Il Canto Armonico

pubblicato in: AltroBlog 0

Il Canto Armonico

di Jonathan Goldman

>> http://goo.gl/CbnGkn

INTRODUZIONE

Nelle antiche tradizioni sciamaniche della Mongolia, dell’Africa, dell’Arabia e del Messico, nelle tradizioni arcane cabalistiche del Giudaismo e del Cristianesimo e nelle sacre tradizioni spirituali del Tibet, i suoni vocali e gli armonici, conosciuti anche come ipertoni, sono stati usati per guarire e trasformare. Sono stati usati per comunicare con le divinità ed invocarle, per bilanciare i centri energetici del corpo e per attivare le risonanze del cervello. In tutti questi anni di ricerca e di studio nel campo del suono terapeutico e del trasformativo, non ho trovato altra tecnica che racchiuda il potere del suono sacro come gli armonici. L’abilità di creare due o più note contemporaneamente non è altro che magia!

Il fatto che questi suoni possano essere usati per intervenire in campo fisico, emotivo, mentale e spirituale li rende ancora più straordinari. Fino a tempi recenti, la conoscenza della creazione degli armonici vocali è rimasta esclusivamente custodita dal mistero esoterico delle tradizioni e non era permesso al non iniziato di accedere a questo incredibile aspetto del suono. Negli ultimi dieci anni tutto questo è cambiato. I monaci tibetani di Gyume e Gyuto hanno fatto esibizioni pubbliche in tutto il mondo. Le registrazioni dei coristi hoomi della Mongolia sono in commercio. In Occidente, musicisti, studiosi di meditazione e terapeuti del suono come David Hykes, Jill Purce e Michael Vetter stanno portando alla luce le virtù degli armonici.

Questa potente e mistica capacità permette di emettere due o più note contemporaneamente. È uno dei fenomeni sonori più straordinari. Creare armonici vocali è un’avanzata forma di trasformazione e guarigione personale quando si è in grado di produrre i suoni da sé. Una volta raggiunta una capacità anche rudimentale di intonare armonici, il modo di ascoltare e di emettere suoni si modifica per sempre. Rende possibile l’apertura dello spettro sonoro che risuona e riverbera nell’intero universo la scienza degli armonici.

CHE COS’E’ IL SUONO?

L’universo vive di suoni ed in tutti questi suoni sono presenti gli armonici. Gli armonici, conosciuti anche come ipertoni, sono un fenomeno sonoro che si verifica ogni volta che un suono viene emesso. Normalmente, ci sembra di percepire note singole quando sentiamo uno strumento musicale come il violino ed il pianoforte che suonano una nota. Invece, quasi tutte le note prodotte da strumenti musicali, dalla nostra voce o da altre sorgenti sonore, non sono realmente note pure”, ma sovrapposizioni di frequenze di note pure, chiamate “parziali”. La più bassa di tutte queste frequenze è detta “la fondamentale”.

Tutte le parziali con frequenza maggiore della fondamentale sono dette “ipertoni”. Prima di cominciare un esame degli armonici come fenomeno sonoro, cominciamo ad analizzare il suono. Il suono è un’energia vibrazionale che ha forma ondulatoria. Queste onde sono scientificamente misurate in unita’ dette hertz (Hz) e prendono in considerazione il numero di cicli per secondo creati dall’energia in questione. Tale quantità’ è comunemente conosciuta come “frequenza”. È soggettivamente sperimentata come “tonalità”. FREQUENZA

Una corda che vibra cento volte al secondo genera un suono misurabile in 100 Hz. questa è la sua frequenza. Una corda che vibra 1.000 volte al secondo sarebbe misurata in 1.000 Hz. Noi possiamo ascoltare i suoni con vibrazioni comprese tra i 16 ed i 25.000 Hz. Questa considerazione può variare di molto, in relazione all’individuo ed alla sua età’. Mentre il limite superiore riferito a giovani con un udito perfetto può talvolta raggiungere i 25.000 Hz, c’è una larga percentuale della popolazione che non può sentire suoni con una frequenza superiore ai 10.000 Hz. I suoni oltre i 25.000 Hz sono detti ultrasuoni. I suoni al di sotto dei 16 Hz sono detti E.L.F.S. (Extreme Low Frequencies, frequenze estremamente basse).

