Evidenze sperimentali: musica e cervello. Cosa accade nella testa dei musicisti?

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Evidenze sperimentali: musica e cervello. Cosa accade nella testa dei musicisti?

By Versione Beta di me

9/30/2014

Circa un mese fa ho incontrato un’amica, Loredana Frau, laureata in psicologia clinica con
esperienza nell’ambito delle neuroscienze e neuropsicologia. Come al solito abbiamo iniziato a
parlare di musica e film e tra una chiacchiera e l’altra le ho ho chiesto di scrivere un articolo
sull’influsso della musica nel cervello umano; lei è stata subito entusiasta, quindi ecco a voi
questo interessantissimo pezzo, in cui viene descritto in anteprima assoluta un progetto dedicato allo studio dell’elaborazione linguistica, in cui Loredana è coinvolta.

Come è nata la musica?

Come il linguaggio, la musica è uno dei fondamenti di ogni civiltà. Jaak Panksepp, neuropsicologo
studioso delle emozioni affermò la musica deriva dalle grida emesse dai primi ominidi quando
qualcuno si allontanava dal gruppo. Nel mondo degli animali queste grida servono a conservare il
contatto tra madre e figlio e allinterno del gruppo sociale. Non c’è stata civiltà umana che prima
o poi non abbia sviluppato un proprio sistema musicale. La trasformazione dei canti di richiamo in
linguaggio musicale, avvenne con la costruzione dei primi strumenti musicali più di 50.000- 60.000 anni fa (percussioni, flauti in osso).

Quando nasce la competenza musicale?

Un feto risponde ai suoni e ai rumori a partire dal secondo trimestre della gravidanza e un neonato è capace di riconoscere la voce della propria madre.
Uno studio del 2010 condotto da Daniela Perani e collaboratori, ha dimostrato il coinvolgimento
dellemisfero destro nellelaborazione della musica fin dalla nascita e dunque una specializzazione
emisferica per i suoni. La risonanza magnetica durante la presentazione di brani di musica
occidentale ha analizzato lattività del cervello dei neonati con 24÷48 ore di vita, quando
lesperienza uditiva alla musica è ancora minima o nulla: la musica di Mozart, Schubert, Chopin,
attiva un circuito a livello dellemisfero destro come negli adulti esposti da tempo alla musica. I
risultati indicano anche che i neonati sono sensibili ai cambiamenti di intonazione e ritmo, armonie e dissonanze, variazioni di ritmo, timbro e tempo.

Quali sono i luoghi del cervello, specifici dellarricchimento musicale?

La musica richiede lattività di molte parti del cervello e coinvolge sia il pensiero che i sentimenti.
Vi sono coinvolte numerose funzioni cognitive (ad esempio, percezione, memoria, attenzione,
linguaggio, etc.) nellelaborazione musicale, con differenze individuali legate principalmente al livello di esperienza musicale.

A supportare la tesi generale che esistono diverse componenti implicate nellelaborazione della sola
informazione linguistica (componenti fonologica, lessicale-semantico e/o sintattico-grammaticale), è
uno studio sperimentale a cui ho contribuito nella costruzione e somministrazione di un set di
stimoli verbali per raccogliere/esaminare di persona le risposte dei pazienti. La ricerca è stata
condotta presso lOspedale San Camillo (IRCCS)- Lido di Venezia con persone afasiche in seguito ad un ictus.
Non posso ancora anticipare i risultati perché verranno discussi per la prima volta al 52nd Annual Meeting of the Academy of Aphasia il prossimo cinque Ottobre a Miami.
I soggetti in seguito ad una lesione alle fibre del fascicolo arcuato riportano un disturbo
specifico del linguaggio, chiamato Afasia di Conduzione o di Ripetizione (deficit di tipo
fonologico). Malgrado siano in grado di udire e comprendere il linguaggio, di leggere o di parlare
spontaneamente seppur con qualche difficoltà di articolazione, se si chiede a loro di ripetere le parole, non ne sono capaci.

