IL PERCORSO EVOLUTIVO DELL’ESSERE UMANO – 4

pubblicato in: AltroBlog 0

IL PERCORSO EVOLUTIVO DELL’ESSERE UMANO – 4

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

Esperienze “di vetta”
Di Paola Giovetti

Ai giorni nostri sono ormai molto note le cosiddette esperienze di premorte, cioè le visioni di
coloro che per vari motivi si sono trovati alla fine della vita e sono poi stati recuperati dai
medici. Tali esperienze presentano, indipendentemente da razza, ambiente e condizionamenti socio –
culturali, molti elementi comuni, che portano a ritenere che si tratti di qualcosa di più di sogni o
allucinazioni: il morente infatti sperimenta se stesso staccato dal corpo fisico, che considera con
notevole disinteresse, è immerso in uno stato di serenità e pace, si vede venire incontro persone
care precedentemente defunte, rivede “il film della vita”, è consapevole di trovarsi in una
dimensione fatta d’amore.

In tempi recenti sono state raccolte migliaia di testimonianze di questo genere e si va alla ricerca
di conferme indipendenti di tale fenomenologia. Una delle più suggestive è senza dubbio quella del
dr. Albert Heim, un geologo svizzero che alla fine del secolo scorso, in seguito a un’esperienza
personale che l’aveva sensibilizzato alla tematica, condusse un’inchiesta tra coloro che erano stati
in punto di morte per cadute in montagna. Le esperienze personali del dr. Heim e quelle dei suoi
intervistati sono in piena corrispondenza con quelle alle quali la ricerca moderna ci ha abituati:
assenza di dolore, benessere, sensazioni di pace e serenità. Il dr. Heim presentò il suo studio
veramente pionieristico all’Associazione Alpina Svizzera, che nel 1892 lo pubblicò nel suo
Bollettino. Ecco come il geologo presenta il suo lavoro:

“Presentando ai lettori del Bollettino una piccola ricerca sulla morte per caduta, non intendo
elencare una serie di storie spaventose e dolorose; e neppure intendo descrivere i singoli casi. Il
mio scopo è studiare scientificamente questi eventi e mostrare che essi sono a volte spaventosi per
chi vi assiste, ma non per chi li vive personalmente. Io mi propongo di trattare in particolare un
punto di estremo interesse, e cioè quali sono state le sensazioni dell’infortunato nei suoi ultimi
momenti di vita? Su questo punto ci si fanno spesso le idee più spaventose, si pensa a sensazioni di
grande disperazione, di terrore, di spaventoso dolore fisico: le cose però non stanno così! Non fa
molta differenza che la caduta avvenga su una parete rocciosa, sul ghiaccio o sulla neve, o sia
dovuta a una valanga o anche a una caduta: le sensazioni soggettive di chi precipita sono le stesse.
E il medesimo discorso vale per chi precipita da un’impalcatura, da un precipizio o da una scala;
per chi viene travolto da una vettura, per chi annega o cade in combattimento. Tutti costoro, come è
stato possibile constatare, provano le stesse sensazioni e affrontano la morte con gli stessi
sentimenti. Si dirà che chi muore in questi incidenti non ha più la possibilità di raccontare quello
che ha provato, ed è vero. Tuttavia coloro che sono sopravvissuti possono testimoniare anche per
coloro che invece sono morti, in particolare quelli che hanno avuto una perdita di coscienza. A
livello di sensazioni, perdita di coscienza e morte sono la stessa: cosa. Chi non si riprende dallo
svenimento e muore, non ha più la possibilità di raccontare; chi invece si sveglia, riemerge come
dalla morte e può raccontare esattamente com’è la morte per improvviso incidente: costui in vita sua
muore quindi quantomeno due volte.”

Il dr. Heim informa poi che da oltre 25 anni sta raccogliendo questo materiale, constatando che
nella grande maggioranza degli infortunati (circa il 95%) si possono verificare, indipendentemente
dal livello culturale, gli stessi fenomeni.

