CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) 7

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CERVELLO/MENTE/COSCIENZA (PRINCIPI E MODELLI) 7

di Nitamo Federico Montecucco ed Enrico Cheli

tratto da “Enciclopedia olistica”

LE DIVISIONI DEL CERVELLO E L’UNITA’ DELLA COSCIENZA

Dalla divisione del cervello all’unità di coscienza

In questo capitolo presentiamo una serie di ricerche scientifiche di grande interesse per capire
come opera l’unità cervello/mente/coscienza. Una parte di queste ricerche sono state già pubblicate,
sulla stampa specialistica e non, in modo frammentario, ora abbiamo sentito il bisogno di
raggrupparle in un unico capitolo, diviso in quattro parti.

La prima riguarda la divisione del cervello e della mente in due emisferi/funzioni e come questa
stessa divisione si è poi proiettata a livello delle culture orientali e occidentali del pianeta. In
questa prima parte saranno presentate una vasta panoramica di ricerche sulle differenziazioni tra
emisferi, sessi, capacità e comportamenti. La seconda parte tratta della divisione del cervello e
della mente in tre parti: il cervello rettile, il cervello mammifero e il cervello umano, a cui
seguiranno una serie di articoli sulle triplici differenziazioni della mente umana, dell’evoluzione
e del mondo. La terza parte, curata dal Dott. Sebastiano Gelsomino, laureato in psicologia
all’Università di Padova con una tesi sperimentale sulla meditazione e la sincronizzazione del
cervello, tratterà degli studi di neurofisiologia della meditazione, con le ricerche sulla
sincronizzazione tra emisferi, sulla sincronizzazione tra coppie e sulla sincronizzazione
collettiva.

Nella quarta parte esporremole ultime ricerche sulla sincronizzazione cerebrale (coerenza e
elettromagnetica) e sulla coscienza collettiva.

I DUE EMISFERI

I due emisferi: la simmetria speculare del cervello

Una delle più interessanti caratteristiche del cervello umano è quella di essere diviso in due metà
speculari: l’emisfero destro e l’emisfero sinistro, come due guanti che pur essendo simili, si
adattano solo ad una mano. Queste due emisfere anatomicamente simili, rappresentano neurologicamente
i due aspetti della mente, quello maschile/razionale e quello femminile/intuitivo, come lo Yin e lo
Yang racchiusi nel cerchio del Tao. Ognuno dei due emisferi possiede sue proprie funzioni che lo
differenziano nettamente dall’altro e che lo rendono indispensabile al corretto funzionamento
dell’intero cervello.

La differenza delle funzioni dei due emisferi era stata già evidenziata nel 1861, quando ad un
convegno della Società di Antropologia di Parigi, il chirurgo Paul Broca sostenne, sulla base di
dati neuroanatomici, che alcune aree dell’emisfero sinistro del cervello erano direttamente
implicate nel linguaggio e che la loro lesione provocava afasia: l’incapacità di pronunciare le
parole pensate. Alcuni anni più tardi un altro neuroscienziato, J.Cotard, dimostrò che, mentre la
lesione di quell’area in un adulto porta ad una permanente perdita della funzione del linguaggio, la
stessa lesione in bambini fino ai 6, 7 anni, viene in qualche modo compensata anche completamente.
Esami neuroanatomici rilevarono che in 2/3 dei cervelli osservati l’area del linguaggio
dell’emisfero sinistro, il “planum temporale”, è maggiore. Tale asimmetria è stata rilevata anche in
neonati ed è statisticamente meno marcata nelle persone mancine. Ricerche condotte sul cranio di
uomo di Neanderthal e di Pechino, hanno evidenziato simili asimmetrie.

Negli anni ‘60, Roger Sperry e Michael Gazzaniga, al California Institute of Technology, studiarono
il comportamento di persone cui era stato reciso chirurgicamente il corpo calloso, quell’insieme di
miliardi di fibre nervose che collegano tra loro i due emisferi. I risultati di queste ricerche, che
fruttarono a Sperry il premio Nobel, rilevarono che vi è una profonda diversità nella qualità di
elaborazione dei dati tra i due emisferi: l’emisfero sinistro è dominante per i processi
linguistici, il destro nei processi visivi.

