Il Trattato di Kundalini Yoga – di Swami Sivananda – Seconda parte

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KUNDALINI YOGA by Swami Sivananda

Traduzione dalla 6 edizione a cura di Aumprakash & Roma

1971 by The Divine Life Trust Society 1981 by Editrice Vidyananda.

– Seconda parte –

Se la Realtà ultima è l’Uno, che esiste nei due aspetti di quiescente godimento del Sé, e di
liberazione da ogni forma e godimento attivo degli oggetti, cioè come Puro Spirito e Spirito nella
materia, allora un’unione completa con la Realtà richiede quest’unità in entrambi i suoi aspetti.

Dev’essere conosciuta sia qui (iha), che li’ (amutra). Quando giustamente compresa e praticata, c’è
verità nella dottrina che insegna che l’uomo deve fare il meglio di entrambi i mondi. Non c’è vera
incompatibilità tra i due, a condizione che l’azione è considerata in conformità con la legge
universale di manifestazione. È considerato un falso insegnamento che la felicità nell’al di là si
può avere solo con l’assenza di godimento qui, adesso, o nel cercare deliberatamente sofferenze e
mortificazioni. L’unico Shiva, che è la Suprema Esperienza di Beatitudine, appare sotto forma di
uomo con una vita fatta da un misto di piacere e dolore.

Si può ottenere la felicità qui, e la beatitudine della Liberazione qui e nell’al di là, se si
realizza l’identità di questi Shiva in ogni atto umano. Ciò sarà conseguito facendo di ogni funzione
umana, senza eccezione, un religioso atto di sacrificio e adorazione (yajna).

Nell’antico rituale vedico, il godimento per mezzo di cibo e bevanda era preceduto e accompagnato
dal sacrificio e dal rituale cerimoniale. Questo godimento era frutto del sacrificio e dono degli
dei. Nello stadio superiore della vita di un sadhaka, è offerto all’Uno da cui vengono tutti i doni
e di cui i devata sono forme limitate inferiori. Ma anche quest’offerta comporta un dualismo da cui
è libera la più elevata sadhana monista (advaita).

Qui la vita individuale e la vita del mondo sono viste come una. E quando il sadhaka mangia o beve o
adempie qualunque altra delle funzioni naturali del corpo, fa questo dicendo e sentendo ‘ Shivoham
‘. Non è solamente l’individuo separato che agisce e gode in questo modo; è Shiva che fa così in e
attraverso lui. Un tale individuo riconosce, come è stato detto, che la sua vita e il gioco di tutte
le sue attività non sono una cosa a parte, da possedere e perseguire egotisticamente per i loro e il
suo amor proprio, come se il godimento fosse qualcosa da rubacchiare alla vita con la sua sola forza
e con un senso di separazione; ma la sua vita e tutte le sue attività sono concepite come parte
dell’azione Divina nella Natura (Shakti), che si manifesta e opera nella forma dell’uomo. Egli
realizza nel battito pulsante del suo cuore il ritmo che pulsa attraverso ed è il canto della Vita
Universale. Trascurare o negare i bisogni del corpo, pensare a esso come a qualcosa di non divino,
significa trascurare e negare la vita più grande di cui è parte, e contraffare la grande dottrina
dell’Unità di tutto e dell’identità ultima di Spirito e Materia. Governati da un tale concetto,
anche i più bassi bisogni fisici assumono un significato cosmico. Il corpo è Shakti; i suoi bisogni
sono i bisogni della Shakti.

Quando l’uomo gode, è la Shakti che gode tramite lui. In tutto quanto egli vede e fa, è la Madre che
guarda e agisce, occhi e mani sono i Suoi. Il corpo intero e tutte le sue funzioni sono Sue
manifestazioni. Realizzare pienamente Lei in questo modo è perfezionare quella particolare
manifestazione di Lei che è lui. Quando l’uomo cerca di essere maestro di se stesso, cerca questo su
tutti i piani – fisico, mentale e spirituale – né questi possono essere divisi, poiché sono tutti
correlati, essendo solo aspetti differenti dell’unica Coscienza onnipervadente. Chi è più divino, si
può chiedere, chi trascura e rigetta il corpo o la mente affinché possa ottenere qualche immaginaria
superiorità spirituale, o chi giustamente ha cura di entrambe come forme dell’Unico Spirito che essi
rivestono? La realizzazione è più velocemente e veramente ottenuta discernendo lo Spirito in e come
ogni essere e le sue attività, che scartando e mettendo da parte questi come esseri non spirituali o
illusori e impedimenti nel sentiero. Se non concepiti rettamente, possono essere impedimenti e causa
di cadute; altrimenti diventano strumenti di realizzazione; e quali altri sono lì a portata di mano?
È così, quando le azioni sono fatte nel giusto sentimento e stato d’animo (bhava), questi atti danno
godimento; e ripetuto e prolungato bhava produce a lungo andare quell’esperienza divina
(tattva-jnana) che è la Liberazione. Quando la Madre è vista in tutte le cose, è infine realizzata
come Colei che è al di là di tutte queste.

