Alle popolazioni di cacciatori-raccoglitori bastano meno ore di sonno che a noi, forse perché godono
di una maggiore regolarità nei ritmi circadiani.
1 marzo 2025 – Elisabetta Intini
La tecnologia è spesso incolpata di toglierci il sonno. Ma è davvero così?
Nelle chiacchiere mattutine davanti a un caffè è difficile trovare qualcuno che non lamenti il poco
sonno. Siamo soliti pensare che le moderne abitudini e la presenza invasiva della tecnologia abbiano
accorciato il riposo notturno: ma è proprio vero? No, secondo uno studio che ha confrontato il sonno
nelle società industrializzate con quello di contesti lontani dagli agi e i disturbi della vita
moderna. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori dormono meno di noi, ma hanno ritmi circadiani
più regolari.
In base alla ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, sarebbe proprio la scarsa
regolarità dei ritmi circadiani (i cicli, nell’arco delle 24 ore, con cui si ripetono certi processi
fisiologici) a farci percepire le ore di sonno che dormiamo come poco riposanti.
NON DORMIAMO MENO: SIAMO MENO RIPOSATI. Si è soliti dare per scontato che la pervasività degli
schermi di computer, TV e cellulari abbia diminuito le ore di sonno che ci concediamo per notte. Ma
la maggior parte degli studi che lo affermano si basano su valutazioni individuali e non su metodi
di monitoraggio più rigorosi, come i dispositivi indossabili che rilevano l’attività fisica o gli
elettrodi che registrano le onde cerebrali. Le ricerche costruite su misurazioni più attendibili
rivelano che non c’è stato un declino nella durata del sonno negli ultimi cinquant’anni.
NOTTI BREVI E MOVIMENTATE. Passati studi di questo tipo avevano rivelato durate del sonno
sorprendentemente brevi (e ricche di interruzioni) nelle popolazioni di cacciatori-raccoglitori
moderne. Per esempio i San (un tempo noti come boscimani: un popolo che vive nella regione desertica
del Kalahari, tra Sudafrica, Namibia e Botswana) dormono in media 6,7 ore a notte; gli Hadza della
Tanzania 6,2 ore, i Bayaka, nella Repubblica Centrafricana e nel Congo, 5,9 ore; e gli Himba, un
popolo di allevatori nomadi della Namibia, 5,5 ore.
RIPOSO A CONFRONTO. Per il nuovo lavoro, Leela McKinnon e David Samson, dell’Università di Toronto
Mississauga, hanno analizzato 54 studi sul sonno condotti in ogni parte del mondo, comparando le
abitudini di sonno delle società industrializzate con quelle di piccole popolazioni lontane da tutto
abitanti dell’Amazzonia, del Madagascar e delle Isole del Pacifico. In tutto, sono state coinvolte
866 persone: non un numero massiccio, ma è il campione più rappresentativo finora in studi di questo
tipo.
SONNI LUNGHI E SICURI. In generale, le persone coinvolte nello studio si sono attestate su 6,8 ore
di sonno in media a notte.
Ma nelle società non industrializzate la media è stata di 6,4 ore, contro le 7,1 delle società
industrializzate. Dunque dormiamo di più, e in modo “più efficiente”: passiamo a dormire l’88% del
tempo che trascorriamo a letto. Per le popolazioni non industrializzate, le ore di sonno effettivo
rappresentano il 74% del tempo trascorso a letto.
Per i ricercatori, i guadagni in ore di sonno e in efficienza dipendono dalle migliori condizioni di
sicurezza delle nostri notti, non trascorse a evitare predatori e popolazioni rivali.
RITMI IRREGOLARI. In cambio, però, abbiamo perso regolarità nei ritmi circadiani: nelle società
industrializzate, l’indice di funzionalità circadiana, che valuta le condizioni del nostro orologio
interno, raggiunge un punteggio di 0,63, contro la media di 0,7 di quelle non industrializzate.
Siamo meno esposti a stimoli che regolarizzano e tutelano la ciclica regolarità dei ritmi
fisiologici, come la luce diurna o le basse temperature notturne. Potrebbe essere questo il motivo
per cui troviamo il sonno meno ristoratore, anche se lo studio non ha verificato questa ipotesi.
royalsocietypublishing.org/doi/10.1098/rspb.2024.2319
da focus.it
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