EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 7

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EVOLUZIONE DELLA COSCIENZA – 7

da “Enciclopedia olistica”

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

BREVE STORIA DELL’EVOLUZIONE – IL MITO DEI CYBER

Il terzo corpo di Dio

In ogni parte del corpo c’è una certa misura di coscienza. Ippocrate

Il meriggio era silenzioso e senza vento. Il Tempo si era fermato sul presente. Kermit osservava tra
le fronde, lontano, con un sorriso rilassato sul viso.

“Senti – ricominciò Alice, ancora tra l’erba, alzando gli occhi – ma in realtà il mio corpo è ben
più di tante cellule insieme, io sono una… le mie cellule miliardi!”

“Già, proprio così – disse Kermit girandosi lentamente – dopo tre miliardi di anni di evoluzione
cellulare, avvenne ancora un salto quantico. Proprio come in precedenza era accaduto agli atomi…
miliardi delle più complesse ed evolute Cyber-cellule di seconda densità, in qualche punto
dell’oceano sconosciuto e primordiale di Gaia, si trovarono così in sintonia le une con le altre, da
aggregarsi in una favolosa comune, crearono un nuovo mondo, un “Buddhafield Cellulare” in cui ognuna
di esse faceva la sua parte e godeva del tutto. L’intelligenza e la coscienza di ogni singola
cellula veniva moltiplicata esponenzialmente miliardi di volte e da una complessa moltitudine di
singole unità nasceva la prima unità di coscienza multicellulare: la fusione delle coscienze in una
sola coscienza. La danza continuava. Sintropia generò complessità e piacere di crescere, Entropia
divisione e dolore.

Le informazioni scambiate tra le cellule segnarono un nuovo “salto quantico evolutivo”, iniziava la
“terza densità cybernetica”. Complessità e significati crebbero in scala logaritmica. Il tempo
accelerò ancora una volta la sua velocità informatica e lo spazio si aprì ad un campo di coscienza
ancora più vasto.”

Dall’individuo unicellulare all’unità multicellulare

Se al mondo esiste la mente allora deve pervadere ogni cosa, sia pure manifestandosi in modo vario.
Una montagna, un albero, un fiume, il pesce che nuota nel fiume, la rugiada e la pioggia, il
pianeta, il fuoco debbono possedere ciascuno per conto suo una propria psiche. P.D. Ouspensky

“Ma Kermit, come facevano ad incontrarsi le cellule, a conoscersi e a decidere di unirsi? Sembra un
processo così difficile anche per noi esseri umani!”

“E’ proprio vero! Sembra difficile da accettare, ma sia le cellule che gli atomi sono arrivati ai
loro massimi livelli di evoluzione della loro coscienza, mentre l’essere umano deve ancora fare
quell’analogo salto verso la coscienza globale.

Per chiarirti la logica del processo di unificazione, ora ti racconterò la storia delle amebe dei
boschi e del loro incredibile rapporto. Queste amebe del genere Dyctiostelium nascono e vivono come
singoli individui unicellulari, mangiano prodotti della decomposizione del sottobosco umido ma,
prima che inizi a sopraggiungere il periodo secco, si riuniscono a centinaia, a migliaia, come
attratte da un senso comune, e iniziano un’incredibile danza collettiva. Se li osservi dal vivo al
microscopio, come nel film “La vita segreta delle piante”, questa massa brulicante di amebe ti
sembra un’incredibile festa o un’orgia, e forse per loro è proprio quello, come un carnevale di Rio,
poi la festa si quieta e inizia un’incredibile trasformazione. Tra di loro esiste un patto di mutua
cooperazione, un grande progetto comune per creare una struttura multicellulare che per loro
significherà la morte ma rappresenterà una migliore vita per i loro figli.

Esse si scambiano precisi messaggi e iniziano a differenziarsi: alcune, trasformando il loro stesso
corpo, formeranno la base di attacco a terra, altre cresceranno in altezza formando il tronco con le
strutture rigide di sostegno, altre saliranno sempre di più fino a formare il corpo fruttifero
capace di produrre le spore.

