Domande frequenti sul buddismo

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Domande frequenti sul buddismo

1) Un buddista in che cosa crede?

Un buddista crede che il pieno risveglio spirituale sia la sua vera natura e
che la pratica della meditazione sia lo strumento per suscitarlo qui e ora.
Un’antica metafora dice che il risveglio è come una pietra focaia e che la
pratica della meditazione è come l’acciarino che fa scoccare la scintilla.

2) Un buddista crede nell’aldilà?

Il buddismo comprende un gran numero di miti e credenze sull’aldilà che,
comunque, non formano un “credo” paragonabile a quello delle religioni
abramitiche. La credenza più diffusa e condivisa è senza dubbio quella nella
rinascita, che però non va intesa come “reincarnazione” o metempsicosi,
perché secondo il buddismo non esiste alcuna anima individuale; e senza
un’anima individuale non può esserci alcuna “trasmigrazione”. Quel che
rinasce è soltanto un’energia generata dalle volizioni (anche inconsce)
della mente dell’individuo nel corso della vita. Perciò quel “quid” che
rinasce non è un’anima individuale, ma solo karma impersonale, per usare una
parola tanto abusata quanto, spesso, malintesa.

3) Che cosa significa karma?

Karma è una parola sanscrita che vuol dire azione, atto. L’etimologia è la
stessa della parola latina “creare”. Col tempo, però la parola karma è
venuta via via ad assumere, nel linguaggio popolare, i significati di
“risultato dell’azione”, “predestinazione” ed anche “destino”. Ma nel
buddismo per karma s’intende soprattutto l’energia sottile della volizione
associata ad ogni azione che compiamo. Per esempio, se all’azione si associa
una volizione gentile e nonviolenta, ciò produce, inanzitutto nella mente (e
quindi nel “destino” che la nostra mente ci creerà) un buon effetto; mentre,
al contrario, se all’azione si associa una volizione distruttiva e violenta,
ciò produrrà, inanzitutto nella mente di chi la fa (e quindi nel suo
“destino” che la sua mente gli creerà) un cattivo effetto. Credere nel
karma, perciò, non significa adagiarsi nel fatalismo, ma, al contrario,
prendere in mano la propria vita, perché la qualità del nostro futuro – non
solo di quello remoto, ma anche di quello prossimo, immediato, che comincia
qui e ora nella nostra mente – dipende interamente da noi. Credere nel karma
vuol dire credere d’essere gli artefici del proprio destino.

4) I buddisti adorano Buddha?

Il buddismo esiste da 2500 anni e nel corso dei secoli ha dato origine a
numerose pratiche devozionali di adorazione dei Buddha divinizzati e dei
Bodhisattva (una specie di santi buddisti) che vengono invocati per
riceverne grazie e benefici. Anche i seguaci delle scuole più
rappresentative dello spirito originario del buddismo antico tributano al
Buddha un deferente omaggio che sconfina nell’adorazione. Va però ricordato
che un buddista, mentre adora il Buddha, sa che quel Buddha cui sta rendendo
omaggio formale è in realtà latente dentro di lui. L’autentico significato
dell’omaggio al Buddha è un rammemorarsi che la qualità che il Buddha
rappresenta, cioè il pieno risveglio spirituale, è la vera natura di ogni
essere senziente dell’universo.

5) Come si fa a diventare buddisti?

Diventare buddisti è semplice: basta cominciare ad astenersi dall’agire
male, cercando di fare invece il bene, dedicandosi nel contempo alla
meditazione per purificare la mente. Per far ciò non è necessario
convertirsi al buddismo, né iscriversi al partito buddista e non è nemmeno
necessario abiurare la religione dei propri antenati. Basta cominciare a
mettere in pratica i comandamenti che già si conoscono. Per esempio, essendo
gentili con gli altri e magari anche generosi, mettendo a disposizione di
chi ha davvero bisogno una parte dei nostri averi e del nostro tempo.

5) La filosofia buddista sembra complicata. Non è un ostacolo alla sua
diffusione?