Un quarto di secolo di successivi esperimenti ha portato ad un quadro ben più articolato, in cui un
emisfero (statisticamente più il sinistro in coloro che scrivono con la mano destra) è maggiormente
specializzato nei processi che richiedono logica, razionalità, capacità di analizzare e di dividere
un problema nelle sue parti, mentre l’emisfero opposto (statisticamente più il destro) è
specializzato nell’intuizione , nella percezione globale di un problema, nella comprensione
analogica e simbolica.

I due emisferi rappresentano quindi l’espressione neurocíbernetica più archetipica della psiche
maschile e femminile, ossia della mente razionale-logico-analitica, che ha trovato la sua massima
espressione nelle scienze esatte e nella tecnologia, e della mente intuitiva-analogico-estetica che
costituisce l’anima delle arti e dei sentimenti.

Una sconcertante differenza rilevata tra i due emisferi, concerne il loro stato di coscienza.

L’emisfero razionale ha coscienza delle informazioni che elabora, mentre l’emisfero intuitivo, pur
svolgendo la stessa quantità di operazioni, è completamente inconscio.

Ad esempio i soggetti a cui è stata recisa chirurgicamente la connessione fra i due emisferi, hanno
coscienza degli oggetti che vedono solo con l’emisfero razionale ma non sono in grado di descrivere
ciò che vedono con il solo emisfero intuitivo. Un’immagine di nudo proiettata direttamente
all’emisfero logico-razionale provocava il consueto arrossamento del viso del soggetto sperimentale,
accompagnato dal solito sorriso. Se allo stesso soggetto veniva domandato che cosa gli stesse
capitando, rispondeva qualcosa come “beh! c’era una donna nuda … “. Quando la stessa immagine
veniva inviata all’emisfero analogico-intuitivo si ottenevano le stessa identiche reazioni ma,
quando venivano interrogati sul motivo della reazione, i soggetti rispondevano con un vago “ma non
so … forse stavo pensando ad una cosa buffa” o con altre razionalizzazioni come “probabilmente avevo
caldo” o “credo che fosse per una barzelletta”. E’ evidente che in questo caso l’emisfero razionale
‘parla per l’intera persona’ ma non è cosciente delle informazioni presenti nell’emisfero opposto. I
motivi di questa importantissima differenza non sono ancora stati chiariti dalla scienza ufficiale,
anche se molti ricercatori hanno avanzato ipotesi. Tra queste una delle più affascinanti è quella
che considera l’emisfero intuitivo come una porta sull’inconscio e sull’intelligenza “del cuore” o
della sensibilità, contrapposta all’intelligenza “della testa” o mentale. Come una sorta di due
differenti personalità interiori: Yin e Yang.

Secondo alcuni ricercatori la presenza di gravi turbe alla normale sessualità, in costante aumento
in tutte le società industriali più avanzate, quali l’eiaculazione precoce, il vaginismo,
l’anorgasmia e molte altre, sarebbero dovute all’eccessiva attività dell’emisfero
cosciente-razionale ossia ad una eccessiva attenzione e controllo ‘di testa’ durante il rapporto,
che invece dovrebbe essere ‘pilotato’ dall’attività dell’emisfero inconscio-affettivo che
faciliterebbe il rilassamento, la respirazione spontanea e tutte le complesse reazioni
emotive-ormonali che richiedono spontaneità e abbandono.

L’eccessiva attività conscia bloccherebbe infatti alcuni delicati processi che richiedono
un’intelligenza più femminile e di cuore: una mente più connessa al corpo e al presente. L’eccessiva
(mitica) lucidità di coscienza di Apollo fuga e inibisce l’ombrosa e dolce ninfa Dafne. L’eccesso di
Yang secca e brucia l’umido Yin.

