Dhammapada – Il libro piu’ amato dal Canone buddista – parte quarta

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DHAMMAPADA

IL LIBRO PIÙ AMATO DAL CANONE BUDDISTA

(Parte quarta)

VIII Migliaia

100 Meglio di mille vuote parole è una sola parola che porta la pace.

101 Meglio di mille versi vani è un solo verso che porta la pace.

102 Meglio di cento vuote frasi è una parola del dharma che porta la pace.

103 Meglio vincere te stesso che vincere mille battaglie contro mille uomini.

104 La padronanza di sé è la vittoria più grande.

105 Né gli dei, né i demoni, né il cielo, né l’inferno possono toglierti una simile vittoria.

106 Cent’anni di rituali, migliaia di sacrifici non valgono l’onorare anche solo per un attimo colui
che conosce se stesso.

107 Cent’anni trascorsi ad alimentare il fuoco sacrificale nella foresta non valgono l’onorare anche
solo per un attimo colui che conosce se stesso.

108 Le offerte di un intero anno, fatte per acquisire meriti, non valgono un quarto dell’omaggio
reso al giusto.

109 Chi onora e segue il saggio riceve quattro doni: vita, bellezza, felicità e forza.

110 Meglio vivere un giorno consapevolmente che cent’anni nell’inconsapevolezza.

111 Meglio vivere un giorno virtuoso e saggio che cent’anni nell’errore e nell’ignoranza.

112 Meglio vivere un giorno totalmente che cent’anni nell’inerzia e nell’indifferenza.

113 Meglio vivere un giorno consapevoli del sorgere e dell’estinguersi di tutte le cose.

114 Meglio vivere un giorno consapevoli di ciò che non muore.

115 Meglio vivere un giorno consapevoli del dharma.

IX Il male

116 Affrettati a fare il bene. Astieniti dal male. Se trascuri di coltivare il bene, il male
infesta la tua mente.

117 Se ti capita di fare del male, non ripeterlo, non lasciare che metta radici in te, onde non
incorrere nella sofferenza.

118 Se ti capita di far del bene, ripetilo, lascia che metta radici in te e ti riempia di gioia.

119 Anche chi ha fatto del male può gioire finché le conseguenze del male fatto non sono maturate.

120 che chi ha fatto del bene può soffrire finché il bene che ha fatto non dà i suoi frutti.

121 Non prendere alla leggera il male che fai, pensando che non ti tocchi. Una brocca si riempie
d’acqua che cade goccia a goccia.

122 Non prendere alla leggera il bene che fai, pensando che non ti tocchi. Una brocca si riempie
‘acqua che cade goccia a goccia.

123 Come un ricco mercante che viaggia senza scorta evita un cammino pericoloso, come chi ama la
vita evita un veleno, così evita il male.

124 Ma una mano senza ferite può maneggiare veleni senza danno. Così il male non tocca l’innocente.

125 Il male fatto a un innocente è come polvere gettata controvento. Esso si ritorce contro chi lo
fa.

126 Alcuni rinascono in questo mondo, altri all’inferno, altri ancora in paradiso. Ma coloro che
sono senza macchia entrano nel nirvana.

127 In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare, né nelle più remote gole montane,
puoi sottrarti alle conseguenze del male che hai fatto.

128 In nessun luogo al mondo, né in cielo, né in fondo al mare, né nelle più remote gole montane,
puoi sottrarti al dominio della morte.

X La violenza

129 Come te, tutti gli esseri tremano di fronte alla violenza, tutti temono la morte.
Rispecchiandoti negli altri, non uccidere e non ferire.

130 Come te, tutti gli esseri tremano di fronte alla violenza, tutti amano la vita. Rispecchiandoti
negli altri, non uccidere e non ferire.

131 Chi cerca la propria felicità ferendo altri esseri che come lui cercano la felicità non sarà mai
felice.

132 Non ferire chi come te cerca la felicità, se vuoi essere felice.

133 Non ferire con parole crudeli. La parole irate fanno male e il dolore che provochi rimbalza
verso di te.

134 Immobile e silenzioso come un gong spezzato entra nel nirvana, dove ogni agitazione scompare.

135 Come un mandriano con il suo bastone spinge le vacche al pascolo, la vecchiaia e la morte
sospingono le creature verso nuove vite.

136 Ma l’inconsapevole non se ne rende conto e brucia nel fuoco delle sue proprie azioni.

137 Chi ferisce un innocente,o infligge una punizione immeritata incorre in una di queste dieci
calamità.

138 Subisce crudeli sofferenze, una grave malattia, una mutilazione, l’invalidità o la pazzia.

139 Oppure viene perseguitato dal sovrano, viene accusato di un crimine spaventoso, subisce un
lutto,o la rovina economica.

140 Oppure la sua casa viene distrutta dal fulmine. E quando il suo corpo si è dissolto continua a
bruciare all’inferno.

141 Né la nudità, é i capelli arruffati, né il digiuno, né il dormire sulla nuda terra, né il
cospargersi il corpo di cenere, né il sedere immobile: nulla di tutto questo può liberare chi non è
libero dal dubbio.

142 Ma chi vive in serenità e purezza, astenendosi dal nuocere ad alcun essere, anche se indossa
vesti eleganti è un vero bramino, un vero asceta, un vero bhikshu.

143 Un cavallo ben addestrato non ha bisogno della frusta.

144 Come un cavallo ben addestrato toccato dalla frusta, sii ardente e scattante. Liberati di questa
sofferenza con la meditazione, la consapevolezza, la saggezza, la virtù, la fiducia e l’impegno
nella ricerca della verità.

145 Come il contadino incanala l’acqua, come il fabbro raddrizza le sue frecce, come il falegname
lavora il legno, così il saggio lavora se stesso.

XI La vecchiaia

146 Di che cosa puoi rallegrarti mentre il tuo mondo brucia? Sei immerso nell’oscurità e non cerchi
la luce?

147 Guarda questo tuo corpo: un fantoccio dipinto che sta insieme in qualche modo, malato, pieno di
ferite, agitato da fantasie mutevoli e vacue.

148 Questo tuo corpo fragile, malato, putrescente, destinato, come ogni cosa vivente, a morire e a
dissolversi.

149 Guarda queste bianche ossa, che un giorno saranno gettate via come zucche in autunno.

150 Queste ossa costituiscono una fortezza intonacata di carne e di sangue, abitata da orgoglio e
ipocrisia, vecchiaia e morte.

151 Anche gli splendidi carri dei re perdono con il tempo i loro colori. Così il corpo invecchia. Ma
la legge eterna non invecchia: questo è l’insegnamento che i saggi trasmettono ai saggi.

152 Chi non impara dalla vita invecchia come un bue: la sua carne cresce, ma non la sua saggezza.

153 Innumerevoli vite ho attraversato cercando invano il costruttore di questo edificio di ossa e di
carne. Doloroso è continuare a rinascere.

154 Ma ora ti ho trovato, costruttore, e non ricostruirai mai più questa mia dimora. La trave di
colmo è spezzata, le travi sono rotte. Ogni desiderio è estinto e la mente riposa nel nirvana.

155 Coloro che hanno dissipato gli anni della loro giovinezza da vecchi intristiscono come vecchie
gru in un lago senza pesci.

156 Giacciono inutili come archi spezzati, rimpiangendo il passato.

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