CULTURA VEDICA

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CULTURA VEDICA

L’Ayurveda fonda le sue origini nel passato remoto precedente il periodo “storico” caratterizzato
dalla documentazione scritta e si pensa che sia stata codificata dagli antichi sapienti indiani
detti rishi. La datazione è quindi incerta ma si pensa che possa risalire ad oltre 2500 anni a.C. In
quel periodo giunsero in India (l’antica BAHARAT ), provenendo probabilmente dall’altipiano Iranico
gli Arii, la cui lingua, il SANSCRITO, era una delle più antiche lingue indo-europee. Furono loro a
portare in India i VEDA, le scritture sacre che presentano una visione globale del mondo che spazia
dalla creazione alla metafisica, dalla filosofia, all’etica, dalla religione, alla medicina, dalle
regole alimentari alle norme per le attività quotidiane. Gli Arii consideravano i Veda il fondamento
della propria Cultura della propria Sapienza e dello Stile di Vita. Ancora oggi gli Indù ortodossi
ritengono che i Veda rappresentino la fonte più autorevole di ogni conoscenza, la fonte dei PRINCIPI
ETERNI. Custodi e divulgatori dei Veda erano i BRAHMANI, la casta sacerdotale. I Veda costituirono
una forma di conoscenza orale trasmessa di generazione in generazione e organizzata in forma scritta
solo nel secondo millennio avanti Cristo. La fondamentale importanza dei Veda consiste nel fatto che
essi sono la base su cui si fonda L’Ayurveda.

I testi classici della cultura Vedica vengono suddivisi in 6 gruppi:

SRUTI che contengono i Principi Eterni. Ad essi appartengono i Veda
SMRUTI che contengono le leggi mutevoli e rappresentano lo sviluppo di idee contenute nei Veda
ITHIHASA, libri epici divulgativi (paragonabili all’Iliade del mondo greco)
PURANA, libri devozionali che contengono brevi storie paragonabili alle Parabole evangeliche
AGAMA, libri religiosi pratici che contengono suggerimenti pratici su come vestire, come edificare,
come preparare il cibo ecc.
DARSANA, libri di filosofia.

I VEDA principali sono quattro:

RIG VEDA che contiene i principi eterni. E’ il più antico e si pensa che costituisca la fonte degli
altri tre. Gli studi effettuati indicano che il suo contenuto si riferisce ad eventi accaduti oltre
seimila anni prima di Cristo.
YAJUR VEDA contiene preghiere o formule (yajus) composte per i riti sacrificali.
SAMA VEDA contiene mantra sviluppati secondo forme musicali, canti liturgici (saman) salmodie
sacerdotali ed istruzioni sulla loro recitazione.
ATHARVA VEDA è composto da pratiche e riti connessi in primo luogo alla medicina e raccolti in venti
libri. E’ il veda che conserva i legami più forti con i successivi testi ayurvedici e fu composto
presumibilmente intorno al 1200 a.C.
L’Atharva Veda tratta i seguenti argomenti: 1) SALUTE (AYURVEDA)
2) PROSPERITA’ (ARTHA VEDA)
3) PROTEZIONE (BHANUR VEDA)
4) PIACERE (GANDARVA VEDA)

L’Ayurveda a sua volta si suddivide in:
SUTRA STANA che contiene principi Eterni ( Uno in Tutto Tutto in Uno, i 5 elementi, il Tridosha) e
principi Mutevoli quali regole di comportamento nell’arco della giornata
SARIRE SATNA che tratta Anatomia e fisiologia
NIDANA STANA che affronta il tema della Diagnosi
CIKITSA STANA che affronta il problema della cura
KALPA STANA che parla dei preparati e dei rimedi
UTTRA STANA che tratta le 8 branche di specializzazione dell’Ayurveda.

I Veda rappresentano la fonte di tutta la conoscenza e sono il fondamento della cultura indiana.
Possiamo ricordare in particolare due concetti fondamentali attorno ai quali si sviluppò la cultura
vedica: il FUOCO ed il RITO SACRIFICALE. La fondamentale importanza del fuoco per l’uomo di seimila
anni fa può essere intuita pensando all’importanza dell’elettricità per l’uomo occidentale moderno.
Sul fuoco l’uomo basava la propria sopravvivenza e lo sviluppo della civiltà. Il fuoco forniva
calore, permetteva di cucinare i cibi e di purificare l’acqua, portava la luce nell’oscurità. Ma il
fuoco era anche all’interno del corpo umano e permetteva la funzione digestiva. Il fuoco era
personificato dal dio AGNI . Per i sacerdoti BRAHMANICI dei tempi vedici il sacrificio comportava
una seri di atti RITUALI nel corso dei quali veniva posto sul fuoco sacrificale un’offerta (latte,
ghi. Yogurt, orzo ecc.) parte della quale veniva consumata dai partecipanti al rito e parte si
pensava fosse consumata dalla divinità invocata. Il sacrificio rituale era una norma del DHARMA il
cui rispetto tuttavia non prevedeva necessariamente una ricompensa.