Quando il tempo della siccità sarà giunto le amebe seccheranno e moriranno, ma il corpo fruttifero
si aprirà liberando nel vento le spore, i semi delle future nuove amebe che con le prime pioggie
torneranno a vivere e brulicare nel sottobosco. Questo è l’esempio della creazione di un Buddhafield
multicellulare temporaneo.”

Il cervello: l’ologramma cibernetico dell’unità vivente

Nello studio del cervello provo un senso di meraviglia e di rispetto nei confronti di Dio. Vedo nel
cervello tutta la bellezza e l’ordine dell’universo. Candace Pert scopritrice delle endorfine

“Dai Buddhafield cellulari stabili nacquero i primi animali. Microscopici esseri multicellulari
acquatici simili alle planarie. Negli animali, si venne a creare una differenziazione cellulare
estremamente più complessa che portò alla formazione dei vari tessuti e sistemi come quello
digerente, respiratorio, circolatorio ecc. In queste unità multicellulari le cellule specializzate
nella gestione delle informazioni si costituirono in un unico sistema cybernetico con i suoi centri
di analisi; nasceva il primo sistema nervoso, con i suoi nervi periferici, con il suo asse centrale
e il suo primo cervello.

Un ologramma informatico dell’intera unità vivente.

I nostri progenitori nascevano già con questo incredibile strumento di conoscenza: prima vermini,
poi pesci del mare, anfibi e rettili e poi ancora da essi i mammiferi, le scimmie e gli umani.

E ogni salto di comprensione corrispondeva ad un nuovo tipo di struttura nervosa e di programma
genetico di gestione, che generava mirabili metamorfosi delle forme che manifestano quell’unica
coscienza vivente. E venne allora il tempo del piacere, e i fiori generarono frutti.

Di padre in figlio l’accelerazione dell’intelligenza e della complessità psichica fu ancora più
rapida, si crearono nuove strategie di sopravvivenza e nuove espansioni di captazione delle
informazioni. Le cellule del cervello si specializzarono in nuove vie di elaborazione di
informazioni, si costituirono in nuovi centri nervosi, in nuove vie di comunicazione, con sempre più
vaste banche di memoria e nuovi e più sofisticati organi di senso e nuovi pensieri… Gli individui
con i sistemi più intelligenti, che meglio si adattavano alle mutevoli condizioni di vita sulla
Terra Gaia, si selezionavano automaticamente, per virtù, intelligenza e anche per una certa dose di
fortuna. Molte specie bellissime perirono per l’aggressività di altre forme animali, molte si
estinsero perchè non poterono modificare la loro struttura, avendo dei codici genetici troppo rigidi
e cristallizzati; altre più sensibili cercarono rifugio nelle aree più impervie del pianeta, nella
profondità degli oceani o nei cieli o tra i ghiacci o nella notte.

Ma la coscienza globale di Gaia, per la prevalenza di Sintropia, stimolava nuove vie e nuove
strategie di evoluzione verso una coscienza sempre più vasta, complessa ed espansa.

Tu, Alice – disse Kermit accarezzandole una spalla – biologicamente sei un’unità vivente di terza
densità… ma psichicamente molto molto di più. La differenza tra te ed un animale intelligente come
un cavallo è enorme: tu sei diventata autocosciente! Tu sai di essere una coscienza.”

Alice lo fissò, ferma, negli occhi con un sorriso enigmatico e consapevole da Gioconda.

Rettili, mammiferi e scimmie: l’asse si verticalizza

Il ramarro li guardava, curioso e immobile, sporgendo la sua verdissima testa dai sassi che
sorreggevano il piano di marmo del tavolo del giardino, quasi facendo finta di nulla. Alice lo
guardava con altrettanto interesse in silenzio, mentre Kermit sorrideva a fianco…

“Uno dei processi più affascinanti dell’evoluzione del sistema nervoso – cara Alice – è la
verticalizzazione dell’asse spinale. Questo bel ramarro, che raramente si avvicina così alle
abitazioni degli uomini, ha il suo asse vertebrale orizzontale e a contatto con la terra.

