IL LIBRO DEL RISVEGLIO 19

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IL LIBRO DEL RISVEGLIO 19

ovvero detti intuizioni poemi
che indicano la vera sorgente della vita

di Isabella di Soragna

CAPITOLO 24
non fine – non inizio

M.: “Consapevolezza” significa puro. Poiché la consapevolezza conosce “l’Io sono”, essa è altro, è
più dell’ “Io sono”. Ciò è il più alto; non ci sono gradi nella consapevolezza. Nell’Assoluto, lo
stato Parabrahman, non c’è questione tra consapevolezza impura e consapevolezza pura.

D.: C’è amore nella pura consapevolezza?

M.: Fino allo stato di essere, di “Io sono”, di coscienza, c’è l’amore… l’amore di essere. Questo
“amore di essere” non è lo stato perfetto, ma se è trasceso, lo diventa.

In questo “amore di essere” voi volete ottenere qualcosa vero?… C’è un desiderio, quello di
continuare ad essere. Nel Parabrahman, non c’è amore di essere, perché è uno stato perfetto.

Nisargadatta Maharaj

Nel movimento di cui parlo… non c’è nulla dentro che debba uscire fuori e nulla fuori verso cui
protendersi.

Non c’è più neppure un’unione d’amore, perché quando non c’è un sé‚ non resta nulla che debba
unirsi!

Bernadette Roberts

D.: Nello stato naturale si è compassionevoli?

U.G.: Questa è la vostra proiezione. “Sono indifferenti,… duri!!” La “compassione” è di nuovo un
trucco del mercato spirituale. Credete che quell’individuo sia cosciente di esser pieno di
compassione? Se lo è, non è compassione.

U.G.

Solo quando interpreto ciò che è nella mente, divento felice o infelice… tutto… dipende solo dal
significato delle parole;… e questa è la mente.

Io sono e non sono, e non sono nessuno dei due! Né la presenza né l’assenza, ecco perché dico
qualunque cosa mi venga in mente.

Alla fine quando realizzi che tutto è inutile, che tutto è Brahaman, allora sei a livello del
Parabrahman, il livello assoluto. Quando sei a quel punto, tutto ti sembra inutile, incluso il
Brahman perché anche Brahman è ridotto ad un’illusione. Così tutte questi discorsi, incluso il mio,
diventano illusioni, una volta che sei nel più alto.

… voi venite qui per incenerirvi! Qualunque identità abbiate o qualunque idea abbiate di voi
stessi, sarà incenerita. Questo amore di essere, questa coscienza non sollecitata, è spontaneamente
venuta per nessuna ragione. Ma da allora si intrattiene con mille attività. Tutte queste attività
mondane sono dovute all’amore di sé, all’amore dell’essere. Ma l’amore di sé non è reale. Non può
essere eterno, è una fase passeggera.

Nisargadatta Maharaj

Perciò preghiamo Dio di diventare liberi da Dio e di concepire e godere eternamente la verità, là
dove l’angelo più alto e la mosca e l’anima sono uguali; là dove stavo e volevo quello che ero ed
ero quel che volevo.

Egli (I’uomo) deve essere così “vuoto di ogni sapere” da non sapere né conoscere né sentire che Dio
vive in lui; più ancora deve essere privo di ogni conoscere che vive in lui.

Infatti, quando l’uomo stava nell’eterna essenza di Dio, niente altro viveva in lui; cosa là viveva
quello era lui stesso… Perciò io sono causa originaria di me stesso secondo il mio essere, che è
eterno, e non secondo il mio divenire, che è temporale. Perciò io sono non nato, secondo il mio modo
del mio non esser nato, non posso mai morire. Nella mia nascita eterna nacquero tutte le cose ed io
fui causa originaria di me stesso e di tutte le cose, e se non lo avessi voluto, né io né le cose
sarebbero; ma se io non fossi, neanche Dio sarebbe: io sono causa originaria dell’esser Dio da parte
di Dio; se io non fossi, Dio non sarebbe Dio.

