Il fenomeno della non-località

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Il fenomeno della non-località

Come sappiamo, lo YOGA è un sistema filosofico tradizionale, teorico e pratico, che nasce da una
cultura millenaria (più di 5000 anni fa) e rappresenta la scienza del presente.

La parola YOGA significa: “COMUNIONE, FUSIONE, UNIONE”. Lo YOGA rappresenta la fusione dell’essere
umano con il Macrocosmo.

Per poter dare una spiegazione scientifica al sistema yoga, possiamo ricorrere alla fisica
quantistica.

La fisica quantistica ci insegna che la materia (ad esempio un essere umano, un tavolo di legno, una
pianta, qualunque cosa), apparentemente piena e composta da fibre, molecole, atomi, particelle
subatomiche, vibra in un oceano di vuoto assoluto.

Lo studio di quello che si considerava “spazio vuoto” tra le particelle subatomiche, mette in
evidenza l’esistenza di fenomeni decisamente particolari, come ad esempio la creazione e la
scomparsa di alcune particelle apparentemente “dal nulla”.

Lo spazio appare vuoto, in realtà lo spazio vuoto è rigonfio di attività.

Pertanto, non esistono oggetti solidi: tutto è costituito da un enorme spazio vuoto di energia e
trasformazione. Siamo circondati da nuvole di particelle che compaiono e scompaiono
ininterrottamente.

Un aspetto però molto importante è rappresentato dallo studio del fenomeno della “NON LOCALITA”, che
si verifica a livello quantistico. Esso coinvolge due o più particelle generate da uno stesso
processo o che si sono trovate in un’interazione reciproca per un certo periodo.

La possibilità teorica di questo fenomeno venne ipotizzata da Erwin Schrödinger nel lontano 1926.

Nel 1982, Alain Aspect ha dato una dimostrazione scientifica del fenomeno nei laboratori di fisica
di Orsay, a Parigi: “due particelle accoppiate, anche se separate da enormi distanze, si
comportavano come se fossero un unico grande essere: cioè ciascuna riceveva immediatamente
informazioni dall’altra”.

Il professore Jacopo Grinberg Zylberbaum e Julieta Ramos vollero stabilire se il fenomeno della
non-località riguardava solo il mondo subatomico oppure si estendeva anche all’uomo.

Il due ricercatori dell’Universitad Nacional Autonoma del Mexico fecero il seguente esperimento:
presero uno studente A e uno studente B e li fecero incontrare e concentrare l’uno sull’altro per un
certo periodo.

Poi condussero lo studente A in una stanza buia schermata elettromagneticamente. Fecero altrettanto
con lo studente B, conducendolo in una stanza situata dall’altra parte dell’università.

Entrambi furono collegati all’elettroencefalogramma (EEG), e lo studente A fu stimolato con una
musica improvvisa ad alto volume, bagliori luminosi o piccole scariche elettriche sulle dita.

Naturalmente l’ago dell’EEG registrava tutti quegli stimoli cui il cervello dello studente A era
sottoposto. Nel frattempo, lo studente B, anch’esso collegato ad un EEG, se ne stava tranquillamente
in ozio nella stanza situata dall’altra parte dell’università.

Alla fine dell’esperimento i due elettroencefalogrammi si sincronizzarono dal punto di vista
temporale e vennero confrontati. Gli EEG mostrarono che, ad ogni sollecitazione avuta dallo studente
A, il cervello dello studente B mostrava la stessa “impennata” nel grafico.

Il due cervelli erano in una sorta di comunicazione, anche se lo studente B era ignaro, a livello
conscio, di cosa stesse accadendo allo studente A e viceversa.

Gregg Braden, scrittore di fama internazionale, nel suo recente programma intitolato “Guarire i
Cuori/Guarire le Nazioni – la Scienza della Pace e il Potere
della Preghiera” – ha portato ulteriori esempi della non-località, fra i quali spicca l’esperimento
condotto dai militari.

I leucociti del sangue (le cellule bianche del sangue) furono prelevati dal DNA di alcuni donatori
e poi vennero posti in stanze in cui era possibile misurare le modificazioni elettriche.

In quell’esperimento, il donatore fu collocato in una stanza e sottoposto a “stimolazioni emotive”
di vario genere tramite video-clips, che provocarono in lui differenti stati emotivi e/o sentimenti.
Il DNA fu messo in una stanza diversa dello stesso edificio. Entrambi, il donatore e il suo DNA,
erano monitorati, e appena il donatore mostrava massimi o minimi nella sua elaborazione emotiva
(come giustamente risultava dalle misurazioni elettriche), il DNA presentava la STESSA RISPOSTA,
ESATTAMENTE NELLO STESSO MOMENTO. Non vi era alcuno scarto temporale, alcun tempo di trasmissione.

I momenti di alta o minima intensità nel comportamento del DNA corrispondevano esattamente a quelli
del donatore.