Al di là di queste differenze rilevate sperimentalmente, il cervello è e deve essere considerato una
struttura unitaria, una totalità che comprende tutte queste parti che interagiscono, si vicariano
nelle operazioni, si alternano, si fondono e si compensano tra di loro. Sembra proprio che i due
emisferi siano come un uomo e una donna interiori dalla cui armonia e differenza di polarità nascono
tutte le nostre sempre nuove e sempre antiche qualità.

Gli emisferi del pianeta come gli emisferi del cervello

Pitagora: la prima sintesi tra scienza occidentale e spiritualità orientale

estratto da: Philosophia Perennis di Bhagwan Shree Rajneesh

In tutto il mondo si tramandano parabole, racconti di un diluvio universale. Questi racconti si
ricollegano alla fine di Atlantide. Tutte queste storie – cristiane, ebree, hindù – parlano di un
diluvio universale che in passato distrusse pressoché l’intera civiltà. Si salvarono solo alcuni
iniziati, pochi adepti. Noè fu uno di questi, un grande maestro, e la sua arca è solo un simbolo.

Qualcuno sfuggì a questa calamità e con lui si salvarono tutti i segreti scoperti da quella civiltà.
Questi segreti vennero raccolti ad Alessandria.

Pitagora visse per anni ad Alessandria. Studiò e fu iniziato alle scuole mistiche in Egitto, in
particolare a quella di Ermete. Poi si spostò in India dove fu iniziato a tutti i segreti scoperti
dai brahmini, a tutto ciò che l’India aveva scoperto rispetto al mondo interiore dell’uomo.

Visse in India, poi viaggiò in Tibet e infine raggiunse la Cina. Quelli erano i confini del Mondo a
quei tempi. Pitagora viaggiò, fu un ricercatore, un pellegrino, un filosofo per tutta la sua vita.
Filosofia nel vero senso della parola: amore per la saggezza. Fu un amante, un filosofo non nel
senso moderno, ma in quello antico del termine. Perchè un amante non si può limitare alla
speculazione, non può limitarsi a pensare alla verità: un amante deve cercare, rischiarsi, muoversi
nell’avventura.

Era greco, ed era stato allevato nella logica, il punto di vista scientifico proprio dei Greci; si
trasferì in Oriente, apprese le vie dell’intuizione. Infine imparò come essere un mistico. Per sua
natura era un grande matematico: per un matematico diventare un mistico è una rivoluzione, si tratta
dei poli opposti.

L’Occidente rappresenta la mente maschile, l’intelletto e la sua aggressività. L’Oriente rappresenta
la mente femminile, l’intuizione e la sua recettività.

L’Oriente e l’Occidente non sono fatti arbitrari: si tratta di una divisione molto profonda e
significativa. Non dovreste dimenticarvi Rudyard Kipling: ciò che disse è significativo, ha un senso
profondo. Disse che l’Oriente e l’Occidente non si sarebbero mai incontrati. In questa affermazione
è nascosto un frammento di verità, perchè questo incontro sembra impossibile; la loro conformazione
è diametralmente opposta.

L’Occidente è aggressivo, scientifico, pronto a conquistare la natura. L’Oriente è non-aggressivo,
ricettivo, disposto a lasciarsi conquistare dalla natura. L’Occidente è avido di sapere. L’Oriente è
paziente. L’Occidente fa ogni sforzo possibile per raggiungere i misteri della vita e
dell’esistenza: cerca di aprire qualsiasi porta. E l’Oriente si limita ad aspettare con profonda
fìducia: ” Allorchè ne sarò degno la vita si rivelerà a me”. L’Occidente è concentrazione della
mente: l’Oriente è meditazione della mente. L’Occidente è la mente: l’Oriente è non-mente. E Kipling
sembra aver ragione dal punto di vista logico: sembra impossibile che l’Oriente e l’Occidente si
possano mai incontrare.