Vi riporto tre esempi che chiariscono tale compromissione, nel caso in cui dovessi invitare il paziente afasico a ripetere una parola.
Istruzione: telefono. Risposta: tete tete tellolo no pronto; Istruzione: ombrello. Risposta: om…ro po lacqua.
Istruzione: Dinverno cade la neve. Risposta: an de freddo la la bianca la no cade la nevi…
Risulta dunque chiaro che in seguito ad una specifica lesione cerebrale, le persone possono
riportare alterazioni di una e/o più componenti linguistiche (spesso accompagnate anche ad altre
tipologie di disturbi come quelli della scrittura, del calcolo, della lettura, etc).
Divagazioni a parte, come è noto il nostro cervello è formato da due emisferi. Entrambi sono
coinvolti nei molteplici aspetti della musica. Basti pensare alla capacità di percepire laltezza
dei suoni o il ritmo, comporre o leggere gli spartiti, ricordare, riprodurre e rievocare le note,
interpretare le parole, attivare le emozioni, suonare gli strumenti fino alla creatività ed espressività musicale.
A livello generale si può dire che nellemisfero sinistro esistono regioni specializzate nella
comprensione uditiva delle parole e nella produzione verbale. Lemisfero destro viceversa
codificherebbe prevalentemente materiale visuo-spaziale (componenti percettive prive di significato simbolico come luce, suoni e melodie).

Quali benefici nei musicisti?

Numerosi studi sul funzionamento del cervello dei musicisti provano che la continua esposizione alla
stimolazione musicale è in grado di influenzare lorganizzazione funzionale e anatomica di alcune
strutture cerebrali. E stato dimostrato che nel cervello dei musicisti ci sarebbe infatti una
comunicazione maggiore tra i due emisferi e incrementi del volume della sostanza grigia dovuti a una
maggiore connettività (sviluppo di dendriti e sinapsi tra i neuroni) a livello delle aree uditive e
motorie. Inoltre nel musicista di lunga data, ludito si adatterebbe alluniverso dei suoni,
sviluppando una maggiore resistenza al decadimento fisico, rispetto a quanto invece accade in chi ha
avuto pochi o sporadici approcci con la musica. Un allenamento intensivo in tarda età è stata
associata ad una migliore capacità di decodificare i discorsi da parte degli anziani, e di
conseguenza la loro capacità di comunicare in ambienti complessi e rumorosi. Scienziati
dellUniversità di Liverpool hanno scoperto che anche una breve formazione musicale può far aumentare il flusso del sangue nellemisfero sinistro del nostro cervello.

Adesso vi voglio proporre un QUESITO: ascoltando due musicisti jazz durante una jam session non vi è
mai capitato di avere la sensazione di assistere ad un vero e proprio dialogo dove le note ricamano
frasi perfettamente cucite una dietro laltra? Un caso?!? In uno studio furono sottoposti a
risonanza magnetica funzionale (fMRI) alcuni musicisti jazz impegnati nel trading fours,
lesecuzione a turno di brevi assoli (generalmente quattro battute) come un botta e risposta. I
risultati evidenziano che durante lattività di improvvisazione musicale verrebbero attivate le stesse aree cerebrali del linguaggio parlato.

Perché ci sentiamo cosi coinvolti durante lascolto di un brano musicale?

Cosi come quando un cucciolo sente la voce della madre, i suoi peli si rizzano e lo riscaldano anche
noi abbiamo avuto esperienza dei brividi di piacere suscitati dalla musica. Da un punto di vista
cerebrale, la musica attiva il sistema limbico e mesolimbico legati a processi di auto
gratificazione e ricerca del piacere; gli stessi vengono coinvolti quando si prova eccitazione sessuale o si assumono droghe.

Cosa succede quando ascoltiamo un genere musicale?

Si riconosce lattivazione di schemi neuronali creati in base alla nostra esperienza e cultura
dorigine. Se fossimo nati in Tanzania, probabilmente non ascolteremo metal, ciò non perché i Masai
siano refrattario al metal, ma perché la loro grammatica musicale sviluppata dalla loro cultura non
decodificherebbe quella matallica, cosi come noi, avremmo difficoltà a misurarci con le loro musiche
(ho provato su youtube ad ascoltare la loro musica= CONVULSIONI!), Questo perché il nostro cervello
cercherà di ricondurci a ciò che abbiamo appreso dalla nostra cultura. Tuttavia secondo uno studio
pubblicato su Scientific Reports, ascoltando Bach o i Beatles, generi musicali che differiscono per
molte caratteristiche melodiche, ritmiche e armoniche, la risposta del nostro cervello non cambia.
Inoltre durante l’ascolto della musica preferita, si è osservata una maggior attivazione
dell’ippocampo, deputato a rievocare esperienze emotive e pensieri consolidati (Wilkins & coll., 2014).