Quando ero nella mia causa prima, non avevo Dio ed ero causa di me stesso; allora non volevo niente,
non desideravo niente, perché ero un essere libero e conoscevo me stesso, godendo della verità.
Volevo me stesso e non volevo altro; quel che volevo, lo ero, e quello che ero, lo volevo. Allora
ero privo di Dio e di tutte le cose. Ma quando, per mia volontà libera, sono uscito e ho ricevuto il
mio essere creato, allora ho avuto un Dio. Infatti Dio non era Dio prima che vi fossero le creature:
era quello che era. Quando ci furono le creature, che ricevettero il loro essere creato, Dio non era
Dio in se stesso, era Dio nelle creature.

Meister Eckhart

Non era Dio, ovvero la vita, a essere nelle cose. Era esattamente l’opposto: le cose, ogni cosa,
erano in Dio… fintanto che non riusciremo a superare i nostri concetti sulla vera natura della
vita, non potremo renderci conto di quanto in realtà siamo totalmente al sicuro e di come tutta la
lotta per la sopravvivenza e la sicurezza individuale sia un assoluto spreco di energia.

… lo stato di non-sè è la rottura di un sistema di autocoscienza…, dato che quando non c’è il
Sé, non c’è neppure l’altro.

… la mente non è mai stata in grado di vedere se stessa come soggetto; questo sarebbe altrettanto
impossibile quanto che l’occhio vedesse se stesso.

Chi può capire cosa significhi scoprire che la realtà ultima non è un fuggevole momento di
beatitudine,… né un’esperienza… ineffabile, ma è invece qualcosa vicino come i tuoi occhi,
semplice come un sorriso,…? Essendo tutti proiettati nell’aspettativa di un gran finale di amore e
beatitudine, è un fallimento scoprire che queste risposte sono le risposte del sé a un oggetto,
mentre ciò che E’ non può essere un oggetto né niente di simile.

… noi vediamo in continuazione questa Realtà, durante la nostra vita, ma non la riconosciamo
perché è così normale, comune e ordinaria… Così, quando riusciremo a fissare lo specchio senza
provare una gran delusione, ma potendo dire invece: – Tutto è come sempre e non è cambiato niente –
forse allora sapremo cos’è l’intenso trionfo dell’essere comuni.

Qui si rivela che Dio è un tutto, i cui atti non possono essere divisi né separati dalla sua
esistenza. Perciò, da qui in poi, agire è farlo inconsciamente, in quanto è la tua stessa natura ad
agire e tu non puoi fare diversamente. Quel che è più importante, non c’è nessun sé da impegnare
nell’atto perché il sé era l’energia sperimentata in precedenza: era colui che faceva. Ma senza sé
(colui che fa), l’atto coincide con l’esistenza.

Bernadette Roberts

Lo stato anteriore alla coscienza è permanente. L’apparizione e la scomparsa spontanee, sono una
qualità della coscienza.

Se ti addormenti con la consapevolezza che sei la coscienza, questo pensiero regnerà durante tutta
la giornata seguente. Addormentati con la certezza che il tuo corpo è spazio. Tu soffri perché ti
credi un corpo. Tieni a mente giorno dopo giorno che non sei il corpo, che sei la conoscenza, la
coscienza. Dopo la morte il corpo si trasforma in spazio. Di conseguenza, perché non supporre che
esso lo è già fin d’ora.

Tu non sei il corpo. Tutto ciò che appare e poi sparisce non sono che proiezioni mentali.

L’Assoluto non cessa mai d’essere. Quando si tratta della co-esistenza dell’Assoluto e della mâyâ,
il tempo non interviene; al di là dell’illusione non c’è tempo.

Quando sei nelle profondità dell’oceano, dove sono le onde? È solo quando esci dall’acqua che le
onde appaiono. Quando non sei né felice né infelice e senza il sentimento “io sono”, il tuo stato è
quello di Nirguna. Torna indietro, fino allo stato che precede il pensiero.