Questi principi generali hanno la loro più frequente applicazione nella vita del mondo, prima di
entrare propriamente nel sentiero dello yoga. Lo yoga qui descritto è, comunque, anche una
applicazione di questi stessi principi, in quanto si afferma che con tale mezzo si ottengono sia
bhukti che mukti (godimento e liberazione).

Con i processi inferiori dell’hatha yoga si cerca di ottenere un perfetto corpo fisico, che sarà
pure uno strumento veramente adeguato attraverso cui possa funzionare la mente. Di nuovo, una mente
perfetta si avvicina e, in samadhi, passa nella stessa pura Coscienza. L’hatha yogi cerca un corpo
che sarà forte come l’acciaio, salubre, libero dalla sofferenza e perciò di lunga vita. Egli è
maestro del corpo – maestro di entrambe, vita e morte. La sua forma luminosa gode la vitalità della
gioventù; vive finché ha volontà di vivere e godere nel mondo delle forme. La sua morte è morte
volontaria (iccha-mrityu); quando fa il grande, meraviglioso ed espressivo gesto della dissoluzione
(samhara-mudra), egli se ne diparte grandiosamente. Ma, si può dire, gli hatha yogi si ammalano e
muoiono. In primo luogo, l’intensa disciplina è difficile e rischiosa, e può essere perseguita solo
sotto la guida di un guru qualificato. La pratica solitaria e senza successo può condurre non solo a
malattia, ma alla morte. Chi cerca di conquistare il Signore della morte corre il rischio, fallendo,
di una più veloce conquista da parte Sua. Naturalmente, non tutti quelli che tentano questo yoga
hanno successo o incontrano la stessa misura di successo. Quelli che falliscono incorrono non solo
nelle infermità degli uomini normali, ma anche in altre portate dalle pratiche che sono state mal
perseguite o per cui non sono idonei. Inoltre, quelli che hanno successo, ne hanno in varia misura.

Uno può prolungare la sua vita fino alla sacra età di 84 anni, altri fino a 100, altri ancora più in
là. In teoria almeno, quelli che sono perfetti (siddha) partono da questo piano quando vogliono. Non
tutti hanno la stessa capacità o opportunità, per mancanza di volontà, forza corporea o circostanze.
Non tutti possono volere o essere in grado di seguire le strette regole necessarie al successo. Né
la vita moderna offre in generale le opportunità per una cultura fisica così completa. Non tutti gli
uomini possono desiderare una tale vita o pensare che il guadagno vale la difficoltà richiesta.
Alcuni possono desiderare di essere liberati dal loro corpo, e questo il più velocemente possibile.
Si dice perciò che è più facile guadagnare la Liberazione che l’Immortalità! La prima può aversi per
mezzo di altruismo, distacco dal mondo, disciplina morale e mentale. Ma conquistare la morte è più
difficile, perché questi atti e qualità da soli non serviranno. Colui che riesce tiene la vita nel
palmo di una mano e, se fosse uno yogi coronato dal successo (siddha), la Liberazione nell’altra;
egli ha godimento e Liberazione. È l’Imperatore, il Maestro del mondo, e il possessore della
Beatitudine che è al di là di tutti i mondi. Perciò, gli hatha yogi affermano che ogni altra sadhana
è inferiore all’hatha yoga!

L’hatha yogi che opera per la Liberazione lo fa tramite laya yoga sadhana o kundalini yoga, che dà
sia godimento che Liberazione. In ogni centro in cui desta Kundalini, egli fa esperienza di forme
speciali di beatitudine e guadagna poteri particolari. PortandoLa allo Shiva del suo centro
cerebrale, egli gode la Beatitudine suprema che nella sua natura è quella della Liberazione, e che
quando stabilita in permanenza è la stessa Liberazione sciolta da corpo e mente.