Più lentamente un suono vibra, più lo percepiamo basso. Più vibra velocemente, più lo percepiamo alto. Su un pianoforte, la nota più bassa vibra con una frequenza di 4186 Hz. Frequenze differenti che hanno misure specifiche danno origine alle differenti note che compongono le scale musicali usate oggi. Se esaminiamo le note di un pianoforte, vediamo che sono divise in 7 tasti bianchi e 5 neri. I 7 tasti bianchi rappresentano le note della cosiddetta “scala diatonica”, che è la scala più diffusa nella musica occidentale.

Partendo dal Do, le note sono Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, per finire con un altro Do. I tasti neri rappresentano i diesis (o i bemolle), i gradini tra una nota e l’altra dei tasti bianchi. Sono il Do# (o Re b), il Re# (o Mi b), il Fa# (o Sol b), il Sol# (o La b), il La# (o Si b). Se una corda di un pianoforte vibra 256 volte al secondo diremo che la sua frequenza è di 256 Hz. Questa frequenza origina una nota la cui tonalità’ è detta Do. Si fa riferimento alle note anche con quest’altra notazione: C, D, E, F, G, A, B. Su un pianoforte, una corda che vibra a 293 Hz è un Re; una che vibra a 330 Hz è un Mi; a 349 Hz è un Fa; a 392 Hz è un Sol; a 410 Hz è un La; a 494 Hz è un Si e a 512 è nuovamente un Do.

TONALITÀ

Nei vari sistemi di tonalità per i vari strumenti musicali si verificano differenti frequenze per note particolari. La nota Do, per esempio, può variare tra i 251 ed i 264 Hz, ed anche le altre note della scala possono variare in modo notevole. Questo dipende dal luogo in cui si accorda uno strumento (la sua tonalità da concerto è diversa negli Stati Uniti e in Europa) e dallo strumento che si sta accordando (le tonalità di un pianoforte sono diverse da quelle di un violino).

La questione della tonalità è piuttosto complessa. Le differenze d’intonazione hanno a che fare con la matematica. Se chiamiamo una nota che vibra a 256 Hz Do, e una nota che vibra con una frequenza doppia di 512 Hz Do di un’ottava superiore, esistono molti diversi modi di dividere le altre note tra questi due Do. Alcune accordature sono basate sulla serie di armonici e sui rapporti tra armonici. Altre si basano su un equa divisione tra le note. È un argomento intrigante e complicato.

IPERTONI

Continuando con l’esempio di una corda che vibra a 256 Hz e a cui ci riferiamo come Do, quando la ascoltiamo normalmente sentiamo la nota Do. Questo accade facendo riferimento solo alla nota fondamentale. Infatti, quando quella corda vibra 256 volte al secondo e quel Do sta suonando, molte altre note, oltre a quella fondamentale, stanno suonando. Queste sono dette “ipertoni”.

In molti casi non riusciamo a distinguere i differenti ipertoni che stanno risuonando e che contribuiscono a ciò che definiamo il timbro di uno strumento. Differenti strumenti suoneranno tutti gli ipertoni, ma specifici ipertoni sono più evidenti in differenti strumenti. Questi armonici dominanti sono chiamati modellanti”. Sono la parte dello spettro sonoro dove l’energia è maggiormente concentrata.Gli armonici sono responsabili della modellazione dei singoli suoni che noi udiamo e dell’unicità del timbro di ogni strumento. In un laboratorio elettronico, gli armonici sono stati separati grazie a filtri speciali in tre diversi strumenti. Ascoltando questi strumenti privati dei loro armonici era impossibile distinguerli l’uno dall’altro, nonostante in condizioni normali non sarebbe stato difficile riconoscere un violino da una tromba o da un pianoforte.

Gli ipertoni sono presenti anche nelle nostre voci e sono, infatti, responsabili delle nostre doti canore e della nostra voce unica. Ogni voce è diversa ed ogni voce ha le sue specifiche “modellanti” che risuonano quando parliamo. Gli armonici sono matematicamente in relazione tra loro. Ricordate l’esempio della corda che vibra a 256 Hz ed origina il Do? Mentre la corda vibra 256 volte al secondo, altre onde sonore sono state generate e vibrano come multipli geometrici di 256 Hz. Il primo armonico vibra due volte più velocemente della fondamentale, in un rapporto di 2 a 1, o 512 vibrazioni al secondo. Questo crea una nota a cui si fa riferimento come ad un intervallo di un ottavo della fondamentale, ed è anch’essa chiamata Do.