Non fingere di amare gli altri come te stesso. A meno che non li abbia resi tutt’uno con te, non
puoi amarli.

… Nel tuo vero stato, di che cosa avresti bisogno? Di niente. Tu sei colmo, intero,
indifferenziato. Non ti può essere chiesto nulla. Ma non appena appare la coscienza, ecco che
diventi un miserabile mendicante.

Prima di svegliarti al mattino, proprio un momento prima, tu sei nell’Assoluto, nel Parabrahman. Ti
svegli e la coscienza comincia il suo gioco, la sua danza; ma essa è lì soltanto grazie al corpo.
Senza corpo, niente coscienza. Capisci bene questa coscienza, comprendila con una chiarezza
assoluta… Quando ne avrai completamente assimilato il significato, quando vivrai in questa
coscienza, allora potrai risvegliarti allo stato supremo. Questo stato, una volta raggiunto, non è
cosciente di esistere. L’Assoluto non è mai cosciente della sua esistenza.

Io mi riferisco continuamente a questo principio che non conosce se stesso, nel quale non c’è alcun
“io sono”, il principio che è il più profondo voi stessi, che è l’unico vero voi stessi.

Ritrova lo stato della prima infanzia. Immergi il tuo essere nel non essere. La tua vera natura è
senza nascita. Tu sei quello che ignori, sei lo stato di non-conoscenza.

Nisargadatta Maharaj

Quando il “risveglio” sorge, non è altro che valore infinito… Ma… non è la felicità. Certo
questo zampillare è accompagnato da una vampata di gioia inaudita! Ma nella sua essenza, questo
valore è indipendente da qualunque stato beatifico… diciamo che vi è Dio e il paradiso. Se è
naturale che Dio induca il paradiso, non bisogna confondere le due cose… (Il valore divino) non ci
dà nulla e non ci ripaga in moneta di felicità.

Stéphen Jourdain

La parola “consapevolezza” è fuorviante La consapevolezza non è uno stato in cui ci possa essere
divisione. Non ci sono due stati: la consapevolezza e qualcos’altro… Non è che voi siate
consapevoli di qualcosa. La consapevolezza è semplicemente l’azione del cervello… non può essere
usata per produrre un cambiamento in voi stessi o nel mondo intorno a voi.

Che cosa intendete esattamente quando parlate di coscienza? Voi siete consci, siete consapevoli solo
attraverso il pensiero.

Non arriverete al vostro vero essere, finché non sarete liberi dal concetto del sé e da tutto quello
che l’accompagna.

Essere realmente sé stessi implica che vada distrutta la base stessa della vita spirituale, che è
sbagliata. Questo non significa…, che dobbiate bruciare i templi, distruggere i libri sacri… No,
non è assolutamente così. Un grande fuoco si accende dentro di voi. Tutto quello che l’uomo ha
pensato e sperimentato deve andarsene…

Voi diventate consci solo con l’aiuto del pensiero. Purtroppo esso è sempre lì, così il suggerimento
che non è possibile esperimentare nulla, quando questo punto di riferimento non c’è, non ha alcun
senso per voi. Non avete punto di riferimento quando manca questo momento di pensiero: così tutte le
domande (sulla coscienza o incoscienza) svaniscono. Si spendono milioni di dollari per trovare la
sede della coscienza che è senza limiti! Non esiste nessuna sede della coscienza. Voi create dunque
un punto e riferendovi a quel punto, voi esperimentate le cose. Quando non c’è pensiero, è possibile
esperimentare qualcosa o riferirsi a qualcosa di non-esistente? Ogni volta che un pensiero nasce,
voi nascete.