E “Oriente e Occidente” non solo simbolizzano il pianeta terra diviso in due emisferi: rappresentano
la tua mente, tuo cervello. Anche il tuo cervello è viso in due emisferi, proprio come la Terra. Il
tuo cervello ha in sé una parte d’Oriente ed una parte d’Occidente. L’emisfero cerebrale sinistro
rappresenta l’Occidente, ed è collegato alla mano destra; mentre l’emisfero cerebrale destro
rappresenta l’Oriente, ed è collegato alla mano sinistra. L’Occidente è destrorso. L’Oriente è
sinistrorso. Questi due processi sono completamente diversi tra loro…. l’emisfero sinistro del
cervello è calcolatore, logico, connesso alla funzione cognitiva, da qui viene prodotta ogni
scienza. Mentre l’emisfero destro del cervello è un poeta, un mistico, intuisce, sente, è vago,
nebuloso, oscuro, niente affatto chiaro: tutto esiste in una sorta di caos, ma quel caos possiede
una sua bellezza, è un caos molto ricco: ha in sé una poesia e un canto immensi.

La mente calcolatrice è un fenomeno simile al deserto, mentre la mente non-calcolatrice è un
giardino ricco di uccelli che cantano e di fiori in boccio… sono mondi completamente diversi.

Pitagora fu il primo uomo a tentare l’impossibile, e ci riuscì! In lui Oriente ed Occidente si
fusero insieme. In lui lo Yin e lo yang divennero un’unità. In lui il maschile e il femminile si
fusero insieme. Pitagora era un Arhanarishwar: una totale unità di polarità opposte, Shiva e Shakti
riuniti.Un intelletto di altissimo livello e di intuizione profondissima. Pitagora è una vetta, una
vetta alta nel cielo, ed è anche una valle, profonda ed oscura: è un fenomeno rarissimo.

Animus e anima – dall’antico taoismo alla psicologia junghiana

L’antica tradizione taoista parla della dualità del Tao fomata dai due opposti Yang (l’aspetto
luminoso-attivo-maschile) e Yin (l’aspetto oscuro-passivo-femminile). La luce polare (Yang) e
l’oscurità polare (Yin) corrispondono negli individui umani a due elementi energetico/psichici
chiamati Hun e P’o. Hun, l’elemento Yang, è strettamente correlato alla coscienza nel suo aspetto
luminoso e vitale, si dice risieda nel “cuore celeste” (il centro del cervello), di giorno alberghi
negli occhi e di notte sogni nel fegato. P’o, l’aspetto Yin, è correlato all’inconscio, all’aspetto
oscuro e istintuale, all’abbandonarsi al corpo. Nel “mistero del fiore d’oro” questi due aspetti
vengono fatti cicolare insieme e infine fusi tra loro, creando l’essere umano totale e liberato.

Il mistero del fiore d’oro, è un prezioso testo cinese che viene fatto risalire al patriarca
spirituale Lü Tsu, nato nel 755 d.C. e vissuto a cavallo tra l’ottavo e il nono secolo.

L’importanza di questo testo sta nella sua molteplice origine mistico filosofica e nell’armonica
fusione di queste radici in un’unica visione sincretistico-unitaria. Lü Tsu si ritiene essere un
anello della catena di maestri illuminati che discende da Lao Tzu passando per Kuan Yin-hsi, il
“maestro del passo” per il quale la leggenda vuole che Lao Tzu avesse scritto il suo Tao Tê Ching.
Su questa base taoista si fondono evidenti elementi di buddhismo mahayana e di confucianesimo e, in
misura alquanto minore, tracce della religione persiana di Zoroastro e di cristianesimo nestoriano,
che era tenuta in grande considerazione nella Cina di quei giorni.

Una ristampa di questo libro fatta a Pechino nel 1920, arrivò al famoso sinologo tedesco Richard
Wilhelm che lo tradusse, facendone scrivere una lunga introduzione all’amico Carl Gustav Jung.

Nella concezione cinese il Tao (il Tutto, l’intera esistenza materiale/spirituale) si manifesta nel
suo armonico alternarsi e polarizzarsi tra Yang (l’aspetto due aspetti polari, che nell’uomo comune
sono separati e in costante antagonismo, possono essere fusi e unificati attraverso la meditazione
della “circolazione della luce” che permette alla coscienza luminosa di hun di penetrare nel vasto
inconscio degli istinti e delle passioni “oscure” e di creare così il germe dell’illuminazione
interiore.

