Chi è sensibile vive con intensità

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Chi è sensibile vive con intensità

di Marco Ferrini

Il presupposto dell’essere equanimi comporta che ogni nostro desiderio, pensiero e azione sia a beneficio di tutti, senza mai ricercare il piacere a danno di altri.

Questo principio esprime alla massima potenza un insegnamento fondamentale dello Yoga che è “Ahimsa”: Non nuocere a nessuno.

Non solo agli esseri umani, ma a nessun’altra creature vivente, né tacchini, conigli o agnelli…

Ahimsa conduce alla piena consapevolezza e a un profondo rispetto della vita, trasformando il carattere, l’umore e le emozioni che vengono riorientati verso una maggiore sensibilità e matura affettività, che non sarebbero possibili se non si accettassero e praticassero tali nobili principi.

La persona sensibile che é alla ricerca della verità e della sapienza sacra – la Sophia – è più esposta alla sofferenza e alla compassione, ma è un piccolo prezzo da pagare in rapporto alla magnificenza dello spettacolo di cui potrà esultare. E’ nel prendere coscienza della bellezza, del miracolo della vita che tutto pervade, che la persona diviene gioiosa e caritatevole. Le persone empie assistono alla bruttezza fatta di conflittualità e malvagità di cui sono artefici e partecipi. L’empio vede empietà intorno a sé, mentre chi è pio desidera, pensa, agisce e conversa comunicando una tendenza caritatevole che è l’autentico fondamento della religiosità. Per Platone Dio ha creato gli uomini affinché praticassero il bene, perché la bontà è parte fondamentale della vita.

Divenire sensibili è un guadagno incommensurabile, equivale a partecipare con maggiore intensità alla vita, mille volte di più di una persona empia. Osservate come vivono i criminali, isolandosi, rifuggendosi e nascondendosi ogni dove.

Divenire sensibili non aumenta il rischio di perdita, non comporta il doverci rimettere qualcosa, perché la sensibilità è parte integrante della vita e apre la porta verso la percezione dell’eternità.

Chi è sensibile ha il dono di vedere quel forte elemento comune di origine divina che lo lega a tutte le creature. Senza questa sensibilità ed un senso di unione e fratellanza l’universo non può apparire amico.

Solo colui che è in grado di percepirlo riesce a vedere il disegno evolutivo, superando gli interessi egoistici individuali.

C’è tutto da guadagnarci dal diventare sensibili, mentre l’uomo “meccanico” paga un caro prezzo nel non avere alcuna sensibilità: non vive appieno e permane stagnante in quel senso di inquietudine a cui non sa dare un nome.

La sensibilità fa risplendere l’umanità.

Marco Ferrini

www.marcoferrini.net/

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