I cristalli dell’acqua sono parte di un dialogo che la natura ci invita ad instaurare con lei

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I cristalli dell’acqua sono parte di un dialogo che la natura ci invita ad instaurare con lei

di Francesco Lamendola – 11/08/2008

Ore 4,30 del mattino del 25 luglio 1999.

Nella luce ancora incerta dell’alba, trecentocinquanta persone sono raccolte in silenzio presso le
sponde di un piccolo lago giapponese, il Lago Biwa. Si tratta di uno specchio d’ acqua altamente
inquinato; e quelle persone, adesso, vogliono cercare di riparare al danno che gli è stato fatto,
unendo le loro preghiere per restituirgli la limpidezza perduta.

L’esperimento, se così vogliamo chiamarlo, dura alcune ore; al termine delle quali l’esame dei
cristalli dell’ acqua ghiacciata rivela che si sono ricostituite delle bellissime figure
geometriche, in luogo delle strutture confuse e disarticolate in precedenza osservate.

È, questa, una delle possibili applicazioni della scoperta del ricercatore giapponese Masaru Emoto
che l’ acqua è “viva”, possiede una memoria ed è in grado di interagire con l’ambiente esterno, sia
a livello fisico che spirituale; scoperta cui egli è pervenuto dopo un decennio di pazienti
esperimenti, fra il 1987 e il 1997.

In pratica, si tratta di questo: analizzando al microscopio una goccia d’ acqua in un ambiente posto
alla temperatura di cinque gradi centigradi sotto lo zero, si vede che in essa si formano
istantaneamente migliaia di cristalli. Se l’ acqua distillata viene messa in bottiglie ed esposta al
suono di una musica, o alla pronuncia di parole, oppure se viene investita da determinati pensieri e
stati d’animo da parte del ricercatore, la fotografia dei suoi cristalli mostra gli effetti causati
da quelle vibrazioni energetiche.

Ad esempio, la musica classica produce la formazione di meravigliosi cristalli dalle forme armoniose
e perfette, con diverse sfumature a seconda che si tratti di una musica dolce e romantica, come una
suonata per pianoforte di Chopin, oppure di una musica solenne e rigorosamente scandita, come una
fuga per organo di Bach. Al contrario, la musica elettronica moderna, e specialmente quella detta
Heavy metal, fortemente sincopata, produce la destrutturazione dei cristalli, l’intorbidimento delle
molecole e l’offuscamento dei colori, prima vividi e brillanti, verso tonalità smorte e appannate.

Altrettanto spettacolari sono gli effetti di parole come “amore”, “gratitudine”, “odio”, “violenza”:
di nuovo, l’ acqua reagisce creando, a seconda dei casi, cristalli armoniosi ed eleganti, oppure
forme incerte e sconvolte. Ma non solo le parole, anche i pensieri e gli stati d’animo sono in grado
di influenzare l’aspetto dei cristalli dell’ acqua. Quest’ultima, dunque, reagisce allo specifico
genere di energia che le viene inviata; e fu proprio questo a far nascere l’idea che fosse possibile
restituire limpidezza all’ acqua di un lago inquinato.

Un fenomeno sorprendente apparve quando le preghiere dei presenti furono rivolte alle acque lacustri
in cui era stato consumato un delitto e vi era stato gettato il cadavere di una persona assassinata.
Nel giro di alcune ore la superficie dello specchio d’ acqua, che si presentava torbida e scura,
riacquistò una trasparenza e una lucentezza impressionanti.

L’ acqua, dunque, non solo ci parla, ma ascolta anche i nostri messaggi, siano essi vocali o
emozionali; e i cristalli che produce sono il linguaggio di cui, a sua volta, si serve per mantenere
vivo il dialogo con noi. È chiaro, a questo punto, che essa può venire utilizzata anche come mezzo
di guarigione della salute fisica e psichica; intuizione che è stata sviluppata dal dottor Lorenzen
mediante la M.R.A., Magnetic Resonance Analyzer.