In quasi tutti, al cospetto della morte, si instaura il medesimo stato d’animo, che fra l’altro è
diversissimo da quello che si potrebbe generalmente pensare. Tale stato d’animo viene dal dr. Heim
così descritto: “Non viene avvertito alcun dolore e si prova pochissima paura: ci si spaventa
nettamente di più di al cospetto di pericoli minori. Nessuna angoscia, nessuna disperazione, nessun
dolore, ma tranquilla accettazione, profonda rassegnazione, sicurezza spirituale e rapidità di
valutazione. L’attività; mentale è enorme, cento volte più veloce e intensa del normale: non viene
percepita nessuna confusione e l’eventualità di una vita d’uscita viene valutata in modo chiaro e
oggettivo. Il tempo sembra dilatarsi. Si agiste con rapidità fulminea e le idee che vengono sono
quelle giuste. In numerosi casi avviene una visione improvvisa di tutto il proprio passato; infine
chi precipita sente sovente bella musica e ha la sensazione di esser librato in uno splendido cielo
azzurro con nuvolette rosa. Poi la coscienza si estingue senza alcuna sensazione dolore in genere
nel momento dell’impatto, che però al massimo viene avvertito acusticamente, mai come dolore. Dei
vari sensi, l’udito è probabilmente quello che si estingue per ultimo…”

Il dr. Heim cita poi, a titolo di esempio, alcune esperienze, tra cui quella di un collega, il dr.
J. Sigrist, caduto dalla vetta del Karpfstock, e la sua personale. Ecco, con le parole stesse del
protagonista, l’esperienza del collega: “La caduta non fu affatto accompagnata da sensazioni di
paura; al contrario, mi sembrava di

venire trasportato giù nel modo più gradevole e durante tutta la caduta rimasi in piena coscienza.
Considerai senza timore e angoscia la mia situazione e il futuro della mia famiglia, che avevo
coperto con una buona assicurazione

e tutto questo con una rapidità veramente insolita. Non smisi di respirare e soltanto il violento
impatto sulla parete rocciosa coperta di neve mi tolse senza alcun dolore la coscienza. Non sentii
le ferite alla testa e agli arti. Non potrei immaginare una morte più lieve e più bella. Il
risveglio tuttavia portò con sé sensazioni tutte diverse!”

La personale “avventura” del dr. Heim risale al 1871 e avvenne quando il geologo insieme al fratello
e ad altri tre scalatori stava scendendo dal Santis ancora coperto di neve.

Heim aveva a un certo punto perso l’equilibrio ed era precipitato per venti metri: “Sentii i colpi
della mia testa e delle spalle sul pendio roccioso, e sentii anche il colpo cupo quando toccai terra
dopo venti metri di caduta libera. Dolore non ne sentii che dopo circa un’ora. Durante la caduta
formulai un’infinità di pensieri, tutti coerenti e chiari, e non simili a quelli che si fanno in
sogno. Dapprima considerai la possibilità che avevo di cavarmela, ricordai che avevo in tasca una
bottiglietta di acido acetico che mi sarebbe potuto servire: feci ben attenzione a non perdere il
bastone da montagna, che anch’esso avrebbe potuto essermi utile, mi tolsi gli occhiali e li gettai
via per non ferirmi gli occhi. Considerai le conseguenze della mia caduta per i miei cari e per i
miei compagni di spedizione, e mi dissi che appena arrivato a terra, anche se fossi stato ferito
gravemente, avrei dovuto gridare con tutte le mie forze: ‘non mi sono fatto niente!’, in modo che
non si spaventassero troppo e fossero meglio in grado di raggiungermi. Vidi anche la notizia della
mia morte giungere ai miei e li consolai col pensiero… Poi, come su un palcoscenico, vidi tutta 1a
mia vita passata in innumerevoli immagini: io stesso ne ero l’attore principale, tutto era
trasfigurato in una luce celestiale e tutto era bello e senza dolore, senza paura e senza angoscia.
Anche il ricordo delle esperienze tristi era nitido, tuttavia non malinconico. Non c’era lotta né
contrasto alcuno, anche il contrasto era divenuto amore. Mi sentivo sempre più circondato da un
meraviglioso cielo azzurro e intanto volavo libero nell’aria e vedevo sotto di me un campo di
neve… Poi sentii un colpo cupo e la mia caduta ebbe fine. Ebbi in quel momento la sensazione che
qualcosa di nero mi passasse davanti agli occhi e con tutte le mie forze gridai più volte: Non mi
sono fatto niente!…”

In realtà il dr. Heim era rimasto svenuto almeno mezz’ora; la neve evidentemente attutì l’impatto,
così che se la cavò con danni fisici relativamente modesti.

