Cosa è la “Meditazione Camminata” buddhista?

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Cosa è la “Meditazione Camminata” buddhista?

I benefici della meditazione camminata

Articolo tratto da VIPASSANA TRIBUNE
Autore Ven. U SILANANDA
Traduz. di Giancarlo Giovannini

Ai nostri ritiri di meditazione gli yogi praticano la consapevolezza
in quattro differenti posture. Essi praticano la consapevolezza quando
siedono, quando camminano,quando stanno in piedi e quando sono
sdraiati. Essi devono mantenere viva la loro consapevolezza sempre e
in qualsiasi posizione stiano. La principale postura per la
meditazione di consapevolezza,comunque,è quella seduta con le gambe
incrociate,ma dato che il corpo umano tollera con difficoltà questa
posizione per molte ore consecutive, abbiamo periodi di meditazione
camminata che si alternano ai periodi di meditazione seduta.

Siccome la meditazione camminata è molto importante,vorrei parlarvi
dei suoi significati, della sua natura e dei benefici derivanti dalla
sua pratica. La pratica della meditazione consapevolezza può essere
paragonata all’acqua che bolle. Se si vuole bollire dell’acqua,
bisogna mettere l’acqua in una pentola, mettere la pentola sulla stufa
e, infine, accendere il fuoco. Ma se il fuoco viene spento ,anche per
un solo istante,il processo di riscaldamento dell’acqua si
arresta,anche se più tardi il fuoco viene riacceso.

Se continuiamo ad accendere e spegnere il fuoco l’acqua non bollirà
mai. Nello stesso modo, se ci sono interruzioni tra i momenti di
consapevolezza, è come se ogni volta si perdesse lo slancio, e in
questa maniera è ottenere la molto difficile concentrazione. Questo è
il motivo per cui gli yogi, ai nostri ritiri, sono istruiti a
praticare la consapevolezza per tutto Il tempo in cui sono svegli, dal
momento del risveglio a quello in cui giunge il sonno, di conseguenza
la meditazione camminata è parte integrante del continuo processo di
accumulo della consapevolezza. Purtroppo, ho sentito persone criticare
la meditazione camminata, affermando il fatto che essa non porta alcun
beneficio.

Ma è proprio il Buddha che per primo parlò della meditazione Camminata.

Nel grande discorso sui quattro fondamenti della consapevolezza, il
Buddha parlò della med. Camminata due volte. Nella sezione chiamata
“Posture”, il Buddha disse:<
quando sta camminando, sa, “sono eretto” quando è fermo in piedi, sa
“sono seduto” quando è seduto e sa “sono coricato” quando egli è
coricato.>>

In un’altra sezione, chiamata :” Chiara comprensione ” il Buddha ha
detto :<< Un monaco applica la chiara comprensione nel procedere e nel
ritornare >>. Chiara comprensione significa il corretto intendimento
di ciò che osserva, e per ottenere ciò un meditatore deve essere
concentrato, e per ottenere la concentrazione egli deve sviluppare ed
applicare la consapevolezza. Perciò, quando il Buddha dice “<
applicano chiara comprensione>>”, deve essere compreso che non solo la
chiara comprensione deve essere applicata, ma anche consapevolezza e
concentrazione. Cosi il Buddha istruiva gli yogi, ad applicare
consapevolezza, concentrazione e chiara comprensione mentre
Camminavano, mentre andavano ” avanti e indietro ” .

La meditazione camminata è una importante parte di questo processo .
Sebbene in questo Sutta il Buddha non diede specifiche e dettagliate
istruzioni riguardanti la meditazione Camminata, noi crediamo che Egli
abbia dato tali istruzioni in altre occasioni e che i suoi discepoli,
dopo averle apprese, le abbiano trasmesse e portate avanti generazione
dopo generazione e in più gli insegnanti dei secoli passati devono
aver sviluppato le istruzioni attraverso la loro pratica personale. Ai
giorni nostri perciò, noi abbiamo un dettagliato quadro di istruzioni
su come praticare la med. Camminata.

Addentriamoci ora nei dettagli di questa pratica: se siete dei
meditatori principianti, allora il maestro potrà istruirvi a essere
consapevoli di un’unica cosa durante la pratica, che potrebbe
consistere nell’essere consapevoli dei passi, prendendo mentalmente
nota “passo, passo” oppure “sinistra , destra, sinistra , destra”,
camminando ad una velocità più lenta del normale durante la pratica.
Dopo qualche ora, o dopo un giorno o due di meditazione, potreste
essere istruiti ad essere consapevoli di due fatti , il sollevare e
l’appoggiare il piede facendo la nota mentale di tutte e due le cose,
“sollevare”, “appoggiare”.