Se il buddismo nel corso dei secoli s’è diffuso in tutta l’Asia ed ora ha
cominciato a penetrare anche da noi, ciò è dovuto al fatto che presenta
aspetti che fanno presa immediata e che non abbisognano di educazione
filosofica per essere compresi. La gentilezza, la nonviolenza,
l’atteggiamento compassionevole verso tutti gli esseri senzienti
dell’universo, l’attenzione ad ogni più piccolo gesto del vivere quotidiano,
sono atteggiamenti che fanno presa su chiunque e sono universalmente
apprezzati. In ogni caso la prima cosa è vedere il il Buddha in sé stessi e
in tutti gli altri esseri viventi; la seconda è la pratica della meditazione
per liberare la mente da tutte le ostruzioni e sovrastrutture mentali che
inibiscono la percezione della nostra vera natura; la terza è lo studio, che
dev’essere funzionale alla pratica e non sostituirsi ad essa. Il buddismo,
secondo una celebre allegoria, è come una zattera, che serve per
attraversare il flusso della sofferenza esistenziale e che, una volta
servita allo scopo, si può anche buttare. Non è il caso di portarsela sempre
appresso una volta giunti all’altra riva, e nemmeno di portarsela in testa
senza neanche attraversare …

6) Meditare è difficile?

Meditare è semplice, tuttavia non è facile. Il cuore della meditazione
buddista consiste nel prestare una viva attenzione a tutti i particolari
della vita quotidiana. La pura terra di Buddha è qui e ora e possiamo
cominciare anche subito a camminarci. Basta essere vividamente coscienti
delle miriadi di cose che ci vengono incontro ad ogni istante. Basta aprirsi
all’attenzione, distogliendo la mente dal suo incessante dialogo interno e
portandola sulla realtà del momento presente, alla vita che già stiamo
vivendo. Ci sono molte tecniche e pratiche, ma in realtà, quel che conta è
l’intenzione, ossia il cuore. Meditare come un buddista vuol dire dare
attenzione alla meraviglia che il momento presente dispiega di fronte alla
nostra percezione in ogni prezioso istante della nostra vita; inoltre vuol
dire praticare non solo per se stessi, ma a beneficio di tutti gli esseri.

7) Che cos’è un mantra?

Un mantra è una giaculatoria, una preghiera. Nel buddismo ci sono molti
mantra. Ma un mantra può anche essere molto personale e non è nemmeno
necessario che sia buddista. Basta che sia buddista l’intenzione con cui lo
si proferisce. In preghiera è meglio avere un cuore senza parole piuttosto
che parole senza cuore: perciò nel buddismo, anche il semplice atto del
respirare con cosciente attenzione, può diventare una silenziosa e
inespressa preghiera senza parole al principio divino che pervade tutto. La
cosa importante, quando si proferisce un mantra, è l’intenzione di portare
luce e sollievo dalla sofferenza a tutti gli esseri senzienti dell’universo,
perché tutto il mondo, tutti i mondi possibili, possano essere in pace e
felici.

8) Quali sono i comandamenti buddisti?

Non si tratta di comandamenti veri e propri, ma di linee-guida per agire in
modo da non nuocere né a se stessi né agli altri esseri. Non sono
l’espressione dell’autorità esterna di un Buddha che ci dice che cosa fare o
non fare, ma sono piuttosto, l’espressione della nostra vera natura
compassionevole e illuminata, che in tal modo comincia a manifestarsi.
L’etica buddista è il comportamento naturale d’una persona illuminata: se la
mettiamo in pratica, comportandoci “come se” fossimo già illuminati, diamo
modo a questa natura che è nello stesso tempo immanente e trascendente di
manifestarsi. In ogni caso il primo precetto è: non uccidere! L’astensione
dalla violenza in ogni sua forma è la caratteristica principale del vero
praticante buddista. Poi c’è la non-appropriazione, che copre un campo più
vasto del semplice non rubare. In terzo luogo abbiamo l’astensione da una
condotta sessuale che arrechi dolore a noi stessi o ad altre persone. In
quarto luogo c’è la retta parola, che è una parola sincera, gentile e
necessaria. In quinto luogo abbiamo l’astensione da ogni sostanza o alimento
che possa alterare lo stato mentale e quindi ostacolare la pratica della
vigilanza, cioè soprattutto (ma non solo) alcolici e droghe.

9) I buddisti sono vegetariani?

Il buddismo non prescrive il vegetarismo, ma molte persone, in seguito alla
pratica della meditazione sviluppano col tempo una sempre maggiore
compassione verso tutti gli esseri che li porta naturalmente verso un sempre
minore consumo di carne.

10) A lei personalmente che cosa ha dato il buddismo?

Molte piccole e grandi cose, ma sopra tutte, direi, un grande rispetto, che
sconfina nell’adorazione, del momento presente.

da www.meditare.net

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