Geni musicali: i casi di Beethoven e di Blind Tom.

Spiegare come nasce un genio non è affare da poco. Lipotesi oggi più accreditata è che il genio sia
la vincente combinazione di fattori genetici, studio, disciplina, ambiente culturale favorevole, e
istruzione di altissimo livello. Allora come è possibile comporre sinfonie senza sentire le note o suonare un piano con un limitato quoziente intellettivo?

A tal proposito vi racconto brevemente la storia di due geniacci musicali un pò sfigatelli che sono
la prova evidente di come sia possibile sviluppare un cervello musicale, a prescindere dal restante
funzionamento cognitivo. Tutti sanno più o meno che la maggior parte delle opere di Beethoven come
il celebre Inno alla gioia, furono composte quando era completamente sordo. Si dice che Beethoven
tagliò le gambe del suo pianoforte, in modo tale che la tastiera del piano toccasse terra, e lui,
mettendo lorecchio sul pavimento, riuscisse a sentire le vibrazioni delle note. Questo poteva
funzionare quando ludito non era ancora perso, ma, in piena sordità ogni metodo era inutile. Per la
cronaca, una persona che nasce sorda non può sapere cosa sia lesperienza del suono ma se diventa
sorda e ha una mente che è intonata da un punto di vista armonico e ha un orecchio interno che gli
fa sentire ciò che legge o che scrive nellinvenzione musicale, allora un sordo non potrà suonare ma
potrà comporre. Il grande compositore ha ricominciato a seguire la musica che aveva dentro. Ecco cosera per Beethoven la musica: pura astrazione.
La seconda storia riguarda Thomas Green Bethune (1849-1909), meglio conosciuto come Blind Tom. Si
tratta di un giovane schiavo cieco che si esibì nel mondo intero. Fino alletà di cinque anni non
parlava, né manifestava altro segno di intelligenza se non interesse per la musica che sentiva
suonare. Dalletà di quattro anni inizia a suonare le composizioni di Mozart e Beethoven, ad
improvvisare senza saper leggere la musica e a distinguersi per la straordinaria capacità di memorizzare dopo un solo ascolto.
Il suo lessico contava meno di cento parole, ma il suo repertorio musicale era di oltre 7000 brani.
Tom nei giorni nostri sarebbe considerato un bambino autistico destinato al Nobel.

Matt Savage, nato nel 1992, é un giovane musicista americano con la Sindrome di Savant- Sapiente idiota
Guarda il documentario >> https://www.youtube.com/watch?v=XUwL7jjLNV4

Esistono patologie legate allincapacità di comprendere ed eseguire la musica?

Lamusia è una patologia neurologica che descrive tale incapacità. Non è un problema delludito. Chi
soffre di amusia riesce a sentire i suoni ma non riesce a distinguere una melodia da unaltra, a
cantare in maniera intonata o a capire lo stato danimo di chi parla. Gli amusici non riescono
nemmeno a distinguere una cantilena da un inno nazionale o da una sinfonia di Mozart. Si dice che
Che Guevara, presunto amusico, non sapesse distinguere tra di loro nessun genere musicale, tanto da
ballare in un’occasione speciale, un tango anziché una samba, lasciando di stucco gli spettatori. Al
contrario i soggetti affetti dalla sindrome di Williams che presentano un apparato udito molto
sensibile, manifestano una buona memoria uditiva e un notevole interesse nella musica, che si
manifesta con una straordinaria abilità musicale; apprendono con estrema facilità le canzoni.

La musica può essere usata come terapia nel trattamento di alcune patologie?

Si parla del famoso effetto Mozart per descrivere la musica come un ottimo strumento in grado di
modificare positivamente lo stato emotivo , fisico e mentale. Lausilio della musica (e ancora di
più la musicoterapia) essendo in grado di modulare le emozioni e il livello di eccitazione di un
individuo, contribuisce anche in modo clinico non solo come modulatore dello stress e dumore in
sindromi dansia e depressione ma anche come forma di terapia nel trattamento di disturbi
comunicativi, quali autismo o handicap conseguenti alla sordità, e nei disordini del movimento come il Morbo di Parkinson.

da stereorama.it

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