In pratica, se l’ acqua risponde alle sollecitazioni energetiche positive o negative, anzi se è essa
stessa un veicolo di tali flussi energetici, perché non utilizzarla a scopi terapeutici? Tutto nasce
dal concetto giapponese di Hado (che significa, letteralmente, «cresta dell’onda»), una vibrazione
energetica estremamente sottile che è all’origine della creazione e che pervade ogni cosa esistente
in natura.

L’ acqua, pertanto – l’ acqua viva, di sorgente, non quella “morta” che viene imbottigliata e
venduta nei supermercati o che giunge, disinfettata e resa amorfa, attraverso le tubature, nei
rubinetti delle nostre case – è un possente veicolo di Hado. Ebbene, la M.R.A. è una macchina che
misura l’intensità di Hado presente nell’ acqua, al fine di agire sull’organismo umano,
somministrandogli dell’ acqua che ne sia particolarmente ricca.

Ma perché proprio l’ acqua?

Si rifletta che il 70% della superficie terrestre è coperta dall’ acqua; che la vita sul nostro
pianeta è resa possibile solo dalla presenza del ciclo dell’ acqua; che l’80% del volume del nostro
corpo, e il 99% delle molecole di cui è composto, sono composti di acqua. Si rifletta che l’essere
umano nasce nell’ acqua, come un essere acquatico; e che le prime piante che hanno colonizzato la
terra, briofite e pteridofite, non possono riprodursi se non in presenza di un velo di acqua (e ciò
spiega la loro necessità di un clima o di un ambiente piuttosto umido).

Si pensi anche al ruolo svolto dall’ acqua in quasi tutte le mitologie e al significato che le viene
attribuito in quasi tutte le religioni; alla sua importanza, per restare nell’ambito del
cristianesimo, quale elemento rigenerante della vita spirituale, attraverso il sacramento de
battesimo; per non parlare della benedizione di persone, animali, raccolti agricoli e oggetti
(abitazioni, strumenti di lavoro, mezzi di trasporto) mediante l’aspersione con l’ acqua benedetta.

E si ricordino le parole di Francesco d’Assisi nel famoso Cantico delle creature (noto anche come
Cantico di frate Sole):

Laudato sì, mi Signore, per sor acqua,

la quale è multo utile et humele et pretiosa et casta.

Quattro aggettivi, dei quali uno solo (utile) si adatta a una semplice “cosa”; un altro (pretiosa)
può qualificare sia un oggetto che una persona; e gli altri due (humele e casta) si adoperano solo
per designare delle creature umane. Perciò l’ acqua, in questi versi, sembra acquistare gli
attributi di una dolce, modesta fanciulla, straordinariamente soave e di valore inestimabile.

Poesia? Certo; ma anche, forse, una profonda intuizione del «poverello di Assisi» circa la natura
vivente dell’ acqua (senza con ciò volerne fare, a tutti i costi, una sorta di icona New Age ante
litteram, il che sarebbe una pessima operazione culturale).

Viene anche in mente la sorgente scaturita nella grotta di Massabielle, presso Lourdes, quando la
«bianca Signora» apparve a Bernadette Soubirous, nel 1858; sorgente alle cui acque si devono alcuni
inspiegabili fenomeni di guarigione.

Scrive Barbara Ainis su Natural Style, Cairo editore, Milano, n. 22 dell’aprile 2005 (nell’articolo
parli all’ Acqua e lei ti risponde, pp. 112-115):

…Ma, se è vero che l’ acqua trattiene le energie positive e negative, quanto le emozioni che
proviamo possono influenzare il nostro benessere fisico e psichico?

Certo, superata la suggestione iniziale, non è facile credere fino in fondo alle teorie di Masaru
Emoto. Il nostro scetticismo, però, è messo a dura prova di fronte alle parole provocatorie di uno
tra i maggiori esperti italiani di fisica quantistica, Emilio Del Giudice dell’Istituto Nazionale di
Fisica Nucleare, stretto collaboratore di quel Giuliano Preparata (scomparso nel 2000) che ha
provato teoricamente la “memoria dell’ acqua” su cui si fondano le medicine alternative.

