Il cervello dei grandi musicisti

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Il cervello dei grandi musicisti

Il cervello dei grandi musicisti può fornire dati utili alla neurologia. La veridicità di questa
affermazione è riscontrabile nei dati forniti da uno studio, pubblicato dalla rivista scientifica
Nature, sulla musica di Maurice Ravel, autore del celebre Bolero. I ricercatori sostengono che la
malattia al cervello, che colpì il famoso compositore abbia influito sulle sue ultime creazioni,
compresa quella già citata.

Le ultime composizioni di Ravel sono caratterizzate da una prevalenza dei timbri orchestrali sulla
complessità melodica e pare che i timbri siano controllati soprattutto dalla parte destra del
cervello mentre la sinistra, che era quella danneggiata dalla malattia che lo affliggeva, controlla
la parte melodica.

Il compositore francese ha iniziato a soffrire, a circa 52 anni, di una forma misteriosa di demenza
progressiva. Egli ha gradualmente perso la capacità di parlare, scrivere e suonare il pianoforte. La
sua ultima opera risale al 1932 e la sua ultima prestazione a teatro solo all’anno successivo. È
venuto a mancare nel dicembre 1937.

Molti neurologi hanno cercato, nel corso degli anni, di scoprire la malattia che lo colpì, e la più
ipotizzata è stata il Morbo di Alzheimer. Ma François Boller, del Paul Broca Research Centre di
Paris, sostiene che non poteva trattarsi di Alzheimer, perché essa colpisce soprattutto persone
anziane. Secondo Boller, il musicista è stato colpito da un’afasia primaria di tipo progressivo, che
ha danneggiato i centri del linguaggio del cervello residenti nell’emisfero sinistro, e da una
degenerazione “corticobasale” che ha provocato la perdita di controllo del movimento. Quindi lo
scienziato è giunto alla conclusione che Ravel non abbia perso la capacità di comporre musica ma
soltanto di esprimerla, in quanto le capacità musicali sono diffuse a tutto il cervello e sono
diverse le aree che si occupano della melodia, dell’armonia e del ritmo.

Gli ultimi due lavori di Ravel il Bolero e il concerto per la mano sinistra, sono per gli studiosi
la chiave di tutto.

Il concerto per la mano sinistra è suonato soltanto con la mano sinistra e fu composto dall’autore
per un pianista invalido di guerra che in battaglia perse il braccio, e più che in qualsiasi altro
concerto di Ravel, il pianoforte fa da solista nell’orchestra.

Il Bolero contiene soltanto due temi, che si ripetono individualmente otto volte, con ben 25
combinazioni di suoni.

Bizzarra la definizione che Ravel diede della sua opera “una fabbrica orchestrale senza musica”.
Pare che il compositore francese fosse molte attratto dalla nascita dei macchinari moderni, e quindi
è difficile stabilire se la composizione del Bolero abbia risentito di questa attenzione per la
moderna tecnologia o dei disturbi che lo colpirono.

E-mail Francois Boller
boller@broca.inserm.fr

(febbraio 2002)
di: Cosetta M. – redazione GT

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