I Buddisti sono i più sereni

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I Buddisti sono i più sereni

di Abrahm Abbot

Recitare agisce sul sistema nervoso come una specie di massaggio e rende rilassati nervi ed
emozioni. Lo dice uno studio d’oltreoceano dall’Università del Wisconsin di Madison pubblicato sulla
rivista britannica New Scientist. Certo il buddismo non è da considerarsi propriamente una religione
in quanto Buddha non è un Dio ma una guida da utilizzare come modello, ma il discorso non cambia,
perché l’importante è la serenità, non importa come uno la consegue.

Il buddismo è, infatti, una disciplina che incentra le sue attenzioni sulle persone e sulle
potenzialità di queste di usufruire delle proprie energie per modificare i propri stati d’animo e
conseguentemente la positività del contesto che li circonda. Ma vediamo come gli studiosi americani
del Wisconsin sono arrivati a quest’ardita affermazione che rischia di alterare il dibattito
teologico internazionale. Dopo aver eseguito dei i rilevamenti con sonde elettromagnetiche
sull’attività cerebrale di chi ha esperienza nella meditazione, l’équipe ha dimostrato che ci sono
aree della corteccia costantemente “accese”.

Anche quando i soggetti sotto esame non stanno meditando. Tali aree sono state localizzate nel lobo
prefrontale sinistro che si accendono solitamente con le emozioni di tipo positivo e nell’esercizio
del controllo di sé. Nel corso dell’esperimento, i seguaci di Buddha hanno reagito alle situazioni
con minore ansia, risentimento e aggressività. Una tesi sostenuta anche dal professor Paul Ekman,
neuroscienziato dell’University of California secondo cui “La meditazione e la capacità di
riflettere temperano l’attività dell’amigdala, un organo a forma di mandorla che costituisce una
delle aree più antiche della parte anteriore del cervello dei mammiferi. Quest’organo, assieme alle
conformazioni circostanti, è legato ai ricordi negativi e alle sensazioni della paura e della
rabbia.

La meditazione quindi contribuirebbe a un’integrazione dei circuiti legati alle emozioni primarie e
negative con circuiti evolutivamente più recenti, realizzando così una specie di filtro delle
emozioni, che verrebbero esperite e vissute in maniera più razionale e positiva”. A questo punto a
noi non resta che dire: “Buona meditazione a tutti…”

In collaborazione con la redazione GT

Approfondimento sul sito www.sublimen.com

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