Quando il pensiero non c’è più…è la fine! È inutile parlare romanticamente di estinzione e di
beatitudine… voi non avete la possibilità di esperimentare cosa c’è tra due pensieri, e così il
mondo che esperimentate attorno a voi fa parte di quel punto di vista. Ci deve essere un punto di
riferimento che crea uno spazio, ma se non c’è un punto di riferimento, non c’è spazio, allora tutto
quello che esperimentate da questo punto di riferimento è un’illusione; non che il mondo sia
un’illusione (come dicono i vedantini e gli allievi di Shankara), ma tutto ciò che esperimentate in
relazione a quel punto – esso stesso un’illusione- diventa automaticamente un’illusione. Mâyâ
significa misura in sanscrito. Voi non potete misurare nulla a meno di avere un punto di
riferimento: se il centro è assente, non c’è circonferenza. E’ aritmetica elementare! Questo punto
non ha continuità, esso appare in risposta ad una situazione data che crea questo punto: il soggetto
non esiste, ma è l’oggetto che crea il soggetto… un fenomeno fisiologico. Se non c’è luce, è
impossibile vedere i fenomeni. Il riflesso della luce attiva il nervo ottico che a sua volta attiva
le cellule della memoria.. .che una volta attivate, portano a galla tutta la conoscenza che avete
del fenomeno. Non vi è mai un soggetto che crea un oggetto. Tutte le sensazioni lavorano insieme
istante dopo istante dando un’idea di continuità, ma non vi è nessuna entità permanente: ciò che
chiamiamo IO è solo un pronome, la prima persona al singolare…! Ma quando parliamo di vivere il
momento presente, questo è di nuovo uno stato mentale indotto da un pensiero e non ha alcun senso.
Se il pensiero è davvero assente, allora questo è vivere il momento presente.

UG..

Qualunque sia lo stato in cui non conoscevamo nulla quello è il nostro vero stato quella è la
Realtà. In quello stato non conoscevamo nemmeno la nostra esistenza. Allora spontaneamente, arrivò
il messaggio … “io sono!” … (che) diede inizio al senso di dualità, soggetto ed oggetto, peccato
e merito …

Qualunque cosa ci fosse prima della conoscenza “io sono” è la verità; qualunque cosa segua la
conoscenza o la coscienza “io sono” è falsa…

Tu sei quello che è precedente all’arrivo dell’io sono.

Ramesh Balsekar

Quando sarò dichiarato morto? Quando l’Atman avrà lasciato il corpo. Ma io non sono quell’Atman,
dov’è la mia morte allora? Non sono influenzato dal cancro, perché qualunque cosa accada, qualunque
sia l’esperienza, io abbandono tutto questo all’Atman. Tutte le azioni e i frutti delle azioni sono
abbandonate all’Atman dal Parabrahman, l’Assoluto.

Non potete mai avere conoscenza circa il vostro Sé, perché il Parabrahman non può essere
testimoniato. Sapete ciò che non siete; ciò che siete non potete conoscerlo.

D.: Una persona che ha realizzato il Sé, è sempre in uno stato di beatitudine?

M.: Colui che ha trasceso l’idea del corpo non ha bisogno dell’ananda (beatitudine). . Quello stato
che è precedente alla tua nascita non può essere descritto come sonno profondo, ne è al di là.
L’esperienza dell’jnani è la stessa del tuo stato precedente alla nascita, è uno stato completo.

… Ananda significa beatitudine e questa è una qualità della mente… (l’Jnani è) trascendenza
della capacità di conoscere e del non-conoscere.

Nisargadatta Maharaj

D.: La mia realizzazione è di aiuto agli altri?

R.: Si’ certamente. E’ il miglior aiuto possibile. Ma in realtà non ci sono “altri” da aiutare,
perché un Essere Realizzato vede soltanto il Sé, cosi’ come un orefice vede soltanto l’oro.

Ramana Maharshi

La beatitudine è l’ultima guaina che va rifiutata… c’è ancora l’intervento di qualcuno che gode
qualcosa. C’è separazione…

La volontà di essere liberi… ti condurrà dove deve condurti, e poi svanirà. Il desiderio si
consumerà da sé, e ciò che resta è la tua vera natura.

Poonja

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