Se osservi l’intero processo evolutivo dei mammiferi, ti rendi conto che questo asse pian piano si
distacca da terra con l’allungamento degli arti, come nei mammiferi, poi si inclina, come quando un
gatto si siede o meglio ancora nelle scimmie, poi rapidamente con i primi ominidi si verticalizza.

Ad ogni passaggio evolutivo di comprensione, corrisponde un sincronico salto evolutivo del sistema
nervoso, dai semplici cordati si sviluppa il cervello rettile, poi il cervello mammifero ed infine
il cervello umano.

Ci sono forti analogie tra la verticalizzazione del sistema nervoso e l’evoluzione della coscienza.
Pensa solo a quanto accade alla tua coscienza appena ti sdrai sul letto. Il sonno avviene in
posizione orizzontale, la veglia richiede verticalità. L’albero della coscienza – dicono i testi
Yoga – deve essere verticale per permettere all’energia della consapevolezza di salire verso i
centri del cervello. Così l’energia dell’essere si risveglia e si autoconosce. L’autocoscienza:
questo solo ci differenzia dagli altri animali.”

Verso la quarta densità cybernetica- Il periodo verde aureo

All’origine c’era solo l’Atman,
sotto forma di Purusha.
Guardandosi attorno egli non vide altro che se st esso.
E in primo luogo pronunciò le parole:
So Ham, “Io Sono Questo”.

Dalla “Brihad Aranyaka Upanishad”

Il quarto corpo di Dio

La coscienza individuale è il microcosmo della legge dell’Uno. Ra

Si era levata una lieve aria dalla valle, le foglie frusciavano leggere. Kermit continuò
coccolandosi Alice tra le braccia.

“Continua… disse lei a bassa voce”

“Quando ti ricordi di esistere, quando sei presente a te stessa, accade un salto nella tua
coscienza: prima c’eri semplicemente, un attimo dopo la consapevolezza si è come risvegliata.
Esattamente come quando il Grande Vuoto divenne cosciente di Sé, evolvendo, così noi tutti
realizziamo un salto evolutivo acquisendo autocoscienza. Il primo salto quantico verso la coscienza
di Sé – quello che ci permette di essere consapevoli di noi, qui e ora – accadde quando “Alfa”, una
scimmia molto particolare, più lunga e sensibile delle altre scimmie, si trovò, isolata dal suo
gruppo, a godersi la solitudine e divenne dapprima consapevole del proprio corpo che respirava, e
ascoltandolo in silenzio per tempi lunghissimi si sentì “diversa”, diventò consapevole che esisteva,
divenne cosciente di sé e così cambiata, avvicinandosi un giorno ad una quieta fonte per dissetarsi,
si vide rispecchiata nello specchio delle acque, guardò nei suoi propri occhi e si ri-conobbe,
diventando, per un istante, autocosciente.

Qui iniziò l’evoluzione della coscienza spirituale: il seme della “quarta densità cybernetica”. Nel
suo sistema nervoso già così complesso vi fu una spaventosa serie di catene di retroazione: un
feedback di informazioni sui centri di identità del cervello. “Io sono quella”, “Io sono io”.
Accadde quando quel primo pensiero si rigirò su se stesso e divenne un “loop cibernetico
autoreferente”, la base dell’autocoscienza, e la scimmia realizzò: “Ah!… Esisto!”. E iniziò a
temere la morte e gioì e si stupì, come nessun altro animale mai, di essere viva! E rise! E con
quello strano suono che le usciva dalla gola e dalla pancia nasceva la testimonianza di sé. Il
frutto della mente iniziava la sua lunga maturazione.

E la scimmia, grazie a questa comprensione di sé, provocò un’enorme accelerazione evolutiva del suo
sistema nervoso, desiderò conoscere, e comunicare questa sensazione a “Beta”, il suo compagno, e
capire insieme e trasmettere questa comprensione ai loro figli. Così il loro cervello si sviluppò
rapidamente… si espansero le aree superiori della neocorteccia, nacque la possibilità del pensiero
astratto, della previsione del futuro… le banche di memoria si ingigantirono.”

