Il Buddhismo

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Il Buddhismo

Il Buddhismo ha origine dall’insegnamento di Siddhartha Gautama, detto il Buddha, l’Illuminato, o
anche Sakyamuni, in quanto nacque nella dinastia Sakya. Siddhartha nacque l’8 aprile 563 a.C.,
figlio del re Suddhodana, che aveva la sua capitale a Kapilavastu, sulle rive del fiume Rohini ai
piedi dei contrafforti dell’Himalaya, nell’India nordorientale. La nascita del principe Siddharta
dalla regina Maya e’ descritta in modo miracoloso dai testi buddhisti. Un vecchio saggio eremita,
Asita, si reco’ a palazzo e predisse che il principe sarebbe diventato molto famoso: se fosse
rimasto a palazzo, sarebbe diventato un grande imperatore, ma se avesse scelto la vita religiosa
sarebbe diventato il salvatore del mondo. Il re era molto preoccupato all’idea che il suo unico
erede lasciasse il palazzo per fare la vita del santo mendicante, percio’ costrui’ attorno al
figlio un mondo chiuso, dove era strettamente proibito lasciar entrare qualsiasi traccia di dolore.
Cio’ nonostante, il principe Siddhartha era estremamente compassionevole e turbato da qualsiasi
minima sofferenza altrui. Una notte, ossessionato dall’idea della vecchiaia, della malattia, della
morte e della sofferenza, lascio’ in segreto il palazzo per andare a cercare le risposte agli
enigmi della vita. Abbandonando gli abiti meravigliosi, le ricchezze, i legami familiari, e tutte
le sue pretese al trono del padre, si sottopose a ciò che i buddisti chiamano il “Grande Viaggio”.
Si reco’ dai piu’ grandi asceti e saggi dei suoi tempi per apprendere i loro metodi e la loro
conoscenza, ma vide che non erano sufficienti a raggiungere l’illuminazione. Per sei anni cercò l’
illuminazione spirituale attraverso l’austerità e il digiuno. Gradualmente si rese conto che
l’austerita’ da sola non poteva produrre la saggezza, e comincio’ ad osservare la meditazione sul
vero significato della realta’. Infine, dopo quarantanove giorni di profonda meditazione la sua
mente si riempì all’improvviso di comprensione, e vide la risposta all’enigma della sofferenza
umana. Siddhartha Gautama era diventato “il Buddha”, che in sanscrito significa “colui che ha
raggiunto l’illuminazione”. Inizio’ cosi’ la predicazione della saggezza buddhista, prima a
Varanasi, poi dal re Bimbisara che era stato suo amico, e gradualmente centinaia e poi migliaia di
persone cominciarono a seguirlo.

Essenzialmente, il sistema religioso di Buddha si può comprendere o apprezzare meglio considerandolo
come una specie di anti-brahmanismo, ed esprimeva l’opposizione della gente comune contro i costosi
sacrifici animali che rappresentavano il principale rito della religione brahmanica ormai
degradata. Non solo questi sacrifici comportavano infinite crudeltà contro gli animali, ma
rendevano particolarmente difficile la situazione economica della gente comune, che doveva pagare
le tasse per finanziarli. Uno dei pochi divieti del Buddismo è la legge che proibisce di fare del
male a qualsiasi creatura vivente. Facendo di tale legge un precetto fondamentale del suo sistema
religioso, il Buddha si opponeva ai sanguinosi riti sacrificali dei brahmana. Il Buddismo si
differenziava dal brahmanesimo anche per il suo carattere democratico. Qualsiasi indiano, dal più
disprezzato dei fuoricasta fino al brahmana più privilegiato, aveva la possibilità di accedere
all’ordine. Le donne, che non potevano partecipare al sacerdozio brahmanico –tranne che come
nutrici di piccoli brahmana– erano accettate alla pari degli uomini nell’ordine Buddista. Non è
difficile capire come mai il Buddismo rappresentasse una dottrina estremamente affascinante per gli
indiani di talento, che avevano avuto la sfortuna di essere nati nella casta sbagliata. È molto
istruttivo paragonare la vita del Buddha con quella di Cristo, poichè si possono notare diverse
somiglianze davvero impressionanti. Come nel caso di Cristo, esiste una leggenda su come il Buddha
sia nato da un’ immacolata concezione. Come il Cristianesimo, il Buddismo fu fondato sugli
insegnamenti di un uomo in carne e ossa che più tardi venne deificato dai suoi seguaci. Proprio
come Cristo criticava i ricchi sacerdoti del tempio della Palestina (i farisei), così anche il
Buddha criticava i brahmana mangioni. Come il Cristianesimo, il Buddismo avvizzì nella terra di
origine, per poi mettere radici e fiorire in altre terre. Il Buddismo si è diffuso in tutte le
grandi nazioni orientali, Cina, Giappone, Indonesia. Il Cristianesimo scomparve quasi subito in
Palestina, ma quando fu trapiantato in Europa, si ramificò fino a diventare la religione
predominante in Occidente. Infine, proprio come il Cristianesimo trovò il suo campione nell’
Imperatore romano Costantino, così il Buddismo godette del sostegno dell’ Imperatore indiano
Ashoka, che elevò il neonato Buddismo dalla posizione modesta di scuola monastica fino a diventare
la religione di Stato dell’ India.

