DNA Vernetz intelligence

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Vernetz intelligence

di: Alessio Mannucci – ecplanet.net

“Una parola gentile può scaldare tre montagne innevate” (proverbio giapponese)

Dalla Russia arriva invece un’altra affascinante ipotesi, sul ruolo del DNA in generale, che si
ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei “maestri spirituali”, secondo
cui il nostro corpo può essere programmato dal linguaggio, dalle parole (dal Logos) e dunque dal
pensiero. I due ricercatori russi Grazyna Gosar e Franz Bludorf, autori del libro “Vernetz
Intelligence”, sostengono di poterlo provare scientificamente. Sostengono che si potrebbe affermare
una scienza completamente nuova, capace di riprogrammare il DNA con le sole parole, senza dover
prelevare, modificare e reintrodurre singoli geni.

Per arrivare a questa strabiliante conclusione, i due si sono messi ad esplorare proprio il “junk
DNA”, assieme a linguisti e genetisti, partendo dall’idea che tutto il DNA umano, oltre ad essere
responsabile della struttura del nostro corpo, servirebbe anche come elemento di comunicazione. Per
dimostrare questa teoria, hanno applicato le regole sintattiche (il modo di mettere insieme le
parole per formare le frasi), semantiche (lo studio del significato delle parole) e le regole base
della grammatica allo studio del DNA, che secondo loro agirebbe proprio come un linguaggio. Questo,
secondo i ricercatori, spiegherebbe il misterioso insorgere del Logos e della coscienza nell’essere
umano.

Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno invece analizzato le
qualità vibrazionali del DNA, ovvero le sue frequenze. E sostengono che la sostanza del DNA (solo se
considerata nel tessuto vivo) reagisce alle onde elettromagnetiche, sia luminose che radio, se
vengono utilizzate le frequenze giuste. Questo spiegherebbe perché per il nostro DNA reagire alle
frequenze (onde sonore) del linguaggio sarebbe perfettamente naturale.

I ricercatori russi sostengono inoltre di aver creato delle tecniche per influenzare il metabolismo
delle cellule attraverso frequenze di luce e onde radio per riparare i difetti genetici senza
interventi invasivi. Arrivando perfino a riprogrammare le cellule e trasformare, per esempio,
embrioni di rana in embrioni di salamandra. Altro che musicoterapia, qui siamo in un territorio di
confine tra magia, scienza e tecnologia. E non finisce qui.

I ricercatori russi dicono anche di aver scoperto che il nostro DNA può creare delle interferenze
nel vuoto, arrivando a produrre dei “tunnel spaziali”, equivalenti nel mondo del micro ai cosiddetti
“ponti Einstein-Rosen” nel mondo del macro. Nel racconto “L’ultimo Ponte di Einstein-Rosen” di Rudy
Rucker, un bambino trova in un campo di asparagi una sfera brillante, delle dimensioni di una
pallina da albero di Natale; osservandola vede in essa un’immagine che inizialmente interpreta come
il suo riflesso, guardandola meglio vede una figura aliena, un essere di un altro mondo, e dietro
essa altre figure, un cielo, un campo, tutto all’interno della piccola sfera.

La sfera è un “ponte di Einstein-Rosen”: per il bambino è come se un intero universo dalle
dimensioni infinite fosse contenuto in quella pallina di dimensioni finite. Questa idea di mondi
paralleli in comunicazione, della presenza di un mondo infinito in uno spazio finito, è stata
trasposta visivamente in numerose opere di M.C. Escher: curiosa è la somiglianza tra la situazione
riportata nel racconto di Rucker e l’illustrazione Mano con sfera riflettente, in cui è
rappresentata la mano dell’artista che sorregge una sfera a specchio.

L’evocazione di mondi simultanei è descritta dallo stesso Escher: In questo specchio egli [il
disegnatore] vede un’immagine molto più completa dell’ambiente circostante, di quella che avrebbe
attraverso una visione diretta. Lo spazio totale che lo circonda – le quattro pareti, il pavimento e
il soffitto della sua camera – viene infatti rappresentato, anche se distorto e compresso, in questo
piccolo cerchio. Sono contemporaneamente presenti due mondi: quello che l’artista percepisce e
quello a cui le sue percezioni non possono arrivare, nello stesso posto e nello stesso momento. La
rappresentazione di mondi simultanei è stato il tema fondamentale dell’opera di Escher e si è
avvalso di studi grafici e di rigorose modellizzazioni matematiche, frutto di lunghe ricerche.