Nella letteratura vedica tradizionale il non avere aspettative di ricompensa era considerata una
virtù nell’adempimento del proprio dharma. Il rito sacrificale era essenzialmente legato a
sentimenti di deferenza, ricordo, rinascita e gratitudine. Lo scopo principale del sacrificio era
quello di esprimere il fondamentale concetto vedico della intima relazione fra MICROCOSMO E
MACROCOSMO cioè fra UOMO ed UNIVERSO. L’intima identità fra fuoco sacrificale e fuoco digestivo
all’interno del corpo divenne chiara nelle successive Upanisad (commenti ed interpretazioni dei
Veda) e nell’opera dei grandi medici ayurvedici CARAKA e SUSRUTA vissuti rispettivamente nell’ottavo
e nel settimo secolo a.C. Oggi la trasformazione dell’antico rito sacrificale si traduce
nell’osservanza di uno stile di vita e di un regime alimentare che favoriscano o migliorino
l’attività trasformatrice di AGNI, il metabolismo digestivo dell’organismo. Parallelamente quelli
che in antico erano i doveri sacrificali si sono trasformati nello studio delle antiche scritture,
nella meditazione ed in tutte quelle pratiche che esprimono il senso del rispetto della gratitudine,
dell’armonia fra l’uomo e l’universo.

GLI ANTICHI TRATTATI MEDICI AYURVEDICI

La CARAKA SAMHITA, testo fondamentale della medicina ayurvedica, fu formulata in un’epoca
imprecisata sebbene la sua redazione venga attribuita a CARAKA DEL KASMIR, il celebre medico
ayurvedico della scuola di Taxila, e messa in forma scritta attorno al 760 a.C. Non è accertato se
questa straordinaria raccolta medica sia opera di un solo uomo od anche dei suoi discepoli. Questa
Samhita, solo parzialmente in prosa, si compone di 8400 versi divisi in 8 sezioni e 120 lezioni.
Essi venivano declamati dai medici ayurvedici del tempo e continuano ad essere recitati dai medici
ayurvedici dei nostri giorni. Caraka tratta il campo della medicina interna, descrive i cinque
SUBDOSHA VATA, fornisce dettagliate descrizioni anatomiche e l’analisi dell’epidermide con la
descrizione dei suoi strati. Circa un secolo dopo Caraka, un altro famoso medico ayurvedico, SUSRUTA
DI BENARES, scrisse l’altro importante testo classico, la SUSRUTA SAMHITA, composta sia in prosa che
in versi. Viene evidenziata l’importanza della chirurgia e del sangue, vengono descritti per la
prima volta i cinque SUBDOSHA PITA e viene fornita la definizione classica del concetto di salute.
All’inizio del secondo secolo d.C. l’Ayurveda ebbe un fortissimo sviluppo nel campo della
farmacologia grazie al filosofo, monaco buddista e medico ayurvedico NAGARJUNA. Fino ad allora la
maggior parte dei rimedi ayurvedici derivava da una farmacopea basata su erbe e piante medicinali.
Il grande merito di Nagarjuna fu quello di ampliare il corredo terapeutico grazie alla introduzione
dei minerali. Molte sostanze che in precedenza erano considerate tossiche, come il mercurio, grazie
all’impiego di innovative tecniche di purificazione e di preparazione, furono trasformate in
efficaci rimedi terapeutici. Nel settimo secolo d.C. l’opera di un altro importante studioso
buddista, VAGBHATA DEL SIND diede un ulteriore contributo alla medicina ayurvedica. A lui ed ai suoi
seguaci sono attribuiti l’ASTANGA SAMGRAHA e, circa un secolo dopo, l’ASTANGA HRDAYA . In queste due
opere ritroviamo per la prima volta la descrizione dei cinque SUBDOSHA KAPA.

L’AYURVEDA NEL XIX E NEL XX SECOLO

In India l’influenza inglese giocò un ruolo fondamentale in tutti i campi, economico, sociale,
politico e medico. Robert Clive, statista, militare ed alto funzionario della Compagnia delle Indie
orientali, nel 1757 contrastò l’influenza francese allora prevalente e consolidò il controllo
inglese sull’India. Più tardi, a partire dal 1818, la Compagnia delle Indie orientali esercitò un
crescente controllo che si estese a tutta l’India. Nel 1833 vennero praticamente chiusi tutti i
centri e le scuole di medicina ayurvedica. A Calcutta vennero aperte scuole inglesi di medicina e
l’influenza occidentale dominò il paese per almeno un secolo. Nel 1920 si ebbe una rinascita
nazionale ed una ripresa dell’interesse per la cultura e le pratiche tradizionali indiane e per
l’Ayurveda. Nel 1946 il Governo riconobbe ufficialmente l’Ayurveda e la ricerca ed i programmi di
sviluppo ripresero il loro corso.

www.hwh22.it/xit/S05_news/archivi/2004/maggio/03a.html

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