L’Energia (Shakti) si polarizza in due forme, e cioè statica o potenziale (Kundalini), e dinamica
(le forze operanti del corpo come prana). Sotto ogni attività c’è una base statica. Il centro
statico nel corpo umano è il centrale Potere del Serpente nel muladhara (supporto-base). È il potere
che è il supporto statico (adhara) del corpo intero e di tutte le sue dinamiche forze praniche.
Questo centro (kendra) di Potenza è una forma grossolana di Chit o Coscienza; cioè, in se stesso
(svarupa) è Coscienza; ed appare come un Potere che, come forma più elevata di Forza, è una
manifestazione di essa. Come c’è distinzione (sebbene alla base identici) tra la suprema Coscienza
Quiescente e il suo Potere attivo (Shakti), così quando la Coscienza si manifesta come Energia
(Shakti) possiede gli aspetti gemelli di Energia potenziale e cinetica. Non ci può essere partizione
di fatto nella Realtà. Per L’occhio perfetto del siddha il processo del divenire è una lode al
Signore (Abhyasa). Per l’occhio imperfetto del sadhaka, cioè l’aspirante al siddhi (perfetto
compimento), per l’aspirante che si affatica ancora nei piani più bassi e che s’identifica
variamente con essi divenire è tendere ad apparire, e un’apparenza è reale. Il kundalini yoga è un
rendimento della Verità vedantica da questo pratico punto di vista, e rappresenta il processo del
mondo come una polarizzazione nella stessa Coscienza. Questa polarità che esiste nel e come corpo è
distrutta dallo yoga, che disturba l’equilibrio della coscienza corporea, coscienza che è il
risultato del mantenimento di questi due poli. Il corpo umano, il polo potenziale di Energia che è
il supremo Potere, è incitato all’azione, per cui le forze dinamiche (Shakti dinamica) sostenute da
esso sono spinte a ciò, e l’intero dinamismo così generato si muove verso l’alto per unirsi con la
calma Coscienza nel loto più alto.

C’è la polarizzazione della Shakti in due forme – statica e dinamica. Questa polarizzazione tra la
pura Chit e la Forza che è racchiusa in essa si osserva con evidenza nella mente e nell’esperienza.
Questa Forza o Shakti sviluppa la mente attraverso un’infinità di forme e mutamenti nel puro e
illimitato Etere della Coscienza – Chidakasa. Quest’analisi mette in mostra la Shakti primordiale
nella stessa forma bipolare di prima, statica e dinamica. Qui la polarità è assai fondamentale e
rasenta l’assolutezza, sebbene si deve naturalmente ricordare che non c’è quiete assoluta eccetto
nella pura Chit. L’Energia Cosmica è un equilibrio relativo e non assoluto.

Lasciando la mente, prendiamo la materia. L’atomo della scienza moderna ha cessato di essere un
atomo nel senso di una unità indivisibile di materia. Secondo la teoria dell’elettrone, l’atomo è un
universo in miniatura che somiglia al nostro sistema solare. Al centro di questo sistema atomico
abbiamo una carica di elettricità positiva, attorno a cui gira una nuvola di cariche negative
chiamate elettroni. Le cariche positive si tengono a freno reciprocamente, cosicché l’atomo è in una
condizione di energia equilibrata e generalmente non si disperde, sebbene può far ciò nella
dissociazione, che è la caratteristica di tutta la materia, e che si manifesta chiaramente nella
radioattività del radio.

Qui abbiamo di nuovo una carica positiva in riposo al centro, e cariche negative in movimento
attorno al centro. Quanto è stato detto riguardo l’atomo si applica all’intero sistema cosmico e
all’universo. Nel sistema solare, i pianeti ruotano attorno al sole, e questo sistema è
probabilmente (considerato nell’insieme) una massa che si muove attorno a qualche altro centro
relativamente statico, finché arriviamo al Brahma-bindu che è il punto di assoluto riposo, attorno
al quale girano tutte le forme e per mezzo del quale tutte sono mantenute. Similmente, nei tessuti
del corpo vivente, l’energia operante è polarizzata in due forme di energia – anabolica e
catabolica, una tendente a cambiare e l’altra a conservare i tessuti; la condizione attuale dei
tessuti è semplicemente la risultante di queste due attività coesistenti.

In breve, quando si manifesta, la Shakti si divide in due aspetti – statico e dinamico – il che
implica che non potete averla in una forma dinamica senza averla nello stesso tempo in una forma
statica, molto simile ai poli di un magnete In ogni data sfera di attività di forza dobbiamo avere,
secondo il principio cosmico di una base statica, la Shakti a riposo o ‘ avvolta a spirale ‘. Questa
verità scientifica è illustrata nella figura di Kali, la Madre Divina che si muove come Shakti
cinetica sul petto di Sadasiva, che è la base statica di pura Chit priva d’azione, mentre la Madre
Gunamayi è tutta attività.

La Shakti cosmica è la collettività (samashti), in relazione alla quale la Kundalini nei corpi
particolari è la Shakti individuale (vyashti). Come ho già detto, il corpo è un microcosmo
(kshudra-brahmanda). Nel corpo vivente c’è perciò la stessa polarizzazione di cui ho già parlato.
L’universo è sorto da Mahakundalini. Nella sua forma suprema Lei è in riposo, avvolta attorno e una
(come Chidrupini) con lo Shiva-bindu. Lei è allora in riposo. Quindi si snoda per manifestarsi.

I tre giri di cui parla il kundalini yoga sono i tre guna, e i tre giri e mezzo sono Prakriti e i
suoi tre guna, assieme ai vikriti. I suoi cinquanta giri sono le lettere dell’alfabeto. Man mano che
si snoda, scaturiscono da Lei i tattva e i matrika, madri dei varna. Ella si muove così, e continua
a muoversi nei tattva creati anche dopo la creazione; poiché questi, essendo nati dal movimento,
continuano a muoversi. Tutto il mondo (jagat), come implica il termine sanscrito, si sta muovendo.
Ella continua ad essere creativamente attiva fino a quando non ha evoluto il prithvi, l’ultimo dei
tattva. Prima ha creato la mente, e poi la materia. Quest’ultima diviene sempre più densa. È stato
suggerito che i mahabhuta sono le densità della scienza moderna: la densità dell’aria associata con
la velocità massima della gravità; la densità del fuoco associata con la velocità della luce; la
densità dell’acqua o fluido associata alla velocità molecolare e alla velocità equatoriale della
rotazione della terra; e la densità della terra, quella del basalto associata con la velocità
newtoniana del suono. Per quanto sia, è certo che i bhuta rappresentano una crescente densità di
materia fino a raggiungere la sua tridimensionale forma solida. Quando la Shakti ha creato l’ultimo
prithvi tattva, che c’è ancora da fare per Lei? Niente. Quindi si riposa di nuovo. A riposo, ancora,
vuol dire che assume una forma statica. La Shakti, tuttavia, non è mai esaurita, cioè svuotata in
qualcuna delle sue forme. Perciò, Kundalini Shakti a questo punto è, per così dire, la Shakti
rimasta (sebbene ancora un plenum) dopo che è stato creato il prithvi, l’ultimo dei bhuta.

Abbiamo così Mahakundalini a riposo come Chidrupini Shakti nel sahasrara, il punto di assoluto
riposo; e quindi il corpo, in cui il centro statico relativo è Kundalini in riposo, e attorno a
questo centro si muovono tutte le forze corporee. Queste sono Shakti, e tale è Kundalini Shakti. La
differenza tra loro è che le prime sono Shakti in movimento in specifiche forme differenziate;
mentre Kundalini Shakti è indifferenziata, residua Shakti a riposo, cioè avvolta a spirale. Ella è
avvolta a spirale nel muladhara, che significa ‘ supporto fondamentale ‘, e che è nello stesso tempo
sede del prithvi – l’ultimo tattva solido – e della Shakti residua o Kundalini. Il corpo può quindi
essere paragonato a un magnete con due poli. Il muladhara, in quanto sede di Kundalini Shakti, una
forma comparativamente grossolana di Chit (essendo Chit-Shakti e Mayashakti), è il polo statico in
relazione al resto del corpo, che è dinamico. L’operare del corpo presuppone ed ha necessariamente
tale supporto statico; da qui il nome muladhara. In un certo senso, la Shakti statica nel muladhara
è necessariamente coesistente con la Shakti del corpo che crea ed evolve, perché l’aspetto o polo
dinamico non può mai esistere senza la sua controparte statica. In un altro senso, è la Shakti
residua rimasta dopo tale operazione.

Che succede allora con la pratica di questo yoga? La Shakti statica è stimolata dal pranayama e da
altri processi yogici e diviene dinamica. Così, quando completamente dinamica, cioè quando Kundalini
si unisce con Shiva nel sahasrara, la polarizzazione del corpo scompare. I due poli sono uniti in
uno e c’è lo stato di coscienza chiamato samadhi. Naturalmente, la polarizzazione avviene nella
coscienza. Il corpo continua effettivamente ad esistere come oggetto di osservazione per gli altri;
la sua vita organica continua; ma la coscienza umana del corpo e di tutti gli altri oggetti è
ritirata perché la mente, per quel che riguarda la sua coscienza, ha cessato di funzionare, essendo
stata ritirata nel suo campo, che è la Coscienza.

Com’è sostenuto il corpo? In primo luogo, sebbene la Kundalini Shakti è il centro statico del corpo
intero, come un completo organismo cosciente, tuttavia ciascuna parte del corpo e le loro cellule
costituenti hanno i loro centri statici che sostengono tali parti o cellule. Ancora, la teoria degli
stessi yogi è che Kundalini ascende e che il corpo, come organismo completo, è mantenuto dal nettare
che fluisce dall’unione di Shiva e Shakti nel sahasrara. Questo nettare è un’emissione di potere
generato dalla loro unione. La potenziale Kundalini Shakti viene solo parzialmente e non
completamente convertita in Shakti cinetica; e tuttavia, poiché la Shakti – anche nel muladhara – è
un’infinità, non è esaurita; il deposito potenziale rimane sempre pieno.

In questo caso, l’equivalente dinamico è la conversione parziale di un modo di energia in un altro.
Se però il potere avvolto a spirale nel muladhara divenisse totalmente snodato, ne risulterebbe la
dissoluzione dei tre corpi – grossolano, sottile e causale – e di conseguenza videhamukti, la
Liberazione senza corpo; perché la base statica relativa a una particolare forma di esistenza,
secondo questa ipotesi, avrebbe completamente ceduto. Quando la Shakti lo lascia, il corpo diventa
freddo come un cadavere, non a causa di esaurimento o privazione del potere statico nel muladhara,
ma per la concentrazione o convergenza del potere dinamico generalmente diffuso su tutto il corpo,
così che l’equivalente dinamico che è innalzato sulla base statica di Kundalini Shakti è solo il
diffuso quintuplice prana portato a casa – ritirato dagli altri tessuti del corpo e concentrato
lungo l’asse. Così, generalmente, l’equivalente dinamico è il prana diffuso su tutti i tessuti;
nello yoga esso è fatto convergere lungo l’asse, l’equivalente statico di Kundalini Shakti,
permanente in entrambi i casi. Una parte del prana dinamico già a disposizione è fatto agire alla
base dell’asse in maniera opportuna, per la qual cosa il centro base o muladhara diviene, per così
dire, supersaturato e reagisce sull’intero potere dinamico (prana) diffuso del corpo, ritirandolo
dai tessuti e convergendolo lungo la linea dell’asse.

In questo modo, il diffuso equivalente dinamico diviene l’equivalente dinamico concentrato lungo
l’asse. Secondo questa opinione, ciò che ascende non è l’intera Shakti, ma un’emissione come di
lampo condensato che alla fine raggiunge il Parama-Shivasthana. Qui il Potere centrale che sostiene
l’individuale coscienza del mondo è immersa nella suprema Coscienza. La coscienza limitata,
trascendendo gli effimeri concetti della vita mondana, intuisce direttamente la Realtà immutabile
che sottostà all’intero flusso fenomenico. Quando Kundalini Shakti dorme nel muladhara, l’uomo è
desto al mondo; quando Lei si sveglia per unirsi, e si unisce, con la suprema Coscienza statica che
è Shiva, allora la coscienza è addormentata per il mondo ed è una con la Luce di tutte le cose.

Il principio fondamentale è che quando desta, Kundalini Shakti, Lei o la Sua emissione, cessa di
essere il Potere statico che sostiene la coscienza del mondo, cosa che fa solo fintanto che dorme; e
una volta messa in movimento è attirata verso l’altro centro statico, nel loto dai mille petali
(sahasrara), che è Lei in unione con la Coscienza di Shiva o Coscienza dell’estasi oltre il mondo
della forma. Quando Kundalini dorme, l’uomo è desto a questo mondo. Quando Lei veglia, egli dorme –
cioè, perde ogni coscienza del mondo ed entra nel corpo causale. Nello yoga, egli passa al di là
nella Coscienza senza forma.

Gloria, gloria a Madre Kundalini, che mediante la Sua Infinita Grazia e Potenza, conduce gentilmente
il sadhaka di chakra in chakra, illumina il suo intelletto e gli fa realizzare la sua identità con
il supremo Brahman! Possano le Sue Benedizioni essere su tutti voi!

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