Wilhelm e Jung tradussero i termini Hun e P’o con Animus e Anima, creando una prima profonda
connessione tra pensiero orientale e occidentale.

I concetti di Animus e Anima sono uno dei cardini fondamentali nella psicologia junghiana. Jung
studiava e ricostruiva gli archetipi, le immagini simboliche presenti in tutte le culture antiche e
moderne, le strutture mentali che formano i centri di gravità su cui ruotano tutti i miti e le
cosmologie. Non potevano certo mancare le rappresentazioni di una delle più evidenti categorie
dell’esistenza: la dualità del maschile e del femminile.

Nel libro “L’uomo e i suoi simboli” Jung introduce il tema della dualità rilevando come, nel medio
evo, prima ancora che la scienza scoprisse la contemporanea presenza in ogni uomo delle strutture
ghiandolari maschili e femminili, era conosciuto il detto “ogni uomo porta in sé una donna”.

Nella sua introduzione Jung, in relazione ai termini del testo taoista, dice: “L’Animus sta nel
cuore celeste, di giorno alberga negli occhi (cioè nella coscienza), di notte sogna nel fegato”.
Esso è ciò “che noi abbiamo ricevuto dal grande vuoto che è identico nella forma con il principio
primo”. L’Anima, al contrario, è “la forza di ciò che è pesante e torbido” dominata dal cuore
corporeo, carnale. “Brame sensuali e moti di collera” sono i suoi effetti. Chi al suo risveglio è
ottenebrato e assorto, è prigioniero dell’Anima.

Già molti anni prima che Wilhelm mi facesse conoscere questo testo, ho usato il concetto di Anima in
modo analogo alla definizione cinese di P’o, a prescindere naturalmente da ogni presunzione
metafisica. Per lo psicologo l’Anima non è un “essere trascendentale, ma qualcosa che rientra
completamente nell’ambito dell’esperienza”, secondo la chiara definizione del testo cinese: gli
stati affettivi sono esperienze immediate. Ma perchè allora si parla di Anima e non semplicemente di
umori? Il motivo è che gli affetti hanno un carattere autonomo e, per questo, la maggior parte degli
uomini è loro soggetta…. Da questo fatto psicologico derivano tanto la dottrina cinese dell’anima
P’o, quanto la mia concezione di Anima. L’introspezione più profonda o l’esperienza estatica,
rivelano l’esistenza di una figura femminile nell’inconscio, da cui deriva la denominazione
femminile anima, psiche, Seele (anima). Si può definire l’Anima anche Imago o archetipo o
sedimentazione di tutte le esperienze che l’uomo fa della donna. Per questo l’immagine dell’anima
viene di consuetudine proiettata nella donna …. ” .

Il ciclo respiratorio è connesso con la dominanza emisferica

Per mezzo di un semplice esercizio respiratorio è possibile scegliere di modificare (per un breve
periodo di tempo) la dominanza di uno o dell’altro emisfero cerebrale. L’esercizio contiene
importanti implicazioni, relative alla capacità di controllo degli stati del sistema corpo-mente e
prospetta una interessante connessione fra i princìpi che regolano la medicina occidentale e quella
orientale.

Un recente numero di Human Neurobiology riporta la scoperta della diretta relazione fra l’attività
del cervello ed il ciclo respiratorio nasale, ossia l’alternarsi di stati di chiusura e apertura
delle narici.

Quando il flusso dell’aria è più libero in una narice, l’emisfero che ha la dominanza è quello
opposto, d’altra parte, una respirazione forzata nella narice più congestionata, sveglia l’emisfero
meno dominante.

Risposte elettroencefalografiche hanno mostrato una sostanziale relazione fra il flusso nasale
dell’aria e la dominanza cerebrale, su tutte le frequenze (alpha, theta, delta e beta).

