I colori sono emozioni cristallizzate

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I colori sono emozioni cristallizzate

di: Zret

Per una volta, un breve servizio televisivo ha mostrato, invece delle solite sciocche attricette o
di episodi grandguignoleschi enfatizzati con morboso compiacimento, un frammento di vita, per quanto
incastonato nella morte. È stata intervistata la giovane moglie di un operaio deceduto sul lavoro
(una delle innumerevoli vittime di condizioni di lavoro molto precarie, poiché l’unica sicurezza su
cui si insiste è quella che sia sinonimo di controllo), investito di notte da un carrello
ferroviario. Mentre la donna rievocava la figura del marito, la camera dell’operatore ha indugiato
per qualche istante sui quadri appesi alle pareti: erano opere dai colori caldi e dalle pennellate
pastose. Erano quadri creati dal giovane e segno di un’ispirazione sorgiva, ma soprattutto di un
vivo senso cromatico.

Che cosa sono i colori? Come tutto ciò di cui abbiamo diuturna e consueta esperienza, stentiamo a
definirli, ma soprattutto a comprenderne l’intima natura. Si ripete che i colori sono qualità
secondarie delle cose. Ci hanno insegnato che sono particolari frequenze luminose che, dopo aver
colpito l’organo della vista, il cervello traduce in segnali.

Dunque? Abbiamo compreso che cosa sono veramente? Abbiamo capito per quale motivo i colori suscitano
moti dell’animo, ricordi, sensazioni? Solo gli artisti veri che ricreano la luce adamantina, le
liquide ombre e che compongono sinfonie di colori, sanno instillare gocce di elisir negli occhi di
chi guarda. Senza che ci chiediamo più che cosa siano quelle vibrazioni, quali fenomeni fisiologici
e percettivi siano alla base della visione, viviamo l’avventura dei colori, con tutte le loro
tonalità, sfumature, timbri. Ne ascoltiamo la musica ora fluida ora franta: i colori sono note, le
note sono brividi di vento.

La lezione di Kandinsky, di Kupka e di tutti quei pittori che valorizzarono la dimensione allusiva,
musicale e simbolica dei colori è oggi per lo più dimenticata in un mondo in cui tutto è
artificiale: anche il cromatismo è virtuale, tecnologico. È una “realtà” dove anche la natura è un
acquerello spento, sbiadito. Persino il grigio, considerato, a torto, tinta smorta e triste, oggi è
privo di quelle qualità sensorie che lo rendevano evocativo: le nebbie oggi non sono più avvolgenti,
romantiche nel loro melanconico umidore, ma livide e cadaveriche come larve esangui.

zret.blogspot.com/

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