Tornando ai ponti di Einstein-Rosen, si chiamano così perché furono teorizzati da Einstein quando
lavorava a Princeton con Nathan Rosen negli anni ‘30. I due scoprirono che le equazioni della
relatività proposte dal fisico tedesco Karl Schwarzschild rappresentavano i buchi neri come un ponte
tra due regioni dello spazio-tempo, ovvero un collegamento tra aree distanti nell’universo,
attraverso i quali si può trasmettere, in teoria, al di fuori del continuum spazio-temporale,
perfino da un Universo ad un altro.

Ma che c’entra con il DNA?

Sempre secondo i ricercatori russi, Il DNA è la chiave del processo chiamato di “ipercomunicazione”,
come la telepatia o il channeling, che investe la coscienza. Un esempio di ipercomunicazione lo
troviamo, per esempio, nel mondo degli insetti. Quando la regina di un formicaio viene separata
dalla sua colonia, le formiche lavoratrici continuano il loro lavoro secondo un piano preciso. Ma se
la regina rimane uccisa, tutte finiscono di lavorare; nessuna formica sa più cosa fare. Sembra
quindi che la regina trasmetta i suoi “piani di costruzione” anche a distanza attraverso la
coscienza di gruppo dei suoi sudditi. L’importante è che sia viva.

Negli umani, spesso si ha un fenomeno di ipercomunicazione quando improvvisamente si ha accesso a
informazioni al di fuori della propria conoscenza personale. Questa ipercomunicazione transpersonale
viene descritta come ispirazione, intuizione o trance. Lo psicologo Carl Jung definiva queste
esperienze come “sincronicità” e per spiegarle faceva ricorso alla sua teoria dell’ “inconscio
collettivo”. Il compositore Giuseppe Tartini una notte sognò il diavolo seduto accanto al suo letto
che suonava il violino. La mattina successiva Tartini fu in grado di ricordarsi esattamente lo
spartito e scriverlo: ne risultò la sonata “Il Trillo del Diavolo”. Un infermiere 42enne per molti
anni sognò una situazione nella quale era collegato a una specie di enciclopedia sotto forma di
CD-Rom. Nel sogno gli venivano trasmesse delle conoscenze di ogni genere, e la mattina seguente era
in grado di ricordare tutto l’enorme flusso di informazioni, fatto anche di molti dettagli tecnici
estranei alla sua conoscenza.

Tutti questi casi di ipercomunicazione, secondo i ricercatori russi si possono spiegare attraverso
l’esistenza di ponti energetici, che si formano a livello del DNA, dei veri e propri buchi neri
genetici, che trasmettono e ricevono mediante le onde elettromagnetiche prodotte dalla coscienza in
forma di sia di pensieri che di parole. D’altronde, l’idea che la coscienza e il pensiero
influiscano sulla materia non è poi così pazzesca. Che i nostri corpi producano delle aure
elettromagnetiche è risaputo, sono state anche misurate. L’armonia del corpo su un piano
strettamente fisico è armonia elettro-chimico-magnetica.

Il taoismo, antica filosofia cinese, fonda i suoi principi sull’esistenza di un’energia chiamata
Ch’i, la quale è formata da due componenti: Yang (energia, +) e Yin (materia, -): l’una non può
esistere senza l’altra. Tutto l’esistente è dato dalle interazioni di yin e yang. In fisica vige la
definizione di energia data da Einstein: E= m c2 (Energia = massa per velocità della luce al
quadrato). La formula indica chiaramnete come materia e energia siano strettamente legate, se non
perfino due aspetti della stessa realtà. Tutto ciò che esiste è formato da materia (massa) ed
energia. Anche l’uomo. Ogni cosa differisce da un’altra perché il suo insieme particolare è diverso;
ogni cosa è diversa perché particolari e differenti sono le masse e le energie che la compongono.

Nessuno però fino ad oggi si era azzardato a formulare una teoria scientifica
dell’elettromagnetismo, la cui validità è ancora tutta da dimostrare, che chiamasse in causa
linguaggio, coscienza e DNA. Anche se molti antropologi hanno spesso rimarcato come l’evoluzione
culturale della nostra specie si deve soprattutto al simbolismo che utilizziamo, ovvero al
linguaggio, e che il linguaggio può essere paragonato ad una azione, che parlare, sotto il profilo
motorio, equivale a scheggiare una selce. Il ruolo fondamentale che azioni e movimenti hanno nella
costruzione dei processi di rappresentazione mentale risulta evidente fin dalle prime fasi di
sviluppo dell’embrione: il movimento produce delle modificazioni nell’ambiente circostante, le
conseguenze di queste modificazioni vengono percepite e tale percezione modifica i movimenti
successivi.

