Cosa nasconde la Meta dell’uomo? di Guido Da Todi

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– COSA NASCONDE LA META DELL’UOMO? –

(di Guido Da Todi)

L’obiettivo dell’uomo, lungo lo sforzo della sua ricerca e della sua evoluzione, è di raggiungere la
liberazione dal mondo del dolore, di maya, e può farlo seguendo l’ottuplice, nobile Sentiero del
Budda; oppure, le regole morali della religione a cui appartiene; oppure, se abita nel profondo di
una foresta amazzonica, amando semplicemente, con tutto sé stesso, i propri simili.

Insomma, esistono certamente delle vie che accelerano l’evoluzione interiore; ma, quella regale
resta pur sempre la via dell’Amore splendido e totale per tutto ciò che ci circonda.

Cosa stiamo cercando, in ultima analisi?

La pura e semplice cessazione del dolore?

No. Questa l’ha già trovata la scienza medica. Vi sono le droghe, gli interventi sui lobi del
cervello. Insomma, l’uomo, tramite una solerte serie di narcosi già può eliminare il dolore dalla
sua vita.

Ma, con il dolore, elimina anche la sua coscienza.

Cosa cerchiamo, allora?

Vorremmo, in prima ipotesi, affrontare il complesso argomento affermando con una certa validità di
logiche – e sicuri di trovare molti lettori d’accordo con noi – che vi è poca chiarezza soggettiva,
nella media dei ricercatori, su cosa essi stiano effettivamente cercando.

La cosiddetta “Meta” è rappresentata sotto molteplici forme. Le religioni ne fanno uno stato di
esistenza raffinato, ma di una materia sottile: il paradiso cattolico e quello delle “urì” (donne)
maomettano ne sono degli esempi.

Si tratta di una simbologia che, in effetti, fa traslocare un povero, stanco mendicante nei
quartieri alti della città, ove la natura intrinseca della vita non cambia, ma esiste, tuttavia, un
frigorifero pieno (l’assoluta mancanza di ogni necessità materiale), una terrazza elegante, piena di
un sole lucente (la visione sempre pura della “perfezione”), ed una congrua, definitiva somma
mensile, che supplirà ad ogni esigenza individuale (la pensione delle “realtà celesti”).

Evidentemente, quanto sopra ha forzato un concetto per esigenze di ragionamento. Tuttavia, lo
sviluppo culturale medio delle religioni, oggi come oggi, stenta a sollevarsi da una visione,
comunque e sempre, materiale dello spirito.

Esiste, per contro, il ricercatore che considera la “Meta” uno , e non un luogo
che attende tutti noi. Già egli rappresenta uno sbalorditivo salto di qualità, a fronte di coloro
che abbiamo appena analizzati.

Vediamo di chiarire, per quanto possibile, la situazione. E, nel farlo, non ci discosteremo dai
principi cardinali dell’antico Esoterismo delle Tradizioni. Forse, tuttavia, occorrerà penetrarne
più profondamente alcuni concetti usuali.

La reincarnazione.

È stata poco compresa. È pur vero che essa rappresenta un ritmo individuale e di gruppo, che porta
l’anima a ricalcare un piano predisposto dalla divinità, e la inserisce sulla terra in apparizioni
sempre diverse, con diverse personalità, che sintetizzano, ognuna, le precedenti esperienza vitali.
Ma, è anche vero che rappresenta, pure, un principio universale increato, il quale appare, negli
universi, sotto la forma di quegli eterni cicli di respiro cosmico, che i Sacri Veda chiamano del
Manvantara e del Pralaya.

La spirale del movimento innato dell’essere conduce, senza posa, “Purusha a salire in groppa a
Prakriti”, come dice Helena Petrowna Blavatsky; ossia, spinge lo spirito a controllare la materia,
in una continuità priva di fine.

Coloro che continuano a credere nel concetto proposto da alcune precipitose teorie, secondo le quali
vi sarà una sospensione all’attuale nostra esistenza (o coscienza), in cui si immagina una stasi
“felice” e definitiva ai nostri cicli di vita individuale contrastano sicuramente la realtà dell’
eterno movimento di Parabraham (ciò che è prima di ogni atto cosciente), rappresentato da
Mulaprakriti (la materia universale, eterna, in costante vibrazione).

