Il benessere come stato naturale

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Il benessere come stato naturale

di MARCO FERRINI

Il benessere come stato naturale. Come una fiamma al riparo dal vento

Lo stato di benessere è lo stato naturale cui tutti nell’intimo aspirano, anche se poi, quando si dà
ascolto alla sola mente razionale, si tende a giudicare “normali” o “inesorabili” la sofferenza, la
malattia ed altri mali che disseminano il cammino dell’esistenza umana. Questi mali sono menomazioni
che risultano per l’individuo insopportabili ed inaccettabili, ma che vengono nella maggior parte
dei casi considerate inevitabili. Questa contrapposizione che si erge tra il desiderio e il
pensiero, tra il volere e lo sperimentare, determina una lacerazione interiore, una disarmonia grave
che si ripercuote anche sul piano fisico.

l conflitto interiore tra le proprie aspirazioni più intime e la realtà contingente affatica, logora
la persona, anche se quest’ultima generalmente soltanto in parte ne è cosciente. Il soggetto non ha
infatti percezione di tutta l’energia che, a causa di conflittualità irrisolte, viene dispersa e
dissipata a livello inconscio. Sul piano superficiale la persona ne percepisce e sperimenta i
sintomi che però non riesce compiutamente a decifrare: si sente stanca, spossata, insoddisfatta,
incapace di attingere alle proprie risorse interiori e quindi anche nervosa, agitata, vittima di
stress e ansia, ma non è in grado di individuare effettivamente qual è la causa profonda di questo
malessere. Il più delle volte l’individuo, non trovando adeguata assistenza o sostegno, finisce per
operare una rimozione e le proprie problematiche, lasciate irrisolte, acquisiscono uno spessore
ancora maggiore ed una sempre maggiore carica psichica negativa che non di rado dà origine a
complessi e ad altri più o meno gravi disturbi della personalità. Lavorare su di sé non è facile:
indagarsi nel profondo richiede esperienza e competenza e soprattutto l’aiuto di una guida che ci
accompagni nella ricerca e nell’esplorazione di noi.

Nella letteratura psicologica e spirituale indovedica viene tracciata un’elaborata metodologia per
l’analisi e il riequilibrio dei contenuti psichici e per una presa di consapevolezza della parte più
profonda e vera di sé, oltre gli strumenti “corpo” e “mente”.

E’ la persona che deve diventare protagonista e creare lei stessa i presupposti per avviare il
processo di guarigione, senza affidarsi passivamente all’intervento di altri.

La sofferenza e la malattia non sono mali inevitabili: esistono stati di coscienza elevati in cui il
soggetto può riuscire a vivere ogni esperienza distaccandosi emotivamente dagli eventi che
colpiscono corpo e psiche ma che non scalfiscono in nessun modo l’essenza spirituale (atman) che
costituisce l’originaria natura di ogni essere. Nella Bhagavadgita (VI.19) si dice che la mente del
saggio è stabile come una fiamma al riparo dal vento, poiché continuamente ricondotta sotto il
controllo del sé. Chi invece non esercita il dominio sulla mente viene scaraventato dai suoi flutti
psichici come una pagliuzza tra le onde.

Il benessere come stato naturale. L’arte dell’agire in equilibrio

Nella società attuale sono in molti a lamentarsi per lo stress cui sono continuamente sottoposti.

In una certa misura lo stress è quasi inevitabile ed è anche positivo se saputo gestire come stimolo
alla crescita e all’evoluzione. E’ invece patologico quando diventa eccessivo e va fuori controllo,
quando sfocia cioè in ansietà ed emozioni negative che, invece di stimolare ad un progresso,
inibiscono ed esauriscono le risorse energetiche dell’individuo.

La Bhagavadgita ed altri testi indovedici insegnano la via dell’equilibrio in ogni azione ed ambito
dell’esistenza umana: nella vita relazionale ed affettiva, sul lavoro, nella famiglia, nelle
attività più semplici e quotidiane come il mangiare e il dormire. La pratica dell’equilibrio tempra
la mente, la rafforza, la educa, la sostiene e rende capace di affrontare ogni evento con
ponderatezza, con una visione che trascende la contingenza e che tiene l’orientamento saldo verso lo
scopo e il senso profondo di noi e del nostro esistere.

I problemi in verità non esistono, se soltanto noi stiamo attenti a non crearceli. I problemi non
sono determinati da cose o situazioni oggettive: indipendentemente dalla loro natura, queste ultime
possono rivelarsi per noi positive o negative a seconda di come noi le viviamo.

L’ambiente di lavoro, la famiglia, gli ambiti religiosi possono essere generatori di nevrosi ma non
perché siano nocivi di per sé, ma perché sono spesso affrontati e vissuti con un’attitudine
scorretta. La conoscenza di sé acquisita attraverso i testi sacri tradizionali, con la guida di chi
ha già sperimentato con successo un percorso di ricerca interiore, ci aiuta a comprendere dov’è che
sbagliamo e come possiamo correggerci e migliorarci. La spiritualità non è un qualcosa di astratto:
è un viaggio per un ritorno a noi stessi, per ritrovarci e per imparare a pensare, ad agire, a
vivere. Da bambini apprendiamo come fare per camminare, mangiare, articolare parole, ma l’avventura
non si ferma qui: vivere è apprendere l’arte dell’agire, del parlare, del mangiare, del relazionare
con gli altri, per compiere ogni cosa con consapevolezza nitida, con il desiderio di fare il bene
non solo a noi ma a tutti gli esseri e questo è possibile quando la persona si ricollega in armonia
con l’ordine divino, dharma, che regola e sostiene tutto ciò che esiste.

I Veda descrivono tre dimensioni di esistenza: adhibhautika, il livello degli elementi psicofisici,
adhidaivika, il piano delle energie cosmiche e adhyatmika, la dimensione spirituale che inerisce
all’atman, il sé individuale, e a Paramatman, il Sé cosmico origine di tutto, Dio. La scopo della
vita è sviluppare armonicamente questi tre piani: pensarli o viverli come dicotomici o separati
l’uno dagli altri genera conflittualità e sofferenze e non permette di conseguire la piena
realizzazione personale.

Marco Ferrini (Matsyavatara das)

da www.marcoferrini.net/

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