Ashoka (268-223 a.C.) era il nipote di Chandragupta Maurya, uno dei più potenti conquistatori della
storia indiana, che era arrivato a dominare più terre di qualsiasi altro governante prima di lui.
Ashoka salì al trono nel 272 a.C. Perfettamente all’altezza del nonno in quanto a capacità di
conquista, Ashoka non soltanto riuscì a mantenere il territorio che costituiva l’impero del
progenitore, ma con la conquista di Kalinga (l’ odierna Orissa, la porta del sud) lo ampliò ancora
di più. La conquista di Kalinga richiese però il sacrificio di centomila vite umane nella
terribile e sanguinosissima battaglia di Dhauli (nei pressi di Bhubaneswara, Orissa, in India).
Sconvolto da tanta sofferenza, Ashoka si allontanò dagli strateghi brahmana che erano stati i
fautori delle vittorie di suo nonno, e cercò consiglio dai saggi buddisti, che gli predissero un
destino non più di conquista, ma una politica di pace e di non violenza (ahimsa). Colpito da
questo insolito consiglio, cominciò a dedicarsi allo studio delle scritture buddiste, e in breve si
trasformò completamente. Smise di occuparsi di campagne militari e divenne strettamente vegetariano,
non solo: emano’ i famosi editti per proibire l’uccisione di animali nel suo regno — tali editti
sono tuttora esistenti in quanto scolpiti nella roccia per essere visibili a tutto il popolo, e
sono conservati nei pressi del famoso stupa di Dhauli, visitato costantemente ancora oggi da
migliaia e migliaia di pellegrini da tutto il mondo buddhista.

INSEGNAMENTI FONDAMENTALI DEL BUDDHISMO

Le Quattro Nobili Verita’
1. La verita’ della sofferenza: il mondo e’ pieno di sofferenza. La vita che non e’ libera da
passione e desiderio e’ sempre carica di sofferenza, perche’ nel mondo tutto e’ temporaneo e
imperfetto.
2. La verita’ della causa della sofferenza: la causa della sofferenza e’ senza dubbio costituita
dai desideri del corpo e dalle illusioni della mente.
3. La verita’ della cessazione della sofferenza: se si riesce ad eliminare l’attaccamento ai
desideri e alle passioni, la sofferenza cessa automaticamente.
4. La verita’ della cessazione della causa delle sofferenza: per raggiungere questo livello di
distacco da desideri e passioni, e’ necessario seguire il Nobile Ottuplice Sentiero.

Il Nobile Ottuplice Sentiero
1. Corretta visione
2. Corretto pensiero
3. Corretta espressione verbale
4. Corretto comportamento
5. Corretto modo di guadagnarsi da vivere
6. Corretto sforzo
7. Corretta attenzione/consapevolezza
8. Corretta dedizione

In breve, Buddha insegno’ che e’ necessario educare con ogni cura la mente a distaccarsi da ogni
illusione. Che il corpo e la mente materiali sono temporanei e illusori, causati dal risultato
delle nostre azioni precedenti (karma), e che l’attaccamento all’identificazione materiale ci porta
a rinascere continuamente nel ciclo del samsara. Bisogna dunque liberarsi dal ciclo di morti e
rinascite astenendosi dalle azioni scorrette, dalla violenza e dall’attaccamento, dedicandosi ad
agire per il bene di tutti gli esseri. Soprattutto, poiche’ la sofferenza che noi provochiamo negli
altri dovra’ poi essere scontata da noi stessi, prima smettiamo di provocare sofferenza negli altri
attraverso la violenza, prima smetteremo noi stessi di soffrire. In questo modo si puo’ raggiungere
la liberazione superando la dualita’.