Come si è detto all’inizio, il dr. Heim raccolse per anni esperienze di persone cadute in montagna,
e forte della sua lunga inchiesta, conclude il suo studio con queste parole: “Confrontando la mia
esperienza con tante altre di cui sono venuto a conoscenza, posso affermare che la morte per caduta
è soggettivamente una bella morte. Avviene in piena coscienza, senza malattia, senza paura e senza
dolore, in completa attività mentale e sensoriale.

Chi è caduto in montagna ed è morto ha visto come ho visto io nei suoi ultimi momenti il suo passato
trasfigurato. Ha pensato con amore ai suoi cari; ha udito musica celestiale, ha provato un senso di
pace :e serenità, ha volato in un cielo azzurro e rosa, dolcemente, beatamente, pacatamente, e poi
di colpo tutto è finito: il silenzio. L’incoscienza si presenta spontaneamente, senza sofferenze e
in questo stato un secondo e un millennio sono identici: per noi, sono un Niente!”

Volutamente, Heim nel suo studio non affronta le spiegazioni di questo fenomeno, si limita ai fatti
e alle testimonianze. Alla luce delle nostre odierne conoscenze sulle esperienze in punto di morte,
lo studio del geologo Albert Heim acquista però un significato particolare e viene ad aggiungersi,
come un tassello in un mosaico, a quanto finora sappiamo sulla “terra di nessuno” tra aldiquà e
aldilà.

Fondazione per L’Evoluzione Consapevole

204.189.63.11/CoCreation/Index.html

La Foundation for Conscious Evolution è una Fondazione, associata al Club di Budapest, nata come
risposta al potenziale senza precedenti dell’umanità di distruggere questo mondo oppure di co-creare
un futuro colmo di infinite possibilità. Citiamo quali sono per loro i presupposti per creare un
futuro positivo: “Siamo testimoni dello scenario negativo che ci troviamo davanti. Ma raramente
abbiamo visto lo scenario positivo… I passi che possiamo fare verso un futuro positivo per la vita
sulla Terra. Il primo passo è realizzare che la Trasformazione Quantica è la tradizione della
Natura. La Trasformazione Quantica è un salto da uno stato all’altro che crea novità radicali,
improvedibili dallo stato precedente. Come dalla non-vita alla vita, o dalla vita animale a quella
umana.”

Sinergia: Quando la volontà umana e la volontà divina si uniranno per la rigenerazione della razza
umana. Lo Scopo della Co-Creazione: Facilitare l’unione del Tutto.

Ricordati! Per 15 milliardi di anni la natura ha creato sistemi interi da parti separtate, da
particelle sub-atomiche, a molecole e cellule, ad organismi multicellulari a sistemi planetari.
Questa è la tendenza da 15 miliardi di anni! Non si fermerà qui. Co-creazione è imparare a
comprendere e a cooperare con il processo di creazione.

La logica delle nostre speranze. La tendenza di 15 miliardi di anni: maggiore Libertà. Maggiore
consapevolezza come conseguenza di un ordine più complesso.

LA SESSUALITA’ E L’EVOLUZIONE

Dalla religiosità del sesso alla sua demonizzazione – Apogeo declino e rinascita della religione
della natura e dell’eros
Di Nitamo Montecucco

Che il sesso sia uno dei fenomeni più profondi e naturali della vita è ormai fatto di comune
accezione, così come l’evidenza dei condizionamenti e delle concezioni morali che da millenni
gravano e avvelenano questa esperienza umana.