È così che il movimento si fà linguaggio.

Le prime sillabe o parole pronunciate dall’essere umano sono state sicuramente di tipo onomatopeico,
ovvero riproducevano un suono della natura (il vento, il mare, la pioggia) e il linguaggio ha
cominciato ad assumere gradualmente una certa forma e ritmo quando gli esseri umani hanno
riconosciuto le proprie emozioni e sentito il bisogno di esprimerle. L’AUM, nella tradizione sacra
orientale, ha una funzione simile: rievocare il ritmo iniziale della creazione e creare armonia in
se stessi. Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento
potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo della mente o indurre nella stessa
contenuti diversi dagli usuali.

La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista
etimologico risulta dalla fusione del suffisso “tra”, abitualmente usato per formare nomi di
strumenti musicali, e dalla radice verbale “man” che può riferirsi all’atto del pensare. Si potrebbe
dunque interpretare come: “strumento per pensare” o “strumento per la mente”. Una diversa
interpretazione, ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini
ossia “manana” (sempre riferito al mentale) e “trana” (liberazione). Il Mantra è per la cultura
indiana è dunque uno strumento verbale a cui si attribuiscono straordinari poteri. “Una parola o una
formula (che) rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa
nella mente, in forma cristallizzata” (Zimmer – Myhts).

Esistono, pare, circa settanta milioni di formule: quelle utili per superare un disagio, per avere
successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggere dai pericoli e dalle difficoltà, per
infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni Mantra dell’ Atharva Veda avevano la
funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti
autorevoli testi si legge fra le righe che con l’utilizzo di un Mantra appropriato tutto sembra
divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il Mantra allo “Shabda Brahman” o
“suono divino”.

Correttamente recitati e intonati divennero nell’antichità parte integrante della liturgia,
ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta. Rivolgendosi invece
al misticismo ebraico, troviamo la Cabala o Qabbalah (“tradizione”, “ricezione”, ma anche
“parallellismo” o “corrispondenza”) parola che indica in generale la mistica ebraica in tutte le sue
forme. La Cabala è un insieme di corrispondenze che unificano i vari livelli della creazione, sia
fisici che spirituali. Essa considera tutto il creato in uno “stato di corrispondenza” che permette
di risalire alle cause spirituali dei fenomeni terreni, e viceversa.

Il più antico libro della Cabala, il Sefer Yetzirà, mette in corrispondenza le lettere dell’
Alef-Beit con tutta una serie di entità spazio-temporali. Ogni lettera è alla radice di un mese, di
un giorno della settimana, di un pianeta o di una costellazione, di parti e organi del corpo umano e
dei loro corrispettivi spirituali. Tutto questo rientra nella concezione, tipica delle filosofie
orientali, che per il nostro benessere e la nostra crescita spirituale è necessario nutrirci di
suoni che riequilibrino le nostre cellule riproducendo al loro interno particolari suoni armonici.
“Il suono originale, o la Parola, mette in vibrazione la materia di cui tutte le forme sono fatte e
inizia quell’attività che caratterizza anche l’atomo della sostanza” (dal “Trattato di Magia Bianca”
di A. Bailey).

La mente crea e dà forma a idee, pensieri e concetti, emozioni e sentimenti infondono forza, la
Parola mette in moto queste entità dotate di vita propria, rendendole capaci di interagire con
l’ambiente così che, attirando e respingendo magneticamente l’energia circostante, producono
risultati materiali e tangibili. Tale è il potere della parola e l’importanza che riveste la
comunicazione. I rapporti umani, nelle loro molteplici forme, sono il campo d’azione della
comunicazione. E nella comunicazione è insito un magnifico potere creativo, chi può negarlo. Scrive
Giovanni: “In principio era il Verbo (…) e il Verbo era Dio. (…) E il Verbo si fece carne e
venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre,
pieno di grazia e di Verità”. Gesù il Cristo disse: “Quello che entrerà nella vostra bocca non vi
può contaminare, ciò che esce dalla vostra bocca vi contamina”.