«Chi critica l’omeopatia sostiene che sia solo acqua fresca. Ed è vero» spiega Del Giudice. «Ma l’
acqua fresca è “qualcosa” di molto particolare. Ci vogliono molecole perché abbia luogo un fatto
fisico. Ma anche l’ acqua è fatta di molecole. Anzi il nostro corpo è fatto per il 99 per cento di
molecole d’ acqua (circa l’80% del volume)».

Gli studi di fisica teorica di Del Giudice hanno dato una spiegazione del perché l’ acqua ossa
trattenere in sé e trasmettere a tutti gli organi emozioni ed energie. Cercando di semplificare
concetti molto complessi, l’idea è questa: pensiamo all’ acqua come composta da molecole in continuo
movimento, che in questo “balletto” cercano di sincronizzarsi. Gli urti provocati dalla temperatura
impediscono però che tutte le molecole danzino allo stesso ritmo: ci sarà così un gruppo di molecole
sincronizzate e una serie di molecole che si muovono in modo incoerente. «Alla temperatura del corpo
umano (37 gradi) i due gruppi saranno in equilibrio.

Adottando i concetti della filosofia cinese si potrebbe assimilare il primo gruppo allo Yin e il
secondo gruppo allo Yang». Continua Del Giudice. «All’interno del gruppo sincronizzato si forma un
campo elettromagnetico, prodotto dalle stesse oscillazioni, capace di interagire con i campi
elettromagnetici a cui l’ acqua è esposta, siano essi quelli di un sentimento di amore o di odio,
oppure quelli di un prodotto diluito e dinamizzato omeopaticamente». È proprio questo campo
elettromagnetico quello che noi chiamiamo memoria dell’ acqua. L’ acqua del nostro corpo può
acquistare così vibrazioni particolari ed essere in grado di intervenire sulla nostra salute,
riportando armonia a corpo e spirito.

Tutto questo aiuta a comprendere meglio anche le proprietà delle acque che sgorgano dalla natura e
che nei secoli sono state considerate in grado di curare l’uomo. Le acque termali, innanzitutto. Chi
va a Montecatini sa che gli effetti positivi delle cure sono dovuti alla particolare composizione
chimica delle diverse sorgenti.

Ma questa non può essere l’unica spiegazione, se così fosse, basterebbe sciogliere la giusta
quantità di sali minerali, ma anche le energie che la rendono unica e in grado di riequilibrare
l’organismo. Una biologa italiana, Enza Ciccolo, si è spinta ancora oltre, cercando di comprendere,
attraverso le teorie fisiche delle “vibrazioni quantistiche”, il mistero delle Acque Mariane, quelle
che sgorgano nei luoghi famosi per le apparizioni della Madonna, come Lourdes, Fatima, Medjiugroie.
Ricerche finalizzate a raggiungere una comprensione anche scientifica dell’ energia divina custodita
dalle acque dei luoghi consacrati a Maria. «Nell’ acqua di Lourdes si bagnano ogni giorno moltissime
persone, alcune delle quali affette da patologie della pelle. Questo vuol dire che l’ acqua nella
vasca è carica di batteri, eppure nessuna mai ha contratto alcuna malattia immergendosi» spiega Enza
Ciccolo.

«Questo è possibile perché queste acque sono profondamente diverse dall’ acqua comune, da un punto
di vista fisico: risuonano a tutte le frequenze della luce. Sono Acque a Luce Bianca. Queste
vibrazioni rendono inattivi i batteri e possono entrare in risonanza con il corpo e lo spirito
umano, migliorando la salute e alleviando i sintomi fisici. (…) Comprendere questa energia vuol dire
imparare a contenerla in sé: il salto di fede è proprio la capacità di sintonizzarsi, aprirsi alla
rivelazione dell’ energia divina contenuta nell’ acqua».