Ma quali sono state le cause storiche iniziali? Nel suo bellissimo libro ‘Shiva e Dioniso’, Alain
Daniélou ci apre uno scenario di grande fascino e ampiezza, in cui l’intero pianeta assiste
all’espandersi e declinare di differenti culture che condizionano poi per millenni i destini degli
uomini. Daniélou ci riporta alle origini della cultura paleolitica indoeuropea, prima delle
invasioni ariane, quando l’unica religione era l’amore e il rispetto per la natura.

Questa forma arcaica di religiosità considerava il sesso l’elemento essenziale di tutto il processo
di creazione e di evoluzione, la forza cosciente e generativa da cui erano nati i pianeti e i cieli,
la Terra con le sue piante e i suoi animali, gli oceani e le vette. L’uomo in questa esistenza
sensuale e divina si trova a metà strada tra il regno animale e il regno degli Dei, anch’essi
comunque momenti della danza di Shiva, il Dio supremo, la coscienza del Tutto. Questa religione
naturale adorava ogni cosa, dalle pietre alle stelle, come forme attraverso cui si esprime la
divinità. I suoi simboli sono il fallo, il serpente, il toro, la dea della Terra e delle montagne.

Poi dalle pianure del centro Asia iniziano le espansioni dei popoli ariani, alcune calano in India,
altri in Persia e Medio Oriente, invadono la Grecia e il Mediterraneo, altri ancora si spingono fino
ai confini dell’Europa del nord, è una continua conquista che porta ad una sottomissione delle
culture antiche.

Gli Ariani sono portatori di una forma di religione in cui Dio è l’immagine dell’uomo e lo supporta
nella sua continua conquista della natura e del mondo. Muore, perlomeno esteriormente, l’antica
sensazione di religiosità e di fusione col Tutto e nascono dei panteon in cui gli Dei giocano gli
stessi drammi umani, infatti sono appunto inventati dalla mente umana.

La natura diventa, così come nella nostra tradizione cattolica, una creazione di Dio atta a servire
l’uomo. Gli Ariani sono portatori di uno sviluppo mentale sconosciuto alle razze antiche che invece
erano più orientate alle emozioni e al cuore. Le più tolleranti e aperte tra le società ariane
primitive inglobarono la religione originaria, Shiva viene così incorporato in una trinità insieme a
Brahma e Visnu, così come Osiride in Egitto (giunto dall’India a cavallo di un toro), o Dioniso e i
simboli del serpente nella Grecia classica. Ma non furono così umane ed eque tutte le.società.

Joseph Campbell, il famoso mitologo, recentemente scomparso, nel libro ‘Il potere del mito’,
evidenzia come il mito giudaico cristiano del peccato originale sia stato creato dopo l’avvento
degli antichi Ebrei (ariani provenienti dal sud) a Canaan e l’assoggettamento dei Cananei che ancora
adoravano il serpente e la Dea come divinità principali. Invece di includerne i simboli religiosi,
gli Ebrei, portatori di un dio maschile, rifiutano la Dea madre e creano il mito del giardino
dell’Eden creato da un ‘Dio Padre’, in cui la donna, con la complicità del serpente, contravviene
alle regole divine e porta sciagura a tutto il genere umano. La donna e il serpente (simbolo di
fertilità e di saggezza in tutte le altre culture del mondo) diventano così i simboli della
disgrazia e della maledizione che ricadrà su tute le generazioni future. E’ la fine del matriarcato.

E’ interessante notare come proprio questa mitologia nata da un popolo di nomadi poco tolleranti di
4000 anni fa, sia sopravvissuta tra le innumerevoli e ben più profonde simbologie del passato, e sia
ancora accettata da gran parte del mondo ‘civilizzato’ come verità rivelata.

Così Shiva, il Dio del sesso, della gioia di vivere e dell’amore per gli animali, spesso
rappresentato nudo o con le corna diventa la rappresentazione stessa del demonio, l’incarnazione del
male.

