I tuoi legami ti impediscono di godere della musica

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Tratto da:

ANTHONY DE MELLO
CHIAMATI ALL’AMORE
RIFLESSIONI

EDIZIONI PAOLINE

“Maestro, che cosa devo fare di buono
per ottenere la vita eterna?”

Mt 19,16

Immagina di essere in una sala da concerto, mentre ascolti il fluire della
musica più carezzevole, e all’improvviso ti viene in mente che hai
dimenticato di chiudere a chiave l’auto. Hai paura per l’auto, però non puoi
neppure uscire dalla sala: e questo ti impedisce di godere della musica.

Ecco una raffigurazione perfetta di come vivono molti individui.

La vita è una sinfonia, per chi ha orecchi per ascoltarla; ma sono rari,
estremamente rari, gli esseri umani che sanno ascoltare questa musica.

Perché? Perché sono occupati ad ascoltare il fragore che i loro
condizionamenti e le loro pianificazioni interiori immettono nel loro
cervello.

Questo è il primo motivo; poi ve n’è un altro: i loro legami. L’attaccamento
è il principale assassino della vita. Per ascoltare realmente la sinfonia
della vita, tutti i tuoi sensi devono mettersi in sintonia con ogni singolo
strumento dell’orchestra. Se trovi diletto solo nelle percussioni, tu non
puoi ascoltare la sinfonia, perché il fragore dei timpani ingoia tutti gli
altri strumenti. Ti è permesso si avere una preferenza per le percussioni, o
per i violini, o per il pianoforte: nessun inconveniente, in questo, perché
una preferenza non sminuisce la tua capacità di udire e di deliziarti degli
altri strumenti.

Ma nel momento in cui la tua preferenza si trasforma in legame esclusivo, tu
diventi sordo agli altri suoni, che immediatamente trascuri, e diventi cieco
anche verso quello specifico strumento che prediligi fra tutti, perché tu
gli attribuisci un valore assolutamente sproporzionato al ruolo che ha
nell’orchestra.

Guardiamo ora la persona o la cosa verso cui senti un attaccamento, questo
qualcuno o questa cosa cui hai conferito il potere di renderti felice o
infelice. Osserva: per esserti concentrato sulla conquista di questa persona
o di questa cosa, e per esserti bloccato su di essa per goderne in maniera
ossessiva ed esclusiva, tu hai perso sensibilità verso tutto il resto del
mondo: ti sei fossilizzato. Abbi il coraggio di vedere quanto sei diventato
fazioso e cieco, da quando sei preda di questo attaccamento.

Davanti a questa situazione è chiaro che insorge in te il desiderio di far
piazza pulita di tutti i legami. Ma come fare? La rinuncia e l’abolizione
non sono di alcun aiuto, perché l’abolizione dei timpani dall’orchestra non
farebbe che riacuire la tua sensibilità esclusiva verso quello strumento,
ottundendoti quanto il concentrarti unicamente su di esso. Tu hai bisogno
non di rinunciare ma di capire, di farti consapevole.

Se i legami ti hanno procurato malessere e sofferenze, ciò diventa un aiuto
a capire. Se almeno una volta in vita tua hai gustato il dolce sapore della
libertà e la gioia di vivere che è data dal distacco, anche questo
costituisce un aiuto: aiuta a percepire coscientemente il suono degli altri
” strumenti ” che compongono l’orchestra.

Non c’è sistema che possa sostituire la conoscenza, che ti fa vedere che
cosa perdi quando sopravvaluti uno strumento e chiudi gli orecchi a tutto il
resto dell’orchestra.

Il giorno in cui raggiungi questa consapevolezza e cade il tuo attaccamento
esclusivo
a quello strumento, tu non dirai più al tuo amico: ” Quanto mi hai reso
felice “, perché così dicendo tu blandiresti il suo io e influiresti su di
lui in maniera tale da fargli venire il desiderio di continuare a farti
piacere. E alimenteresti in te stesso l’illusione che la tua felicità
dipenda da questo tuo amico. Tu gli dirai invece: ” Quando noi due ci
incontriamo, ecco che nasce la felicità “.

Ciò lascia la felicità inviolata, da te e da lui, e di questo nessuno di voi
due può menare vanto. E a entrambi diventa possibile una compartecipazione
reciproca scevra di ogni attaccamento, sperimentando ciò che il vostro
incontro ha generato, perché assieme non avete goduto di voi stessi ma della
sinfonia che il vostro incontro ha composto. Messo di fronte in futuro ad
altre situazioni, o persone, o lavori, tu li affronterai senza alcuna
emozione pregiudiziale. E avrai la gioia di scoprire che anche in quelle
situazioni, con altre persone o
in un altro lavoro, si creerà una sinfonia, pur con melodie differenti.

Ecco che ora ti muovi attraverso la vita, vivendo momento per momento,
totalmente assorbito nel presente, portandoti dietro così poco del tuo
passato che il tuo spirito potrebbe passare attraverso la cruna di un ago;
libero dalla trepidazione per il futuro, come gli uccelli dell’aria e i
fiori del campo, distaccato da ogni persona o cosa perché avrai sviluppato
in te il gusto della sinfonia della vita.

