con la Verità Prima ed Ultima. Un dato molto
preciso di questa filosofia è che ognuno può dirigere il proprio futuro, può far suo il proprio
divenire; conoscendo le leggi che regolano la vita nell’universo ha la possibilità di armonizzarsi
con esse e quindi di superare tutti gli ostacoli, fino alla realizzazione del Sé.
[…]

tratto dal sito del Centro Studi Bhaktivedanta www.c-s-b.org

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