I PRIMI 16 ARMONICI

Lo schema della pagina seguente mostra i primi 16 armonici creati usando un Do di frequenza 256 Hz come fondamentale. Mostra anche la sua frequenza e l’intervallo generato. La prima colonna rappresenta il nome dato all’armonico. La seconda mostra l’intervallo creato dall’armonico nell’ottava. La terza indica il nome parziale dell’armonico e la quarta la sua frequenza. I primi 16 armonici creati partendo dal Do (256 Hz) come fondamentale Un intervallo è la differenza di intonazione tra due note. Un esempio è la differenza tra due note suonate sul pianoforte. La differenza tra queste due note è detta intervallo.

* Il secondo armonico che suona vibra tre volte più velocemente della fondamentale, in un rapporto di 3 a 1, a 768 Hz. Questa crea una nota a cui si fa riferimento con un intervallo di un’ottava ed una quinta sulla fondamentale. Il nome che diamo a questa nota è Sol.
* Il terzo armonico che suona vibra quattro volte più velocemente della fondamentale, in un rapporto di 4 a 1, a 1.024 Hz. Questa nota crea un intervallo di un ottava sulla prima nota. ~ due ottave sulla fondamentale ed è anch’essa chiamata Do.
* Il quarto armonico suona vibrando 5 volte più velocemente della fondamentale, in un rapporto di 5 a 1, a 1280 Hz. Onesta nota crea un intervallo che è di due ottave ed una terza superiore alla fondamentale. Questa nota è un Mi.
* Il quinto armonico vibra 6 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 6 a 1, e genera un altro Sol, un’ottava sopra il secondo armonico.
* Il sesto armonico vibra 7 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 7 a 1, e crea una nota che normalmente non si trova sulla tastiera di uno strumento. Questa nota è leggermente più bassa di un Sib (spesso indicata con un Sib-).
* Il settimo armonico vibra Otto volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 8 a 1 e crea un nuovo Do superiore al primo di tre ottave.
* L’ottavo armonico vibra 9 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 9 a 1 e genera un Re.
* Il nono armonico vibra 10 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 10 a 1 e genera un nuovo Mi, superiore a quello creato dal quarto ipertono di un’ottava.
* Il decimo armonico vibra il volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 11 a 1 e genera un’altra nota che normalmente non si trova su una tastiera. Questa nota è leggermente più bassa di un Fa# (riportata come Fa#-).
* L’undicesimo armonico vibra 12 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 12 a 1 e crea un altro Sol, superiore di un’ottava a quello generato dal quinto ipertono.
* Il dodicesimo armonico vibra 13 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 13 a 1 e crea un’altra nota che non si trova sulla tastiera, leggermente più bassa di un La (riportata come La-).
* Il tredicesimo armonico vibra 14 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 14 a 1 e genera un altro Sib-, superiore di un’ottava a quello prodotto dal sesto ipertono.
* Il quattordicesimo armonico vibra 15 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 15 a 1 e genera una nota chiamata Si naturale.
* Il quindicesimo armonico, che vibra 16 volte più velocemente della fondamentale in un rapporto di 16 a 1, genera un altro Do, che è di 4 ottave superiore al primo.

Questi sono gli armonici delle prime quattro ottave, generati dal primo Do, che abbiamo definito “fondamentale” e che è stato suonato su uno strumento. Questi non sono comunque tutti gli ipertoni prodotti. In teoria, la serie degli ipertoni è infinita, con ogni armonico multiplo geometrico della fondamentale che diventa più veloce e più alto.

SCIENZA E MUSICA

La questione fondamentale degli armonici o ipertoni è la loro relazione matematica. Per esempio, il rapporto tra il secondo ed il terzo armonico è di 3 a 2. Questo è un intervallo detto “di quinta”. Questa relazione può avere profondi effetti sugli aspetti armonici e curativi del suono. Questi sono gli armonici prodotti suonando un Do.

