Una popolazione di linfociti T trasporta informazioni sull’intestino e sui tessuti adiposi fino a
neuroni nel cervello che regolano l’appetito.
1 giugno 2025 – Elisabetta Intini
Cervello e intestino sono collegati in modi che iniziamo soltanto ora a decifrare.
Un gruppo di cellule immunitarie che risiedono nel cervello controllano l’assunzione di cibo
pattugliando l’intestino e i depositi di grasso e potrebbero avere un ruolo importante nel regolare
i comportamenti legati all’appetito.
Un gruppo di scienziati del Weizmann Institute of Science di Rehovot, Israele e della Yale
University di New Haven, Connecticut (USA), ha scoperto una popolazione di linfociti T specializzati
in un nucleo centrale del cervello di topi ed esseri umani. La numerosità di queste cellule sembra
essere legata all’assunzione di cibo nell’intestino e alla massa grassa dell’organismo in cui si
trovano. La ricerca è stata pubblicata su Nature.
UNA CENTRALINA PER GLI STIMOLI FISIOLOGICI. La maggior parte delle cellule immunitarie adattive (i
linfociti T e B, che forniscono una difesa specializzata per combattere le infezioni) è concentrata
nelle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Studi precedenti
suggerivano che i linfociti T si potessero trovare anche all’interno del cervello stesso: gli autori
dello studio ne hanno individuata una popolazione in un punto dell’organo subfornicale, un piccolo
aggregato di neuroni al centro del cervello che collabora alla percezione di una serie di bisogni,
tra cui la fame e la sete.
CONTINUI SCAMBI. La stessa popolazione di linfociti T, distinta da quella presente nelle meningi per
alcune caratteristiche proteiche, è stata trovata nel cervello umano. Gli scienziati hanno quindi
osservato un legame tra questi linfociti e la popolazione di linfociti T residente nei depositi di
grasso dei topi. Quando i topi venivano alimentati con una dieta ricca di grassi, i linfociti T
aumentavano sia nell’organo subfornicale sia nei tessuti adiposi. Dopo 48 ore a digiuno, invece, il
numero di linfociti T nel cervello risultava aumentato e quello nei depositi di grasso diminuito,
come se l’assunzione di cibo avesse influito sul numero di cellule immunitarie in viaggio verso il
cervello.
UN SEGNALE DEL BISOGNO DI CIBO? Anche il microbioma intestinale potrebbe influenzare la popolazione
di queste cellule immunitarie. Infatti, quando i ricercatori hanno somministrato antibiotici ai
topi, il livello di linfociti T nella struttura cerebrale è diminuito. Mentre topi affamati, ma che
erano stati modificati geneticamente per essere privi di questa popolazione di cellule immunitarie,
hanno impiegato più tempo a ricercare cibo rispetto a topi che li avessero ancora.
UN LEGAME INTERESSANTE. Tutti questi test suggeriscono che queste cellule possano svolgere un ruolo
di segnalazione dell’apporto di cibo consumato e partecipare ai comportamenti di ricerca di alimenti
e segnalazione della fame.
Certamente quelle osservate sono semplici correlazioni che andrebbero approfondite, per capire se le
cellule “sentinelle” possano svolgere un ruolo cruciale nel regolare l’alimentazione.
www.nature.com/articles/s41586-025-09050-7
da focus.it
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