Voi proverete ad essere consapevoli di due fasi nel passo . In
seguito sarete istruiti ad essere consapevoli di tre fasi, che sono”
sollevare” , ” avanzare”, “appoggiare” il piede. Più tardi ancora
sarete incoraggiati ad essere consapevoli di quattro fasi in ogni
passo: ” sollevare”, ” avanzare”, “appoggiare” e “toccare o premere “
il piede sul terreno. Voi sarete istruiti ad essere consapevoli ,
facendone nota mentale, di queste quattro fasi del movimento del
piede. Sebbene gli yogi prestino grande attenzione e rallentino il
movimento, essi potrebbero non osservare completamente e chiaramente
il movimento nelle sue fasi, le fasi potrebbero non essere ancora ben
definite nella mente, ed ad essi potrebbe sembrare che vi sia un solo
movimento continuo.

Con il crescere della concentrazione però, gli yogi osserveranno
sempre più chiaramente le differenti fasi un ogni passo; osserveranno
distintamente che il movimento di sollevare non è mischiato con il
movimento dell’avanzare, né quello dell’avanzare con quello
dell’appoggiare e il movimento dell’appoggiare è a sua volta distinto
dall’atto di premere sul terreno. I meditatori comprenderanno tutti i
movimenti chiaramente e distintamente e ogni cosa di cui saranno
consapevoli sarà molto chiara nella loro mente. Con il progredire
della pratica poi, essi osserveranno sempre più cose: mentre
solleveranno il loro piede essi sperimenteranno la leggerezza del
piede e quando avanzeranno il piede essi noteranno il movimento da un
luogo ad un altro.

Quando lo appoggeranno essi sentiranno la pesantezza del piede, perché
il piede diventa più pesante man mano che scende, quando lo premeranno
contro il suolo, portandovi il peso del corpo, avvertiranno le
sensazioni della parte inferiore del piede contro il terreno. Perciò,
continuando ad osservare il sollevamento, l’avanzamento, l’appoggiare
e il pressare, essi percepiranno la leggerezza del piede, il movimento
del piede, la pesantezza del piede e la durezza o leggerezza del piede
sul terreno. Quando gli yogi percepiscono questi processi, essi stanno
percependo quattro elementi fondamentali ” dhatu” in lingua Pali. I
quattro elementi fondamentali sono: l’elemento “terra”, l’elemento
“acqua”, l’elemento “fuoco”e l’elemento “aria”. Prestando una serrata
attenzione a queste fasi del passo nella med. Camminata, i quattro
elementi sono percepiti non solo concettualmente, ma anche come
processi reali, come realtà ultime. Entriamo ora un poco di più in
dettaglio circa le caratteristiche degli elementi nella med.
Camminata.

Nel primo movimento, il sollevamento del piede, lo yogi percepisce la
leggerezza e, percependola, lo yogi sperimenta l’elemento “fuoco”. Un
aspetto dell’elemento fuoco è che esso rende le cose leggere, e
diventando leggere si sollevano. Nel percepire la leggerezza nel
sollevamento del piede lo yogi percepisce l’ essenza dell’elemento
fuoco, ma, insieme alla leggerezza, vi è anche del movimento nel
sollevamento del piede; il movimento è uno degli aspetti dell’elemento
“aria”, ma la leggerezza (elemento fuoco) è dominante, cosi, in questo
caso, possiamo dire che l’elemento “fuoco” è primario e l’elemento
“acqua” secondario. Questi due elementi sono percepiti dai meditatori
nel sollevamento del piede. Il movimento successivo è quello
dell’avanzare il piede: in questo movimento l’elemento dominante è
l’elemento “aria”, cosi gli yogi percepiscono l’essenza del movimento
“aria” quando essi dirigono la loro attenzione al movimento di
avanzamento del piede nella med. Camminata. Il movimento che segue è
quello di appoggiare il piede, quando i praticanti appoggiano il
piede, notano una specie di pesantezza nel piede, la pesantezza è una
delle caratteristiche dell’elemento ” acqua”, infatti l’acqua a causa
della sua pesantezza tende sempre a colare o gocciolare verso il basso
. Cosi, percependo la pesantezza, essi sperimentano l’elemento
“acqua”. Infine, nel premere il terreno con il piede , si percepisce
la durezza o la morbidezza del piede sulla terra e questa è parte
della natura dell’elemento “terra”, prestando attenzione alla
pressione del piede contro il terreno si sperimenta la natura
dell’elemento “terra”. Perciò abbiamo visto che in un solo passo gli
yogi possono percepire molti processi, essi possono percepire i
quattro elementi e la loro natura in un modo tale che solo coloro che
praticano possono sperare di vedere.