I militari vollero capire quanto lontano potessero situare il donatore dal suo DNA per ricavare lo
stesso effetto. Si fermarono con gli esperimenti dopo che la distanza stabilita fu quella di 50
miglia (è da specificare che un miglio è uguale a 1,609 Km), e il risultato era ANCORA lo STESSO.
Nessun scarto temporale, nessun lasso temporale usato per la trasmissione.

Dopo gli esperimenti di Alain Aspect, questa è la prova più lampante ed eclatante della validità del
Principio di Non-Località che governa l’intero Universo. Il DNA e il donatore presentavano la stessa
identica risposta, nello stesso momento. Cosa può significare ciò? Secondo Gregg Braden significa
che le cellule viventi comunicano attraverso una forma di energia sconosciuta in precedenza.

Questa energia non è interessata dal tempo né dalla distanza.

E’ una forma di energia non-locale, che preesiste ovunque, continuamente. Pertanto, anche se visti
da occhi ipercritici, vi è una dimensione diversa da quella dei cinque sensi, in cui non esiste la
dualità ma solo l’unità, ed è il livello virtuale, non-locale, la sede del nostro spirito, di Dio,
dove siamo tutti uno.

Del resto, tutte le religioni e tradizioni culturali hanno sempre affermato: amare il prossimo,
perché il prossimo siamo noi stessi (fra particelle subatomiche non c’è differenza), sia esso
animale, vegetale, minerale o umano; qualsiasi cosa facciamo agli altri, la stiamo facendo allo
stesso tempo a noi stessi!!!

Purtroppo, la maggior parte degli esseri umani crede di essere separata dall’armonia cosmica
universale.

In realtà, siamo tutti collegati continuamente con la famiglia, con i colleghi di lavoro, con gli
abitanti di un quartiere, di una città, di una regione, di una nazione, di un continente, col
pianeta Terra, con l’Universo, con Dio.

Un singolo sorriso o una singola lacrima influenza l’intera collettività, un singolo individuo ha il
potere di influenzare la collettività umana e non solo.

I nostri corpi fisici sono l’esempio di trilioni di singole entità, chiamate cellule, che
collaborano come una mente unica dando luogo a quel capolavoro chiamato corpo umano, che altro non è
che una correlazione quantistica su scala cellulare.

Siamo stati abituati a vederci come staccati, separati da Dio, a considerarci come degli esseri
piccoli, per cui la Sua immanenza, la Sua grandiosità è molto lontana da noi.

Se andiamo a studiare le esperienze mistiche dei Santi Cristiani, non possiamo fare altro che
confermare quanto affermato dalla fisica quantistica.

Anche per molti esseri umani, in alcune situazioni “limite” della vita, quando si dedicano con tutto
il cuore a qualcosa in cui credono veramente, quando danno il meglio di loro e sono totalmente
coinvolti, senza “secondi pensieri”, in ciò che stanno facendo, non c’è più distinzione fra il
soggetto, l’oggetto e l’attività stessa: in tutti questi casi, può accadere di assaggiare quello
stato di semplicità, di fusione con il tutto, di beatitudine, di spontaneità che non può essere
descritto, ma che è possibile riconoscere bene in quelli che vengono considerati i “momenti
indimenticabili” della propria vita.

Questo stato sorge da sé spontaneamente, spesso quando meno ce lo aspettiamo. Anzi, le speranze e le
paure sono, nella maggior parte dei casi, l’ostacolo principale.

Il sistema yoga ci permette, grazie ai misteriosi processi di risonanza, di rivivere in maniera più
frequente tali momenti beatifici.

Per rinnovare nella vita quotidiana questi stati di grazia e beatitudine, dobbiamo cercare di vivere
in comunione con l’Universo, offrendo i frutti delle nostre azioni all’Assoluto.

In un certo senso, dobbiamo mantenere questa comunicazione “non-locale” con Dio, per iniziare a
sentirci integrati nell’armonia cosmica universale, per spezzare il pensiero dualistico che è la
base del sorgere di tutte le emozioni conflittuali che causano la nostra sofferenza, prendendo
sempre più coscienza di far parte del tutto, senza agire in base a scopi unicamente egoistici.

Consacrare ogni azione a Dio significa offrire, con una totale sincerità e con uno stato interiore
come quello di un bambino, uno stato di purezza e di assoluto disinteresse, i frutti di una
qualunque azione da compiere.

Durante ogni azione, dopo la consacrazione cerchiamo di manifestarci come un canale divino, senza
agire egoisticamente, e sentire questo stato di unione.

Se percepiamo questo stato di unione con il tutto, con l’Assoluto, possiamo comprendere che lo
spazio e il tempo non esistono, in quanto l’uomo e le varie forme dell’universo, siano esse piante,
animali, minerali, sono un unico essere (ripeto, l’esperimento fra particelle subatomiche ha
decretato che tra loro non c’è differenza), e avvicinarci gradualmente verso il raggiungimento
costante delle citate esperienze beatifiche.

Flochia

da www.amoyoga.it/

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