Gli stessi rapporti armonici emergono indipendentemente dalla nota fondamentale, anche se le tonalità prodotte dalla fondamentale sono differenti. Se prendessimo queste note e con esse formassimo una scala, avremmo una scala così composta: Do, Re, Mi, Fa#-, Sol, La-, Sib- e Do. In India, dove l’arte della musica si è sviluppata al punto di divenire una scienza, ci sono migliaia di scale, chiamate Raga, che mirano ad avere particolari effetti sulle emozioni. La scala che nasce dalle serie armoniche delle prime quattro ottave è conosciuta come “Raga Saraswati”.

È chiamata con il nome della Dea indiana della musica e della scienza, Saraswati. In culture differenti la musica e la scienza non sono state separate come in Occidente. Le antiche scuole misteriche della Grecia, dell’India, del Tibet e dell’Egitto avevano un vasta conoscenza della relazione tra musica e guarigione, basata sul principio di vibrazione come la forza creatrice fondamentale dell’Universo.

PITAGORA E IL MONOCORDE

Nell’antica Grecia, il dio Apollo era la divinità della musica e della medicina. Esistevano templi di guarigione che usavano la musica come forza principale per armonizzare corpo e spirito. Uno dei pensatori greci più lungimiranti che continua ad influenzare con il suo pensiero la nostra cultura è Pitagora, un filosofo del VI secolo a.C., conosciuto al giorno d’oggi come il padre della geometria. Fu anche il primo intellettuale occidentale a mettere in chiaro le relazioni tra gli intervalli musicali.

La chiave di questa scoperta fu uno strumento molto semplice chiamato monocorde, costituito da una sola corda tirata su una struttura in legno. Usando il monocorde, Pitagora fu in grado di scoprire che la divisione musicale creata dall’uomo dava origine a determinati rapporti. Esaminando gli intervalli creati da questa divisione, Pitagora scoprì che tutti i rapporti numerici potevano essere espressi. Questi rapporti numerici, come 2:1, 3:2, 4:3, erano archetipi della forma, dato che erano dimostrazioni dell’armonia e dell’equilibrio che si potevano osservare in tutto il mondo. Se, per esempio, una corda viene divisa in 2 parti uguali, la nota che essa produce è di un’ottava più alta della nota prodotta dalla corda intera. Le due parti uguali vibrano in un rapporto di 2 a 1(2:1). Se, poi, la corda viene divisa in 3 parti uguali, la corda vibra in un rapporto di 3 a 1(3:1).

Quando la corda è divisa in 4 parti uguali, questa crea un rapporto di 4 a i (4:1). Tornando ai rapporti sviluppati dalle corde armoniche, è evidente che la divisione della corda effettuata dall’uomo segue esattamente i rapporti delle serie armoniche. È probabile che la nostra comprensione dei rapporti e del sistema matematico che li governa si basi sulle osservazioni di Pitagora in campo musicale. Si dice che abbia detto: “Studiate il monocorde e scoprirete i segreti dell’universo”. Dallo studio di un unica corda vibrante si potrebbero scoprire gli aspetti microcosmici della vibrazione sonora e, grazie a questo, si potrebbero studiare le leggi macroscopiche che regolano il cosmo. Pitagora credeva che l’universo fosse un immenso monocorde, uno strumento con una sola corda tirata tra il cielo e la terra. L’estremità superiore della corda era legata allo spirito assoluto, mentre l’estremità inferiore era legata alla materia assoluta. Attraverso lo studio della musica come una scienza esatta è possibile conoscere tutti gli aspetti della natura. Egli applicò le sue leggi sugli intervalli armonici a tutti i fenomeni naturali, dimostrando la relazione armonica insita in elementi, pianeti e costellazioni. Pitagora parlò di “musica delle sfere”. Pensava che i movimenti dei corpi celesti che si spostavano nell’universo producessero un suono. Questi suoni potevano essere percepiti da chi si era preparato con coscienza ad ascoltarli.

La Musica delle Sfere poteva anche essere suonata negli intervalli delle corde pizzicate. Per Pitagora ed i suoi studenti la Musica delle Sfere era più di una metafora. Si diceva che il maestro greco fosse in grado di sentire i suoni dei pianeti che vibravano nell’universo. Per secoli gli scienziati hanno fatto ipotesi sulla relazione tra il movimento dei corpi celesti ed il suono. Recentemente, usando avanzati principi matematici basati sulle velocità orbitali dei pianeti, un gruppo di scienziati ha abbinato differenti suoni a differenti pianeti. Sembra che esista un’incredibile relazione armonica. Forse questo antico maestro era davvero dotato di un udito in grado di percepire i movimenti astronomici come suono. Nell’esempio musicale degli armonici, la loro creazione è spiegata dai rapporti matematici osservati sulla corda pizzicata. In realtà gli armonici sono una manifestazione di tutte le forme di vibrazione.