Continuando nella pratica della med. Camminata essi giungeranno a
realizzare che, con ogni movimento, c’è anche la mente che nota, la
consapevolezza della mente. C’è il sollevamento e anche la mente che è
conscia del sollevamento, nel momento successivo, c’è il movimento
dell’avanzare e la mente che è consapevole dell’avanzare, in sovrappiù
gli yogi realizzeranno che i movimenti e la coscienza degli stessi,
sorgeranno e scompariranno .

Nel momento successivo c’è il movimento dell’appoggiare il piede, e
cosi anche la consapevolezza della mente, ed ambedue sorgeranno e
scompariranno in quel momento. Lo stesso processo avviene con il
premere il piede . In questo modo i meditatori comprendono che,
assieme, con il movimento del piede, vi è anche un momento di
consapevolezza. I momenti di consapevolezza sono chiamati, in Pali,
NAMA (mente); e i movimenti del piede sono chiamati RUPA (materia).
Cosi gli yogi percepiscono NAMA e RUPA, mente e materia, sorgere e
passare ad ogni momento. In un momento c’è il sollevamento del piede e
la coscienza del sollevare, e il momento successivo c’è l’avanzamento
del piede e la coscienza di quel movimento e cosi di seguito. Questi
possono essere considerati come una coppia, mente e materia, che
appare e scompare ad ogni momento.

Un altro processo che gli yogi scopriranno è che essi sollevano il
loro piede perché lo vogliono fare, lo sollevano perché lo vogliono,
lo appoggiano e lo premono a terra perché lo vogliono e con ciò essi
realizzano che una intenzione precede sempre un’azione: dopo
l’intenzione di sollevare, il sollevamento avviene, essi giungono alla
comprensione della natura condizionata di questi avvenimenti, questi
movimenti non avvengono mai da se stessi, senza condizioni. Questi
movimenti non sono creati da nessuna divinità od autorità e non
possono mai accadere senza una causa. C’è una causa o una condizione
per ogni movimento, e la condizione, in questo caso, è l’intenzione
che precede ogni movimento. Questa è un’altra delle scoperte che i
meditatori fanno, quando prestano grande attenzione, e questo permette
agli yogi di comprendere la relazione di causa ed effetto. Dopo questa
comprensione, yogi possono rimuovere ogni dubbio circa NAMA e RUPA,
mente e materia, comprendendo cioè che mente e materia non sono create
da qualche divinità, comprendendo che mente e materia non sorgono
senza le appropriate condizioni. Con la chiara comprensione della
realtà condizionata di tutti i fenomeni, e il superamento del dubbio
circa NAMA RUPA, mente e materia, uno yogi raggiunge lo stato di “
SOTAPANNA minore “. Un SOTAPANNA è una persona che ha raggiunto il
primo stadio dell’illuminazione . Un ” SOTAPANNA minore ” non è un
vero SOTAPANNA, ma è detto che un ” SOTAPANNA minore ” avrà
sicuramente una rinascita felice, tale quella nei reami di esseri
umani e deva, ciò significa che non rinascerà in uno dei quattro reami
inferiori ed afflitti, in uno degli inferni o nel regno animale.
Questo livello di ” SOTAPANNA minore ” può essere raggiunto con la
pratica della med. Camminata, solo prestando attenzione ai movimenti
coinvolti in un passo. Questo è il grande beneficio della pratica
della med. camminata.Questo stato non è facile da raggiungere, ma una
volta raggiunto, assicura una rinascita felice, a meno che,
naturalmente, non si riesca a mantenerlo.