Lo Spirito dell’uomo è eterno. Ed eterne saranno le conquiste di altrettanti Porti Cosmici che si
celano dietro il suo destino. Tuttavia, cerchiamo di fissare alcuni sani principi fondamentali, che
ci aiutino a trovare un giusto equilibrio tra l’attuale nostra situazione e quel solare, infinito
futuro di cosmica creatività che attende tutti noi.

Parlare di un “obiettivo assoluto e fisso all’essere”, di conseguenza, non ha senso. Parlare,
invece, del raggiungimento di quelli che sono i traguardi di una serie di cicli individuali e di
gruppo è del tutto pertinente, invece, all’equilibrato discepolo della Via Iniziatica.

Uno dei “codici ermetici” che rivela molto, in proposito, all’uomo è contenuto nell’ideogramma che
mostra il coesistere di Yinn e Yang: ossia, la sfera che contiene le due “virgole esistenziali”
combacianti specularmente, ognuna delle quali ha un frammento dell’altra nel proprio centro.

La materia (staticità) e l’energia (vibrazione). L’essere ed in non essere.

La vita unica pervade e livella ambedue, ma, come nella leggenda di Castore e Polluce, essa
costringe i due opposti a divenire consapevoli di un loro inconsapevole legame originario.

L’uomo, “materiato” nel ciclo delle sue incarnazioni ha, quale primario obiettivo, quello di
rintracciare in sé il frammento di spirito che contiene, e di dilatarlo; fino a quando quello non lo
sbalzerà nella dimensione opposta dell'”ideogramma”. Ed ecco i sistemi di Yoga, lungo la storia dei
Figli di Adamo; ecco le dottrine che gli parlano dello Spirito, di ciò che è celato nell’esistenza
solida. Ecco, in definitiva, i mille richiami al Sentiero, che sono soltanto ed unicamente la
sollecitazione ad ampliare l’aspetto spirituale in sé: un aspetto che egli contiene già in lui, da
sempre.

La Vergine Maria (la Materia Archetipica) dovrà partorire il Cristo (quel frammento di Yang), che
Ella possiede già nel suo utero, per eredità innata.

Il richiamo si farà ascoltare con prepotenza anche nei mondi sottili, quando lo spirito sarà
liberato; ma, per farlo ritornare verso il suo frammento Yinn, che ora è divenuto il protagonista di
una nuova sequenza..

Nessuna scelta, quindi, e nessun sacrificio, da parte di coloro che, una volta “liberati”, tornano
verso l’umanità: solo, piuttosto, l’insostenibile risposta naturale ad una esigenza irrinunciabile
della natura universale.

Uno degli obiettivi del ciclo attuale, per l’uomo, è lo sviluppo della sua “natura radiante”.

In tale asserzione si assommano tutte le scienze applicate della Rivelazione.

La conoscenza dei suoi organismi sottili fa parte del Piano Divino. L’uomo possiede un corpo
eterico, con dei centri occulti (chakras) lungo la colonna vertebrale.

E possiede altri organismi svincolati da quello semplicemente materiale: il corpo astrale, il corpo
mentale concreto ed il causale (anima).

Le facoltà di intuizione e di miracolistica dei santi e degli yoghi nascono semplicemente
dall’utilizzo di questi organismi nascosti.

I metodi della concentrazione, della visualizzazione e della meditazione pongono in evidenza la
natura di queste energie virtuali nell’iniziato e ne dilatano quella spirituale, compressa e
annidata nella sua profonda interiorità.

Mano a mano, l’uomo penetra in una dimensione non già diversa, ma ampliata, ed inizia a percepire
dei ritmi energetici condizionanti, che egli prima non conosceva.

Egli muta radicalmente anche il suo modo usuale di concepire le cose ed i concetti della vita.

Comprende, all’inizio, e realizza in pieno, in seguito, la libertà non teorica dai tre piani di
maya. E l’esperienza lancinante del dolore fisico, emozionale e mentale non lo raggiunge, oramai,
più.

Abbiamo un “jiva” liberato.

Oramai, l’amore in lui è una forza scatenata e scatenante, simile ad un uragano costante,
equiparabile a quelli degli atolli oceanici.

Altre esperienze di un prossimo ciclo (a noi precluso anche nell’ immaginazione) dovrà fare colui
che oramai è un Sacro Guru; ma, ogni sintesi di realizzazione e di perfezione, da noi conosciute,
sono state raggiunte e superate.

E la rivelazione sta nel termine “superate”.

Un termine che indica una fine, ma anche l’inizio di una nuova successione, nell’avventura dell’
“ebreo errante” verso l’eterna espressione di quanto già esiste in lui.

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