Il Linguaggio Segreto dei Sintomi

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Il Linguaggio Segreto dei Sintomi

Scopri come interpretare i messaggi segreti del tuo corpo

di Marco Pacori

>> http://goo.gl/1E3Xoe

Il Linguaggio Segreto dei Sintomi – Libro

A volte tu non capisci qual è il tuo problema… ma il tuo corpo sì! Impara ad ascoltarlo!

Sapevi che:

è possibile collegare molti sintomi agli eventi emotivi che li hanno causati e intervenire per risolverli
alcuni disturbi o malattie dipendono da un rapporto con una persona nociva il corpo ha delle vere e proprie premonizioni
alcune decisioni sono influenzate dalle nostre sensazioni fisiche e non ne siamo consapevoli
se impari ad ascoltare il tuo corpo puoi cogliere in anticipo i pericoli, ma anche intuire se puoi fidarti di una persona o se un progetto sarà un successo.
Chiaro e documentato, questo libro ti insegna come interpretare i messaggi di disagio che il corpo ti invia, e come intervenire sulle cause.

La ricerca più recente ha ormai accertato che cuore e sistema gastrointestinale sono veri e propri
organi senzienti: dotati di una trama di cellule nervose, sono in grado di formulare dei «pensieri», seppur semplici, che costituiscono quello che chiamiamo «intuito».

Un opprimente mal di testa, influenze ricorrenti, dolori inspiegabili alle articolazioni,
abbassamenti della vista sono avvisaglie che qualcosa non va nella nostra vita e che dovremmo fare
dei cambiamenti nellambito del lavoro, del rapporto di coppia o in famiglia oppure che stiamo pretendendo troppo da noi stessi.

Pacori ci spiega con molti esempi come individuare lorigine dei disturbi e come intervenire per risolvere la causa psicologica.

Dalla quarta di copertina

Che corpo e mente si influenzino a vicenda è ormai accertato scientificamente. Disturbi, dolori,
malattie non dipendono quindi solo da cause fisiologiche, ma possono essere – e spesso lo sono,
conferma la medicina – originati da situazioni emotive difficili, stress, traumi.

Marco Pacori, psicoterapeuta e autore bestseller, lavorando con centinaia di pazienti ha visto come
in moltissimi casi la soluzione della problematica emotiva coincidesse con un miglioramento del
disturbo fisico che nessun farmaco o terapia erano riusciti a risolvere. In questo libro illuminante
e documentato ci spiega, con molti casi pratici ed esempi concreti, come possiamo riconoscere e risolvere i sintomi che derivano da conflitti, dispiaceri o delusioni.

Spesso ogni emozione negativa ha un organo bersaglio preferito o una parte del corpo in cui si
manifesta con più frequenza. Ma può accadere anche il contrario: cioè che malesseri e patologie
incidano sulle funzioni nervose e cerebrali e quindi sul nostro umore e sulle nostre capacità mentali.

Allora può capitare che il diabete indebolisca la memoria o l’attenzione, oppure che un fegato
intossicato causi difficoltà cognitive o che un alto tasso di colesterolo ci renda più irascibili.

Una lettura affascinante per imparare ad ascoltare il nostro corpo, capire meglio le nostre emozioni e prenderci cura di noi stessi in modo più efficace e risolutivo.

Leggi un estratto dal libro di Marco Pacori “Il Linguaggio Segreto dei Sintomi”

Introduzione – Il Linguaggio Segreto dei Sintomi – Libro di Marco Pacori

La tradizione, la cultura e il pensiero filosofico ci hanno indotti a pensare che mente e corpo siano due entità distinte e separate.

Eppure, fino al Diciannovesimo secolo buona parte dei «dottori» riteneva che ci fosse uno stretto
legame tra emozioni e malattie, al punto da consigliare ai pazienti di recarsi in stazioni termali o
balneari o di ricorrere all’omeopatia al fine di ritrovare un equilibrio emotivo e, di riflesso, rendere l’organismo più efficiente nel fronteggiare le afflizioni del corpo.

Questo approccio ha gradatamente ceduto il posto alle scoperte scientifiche che hanno messo in luce il molo di microrganismi e tossine nello sviluppo delle malattie.

Il nuovo panorama ha visto anche l’impiego di antibiotici, analgesici e antinfiammatori.