E amerai la vita soltanto, con l’appassionato attaccamento di tutto il tuo
cuore, di tutta la tua anima, di tutto il tuo spirito e con tutte le tue
forze. Ti troverai viandante senza zavorre e libero come un uccello in
cielo, immerso in continuità nell’Eterno Presente.
E avrai trovato dentro di te la risposta alla domanda:

” Maestro, che cosa devo fare per ottenere la vita eterna? “

“Ma a voi che ascoltate io dico:
“Amate i vostri nemici, fate del bene
a coloro che vi odiano””.

Lc 6,27

Ti innamori? Ecco che ti ritrovi a guardare tutte le persone con un occhio
diverso. Ti scopri generoso, pronto al perdono, o, in una parola, ” buono”,
mentre forse prima eri inflessibile e meschino. Inevitabilmente la gente che
avvicini comincia anch’essa a reagire nella stessa maniera nei tuoi
riguardi, e presto ti accorgerai di vivere in un mondo d’amore che tu stesso
hai costruito.

Al contrario, pensa a quei periodi in cui ti sei trovato di cattivo umore,
irritabile, meschino, sospettoso, fors’anche addirittura nevrotico. E in
quei periodi hai constatato come la gente reagiva nei tuoi riguardi in
maniera negativa e ti sei ritrovato a vivere in un mondo ostile, che però
era stato creato dal tuo cervello e dai tuoi stati d’animo.

Quale comportamento adottare per creare un mondo felice, buono, pacifico? È
necessario imparare questa semplice, bella ma faticosa arte: l’arte del
“guardare”.

Ecco il metodo. Ogni qual volta ti senti stizzito o invelenito contro
qualcuno, non devi guardare quella persona ma te stesso; la domanda da farti
non è: ” Che cos’è che non va in questa persona? “, bensì: ” Questa mia
irritazione che cosa mi dice di me stesso?”

Questa domanda comincia a fartela subito. Pensa a qualche persona che ti
rende di malumore e ripeti a te stesso questa difficile ma liberatrice
frase: ” La causa della mia irritazione non sta in questa persona ma in me
“. Dopo esserti detto questa frase, mettiti d’impegno a scoprire come tu
stesso produci nel tuo animo questa irritazione. Innanzi tutto pensa a
questo: che è effettivamente possibile che i difetti – o cosiddetti
difetti – di quella persona ti infastidiscano proprio perché li hai anche
tu, nascosti nel fondo di te stesso. Tu inconsciamente proietti negli altri
questi tuoi difetti. Le cose stanno quasi sempre così, ma quasi nessuno
arriva ad ammetterlo.

Cerca perciò nel tuo cuore e nel tuo inconscio i difetti che trovi in quella
persona,
e la tua irritazione verso di lei si trasformerà in gratitudine, perché il
suo comportamento ti ha portato a scoprire un lato oscuro di te stesso.

C’è ancora un altro aspetto su cui è bene soffermarsi. Può darsi che tu ti
senta urtato da ciò che quella persona dice o fa, perché le sue parole e il
suo modo di fare mettono in luce qualcosa della tua vita o di te stesso che
tu rifiuti di vedere. Pensa all’imbarazzo che creano i mistici e i profeti:
nessuno più è disposto a considerarli mistici o profeti quando ci sfidano
con le loro parole o con la loro vita.

Un’altra cosa è chiara: tu ti senti urtato da quella persona, uomo o donna,
perché non vive secondo le aspettative che ti sei formato dentro di te a suo
riguardo.

Prima ipotesi: se tu hai qualche diritto a esigere che quell’uomo o quella
donna agiscano secondo i tuoi programmi (per esempio quando si comportano in
maniera ingiusta o crudele), non pensarci più. Se infatti vuoi cambiare
quella persona nel suo comportamento, non saresti più efficace se non fossi
irritato? L’irritazione infatti non fa altro che intorbidare la tua
percezione e rende efficace il tuo intervento. Tutti sanno che quando uno
sportivo (per esempio un pugile) perde la calma, la sua azione scade di
qualità, perché la passione e la rabbia gli fanno perdere la concentrazione.

Seconda ipotesi: in molti casi, tu non hai alcun diritto di esigere che
quella persona si comporti secondo le tue aspettative. Altri nella tua
stessa situazione, di fronte a quello stesso comportamento non ne sarebbero
affatto irritati. Ripensa a questa verità, e la tua irritazione svanirà. Non
è forse illogico da parte tua esigere che anche altre persone vivano secondo
gli standard e le norme che i tuoi genitori hanno posto in te?

C’è infine un’ultima verità da considerare: visto l’ambiente che sta alle
spalle di quella persona, viste le sue esperienze di vita, vista la sua
assenza di consapevolezza, essa non può comportarsi in maniera diversa da
come si comporta. È stato affermato con molta esattezza che conoscere tutto
vuol dire perdonare tutti. Se tu conoscessi profondamente quella persona, tu
la vedresti semmai come handicappata e non come degna di biasimo, e la tua
irritazione svanirebbe immediatamente.

La prima cosa che sperimenterai sarà che tratterai quella persona, uomo o
donna, con amore, ed essa risponderà con altrettanto amore, e tu ti troverai
a vivere in un mondo d’amore che hai tu stesso creato.

“Tratto dalla mailing list Sadhana

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