Già gli antichi Romani erano dei grandi estimatori dell’ acqua, delle sue virtù rigeneranti
collegate, in genere, a qualche divinità locale, come nel caso delle celebratissime fonti del
Clitumno, in Umbria, di cui parla anche Plinio il Giovane in una sua epistola (VIII, 8).

Vidistine aliquando Clitumnum fontem? Si nondum (et puto nondum: alioqui narrasses mihi), vide, quem
ego (paenitet tarditatis) proxime vidi!…

Ossia:

Hai mai visto la fonte del Clitumno? Se non l’hai mai vista (e credo che sia così: altrimenti me
l’avresti descritta), vai a vederla; io l’ho vista recentemente, e mi rammarico del ritardo…

Certo, si tratta – in primo luogo – della celebrazione retorica del cosiddetto locus amoenus, un
vero e proprio topos letterario, in cui si sono cimentati tutti i grandi scrittori latini, dal sommo
Virgilio fino a Claudiano; e, prima di loro, i greci.

Pure, forse non si tratta soltanto di questo. Non dovremmo commettere l’errore di sottovalutare
l’intuitività dei poeti antichi; né, fuorviati dal pregiudizio illuminista della storia come
progresso, pensare che solo noi «moderni» possiamo intuire il legame olistico che unisce la nostra
vita a quella di ogni altra espressione della natura.

I Romani, in particolare, erano degli autentici fanatici dei bagni e dei lavacri, e pensavano che l’
acqua fosse un elemento essenziale per la vita civile.

Ben quattordici acquedotti convogliavano verso la capitale l’ acqua fresca dei monti, mettendo a
disposizione di ogni abitante di Roma la bellezza di 500 litri d’ acqua al giorno La frequentazione
delle terme, poi, era un vero e proprio rito, non solo di tipo igienico-sanitario ma anche sociale e
culturale; si calcola che, all’apogeo del periodo imperiale, si contassero nella sola Roma qualcosa
come 800 bagni pubblici.

Scrivono Roberto Gualtierotti e Umberto Solimene (nell’enciclopedia La salute senza medicine,
Librex, Milano, 1983, vol. 5, p. 10):

… il culto dell’ acqua sanatrice dei mali del corpo si è tramandato fino ai nostri giorni, e non
solo in Africa o in Asia, ma anche in molti Paesi europei, dove sopravvive la credenza popolare
delle abluzioni miracolose in determinati corsi d’ acqua. Poiché le virtù terapeutiche tendevano ad
identificarsi con la purezza, nella medicina ellenica i temoli in cui si celebrava il culto della
medicina, specie quelli dedicati ad Asclepio (il dio della medicina), sorgevano sempre presso una
sorgente di pura e fresca acqua, dove i malati potevano fare le loro lustrazioni e libagioni
rituali.

Il più famoso di questi templi era quello che sorgeva nell’isola di Coo e che fu sede della scuola
ippocratica. Qui Ippocrate, medico, sacerdote e filosofo, insegnava e curava. Egli, insieme ad altri
autori, ci ha tramandato il Corpum hippocraticum che può considerarsi il primo trattato di medicina
della storia…

Forse, dovremmo fare un maggior sforzo per recuperare la capacità – e, prima ancora, il desiderio –
di instaurare un autentico dialogo con la natura; un dialogo in cui entrambi, volta a volta, sanno
parlare ed ascoltare.

All’interno di un tale dialogo – con gli alberi, gli animali, le montagne, il vento, gli astri del
cielo diurno e di quello notturno – l’ acqua potrebbe svolgere un ruolo privilegiato, in quanto
interlocutrice particolarmente ricca di cose da rivelarci, purché le sappiamo udire e vedere.

Forse, i meravigliosi cristalli dell’ acqua non sono che l’alfabeto della lingua misteriosa in cui
l’ acqua ci parla, da sempre, in attesa paziente che noi cominciamo a studiarlo, per poterne
comprendere il messaggio riposto.

www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20733

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