“Il naso è uno strumento per modificare l’attività corticale”, dichiara Shannahoff-Khalsa
dell’Istituto Salk per gli Studi Biologici, ” il naso è molto più di un congegno olfattivo. Questa
scoperta è portatrice di nuovi significati, è come aver trovato un nuovo senso”.

Questa scoperta significa infatti che i princìpi della medicina e della meditazione orientale non
debbono più rimanere estranei alla scienza occidentale:

” Esiste un vera e propria scienza della respirazione, lo studio della quale può , dal punto di
vista medico, unificare gli emisferi geografici”.

Tale ricerca suggerisce che le forme di intelligenza separate localizzate in ciascun emisfero,
richiedono un supporto metabolico accresciuto del lato opposto del corpo e “suggerisce, per la prima
volta, una relazione dimostrabile fra modificazioni dello stato mentale e specifiche funzioni
metaboliche”.

Il ciclo di alternanza nella dominanza emisferica, sia negli esseri umani che nei delfini, è stata
confermata in altri quattro laboratori. Shannahoff-Khalsa e tre suoi co-ricercatori, Floyd Bloom del
Salk Institute, Deborah Werntz e Reginald Bickford dell’Università di California, San Diego, Scuola
di Medicina, hanno dato dimostrazione sperimentale della prima prova conclusiva del legame fra il
ciclo nasale e il sistema nervoso autonomo.

Il ciclo nasale potrebbe essere la porta verso la conoscenza di uno dei ritmi più importanti
presenti nel corpo. Questa ricerca suggerisce che tale ciclo di alternanza dell’attività
narice-emisfero è complessivamente collegato con il ciclo fondamentale riposo-attività,
ricomprendendo anche i due cicli alternati del sonno: REM (movimenti oculari rapidi) e non REM
(sonno profondo e senza movimenti).

La dominanza della narice destra – emisfero sinistro corrisponde a fasi di attività accresciuta, la
dominanza della narice sinistra – emisfero destro corrisponde a fasi di riposo.

Gli scienziati cinesi hanno mostrato grande interesse per questa ricerca, che aggiunge una nuova
dimensione alla comprensione della loro teoria degli stati del sistema corpo-mente, definiti come
Yin (stato passivo) e Yang (stato attivo).

La ipotizzata correlazione fra cicli nasali e funzione complessiva del corpo, se provata
concretamente, potrebbe condurre a dar credito agli antichi insegnamenti yogi sul pranayama, o
respiro.

Il ritrovamento ha, in sé, essenziali implicazioni per lo sviluppo di tecniche di auto-regolazione,
dice Shannahoff-Khalsa, e ” dimostra la capacità dell’individuo di modificare l’attività cerebrale e
i processi fisiologici associati in maniera non- invasiva, selettiva e prevedibile”.

La scoperta potrebbe essere applicata nella cura dei disturbi mentali lateralizzati; alcuni tipi di
schizofrenia, per esempio, sembrano riflettere disfunzioni nell’emisfero sinistro, disturbi di tipo
maniaco-depressivo potrebbero indicare disfunzioni nell’emisfero destro.

La tecnica di respirazione attiva selettivamente i due emisferi cerebrali

La respirazione da una sola narice stimola l’attività dell’emisfero cerebrale opposto. Questa
scoperta suggerisce la possibilità di una terapia dei disturbi legati all’umore e delle turbe
mentali senza ricorrere ad agenti farmacologici esterni.

In uno studio realizzato da D.A. Wernzt e collaboratori della University of California, San Diego,
in 5 soggetti su 5 non allenati, la respirazione unilaterale ha prodotto ‘amplitudes’ integrate
relativamente più grandi nell’emisfero opposto.

Una ricerca condotta nel 1986 ha dimostrato che i cicli alternati di attività simpatica e
parasimpatica sono strettamente connessi al ciclo nasale, definito come la dominanza (alternata) di
aria immessa attraverso una delle due narici. Altri sperimentatori hanno portato le prove
dell’esistenza di un ritmo naturale di dominanza cerebrale durante il giorno. La schizofrenia sembra
essere associata ad una grave disfunzione dell’emisfero sinistro, mentre la depressione ed altri
disturbi legati all’umore sono dovuti ad una disfunzione dell’emisfero destro.

Nelle fasi più acute di questi disturbi, uno dei due emisferi lavora più dell’altro, la cui attività
è, invece, inferiore alla norma. In un caso di doppia personalità del 1955, due pazienti alternavano
la dominanza nasale quando cambiavano da una personalità estrema all’altra.

” La mucosa nasale è uno dei tessuti più ricchi … attraversato da nervi provenienti sia dal ramo
simpatico che da quello parasimpatico del sistema nervoso autonomo”, hanno affermato Werntz e
collaboratori (Human Neurobiology 6: 165-171). Una dominanza simpatica più marcata riduce l’attività
mentale dell’emisfero dello stesso lato.

La respirazione forzata attraverso una sola narice ha dato vita ad una maggiore attività
elettroencefalografíca controlaterale. La prova ha avuto successo in 25 dei 31 test eseguiti sugli
stessi soggetti ed i risultati sono stati quasi immediati e generalizzati nell’intero emisfero.

I primi esperimenti hanno dimostrato che l’attività di elettroencefalogramma può essere generata da
un’immissione di aria attraverso la mucosa nasale senza il coinvolgimento dei polmoni. L’anestesia
locale della membrana della mucosa neutralizza gli effetti provocati dalla circolazione dell’aria
sull’attività corticale.

Emozioni positive ed emozioni negative riflettono la specializzazione degli emisferi cerebrali

Nuove sperimentazioni hanno confermato precedenti scoperte secondo cui l’emisfero cerebrale sinistro
è attivamente impegnato nella elaborazione di emozioni positive, mentre il destro è associato con
quelle negative. Meno attento alle proprie emozioni più ansioso è l’uomo e più le sue emozioni si
specializzano in ciascuno degli emisferi cerebrali.

E’ stata rilevata, da alcuni ricercatori l’attività cerebrale di bambini di dieci mesi che
osservavano su uno schermo televisivo facce felici e facce tristi. Le facce felici sollecitavano
maggiormente l’attività elettroencefalografica del lobo frontale sinistro; le facce tristi
attivavano, invece, la corrispondente regione destra. La lettura elettroencefalografica del lobo
parietale (medio) non mostrava alcuna differenza, in risposta alle facce.

La evidente differenza emozionale dei due emisferi riflette una specializzazione ancora più
essenziale, (Richard Davidson e Nathan Fox così riportano in Science 218: 1235-37): l’emisfero
sinistro dominerebbe i comportamenti di avvicinamento, mentre quello destro governerebbe quelli di
allontanamento.

Un’analoga specializzazione emisferica è stata rilevata dal rilievo elettroencefalografico
dell’emozione negli adulti. Tale prova sperimentale è coerente con gli effetti emozionali registrati
a seguito di danni cerebrali, anestesia e terapia da shock.

Gary Schwartz della Yale University riferisce che individui repressi mostrano una maggiore
lateralizzazione delle emozioni negative nell’emisfero destro, rispetto a persone che si assumono
facilmente le loro emozioni, e questo potrebbe indicare un flusso di informazioni più ridotto
dall’emisfero destro a quello sinistro.

Soggetti con basso livello di ansietà mostravano una mancanza sostanziale di specializzazione.

La lateralità è rilevata, registrando la tensione muscolare, in ambedue i lati del corpo, quale
risposta ad immagini

emozionalmente positive o negative.

Persone represse e persone a basso livello ansiotico sono state sottoposte a stress sperimentale
misurabile: le persone represse non erano consapevoli dei livelli crescenti di stress. Questa
mancanza di attenzione agli stati interiori, dice Schwartz, richiede uno sforzo – essenzialmente
inconscio,- e tale impiego di energia può avere un effetto sregolante sull’intero organismo,
accelerando o aggravando il disturbo.

continua…

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