Quando i meditatori comprendono che mente e materia sorgono e
scompaiono ad ogni momento, allora giungeranno a comprendere
l’impermanenza dei processi di sollevamento del piede e comprenderanno
anche l’impermanenza della consapevolezza del sollevamento. Il
succedersi dello scomparire dopo il sorgere è un segno o una
caratteristica che ci permette di comprendere che qualcosa è
impermanente. Se noi desideriamo sapere se qualcosa è impermanente o
permanente, dobbiamo cercare di vedere, attraverso il potere della
meditazione, se quella cosa è, o non è, soggetta al processo di
arrivare ad essere e poi scomparire.

Se la nostra meditazione ha sufficiente potere da consentirci di
osservare il sorgere e passare dei fenomeni, allora possiamo decidere
che il fenomeno osservato è impermanente. In questo modo, i meditatori
osservano che c’è il movimento del sollevare e la coscienza di quel
movimento, e che quella sequenza scompare, lasciando posto al
movimento dell’avanzare e alla coscienza di esso. Questi movimenti,
semplicemente, sorgono e passano, sorgono e passano, e in questo
processo gli yogi possono comprendere da soli, non gli deve essere
spiegato da nessuno, non devono credere al racconto di nessun altro.
Quando gli yogi comprendono che mente e materia sorgono e scompaiono,
essi capiscono che mente e materia sono impermanenti. Quando essi
vedono che sono impermanenti comprendono poi, che sono insoddisfacenti
in quanto costantemente oppresse dal sorgere e passare.

Dopo la comprensione di come tutte le cose siano impermanenti e
non-soddisfacenti, essi osservano che non ci può essere alcuna
autorità sopra queste cose; che è come dire che i meditatori
realizzano che essi o qualsiasi agente dentro di essi, come un’anima,
non può ordinare loro di essere permanenti. Le cose appaiono e
scompaiono solo in accordo a leggi naturali. Comprendendo ciò vi è la
comprensione della terza caratteristica dei fenomeni condizionati, la
caratteristica di ANATTA, o non sé. Uno dei significati di ANATTA è
non-autorità, intendendo che niente, nessuna entità, anima, potere, ha
autorità sulla natura delle cose.

Perciò, da questo momento, gli yogi hanno compreso le tre
caratteristiche di tutti i fenomeni condizionati :Impermanenza,
Sofferenza, non-sé, in lingua Pali :ANICCA; DUKKHA; ANATTA. I
meditatori possono comprendere queste tre caratteristiche con la sola
osservazione del sollevamento del piede e della coscienza del
sollevamento del piede. Prestando attenzione pura ai movimenti essi
vedono le cose sorgere e scomparire, e di conseguenza vedono da soli
la natura impermanente, non-soddisfacente e priva di un sé di tutti i
fenomeni condizionati.

Esaminiamo ora, più in dettaglio, i movimenti coinvolti nella med.
Camminata. Supponiamo che qualcuno riprenda con una telecamera il
movimento di sollevare il piede, supponiamo inoltre che ci voglia un
secondo, per compiere tale movimento, e diciamo che la telecamera
prenda 36 immagini ogni secondo. Dopo aver effettuato la ripresa, se
andremo ad osservare i 36 singoli fotogrammi, ci renderemo conto che
in quello che noi pensavamo fosse un sollevamento del piede ora ci
sono 36 movimenti, l’immagine, in ogni fotogramma, è infatti
differente, sebbene questi movimenti possano essere difficilmente
differenziati. Se la telecamera potesse prendere un milione di
immagini al secondo (che, anche se impossibile oggi, un giorno
potrebbe accadere ) allora ci saranno un milione di movimenti in
quello che noi pensavamo fosse un movimento solo. Il nostro sforzo,
nella med, camminata, sta nell’osservare i nostri movimenti cosi come
una telecamera, immagine dopo immagine. E noi vogliamo anche osservare
la coscienza e l’intenzione che precedono ogni movimento.

Grazie a questo lavoro possiamo apprezzare il potere di saggezza e
visione profonda del Buddha, grazie alle quali Egli ha potuto
osservare la totalità dei movimenti. Quando usiamo la parola: vedere o
osservare, per riferirci alla nostra propria situazione, significa che
noi vediamo direttamente e anche per deduzione od inferenza, in quanto
noi non siamo in grado di vedere direttamente tutti i milioni di
movimenti come fece il Buddha. Prima di praticare la med. Camminata i
meditatori, probabilmente, pensavano che un passo fosse un unico
movimento, dopo la meditazione su quel movimento è, per loro,
possibile osservare che ci sono come minimo quattro movimenti, e se
essi vanno più in profondità, essi capiscono che ognuno di questi
movimenti consiste di innumerevoli minuscoli movimenti.