Eraclito usa il termine logos per indicare la verità, la legge generale del cosmo, l’armonia alla
quale obbediscono sia il mondo naturale che l’uomo. È legge divina, legge universale e principio
naturale interno alla physis, secondo il quale tutte le cose nascono e muoiono. È l’unità
sottostante all’apparente molteplicità del mondo naturale: “Ascoltando non me, ma il logos, è saggio
convenire che tutto è uno”. La seconda accezione di logos, che ha l’equivalente latino in ratio, è
la ragione umana, l’intelletto a tutti comune che spiega e comprende la legge universale. L’ultimo
significato, il più comune, è “discorso, parola”. Il logos si esprime attraverso il noùs,
l’intelletto, senza il quale non avrebbe significato. Parola, ragione e realtà sono perciò
strettamente collegati fra di loro, e per questo Eraclito usa lo stesso termine: il logos (parola)
descrive attraverso il logos (la ragione umana) il logos (l’armonia dell’universo).

Per Platone l’essenza è “eidos” (idea), «l’essere che veramente è», l’intima natura delle cose
fisiche. Il Logos, che per Platone corrisponde alla psiche (all’anima), deve portare a cogliere
questa essenza del reale (che può essere colta solo nella dialettica). Secondo il suo maestro
Socrate, la mente divina ci ha dato il logos per fissarne i rapporti e arrivare a conoscere. Nella
visione mate-mistica di Pitagora, nel profondo legame fra musica, matematica e natura, il logos
diventa equivalente di “harmonia mundi”, una sintesi di linguaggio, razionalità e misticismo. Per
Pitagora l’Universo “canta”, e l’uomo è una nota dell’immensa sinfonia cosmica; colui che pensa in
musica può accedere alle più alte vette di coscienza spirituale. In questa concezione è insita anche
l’idea del grande potere magico-terapeutico del Logos inteso come “discorso musicale”, poi fatta
propria dagli Orfici, capace di trascendere il piano terreno e mettere in comunicazione le singole
anime con il Nous.

Giordano Bruno, che si è occupato di manipolazione psicologica, sosteneva che qualsiasi essere,
anche senza consapevolezza, appartiene a una rete intersoggettiva che fà capo ad un processo di
“magia naturale”. Lo psicanalista è il prototipo moderno del manipolatore bruniano e rappresenta
nella società contemporanea una figura chiave, agendo a livello dei rapporti intersoggettivi nel
campo della sociologia o della psicologia. Il semiotico francese Michel Focault ha dimostrato come
coloro che controllano le macchine del pensiero (ovverosia i mass media) controllano anche le menti
del popolo. Focault e Mcluhan hanno dimostrato come la libertà dipenda strettamente dalle
psico-tecnologie.

La scrittura diede il potere totale alle persone che sapevano controllarla. I letterati hanno usato
l’alfabetismo per controllare l’analfabetismo. Una tipica organizzazione feudale come la Chiesa
cattolica, limitava ad una specialissima classe di “hackers”, i monaci, la possibilità di manipolare
il codice scritto, per tutti gli altri la parola “discendeva dall’alto”. Ai maghi e agli gnostici,
capaci di accedere alla coscienza transpersonale, era riservato il rogo con la scusa dell’eresia.
Quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili improvvisamente tolse alla Chiesa questo
potere, dando la possibilità al sapere di cominciare a uscire fuori dai castelli dei duchi o dei
cardinali. “Il mago si occupa oggi delle relazioni pubbliche, di propaganda, di indagini
sociologiche e di mercato, di pubblicità, di informazione, contro-informazione, disinformazione”
(Petru Culianu, “Eros si Magie in Renastere”).

In Ioan Petru Culianu, discepolo di Mircea Eliade, caduto vittima dell’intollerante e sanguinaria
polizia segreta rumena, la “Securitate”, troviamo la concezione demiurgica delle idee gettate nel
mondo quali germi virtuali in cui si articola il divenire: l’illusione guida l’uomo verso traguardi
fittizi, le presunte acquisizioni del pensiero. Le spiegazioni della “realtà” in definitiva
dipendono da un “cambio di paradigma” scaturito da una creazione continua della mente: è
l’esperienza dell’ “uni-totalità”, in cui alla modificazione della parte corrisponde una
trasmutazione del tutto. Così, la magia non è scomparsa in quanto le sue promesse (ottenere la luce,
spostamento rapido da un posto all’altro, comunicazione a distanza, il volo, la grande capacità di
memorizzazione) sono state messe in pratica dalla tecnica (l’elettricità, i trasporti, il telefono,
la radio e la TV, l’astronautica e l’informatica). Molti testi letterari testimoniano il fatto che
tutte queste scoperte furono percepite inizialmente dalla gente semplice come “prodigi”, spesso
associati a forze diaboliche, e accettate con paura, con una certa ostilità. Lo attesta anche la
legge di Clarke secondo cui, “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla
magia”.

Alessio Mannucci
E-mail: hugofolk@ecplanet.com

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