L’udito è limitato ad oggetti che vibrano con frequenze tra i 16 ed i 25.000 Hz (le vibrazioni comprese in questo campo sono percepite come suoni udibili), ma questo non significa che, solo perché non possiamo ascoltare suoni al di sopra o al di sotto di questi limiti non ci siamo onde sonore impercettibili ovunque. Tutto ciò che vibra genera armonici. Poiché l’universo è composto unicamente di vibrazioni, ogni cosa crea note fondamentali con armonici, dagli elettroni che ruotano attorno al nucleo ai pianeti che orbitano attorno al sole. Pitagora aveva una scuola sull’isola di Crotone, dove insegnava le sue spiegazioni ai fenomeni dell’universo. L’antica scuola misterica operava a tre livelli di iniziazione. Il primo livello, quello degli “acoustici”, insegnava a riconoscere ed a mettere in pratica le varie proporzioni musicali, spiegate utilizzando il monocorde. Il secondo livello, quello dei “matematici”, approfondiva il discorso con la conoscenza dei numeri, ma anche con la purificazione individuale e l’autocontrollo mentale. Prima di accedere al livello successivo era necessario che il discepolo fosse pienamente consapevole nel corpo e nello spirito delle responsabilità legate alle sacre informazioni che stava per ricevere.

Il terzo e più alto livello di iniziazione, quello degli “electi”, portava all’apprendimento di procedimenti segreti di trasformazione fisica e di guarigione con il suono e la musica. Ben poco è sopravvissuto degli insegnamenti iniziatici più elevati della scuola di Pitagora. Gli insegnamenti relativi ai suoi teoremi di geometria e delle proporzioni musicali sono parte delle nostre conoscenze attuali in campo numerico e acustico. I suoi concetti filosofici, come la Musica delle Sfere, continuano a trovare posto nelle dottrine esoteriche. Ma fino ad ora, i segreti sull’uso del suono e della musica a scopo curativo sono andati perduti. Si dice che Pitagora morì quando la sua scuola a Crotone andò in fiamme. Alcuni suoi studenti proclamarono di aver tramandato i suoi segreti insegnandoli ad altri discepoli in altre terre.

CONCLUSIONI SUGLI ARMONICI VOCALI

È ormai chiaro che esiste una nuova forma di armonici vocali che io ed altri insegnanti di suono stiamo insegnando. È diversa dall’Accordo ad Una Voce tibetano e dallo stile hoomi mongolo e tuvano. È fondamentalmente un nuovo stile di canto armonico insegnato e praticato negli Stati Uniti ed in Europa. Io lo chiamo Nouveau European Vocal Harmonics. Il Nouveau European Vocal Harmonics è basato sulle tecniche utilizzate nelle tradizioni tibetane, mongole e tuvane. È comunque uno stile nuovo, che non richiede anni di pratica e non porta a forzare la voce per creare armonici vocali. Il Nouveau European Vocal Harmonics si impara facilmente e porta a risultati stupefacenti. Questo stile di creazione degli armonici vocali rappresenta una nuova forma di emissione sonora accessibile a tutti gli occidentali. Dato che la consapevolezza del suono è in continua espansione, abbiamo ora un nuovo modo di operare con il suono che ne tiene conto. Questo non sarebbe mai successo se i Tibetani ed i Tuvani non avessero condiviso le loro tecniche con noi.

tratto da: “Il potere di guarigione dei suoni” di Jonathan Goldman ed. Il punto d’incontro.

Jonathan Goldman
Il Potere di Guarigione dei Suoni >> http://goo.gl/CbnGkn
Come utilizzare le armoniche vocali per creare equilibrio armonia e salute Editore: Punto d’Incontro
Data pubblicazione: Novembre 2007
Formato: Libro – Pag 164 – 17×22
Data di prima pubblicazione: 2000
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il_potere_di_guarigione_dei_suoni.php?pn=1567

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *