Il cervello? Mettiamolo a dieta

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Il cervello? Mettiamolo a dieta

di: Johann Rossi Mason

Mangiare troppo non fa male solo alle coronarie bensì è in grado di danneggiare il nostro cervello e
farlo invecchiare prima. Il Dottor Mark P. Mattson, neuroscienziato al National Institute of Aging
di Baltimora afferma: “tagliare il 30% delle calorie giornaliere protegge il cervello, lo rende più
resistente alle malattie e, negli animali, è dimostrato aumenti la durata della vita”. Gli esperti
affermano che le persone notano alterazioni nella capacità di ricordare mediamente intorno ai 40
anni, ma la maggior parte delle persone non sa, o non si rende conto che il cervello comincia a
perdere la capacità di ricordare già a partire dai 18 anni. Il suggerimento che giunge da
oltreoceano è di conservare la capacità di ricordare partendo dalla dieta.

La perdita di memoria è comune tra la generazione dei baby boomers, quelli che oggi hanno intorno ai
50 anni, ma gli esperti affermano che una dieta corretta può salvare la capacità di ricordare di cui
si lamentano tanti cinquantenni. In realtà l’aumento di malattie del benessere – obesità in testa –
ha da tempo dimostrato che assumiamo più alimenti e nutrienti di quelli di cui abbiamo bisogno. Una
situazione che spacca il mondo in due fazioni: quella che mangia troppo sino a rischiare di morirne
e quella che mangia troppo e che rischia lo stesso destino. Un paradosso solo apparente.

Continua Mattson: “Un americano adulto che assume circa 3000 calorie al giorno ne dovrebbe tagliare
almeno 800. Questo è in grado di migliorare sia l’apprendimento sia la memoria e stimola la
produzione del fattore di crescita dei nervi, risultati già confermati negli animali da
laboratorio”. Un’altra proposta è quella di digiunare, meno proponibile però anche se gli scienziati
sono d’accordo: “I topi che osserviamo tendono a mangiare con eccessiva voracità, mangiando molto di
più di quello che sarebbe assolutamente necessario, più del doppio. Lo studio dimostra che il
digiuno di un giorno ogni due aumenta la speranza di vita dei topi del 30%”.

Il neuropsichiatra Jeff Victoroff, della University of Southern California di Los Angeles è dubbioso
che gli umani siano disponibili a sottoporsi ad una simile restrizione, ma sostiene che altre,
semplici regole dietetiche possono proteggere il cervello e difenderlo da malattie degenerative come
Alzheimer. Al contrario la tipica dieta americana sembra perfettamente pensata per danneggiare il
cervello. Al contrario una alimentazione ricca di acidi grassi Omega3 che troviamo nel tonno e nel
salmone possono preservare le nostre facoltà.

Inoltre si raccomanda di aumentare l’introito di vitamina E e di cibi integrali come il germe di
grano, burghul e muesli al posto del tradizionale pane bianco. E all’alcol bisogna proprio
rinunciare? No, se si beve con moderazione. Un bicchiere al giorno non costituisce fattori di
rischio per la salute delle cellule cerebrali, al contrario. Questi cambiamenti: mangiare meno,
mangiare pesce, sostituire il pane bianco, rappresenta una ‘dieta’ che potrebbe rappresentare un
notevole miglioramento nella qualità di vita e nella qualità cognitiva delle popolazioni più ricche,
abituate a mangiare troppo.

Johann Rossi Mason
E-mail: jobres@ecplanet.com
Sito personale: Comuni-CARE

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