Alla venerazione della Terra e della Materia, vista come Shakti, la sposa di Shiva, si passa alla
logica del patriarcato, alla mercificazione della natura e del sesso, alla vergogna dei desideri
naturali. La cultura mondiale degli ultimi decenni ha riaperto il problema sesso e lentamente lo sta
riscoprendo in termini sempre più positivi: da Reich alla bioenergetica, che hanno messo in grande
evidenza come ogni blocco della sessualità sia all’origine di gravi turbe psichiche e di malattie
psicosomatiche, dalla riscoperta delle filosofie orientali che in parte hanno conservato consistenti
tracce della religiosità originaria, alla rilettura dei miti e degli archetipi che aprono nuove
prospettive ad una riappacificazione dell’uomo con la natura.

E’ tempo per una nuova visione! Per una nuova religiosità planetaria e olistica, senza frontiere e
senza peccato, che comprenda come – dal Big Bang al nostro presente – tutta la materia e la vita
biologica si siano venute a creare attraverso una matrice sessuale e intelligente: un processo di
fusione tra entità più primitive – atomi, cellule, animali e galassie – che generano unità più
complesse e coscienti in un tutto vivente.

Sesso, psicosomatica e spiritualità
di Nitamo Federico Montecucco

Nelle antiche tradizioni mediche come nella moderna medicina psicosomatica, la funzione sessuale è
un parametro essenziale della salute psicofisica globale; ossia la salute è caratterizzata dal
piacere. Secondo il Tantra quando la sessualità è libera a naturale il piacere accompagna ogni
funzione fisiologica e intellettiva, nulla nell’essere vivente è doloroso. Il dolore o la mancanza
di piacere sono sintomi di malessere e malattia. Partendo da questa assunzione dobbiamo considerare
la nostra intera società profondamente malata. I dati statistici relativi alla sessualità nei paesi
occidentali sono infatti drammatici, a testimoniare una situazione collettiva di disagio e malessere
umano. L’educazione sessuale scolastica si limita ad una sterile anatomia maschile e femminile, non
si parla di piacere, di orgasmo, di relazioni e problemi reali. Il sesso reale viene conosciuto al
bar, dagli amici, dalle riviste o dai filmini porno. Le religioni vietano tutto ciò che piace: dalla
masturbazione infantile ai rapporti prematrimoniali. La scissione tra sesso, amore e spirito è
totale. Non esiste un’educazione reale che insegni come fare sesso in modo totale, con libertà,
amore e coscienza.

Antiche tradizioni spirituali

Molte tradizioni antiche, occidentali come orientali, consideravano il sesso come l’energia sacra
per eccellenza. La considerazione che unificava queste tradizioni era che ogni cosa nell’universo
nasce dall’energia sessuale, dalla congiunzione e fusione degli opposti polari. In India, Tibet e
Cina questa visione unitaria raggiunge il suo apogeo: le divinità vengono raffigurate insieme e
spesso nella posizione dell’atto amoroso, come potete vedere nelle immagini. E’ da rilevare che la
posizione sessuale non è quasi mai sdraiata ma seduta, così da rendere verticale l’asse psicofisico
interiore: questo permette di vivere l’atto amoroso come meditazione, trasformandolo da istinto
animale in pratica spirituale ed evolutiva. Nell’India antica Shiva, il Dio maschile, viene
raffigurato simbolicamente con un lingam, un fallo eretto di pietra, marmo, ghiaccio (come ad
Amarnath) o metallo, mentre Shakti, sua consorte, con una yoni, di forma ovale o circolare. E’
comune ritrovare nei vari templi questi due simboli uniti e compenetrati (vedi immagine) che vengono
venerati come immagine stessa del divino. Shiva e Shakti sono gli archetipi della coscienza e
dell’energia.

Nel Tantra l’unione sessuale è il fondamento della struttura metafisica stessa: l’intero universo
nasce dall’unione sessuale della coscienza immateriale con l’energia creativa. In ogni atomo fisico
(ben conosciuto agli Indiani), in ogni essere vivente vegetale o animale, come in ogni astro del
cosmo, la forma materiale dell’energia nasconde e implica una coscienza interiore. Non esiste
materia-energia priva del suo aspetto di coscienza immanente. Il rapporto sessuale che sta
all’origine dell’intera esistenza spiega come ogni nuova vita, ogni forma venga attraverso un atto
sessuale. Anche la pulsazione e il ritmo dell’atto amoroso si ritrovano in ogni aspetto della vita
sotto forma di ciclo, vibrazione o pulsazione, dai pianeti, alle stagioni, al battito del cuore, al
respiro. Tutta l’esistenza viene percepita come un continuo atto creativo che nasce dall’incessante
relazione d’amore della coscienza e dell’energia.

Questa visione unitiva viene trasmessa dall’India al Tibet e alla Cina dove assume il simbolo del
Tao in cui le due forze polari Yin e Yang si equilibrano. La visione taoista è assolutamente
parallela a quella tantrica, sia per la consapevolezza che l’essenza o coscienza è presente in ogni
manifestazione dell’esistenza, sia per la comprensione che tutto nasce dall’equilibrio del femminile
col maschile. E’ interessante ricordare che Niels Bohr, il grande fisico della scuola di Copenaghen,
utilizzò il simbolo del Tao come elemento di comprensione del mistero quantico dell’esistenza.

La rivoluzione sessuale di Reich

Sesso, nel nostro mondo occidentale, è stata una parola sporca e proibita per secoli. Il termine
“libido” fu introdotto nella cultura medica da Moll nel 1898, solo un secolo fa. Freud in seguito
utilizzò questo termine per descrivere il fattore energetico, la forza motrice, alla base
dell’intera vita psichica e sessuale. Fu una rivoluzione che segnò l’intera cultura del novecento.

Con Wilhelm Reich si entra nella fase più scientifica e sperimentale della sessuologia moderna. Nel
1922, in un ambiente culturale ancora molto puritano e repressivo quale era l’Europa alla fine della
prima guerra mondiale, Reich propone il termine di “potenza orgasmica” e nel 1935 espone le basi
fisiologiche del “riflesso dell’orgasmo”. Con un approccio scientifico e senza pudori organizza
nella Germania nazista centri di educazione sessuale e, nel 1939, presso l’Università di Oslo scopre
le ralazioni tra eccitazione sessuale e aumento del potenziale elettrico cutaneo. L’ipotesi di
Reich, poi confermata da tutta la moderna medicina psicosomatica e dalla psicoterapia ad
orientamento somatico, è che l’essere umano nasce essenzialmente libero e orientato alla naturale
ricerca del piacere, che i condizionamenti sociali economici e religiosi inibiscono questa sua
energia vitale creando dei blocchi psicologici e fisici, che si manifestano con irrigidimento della
muscolatura, rallentamento o arresto della respirazione e della pulsazione fisiologica con riduzione
o stasi dell’irrorazione sanguigna.

Per queste sue teorie Reich diventa uno dei personaggi chiave di tutta la moderna medicina
psicosomatica e della nuova psicoterapia. La stessa rivoluzione studentesca che, negli anni sessanta
esplode in quasi tutti i paesi occidentali, ha come base comune il concetto di liberazione sessuale
di Wilhelm Reich. La piena e libera accettazione della sessualità rappresenta la molla essenziale
per il salto umano, culturale e sociale, il motore dell’esplosione di creatività che negli anni
settanta e ottanta si manifesterà nei fenomeni culturali più interessanti e innovativi, come i figli
dei fiori, i grandi festival musicali, l’impegno ecologico, i diritti umani, il nuovo pacifismo, le
medicine “alternative”, la riscoperta della spiritualità.

Il carattere totale

Reich aveva evidenziato che solo un essere umano sessualmente libero possiede una personalità
integra e unitaria; secondo lui le patologie della personalità sono direttamente derivate da una
inibita o errata educazione sessuale. La concezione reichiana costituisce una delle basi più
stimolanti della nuova cultura olistica che considera l’attuale drammatica situazione umana ed
ecosistemica un diretto riflesso del modo errato di vivere e di agire tipico della vecchia cultura
maschilista, sessuorepressiva, orientata al consumo selvaggio delle risorse primarie naturali. Su
questa serie di considerazioni nasce negli USA e in Europa negli anni settanta lo Human Potential
Growth Movement, che opera per lo sviluppo dell’uomo nuovo, liberato dalle inibizioni e dai
condizionamenti, creativo, integro e consapevole delle sue potenzialità umane, sociali, ecologiche e
planetarie. Da questo movimento si sviluppa la bioenergetica di Lowen, le pratiche di emotional
release, la Gestalt, le tecniche catartiche e regressive. E’ la fase della riscoperta del proprio
essere oltre i condizionamenti socioculturali.