Ma chi sono io?

Tat tvam asi: Tu sei “Quello”. Dai “Veda”

E la forma animale si trasformò e divenne umana. Ma molto tempo passa da quando il seme cade a terra
a quando cresce la pianta fino a produrre i suoi frutti. Per infinite generazioni, gli esseri umani
sentirono dentro questa sensazione di essere una unità di coscienza senza tuttavia riuscire a
realizzare tale stato in modo stabile. Per generazioni l’uomo si chiese: chi sono io? Ma non riuscì
a rispondere, perchè i suoi occhi riuscivano solo a guardare all’esterno, quindi pensò di cercare
risposta alla sua domanda originale fuori di sé, ai confini del tempo e dello spazio, scoprendo le
meccaniche della vita e perdendosi negli specchi del suo cervello, le infinite scatole in cui la
coscienza si nasconde nel processo dell’evoluzione. E così invece di sviluppare la densità
dell’autocoscienza, l’uomo per migliaia e migliaia di anni, continuò a sviluppare ai suoi massimi
limiti la mente di terza densità. Ma tutto ciò non riusciva a colmare la sua ignoranza. Né le sue
macchine, né le sue conoscenze, né i suoi sogni realizzati potevano sedare il vuoto interiore che
sentiva crescere nel suo essere.

Fino a che un giorno un essere umano si fermò, era stanco di conoscere il mondo fuori di sé, stanco
di cercare il piacere, stanco di tutto, così chiuse gli occhi… e si ritrovò. Nel silenzio della
sua mente, riscoprì la pace dell’essere. Non c’era nulla da cercare, era già tutto lì! Era entrato
in quarta densità cybernetica, la prima densità veramente sacra. E si ricordò di Sé… si accorse
che dentro il suo essere c’era il divino …”

Il salto quantico nel divino

È l’Io il centro della vostra vita. E’ da esso che irradiano le cose che formano la totalità del
vostro mondo, ed è in esso che queste convergono. Sebbene ognuno abbia come centro il proprio Io,
voi tutti avete come centro lo stesso Io, che è l’unico Io di Dio.

“Così accade ancora oggi. Spontaneamente, o stimolati dai più evoluti, molti esseri umani entrano in
quarta densità. Da quel momento, per ognuno di essi, le cose non sono più le stesse, e nel tempo
quell’intensa consapevolezza di esistere, dapprima fluttuante, si cristallizza, diventando stabile
coscienza di sé. E la coscienza così realizzata interiormente inizia a trasparire in ogni cosa, ogni
animale, ogni pianta l’intera Terra diventa magicamente sacra.

La quarta densità è la vera natura umana. Se solo le nostre culture, che da millenni si combattono e
ci trasmettono le logiche della divisione e del materialismo, lasciassero il passo ad una nuova
cultura più libera e naturale, basata sulla cooperazione, la pace e il benessere globale, nel giro
di pochi decenni l’umanità tutta entrerebbe spontaneamente in quarta densità. E ci sarebbe solo una
umanità, una sola Terra, un Buddhafield planetario, un Villaggio Globale. Questo è il nostro
destino, la nostra sfida globale: realizzare la Coscienza di Gaia. Quando si è in quarta densità
tutte le parti del nostro essere iniziano a comunicare in modo unitario e coerente, si genera grande
senso interiore perchè il nostro centro di coscienza è sostenuto e riconosciuto da tutte le unità
Cyber di tutti i livelli del sistema. Tutte le cellule del corpo diventano co-creatrici della
coscienza: è una sensazione di grande esultanza interiore, di celebrazione silenziosa. L’intero
essere, sul piano fisico, energetico, mentale e spirituale, si muove all’unisono; e così avviene di
riflesso anche nelle relazioni sociali.

Se anche solo un dieci per cento dell’umanità fosse in quarta densità, si creerebbe una tale
reazione evolutiva a catena che porterebbe nel giro di pochi anni a generare le condizioni di
Buddhafield planetario, porta sulla futura coscienza planetaria di quinta e sesta densità.”

continua…

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