Essi osservano NAMA e RUPA, mente e materia, sorgere e scomparire,
comprendendo cosi il loro carattere impermanente. Nello stato di
percezione ordinaria essi non sono in grado di vedere l’impermanenza
delle cose, perché l’impermanenza è nascosta dalla illusione di
continuità. Essi pensano di vedere solo un unico movimento continuo,
ma se osservano più attentamente l’illusioni di continuità sarà rotta.
Sarà rotta dalla osservazione diretta materia e fenomeni fisici pezzo
dopo pezzo, segmento dopo segmento. Il valore di questa meditazione
consiste nell’accrescere la nostra abilità nel rimuovere il mantello
di continuità affinché si scopra la reale natura dell’impermanenza.
Gli yogi possono scoprire la natura dell’impermanenza direttamente,
grazie al loro proprio sforzo. Dopo aver realizzato che le cose sono
composte di segmenti, di pezzetti, e dopo l’osservazione di questi
segmenti uno per uno, essi realizzano che non vi è davvero nulla in
questo mondo a cui essere attaccati, niente da desiderare
ardentemente. Se i meditatori vedono qualcosa che una volta
consideravano bella, come una cosa piena di buchi, come una cosa
soggette a decadimento e disintegrazione, essi perderanno interesse in
essa.

Per esempio, essi potrebbero vedere un bel dipinto su tela, essi ,
concettualmente, pensano che dipinto e tela siano un tutt’uno, una
solida cosa. Ma se essi mettessero il dipinto sotto un potente
microscopio essi vedrebbero che la pittura non è solida, essa rivela,
a questa indagine, molti buchi e spazi vuoti. I moderni fisici
conoscono questa idea molto bene, essi hanno osservato, con potenti
strumenti, che la materia è solo una vibrazione di particelle e
energia in costante mutamento : niente di realmente sostanziale. Con
la realizzazione di questa impermanenza senza fine, gli Yogi capiscono
che non esiste realmente niente da essere desiderato, nulla da essere
trattenuto in questo mondo di fenomeni.

Adesso possiamo capire le ragioni per praticare la meditazione, noi
meditiamo perché vogliamo rimuovere attaccamento e brama o desiderio
dagli oggetti . Ed è comprendendo le tre caratteristiche di tutte le
cose: impermanenza , insoddisfacenza o sofferenza , e non-sé, che noi
eliminiamo desiderio e attaccamento, vogliamo eliminarli perché non
desideriamo soffrire. Fino a quando ci saranno brama e attaccamento ci
sarà sempre sofferenza. Dobbiamo capire che tutte le cose sono solo
mente e materia che sorgono e scompaiono, che le cose sono
insostanziali. Una volta realizzato ciò saremo in grado di rimuovere
l’attaccamento da tutte le cose. Fino a che non realizzeremo questo,
non saremo in grado di sbarazzarci dell’attaccamento, per quanti libri
possiamo leggere o per quanti discorsi possiamo ascoltare
sull’argomento.

Ciò che è necessario è averne l’esperienza diretta che tutte le cose
condizionate hanno le tre caratteristiche fondamentali. Quindi
dobbiamo applicare l’attenzione quando stiamo camminando, cosi come
facciamo quando siamo seduti o sdraiati. Non sto cercando di dire che
la med. Camminata da sola può portarci alla realizzazione ultima e la
capacità di rimuovere completamente l’ attaccamento, ma è , ciò
nonostante, una pratica valida tanto quanto la med. seduta o qualsiasi
altro tipo di meditazione Vipassana o Insight . La meditazione
camminata conduce allo sviluppo spirituale ed è potente tanto quanto
la consapevolezza del respiro o del salire e scendere dell’addome,
essa è uno strumento che ci aiuta a rimuovere le contaminazioni
mentali. La meditazione camminata può aiutare a raggiungere la visione
o insight sulla natura delle cose e dovremmo praticarla diligentemente
tanto quanto la seduta od ogni altro tipo di meditazione.

Grazie alla pratica della Vipassana , in tutte le posture, possiate
Voi e tutti gli yogi essere in grado di ottenere la totale
purificazione in questa stessa vita.

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