Il Buddhismo e il vegetarianesimo
Le Scritture vediche dell’antica India, risalenti a molti millenni fa, hanno profetizzato l’avvento
di Buddha, definendolo un’incarnazione divina: tatah kalau sampravritte sammohaya sura-dvisam,
buddho namnanjana-sutah kikatesu bhavisyati, “All’inizio dell’età di Kali, il Signore apparirà
nella provincia di Gaya come Buddha, figlio di Anjana, per confondere gli esseri demoniaci che sono
sempre invidiosi dei devoti di Dio e dei giusti.” (Srimad Bhagavata Purana, 1.3.24)
Nel XII secolo, il poeta Jayadeva Gosvami, famoso maestro spirituale e studioso dei Veda, scriveva:
nindasi yajna-vidher ahaha sruti-jatam, sadaya hridaya darsita-pasu-ghatam, kesava-dhrita buddha
sarira, jaya jagadisa hare, “Tutte le glorie al Signore Supremo! Mosso da profonda compassione alla
vista dell’uccisione di animali compiuta in nome dei sacrifici vedici a causa di una errata e
offensiva interpretazione delle scritture da parte di criminali, il Signore è apparso nella forma
di Buddha, l’illuminato, per mettere fine alle uccisioni compiute in nome dei sacrifici animali.”
Il buddhismo moderno è costituito da una serie di scuole molto diverse, sviluppate dai seguaci di
Siddharta Gautama (563-483) detto il Buddha (“l’illuminato” o “l’intelligente”), a seconda dei
contesti culturali e religiosi in cui si trovavano a svolgere la loro opera di predicazione. Abbiamo
così forme di buddhismo diverse come il lamaismo (Vajrayana) cioè il buddhismo tibetano, il
buddhismo Zen (o Ch’an), il buddhismo Hinayana (che considera il Buddha semplicemente come un
grande maestro), il buddhismo Mahayana (che adora il Buddha al livello di una divinità) e così via.
I due pilastri fondamentali sono però presenti in tutte le diverse scuole: maha-prajna (grande
saggezza) e maha-karuna (grande compassione). Nel Maha pari nirvana Sutra è detto: “Mangiare carne
distrugge il seme della grande compassione.” Nelle tradizionali storie Jataka, che descrivono le
vite precedenti del Buddha, sono contenuti innumerevoli insegnamenti che raccomandano di rispettare
tutti gli animali e di evitare qualsiasi violenza, e si narra che il Buddha stesso attraversò
diverse vite come animale. L’insegnamento di non violenza e vegetarianesimo del buddhismo si basa
dunque sull’unità fondamentale di tutti gli esseri viventi, sul principio della reincarnazione
(cioè chiunque potrebbe reincarnarsi come animale) e sulla compassione verso coloro che si trovano
in una condizione di non illuminazione — a cominciare dagli animali stessi.

La tradizione Mahayana, sostenuta anche da molti studiosi del sanatana dharma (come vedremo più
avanti), offre parecchi testi e citazioni del Buddha a sostegno del vegetarianesimo, come il
Lankavatara, il Surangama e il Brahmajala. Nel Lankavatara leggiamo: “Per mantenere la sua purezza,
l’anima illuminata deve astenersi dal mangiare carne, che è nata dallo sperma e dal sangue. Chi
segue la disciplina per raggiungere la compassione deve astenersi dal mangiare carne per non
causare terrore negli altri esseri viventi. Non è ammissibile neppure mangiare carne di animali
uccisi da qualcun altro o uccisi per altri motivi. Il consumo di carne, in qualsiasi forma, è
proibito una volta per tutte, senza eccezioni. Non ho permesso a nessuno di mangiare carne, non lo
permetto ora e non lo permetterò mai.” Il Surangama Sutra afferma: “La ragione per praticare la
meditazione e cercare la perfezione mistica è quella di sfuggire alle sofferenze della vita.
Dovremmo dunque infliggere tali sofferenze ad altri? Non riuscirete a sfuggire ai legami della vita
materiale finché non avrete eliminato completamente ogni violenza dai vostri pensieri, tanto da
inorridire all’idea della brutalità e dell’uccisione.” Più che una ampia quantità di citazioni al
proposito del consumo di carne (che non era particolarmente diffuso nei paesi in cui veniva
predicato il buddhismo, e che perciò non richiedeva particolari proibizioni a parte l’usanza dei
sacrifici animali, che il Buddha condannò con estrema durezza e chiarezza) il punto principale da
considerare in relazione al buddhismo è quello che lo scopo stesso della missione del Buddha è
quello di insegnare agli esseri umani la saggezza e la compassione, far loro comprendere la loro
natura trascendentale al corpo e alla identificazione materiale, l’avidità e il desiderio, e
liberarli dal ciclo di nascite e morti mettendo fine alla loro illusione e al desiderio materiale.
Tutto ciò implica naturalmente una grande considerazione per la non violenza verso tutti gli
esseri. Come abbiamo già accennato, moltissimi monaci buddhisti consideravano basilare per la
propria missione di predicazione aiutare le popolazioni a diventare vegetariane, arrivando al punto
di aprire ristoranti vegetariani all’interno dei monasteri e dei templi di città — già parecchi
secoli fa — e di inventare tecniche straordinarie per produrre alimenti perfettamente vegetali
(seitan, tofu trattato in mille modi e persino congelato e scongelato, salsa di soia, miso, tempeh,
yuba, okara ecc.) che avessero esattamente lo stesso sapore, colore e aspetto delle preparazioni non
vegetariane più popolari e richieste nella zona — galline, anatre, pesci (completi di pinne,
branchie, occhi e bocca), teste di maiale, prosciutto, fegato, bistecche, spezzatino, trippa,
salsicce e così via. Tanto impegno e tanta convinzione hanno portato questi ingredienti derivati da
soia e frumento a diventare il fondamento stesso dell’alimentazione di milioni se non miliardi di
orientali, non soltanto in Giappone ma anche in Cina e in Indonesia.

Parama Karuna (Paola Mosconi)

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