Solo in tempi relativamente recenti la concezione che mente e corpo siano interconnessi e si
influenzino a vicenda è tornata in auge, favorendo lo sviluppo di un moderno concetto di malattia e
di discipline come la PNEI, la psiconeuroendocrinoimmunologia, che ha evidenziato come cervello,
sistema ghiandolare e immunitario siano strutture intercomunicanti, tra le quali c’è un flusso continuo di informazioni.

L’encefalo e quella che si supponeva fosse solo «manovalanza» (organi, muscoli e ossa) sono infatti
in costante interazione grazie alla produzione e allo scambio di molecole dette neuropeptidi (delle quali parleremo a fondo tra qualche pagina).

Questa visione, che si riallaccia alle pratiche curative olistiche come la medicina tradizionale
cinese, l’agopuntura e i fiori di Bach, ha preso sempre più piede grazie a recenti studi che hanno
dimostrato come stress, personalità, atteggiamenti eccetera possano influenzare o essere la causa di
una malattia e viceversa, ovvero che alcune malattie portino allo sviluppo di disturbi emotivi e psichiatrici.

È così che medicina e psicologia, che tradizionalmente si occupavano di ambiti diversi –
rispettivamente, l’organismo e la mente – , hanno dovuto lasciare spazio a un nuovo modello che fosse in grado di integrarle.

Un processo, questo, di crescita e cambiamento che nessuno specialista della salute dovrebbe
ignorare e che personalmente, da psicoterapeuta, mi ha portato a sviluppare un nuovo approccio
professionale e ad approfondire e ampliare le mie conoscenze. Questa necessità è maturata in me
gradatamente, quando ho cominciato a prendere coscienza che le persone che mi cercavano per risolvere disagi psicologici spesso lamentavano anche disturbi fisici.

Il fatto che le due sfere fossero le facce di una stessa medaglia mi è apparso chiaro quando mi sono
reso conto che queste «coincidenze» erano troppo ricorrenti per essere casuali; inoltre, ho
realizzato che i miglioramenti o i peggioramenti di una problematica emotiva o fisica viaggiavano su binari paralleli.

Da queste constatazioni è nata la necessità di confrontarmi con professionisti di altri settori –
medici, osteopati, agopuntori, iridologi eccetera – che potessero aiutarmi a comprendere la
complessità e le sfaccettature delle problematiche che mi trovavo ad affrontare nel mio lavoro.

Parallelamente, ho sentito il bisogno di tenermi al passo con le scoperte scientifiche che, grazie a
ingegnosi esperimenti e innovative tecnologie, mettevano sempre più a fuoco le connessioni mente-corpo.

Questo libro ripercorre, seppure in modo più strutturato, il mio cammino in questo senso: al suo
interno, il lettore troverà citati gli studi che mi hanno aperto gli occhi e i casi clinici che più hanno contribuito a modificare le mie prospettive sul concetto di salute.

La riabilitazione del corpo

Esperienze come le guarigioni miracolose, l’effetto placebo – quello per cui una sostanza
farmacologicamente inattiva ci può far guarire per autosuggestione – o nocebo – quando la sola
convinzione che qualcosa ci procuri dei danni può farci ammalare sul serio – hanno alimentato l’idea di una presunta supremazia della mente sul corpo.

Le moderne scoperte sulle interazioni fra mente e corpo non solo hanno sfatato questa teoria, ma
hanno dimostrato che, in modo non meno efficiente, anche il corpo può influenzare il cervello.

È stato provato, per esempio, che camminare seguendo percorsi irregolari può aumentare la nostra
creatività, stringere un pugno può accrescere costanza e determinazione, assaggiare una bevanda
dolce può renderci più romantici e sedere su una sedia traballante mentre parliamo del nostro rapporto di coppia ce lo fa percepire più instabile.

Già Freud aveva intuito questi effetti, utili per consentire ai pazienti di lasciar fluire liberamente i pensieri (le cosiddette «libere associazioni»).

Per facilitare questo atteggiamento mentale, li invitava a sdraiarsi su un lettino posizionato in
modo che il paziente non vedesse lo psicoanalista. In questo modo faceva sì che la persona si
sentisse più rilassata, quindi più incline a seguire un filo non logico, e al tempo stesso più disinibita, dimenticandosi della presenza dell’analista.

Questo intreccio mente-corpo ha permesso di comprendere che il pensiero(espresso con le parole) è
tutt’altro che astratto e che, per essere elaborato e compreso, ha spesso bisogno di basi che
affondano le proprie radici nell’esperienza sensoriale: se diciamo che una faccenda è «piccante»
automaticamente la associamo alla sensazione di bruciore al palato che ci può dare il peperoncino.
Questo abbinamento non solo rende bene il concetto, ma fa sì che chi ci ascolta avverta realmente
questa sensazione; in altre parole, nel suo cervello si attiveranno due aree: quella della comprensione linguistica e quella che registra il senso del gusto.

Il processo è a doppio binario: così, se offriamo a qualcuno una pietanza condita con la paprika e
poi gli parliamo di una serata trascorsa con una persona che ci piace, il nostro interlocutore sarà indotto a pensare che l’incontro abbia avuto dei risvolti «piccanti».

Questo schema di funzionamento del sistema integrato mente-corpo, intuito dal linguista George
Lakoff, ha trovato negli ultimi dieci anni numerose conferme sperimentali e prende il nome di «cognizione incarnata» o «intelligenza corporea».

Ne abbiamo fatto alcuni esempi, ma citiamo anche brevemente qualche ricerca che illustra il modo in cui questi assunti sono stati dimostrati scientificamente.

Uno studio condotto da un equipe del dipartimento di psicologia e scienze del cervello del Dartmouth
College di Hanover, negli Stati Uniti, si è posto l’obiettivo di verificare se bloccando la mimica emozionale del volto si potesse inibire la risposta cerebrale alle emozioni.

Per farlo è stata indotta la paralisi del muscolo corrugatore della fronte – implicato nelle
espressioni di tristezza, rabbia, disgusto eccetera – con il botulino, la stessa tossina usata in medicina estetica per «spianare» le rughe.

Monitorando l’effetto con l’MRI, l’imaging a risonanza magnetica che permette di visualizzare
l’attività cerebrale, i ricercatori hanno constatato che questo escamotage inibiva la reattività
dell’amigdala (la struttura cerebrale maggiormente implicata nell’elaborazione emotiva) durante la visione di facce atteggiate a un’espressione di collera.

In un’indagine affine, condotta da Shwetha Nair, Mark Sagar, John Sollers assieme ad altri colleghi
dell’Università di Auckland, sono stati coinvolti 74 partecipanti, chiamati a svolgere un compito particolarmente complesso e snervante.

Metà del gruppo doveva effettuare il test sedendo su una poltrona sfondata, in cui si tendeva a
sprofondare, gli altri in posizione eretta. Una volta completato il test, i partecipanti hanno
compilato un questionario per valutare il proprio stato d’animo e la fiducia in sé: è risultato che
quelli che erano rimasti in piedi dichiaravano un livello di autostima e uno stato di eccitazione e
di buon umore maggiori, nonché una condizione d’ansia minore rispetto agli altri partecipanti.
Inoltre, in quelli seduti sulla poltrona sformata è stata rilevata anche una pressione arteriosa più alta, condizione tipica di chi è sottoposto a stress.

Analogamente, Laura Thomas e Alejandro Lleras, ricercatori del Beckman Institute, hanno scoperto che
la direzione dello sguardo, in soggetti impegnati nello svolgimento di un test, influisce sulla capacità di risolvere i problemi.

Il loro esperimento ha dimostrato che il movimento degli occhi non è solo un riflesso dei processi cognitivi, ma contribuisce anche a migliorarli o peggiorarli.

Quando il corpo mette il cervello nel sacco

Se anche la singola contrazione di un muscolo o la sua assenza, le posture e le sensazioni fisiche
sono in grado di influenzare le funzioni «superiori», possiamo solo immaginare cosa potrebbe
succedere qualora la funzionalità di un intero organo o lo stato di salute generale di ciascuno di noi siano compromessi in maniera seria.

È il caso, per esempio, dei dolori cronici che, alla lunga, stremano la nostra capacità di reggere
lo stress e provocano ansia, depressione, irritabilità, incapacità di concentrazione eccetera.

Anche le malattie autoimmuni, un sistema immunitario indebolito o disturbi cardiocircolatori possono
alterare la chimica del cervello e portare persino allo sviluppo di malattie mentali.

Accade con la celiachia, un’intolleranza alimentare causata da una reazione autoimmune al glutine:
in un sottogruppo di individui che ne sono affetti, questo complesso proteico, oltre a provocare un
infiammazione dell’intestino tenue, può intaccare direttamente il cervello, causando disturbi mentali e anomalie cerebrali.

Quando questo si verifica gli anticorpi che reagiscono al glutine sono tratti in inganno dal fatto
che la proteina del glutine assomiglia ad alcune strutture proteiche presenti nei neuroni.

A causa di questo «fraintendimento», finiscono per aggredire anche il sistema nervoso, arrivando a provocare disturbi dell’umore e perfino, sembra, episodi psicotici.

Anche il diabete può portare ad alterazioni dell’attività cerebrale.

Gail Musenà, assieme ad altri ricercatori, è stato il primo a identificare variazioni di densità
della materia grigia procurate dal diabete mellito di tipo 1, quello congenito, una malattia
autoimmune in cui vengono prodotti anticorpi che distruggono le cellule del pancreas che secernono l’insulina, un ormone che regola il livello degli zuccheri nel sangue.

I risultati di questo studio hanno suggerito che una glicemia (la concentrazione di zucchero o
glucosio nel sangue) alta e persistente, causata appunto dal diabete, possa modificare le strutture nervose.

La riduzione del volume di materia grigia riscontrata era modesta e non comportava necessariamente
un deterioramento delle facoltà di pensiero; tuttavia, coinvolgeva zone critiche, come le aree della memoria, i centri dell’attenzione e dell’elaborazione del linguaggio.

Studi successivi hanno messo in risalto che la degenerazione delle cellule cerebrali, in risposta
allo squilibrio del tasso di zuccheri, è invece presente in persone che, da almeno una decina d’anni, sono affette da diabete di tipo 2, quello che insorge in età adulta.

In questi soggetti, i danni sono seri, al punto da intaccare l’autocontrollo, la capacità di prendere decisioni e quella di espressione.

Quando siamo frustrati e rabbiosi diciamo che ci rodiamo il fegato; lo stesso organo però, in caso
di malfunzionamento, può provocare difficoltà cognitive e di espressione, incubi, insonnia, irrequietezza e perfino gravi alterazioni della personalità.

Questa sindrome è causata dalle tossine che in condizioni normali il fegato riverserebbe nella bile
o nei reni per farle espellere dall’organismo e che invece, se questo organo va «in panne», filtrano nel flusso sanguigno e da qui raggiungono il cervello.

Anche le malattie del sangue, peraltro, possono deteriorare le funzioni cerebrali: lo dimostra uno
studio, finanziato dal National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI), che ha impegnato un nutrito gruppo di medici.

I ricercatori hanno valutato le capacità cognitive di 149 adulti di età compresa tra i 19 e i 55 anni, affetti da anemia falciforme, a paragone con 47 soggetti sani.

Ne è risultato che, in misura doppia rispetto ai partecipanti in salute, in chi era stata
riscontrata quest’anomalia del sangue, soprattutto se maturi, le capacità logiche erano più basse
rispetto alla media e i livelli di emoglobina (la proteina presente nei globuli rossi che trasporta l’ossigeno ai tessuti) erano inferiori alla norma.

La causa, secondo gli studiosi, è proprio la ridotta dimensione dell’emoglobina, che in questa
malattia ha approssimativamente una forma a mezza luna e, soprattutto, è povera di ossigeno, il che alla lunga può provocare «guasti» in tutto l’organismo, cervello compreso.

Dalla mente al corpo: la corsia demergenza

L’idea che esperienze di vita, traumi, atteggiamenti ed emozioni potessero provocare una condizione
di malattia o vulnerabilità dell’organismo è stata il presupposto della medicina psicosomatica.

Studi recenti hanno dimostrato che la questione è però più complessa, dal momento che mente e corpo non sono strutture distinte, ma parti di un’unica entità.

Nel paragrafo precedente abbiamo visto che le malattie possono condizionare il cervello, ma è vero anche il contrario.

La connessione tra gli organi e la «testa» è molto stretta e mediata da un circuito che coinvolge
sistema nervoso centrale, endocrino (le ghiandole) e immunitario: il nome di questo complesso è asse ipotalamo-ipofisi-surrene o HPA.

Questa «coalizione» è composta da una struttura cerebrale – l’ipotalamo, che governa i processi
emotivi e il cui nucleo centrale, l’amigdala -, una ghiandola «madre» – l’ipofisi – e altre due
ghiandole che si trovano sopra i reni, che prendono il nome appunto di surreni. Queste ultime «sfornano» il prodotto finito: gli ormoni adrenalina e cortisolo.

Questi due messaggeri coordinano le strutture e le funzioni del corpo per prepararsi a un’eventuale
reazione di attacco o di fuga (il sangue affluisce maggiormente ai muscoli e al cervello, il cuore
batte più velocemente, aumentano i globuli bianchi per contrastare possibili infezioni eccetera).

La «chiamata alle armi» che avviene nel nostro corpo è estremamente efficace se lo stimolo è
qualcosa che si può fronteggiare nell’immediato; se però si trasforma in una sorta di estenuante
«guerra di trincea», le «truppe» perdono prontezza, reattività ed efficacia e l’organismo inizia a risentire di questa condizione, predisponendosi alla malattia.

Inoltre, la condizione di sovra-eccitazione del sistema immunitario provoca uno stato cronico di
infiammazione dei tessuti, aprendo la strada a malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o la fibromialgia.

Tutto il nostro corpo ne risente, tanto che sembra che uno dei fattori scatenanti
dell’arteriosclerosi sia un’aggregazione delle piastrine (le cellule che bloccano le emorragie) che, quando lo stress è eccessivo, si depositano sulle pareti delle arterie.

Quando avevo circa 10 anni ho visto in TV un film dal titolo Viaggio allucinante, che raccontava di
una navicella miniaturizzata che veniva iniettata nel corpo di un uomo, consentendo di vedere la
fisiologia in azione: è stata la mia personale folgorazione «sulla strada di Damasco».

Anni dopo, diventato adulto e indossati i panni dello psicoterapeuta, ho provato lo stesso senso di
meraviglia scoprendo, prima nella pratica clinica e poi nelle pubblicazioni scientifiche, le
strabilianti connessioni tra mente e corpo (è stato come tastare in prima persona le interazioni chimiche tra psicologia e biologia).

Ed è proprio questo senso di stupore che mi auguro di trasmettere al lettore, ripercorrendo assieme a lui i passi di questo percorso di conoscenza.

Indice

Introduzione

La riabilitazione del corpo
Quando il corpo mette il cervello nel sacco
Dalla mente al corpo: la corsia demergenza
1. Un trust di cervelli dentro al corpo

La rivoluzionaria scoperta dei neuropepddi
Attenti a quei due
Frattaglie senzienti
Cuor di leone
2. Pensieri, parole, emozioni

Che cosè lo stress
Cattivi pensieri e malattie
La personalità e la malattia
Emozioni «strappacuore»
Un colpo al cuore
Cuori spezzati
3. Tiro a segno: la mappa dei bersagli dello stress

Nemici per la «pelle»… quella del cuore
A pieni polmoni: lapparato respiratorio
Lotte intestine
A fior di pelle
Darsi la zappa sui piedi: le malattie autoimmuni
4. Rimedi e prevenzione: una mela al giorno e non solo

Camminare nella natura inibisce la tendenza a rimuginare
Fare jogging è uno sballo
Gli hobby fanno bene alla salute e al cervello
Fuori il rospo!
Scrivi che ti passa
Fatti un bel pianto
Un amico a quattro zampe contro lo stress quotidiano
Tutta unaltra musica
5. Il linguaggio dei sintomi

Un pensiero stampigliato sul corpo
Sotto la lente delle neuroscienze
Quando la mente mette i bastoni fra le ruote al corpo 109 Disturbi faziosi Senza voce in capitolo
Inceppamenti: la balbuzie
Un nodo in gola
Molto rumore per nulla: lacufene
Fatiche di Ercole
I disturbi ginecologici
Bandiere a mezzasta: le disfunzioni erettili
La testa che scoppia: emicranie e cefalee
Che fare?
6. Il corpo «ci parla»

Certe sensazioni sono universali
Con il cuore in mano: lenterocezione
Muscoli ciarlieri: la propriocezione
Linsula che non cè
Le sensazioni corporee sono cartine di tornasole
Il corpo ha le premonizioni
La teoria dei marcatori somatici
La percezione del pericolo dipende dal terzo occhio
La paura si annida nel cuore
7. Echi dal profondo

Al fresco
Effetto geyser
Affari di cuore
La trippa «rizza» le antenne
I muscoli ne sanno una più del diavolo
Pile esaurite: laffaticamento surrenale
Esercizi di «potenziamento»
Favorire le intuizioni
Bibliografia

Ringraziamenti

Marco Pacori
Il Linguaggio Segreto dei Sintomi – Libro >> http://goo.gl/1E3Xoe Scopri come interpretare i messaggi segreti del tuo corpo
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-linguaggio-segreto-dei-sintomi-libro.php?pn=1567

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