Dalla psicoterapia al Tantra

Negli ultimi vent’anni questo movimento subisce un ulteriore salto di qualità. Da questa fucina di
nuove esperienze si sviluppa un ulteriore ricerca dei valori profondi, un forte bisogno di
spiritualità. Oggi le statistiche mostano che il 24% della popolazione americana ha sperimentato, a
diversi livelli, medicine e terapie olistiche ed esperienze spirituali. La medicina e la
psicoterapia lentamente si orientano in direzione delle antiche vie di ricerca interiore, dal
buddhismo allo sciamanesimo, dal taoismo allo yoga, dallo zen al sufismo. Nascono negli anni
settanta i grandi centri dove psicoterapia e spiritualità iniziano a fondersi, da Poona in India ad
Esalen in California. La via psicoterapeutica più interessante viene proprio dall’utilizzo delle
tecniche sessuali esoteriche del Tantra. Il Tantra concepisce l’essere umano come composto da
differenti livelli; nella persona più primitiva il sesso è solo un bisogno di unione
fisico-istintivo o “di pancia”, agisce principalmente quello che oggi conosciamo come cervello
rettile, orientato alla sopravvivenza e alla riproduzione. Evolvendosi l’essere umano arriva a
vivere la sessualità anche con amore e affetto, entra in gioco il cuore e l’attività del cervello
emozionale o sistema limbico. Nell’uomo più moderno si sviluppa anche la possibilità di un unione
mentale, intellettuale o “di testa” mediato dall’attività del cervello superiore o neocorteccia. Il
Tantra ritiene che la vera unione tra uomo e donna non si possa limitare a questi tre aspetti ma che
debba necessariamente essere vissuta anche sul piano spirituale, in cui i tre livelli debbono
fondersi. L’energia sessuale del piacere fisico si trasforma in estasi e comunione mistica. L’uomo
trova nella sua compagna l’essenza della divinità femminile e come tale la venera unendosi a lei con
profondo amore e devozione. Il Tantra non ricerca l’orgasmo immediato o di picco, ma uno stato di
profonda estasi unitiva in cui potersi abbandonare per lungo tempo. Gli amanti riscoprono le loro
anime, e realizzano la Unio Mistica.

Neurofisiologia dell’estasi

Pur allontanandosi dai canoni più tradizionali della cultura occidentale, la ricerca spirituale
trova forti conferme soprattutto nel campo della ricerca scientifica neurofisiologica. Presso
l’Istituto Demidoff di Ricerche Olistiche, della Libera Università del Villaggio Globale, stiamo da
tempo conducendo esperimenti di grande rilievo scientifico. Con elettroencefalografi computerizzati,
sofisticate apparecchiature studiate e sviluppate da noi in collaborazione con la Maya Medicals e il
Centro di Ricerca per la Medicina Naturale dell’Università di Milano, collegata con l’OMS. I nostri
esperimenti di neurofisiologia testimoniano che, nel sesso come in amore (vedi immagini di de
cevelli sinconici) e in meditazione, l’attività dei tre cervelli si sincronizzano, le onde
elettroencefalografiche dei due emisferi cerebrali, normalmente caotiche o a bassa comunicazione,
entrano in uno stato di elevatissima coerenza e iniziano a produrre onde armoniche, come uno
strumento musicale. Questa attività armonica cerebrale si ripercuote sull’intero essere umano,
creando così i presupposti del benessere globale.

Si chiude un cerchio tra l’Oriente e l’Occidente, tra le culture antiche e moderne del nostro
pianeta, e si apre una nuova prospettiva per la comprensione del benessere globale dell’essere
umano, per la sua educazione ad un differente modo di relazionarsi e di amare, e per la sua
evoluzione interiore.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *