Cammino verso Dio con consapevolezza

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Cammino verso Dio

di ANTHONY DE MELLO

CONSAPEVOLEZZA:
VANTAGGI INDIVIDUALI

– Esporsi al vuoto e al nulla, senso di frustrazione
– Una nuova energia trasformante, un buon investimento.

Quando inizierete il tipo di contemplazione proposta negli esercizi precedenti, probabilmente sarete molto diffidenti. Non sembrano essere né meditazione né preghiera, nel senso tradizionale della parola. Se per preghiera si intende parlare con Dio, qui il parlare è molto poco o addirittura nullo. Se la meditazione viene intesa come riflessione, illuminazioni e intuizioni, risoluzioni, in questi esercizi c’è veramente molto poco spazio per la meditazione.

Uscite da questi esercizi senza nulla di concreto da mostrare per lo sforzo da voi fatto. Nulla che possiate scrivere nel vostro diario spirituale – per lo meno all’inizio, forse per sempre. Uscirete spesso con la sensazione spiacevole di non aver fatto nulla e di non aver raggiunto nulla. Questa forma di preghiera risulta particolarmente penosa per coloro che valutano molto il successo. Quelle persone per cui il fare è molto più importante dell’esistere.

Ho il vivido ricordo di un giovane che pareva non ottenere nulla da questi esercizi. Trovava molto frustrante dover sedere immobile ed esporre se stesso a un vuoto, anche se ammetteva di non riuscire assolutamente a pensare o a usare la sua mente in un qualsiasi altro modo mentre era in preghiera. Spendeva il tempo di preghiera combattendo le distrazioni – generalmente senza successo – e mi supplicava di suggerirgli qualcosa che facesse sì che quel tempo e quello sforzo ne valessero la pena. Fortunatamente perseverò in questi esercizi apparentemente frustranti e dopo circa sei mesi venne a riferirmi che stava traendo un immenso beneficio da essi – molto più di quello che aveva ottenuto dalle sue precedenti preghiere e meditazioni e illuminazioni e risoluzioni.

Che cosa era accaduto? Le sue distrazioni non erano diminuite. Trovava gli esercizi frustranti come prima. Nulla era cambiato negli esercizi. Ciò che era cambiata era la sua vita!

Questo tentativo costante, penoso, pieno di distrazioni che stava facendo, giorno dopo giorno, per esporre se stesso a ciò che sembrava vuotaggine e nullità; il tentare solo di calmare la propria mente e di raggiungere un qualche grado di silenzio attraverso la concentrazione sulle sensazioni corporee o sul respiro o sui suoni, stavano portandogli nella sua vita quotidiana una nuova energia che non aveva mai provato, la cui presenza nella sua vita era indiscutibile.

Questo è uno dei maggiori vantaggi di questa forma di preghiera: un cambiamento in se stessi che sembra avvenire senza sforzo. Tutte quelle virtù che precedentemente avevate tentato di ottenere attraverso l’esercizio della vostra forza di volontà sembrano adesso venire in voi senza sforzo – sincerità, semplicità, dolcezza, pazienza. Le cattive abitudini sembrano morire senza bisogno, da parte vostra, di risoluzioni o sforzi: abitudini legate a cose come il fumare o l’uso eccessivo dell’alcol, abitudini legate a persone come infatuazioni e iperdipendenza.

Quando questo vi accadrà, saprete che il tempo da voi dato a questi esercizi è stato davvero un buon investimento.

CONSAPEVOLEZZA:
VANTAGGI DI GRUPPO

Unione di cuori in comunità o in famiglia – un silenzio che comunica e unisce.

Se fate questi esercizi in un gruppo, noterete un aumento di amore fra i membri del gruppo. Oggi si stanno facendo molti tentativi, e molto lodevoli, per favorire una maggiore unione di cuore tra i membri di comunità religiose o famiglie, attraverso il dialogo, condivisioni di gruppo e incontri.

C’è un ulteriore via per raggiungere questi risultati: attraverso la contemplazione di gruppo, quando tutti i membri del gruppo siedono insieme per almeno mezz’ora al giorno, preferibilmente in circolo (non so perché questo aiuti, ma così è), in totale silenzio. E’ importante che il silenzio non sia solo esteriore – assenza di movimenti fisici nella stanza, assenza di irrequietezza, assenza di preghiera articolata – ma anche interiore, cioè che i membri del gruppo si sforzino di creare un silenzio di parole e pensieri dentro se stessi, attraverso esercizi simili a quelli suggeriti finora.

Un uomo sposato mi disse che lui e sua moglie spendevano un’ora al giorno in questa forma di contemplazione, sedendo l’uno di fronte all’altra con gli occhi chiusi e, come risultato, dopo ciascun’ora sperimentavano un’unione di cuori e un amore che andavano ben al di là di tutto ciò che avevano sperimentato prima, anche nei loro momenti più romantici. Devo aggiungere che ambedue erano esperti nell’arte di quietare la mente.

Un prete, che aveva fatto sotto la mia direzione un ritiro di trenta giorni con un gruppo di altri quaranta preti che gli erano totalmente sconosciuti, mi disse alla fine del ritiro che si era sentito più vicino a questo gruppo che a ogni altro con cui aveva vissuto. Tutto quello che era accaduto durante il ritiro per fargli sentire quest’unità col gruppo, era stato un incontro del gruppo ogni sera per circa 45 minuti di contemplazione comune in silenzio.

Il silenzio, quando è profondo, può unire. Le parole sovente impediscono la comunicazione!

Un direttore di ritiri che guida ritiri Zen nei quali i partecipanti passano ore insieme nel vuotare la mente di tutti i contenuti di pensiero, mi disse che faceva sempre praticare agli esercitanti le loro contemplazioni insieme in una stanza. La ragione: ciò non falliva mai nel portare tutte queste persone – anche ottanta, generalmente del tutto estranee le une dalle altre – insieme e nel dare loro un profondo senso di reciproca unione.

CONTEMPLAZIONE:
PIÙ’ FACILE IN GRUPPO

Comunicazione inconscia o vibrazioni benefiche? Il luogo santo.

Probabilmente troverete più facile raggiungere la concentrazione se fare questi esercizi in un gruppo.

E’ importante che tutti i membri del gruppo si impegnino. La pigrizia o la letargia mentale da parte di un partecipante agiranno come un freno sugli altri, così come gli sforzi di qualche “contemplativo” nel gruppo saranno una spinta per tutti. Più e più volte gli esercitanti mi hanno detto la grande differenza riscontrata nella loro contemplazione se la fanno insieme con un gruppo piuttosto che soli nelle loro stanze.

Naturalmente non è una regola assolutamente universale, ma sono stato certamente colpito dal fatto che, quando l’uno o l’altro dei membri di un ritiro buddista al quale partecipavo trovava particolarmente difficile il concentrarsi, il nostro direttore del ritiro lo invitava a sedersi accanto a lui – e questo invariabilmente sembrava aiutarlo!

Esiste una sorta di comunicazione inconscia che si innesca quando i singoli individui raggiungono un profondo silenzio stando fisicamente vicini? O sono vibrazioni generate attraverso questo esercizio, che hanno un effetto benefico su quelli che stanno abbastanza prossimi da essere esposti a queste vibrazioni? Questa era la teoria del nostro direttore buddista di ritiri.

Egli raccomandava caldamente anche un’altra pratica che ho trovato benefica: cioè, per quanto possibile, cercate di fare la vostra contemplazione ogni volta nello stesso posto; cercate, se possibile, di riservare un angolo della vostra stanza a questo solo scopo; oppure che lo facciate in un posto che è usato normalmente da altri per la preghiera e la contemplazione, un luogo santo. La ragione: una volta ancora, secondo lui, le vibrazioni benefiche che si generano con la pratica della contemplazione e che sembrano persistere in quel posto anche parecchio dopo che la contemplazione è finita. Sia fondata o meno questa spiegazione, io so dalla mia e altrui esperienza che aiuta il pregare in luoghi “sacri”, santificati dalla pratica frequente della contemplazione.

LO SPECIALE VALORE
DELLA CONSAPEVOLEZZA CORPOREA

– Respiro, suoni, sensazioni corporee
– Comunione psico-fisica
– Vantaggi spirituali e psicologici
– Pace e gioia come facoltà acquisita.

Vi ho spesso suggerito di scegliere la consapevolezza del vostro respiro o dei suoni o delle sensazioni corporee per la vostra contemplazione. Ma si equivalgono tutte? A parer mio, la consapevolezza delle sensazioni corporee ha un vantaggio rispetto alle altre due. Essa porta con sé vantaggi che sono spirituali e psicologici.

C’è una connessione molto stretta tra il corpo e la psiche e ogni danno arrecato a uno sembra influire sull’altro. Reciprocamente ogni progresso nella salute dell’uno sembra avere un benefico effetto sull’altro.

Quando la vostra consapevolezza corporea diventa così acuta che ogni parte del vostro corpo diventa vivida di sensazioni, si stabilisce un grande rilassamento di tensioni, fisiche ed emotive.
E così ho saputo di persone guarite da malattie psico-somatiche, come l’asma e l’emicrania, e anche da inclinazioni emotive, come risentimenti e paure nevrotiche, attraverso la pratica costante della consapevolezza corporea.

Talvolta questo esercizio si risolverà in uno scoperchiamento dell’inconscio e in tal modo potreste essere sommersi da forti sensazioni e fantasie connesse con materiale represso, generalmente aggressività e sesso. Ma in realtà non c’è alcun pericolo, purché continuiate con il vostro esercizio di consapevolezza senza dare speciale attenzione alle fantasie e sensazioni. Solamente assicuratevi, come ho detto prima, di non spendere molte ore nello sforzo della consapevolezza del respiro, senza che abbiate disponibile una guida competente.

Così se desiderate intraprendere seriamente e sistematicamente questi esercizi, vi raccomando di cominciare con la consapevolezza del vostro respiro e dei suoni per alcuni minuti, all’inizio di ciascun esercizio, per poi proseguire con la consapevolezza delle sensazioni corporee, spostando la vostra attenzione su tutte le parti del corpo finché il vostro corpo intero non diventi un’unica, fertile massa di sensazioni.

Poi rimanete nella consapevolezza del vostro corpo come entità unica finché non vi accorgiate che vi state distraendo e perciò di aver bisogno di passare nuovamente da una parte all’altra. Questo vi porterà i benefici spirituali dell’apertura del vostro cuore al divino, e in più i vantaggi alla psiche e al corpo che accompagnano questo esercizio.
Un’ultima parola di incoraggiamento: la pace e la gioia che vi ho promesso, come ricompensa per la fedele pratica di questi esercizi, sono un sentimento a cui non siete probabilmente abituati – qualcosa che all’inizio è così sottile da essere difficilmente paragonabile a una sensazione o a un’emozione. Se non siete consci di questo, vi potreste scoraggiare troppo facilmente.

Il godimento di questa pace e di questa gioia è una facoltà acquisita. Quando si dice a un bambino che la birra è piacevole, probabilmente si avvicinerà al bicchiere della birra con la propria esperienza di ciò che significa piacevole e perciò rimarrà sorpreso e contrariato perché la birra non contiene nessuna delle dolcezze che trae dalle sue bevande dolci. Gli è stato detto che la birra sarebbe stata piacevole – il suo concetto di piacevole era limitato a dolce. Quindi non avvicinatevi all’esercizio di contemplazione con nozioni preconcette. Avvicinatevi ad esso pronti a scoprire nuove esperienze (che inizialmente potrebbero addirittura non sembrare affatto “esperienze” tanto sono tenui) e ad acquisire gusti di nuovo genere.

IMMAGINAZIONE

ESERCIZIO 15
LI’ E QUI

Insospettata e inesauribile fonte di energia, la nostra facoltà di immaginazione – Il ritorno dal posto della fantasia a quello reale può essere penoso – La fantasia rivive l’evento, la memoria lo ricorda soltanto – Riportare qualcosa dell’esperienza spirituale – Sognatore ad occhi aperti, se non riesco a distinguere la realtà sensibile da quella fantastica.

C’è un’insospettata e inesauribile fonte di energia e di vita nella nostra fantasia. Voglio che lo sperimentiate voi stessi, prima di introdurvi all’uso della fantasia nella contemplazione.

Chiudete gli occhi. Assumete una posizione riposante. Pacificatevi per un momento con uno degli esercizi di autoconsapevolezza. Per ogni lavoro con l’immaginazione è importante che la vostra mente sia quieta, riposata, piena di pace…

Ora portatevi con la fantasia in un posto nel quale avete sperimentato felicità nel passato… Una volta che avete scelto il posto, spendete un po’ di tempo ricatturando ogni particolare…
Usate per questo ognuno dei vostri sensi immaginativi: guardate gli oggetti in quel posto, i colori; udite ancora ogni suono; toccate; assaggiate; annusate, se possibile, finché il posto divenga presente nel modo più vivo possibile, finché abbiate la sensazione che realmente state lì di nuovo, rivivendo l’evento che vi ha reso felici.

Che state facendo? Che cosa state provando?

Dopo aver sostato in questo posto per circa cinque minuti, ritornate alla realtà presente, alla vostra esistenza in questa stanza dove adesso state. Rendetevi consapevoli di quanti più dettagli vi è possibile della vostra situazione qui… Notate specialmente ciò che qui state provando… soffermatevi su questi per tre minuti circa.

Ora tornate al posto della vostra fantasia. Cosa provate ora? C’è qualche cambiamento nel posto o nelle vostre sensazioni?

Tornate ancora nella stanza… e continuate a muovervi avanti e indietro, tra quel posto e questa stanza. Siate consapevoli di ciò che provate in ognuno dei luoghi. Osservate ogni cambiamento che si genera nelle vostre sensazioni.

Dopo alcuni minuti vi chiederò di aprire gli occhi, terminare l’esperimento, e condividere con noi la vostra esperienza, se lo desiderate.
Nella condivisione che segue questo esercizio molte persone mi dicono di sentirsi rinfrescate e rinforzate. Si ritirano con la fantasia in un posto dove nel passato avevano sperimentato amore o gioia o pace e silenzio. Quando ricatturano la scena nella loro immaginazione, spesso ricatturano le emozioni che originariamente avevano sperimentato in quella scena.

Il ritorno nella stanza, dove attualmente si trovano, spesso si dimostra penoso. Ma non appena cominciano a muoversi avanti e indietro tra il posto della loro fantasia e la stanza, riportano indietro con sé, dal posto della fantasia, gran parte delle emozioni positive che lì hanno sperimentato. Ritornano rinfrescati e rinforzati. E, per quanto strano ciò possa sembrare, la loro percezione della realtà presente si raffina. Ben lungi dal servire come fuga dalla realtà, cosa che molti temono nel ritirarsi nel loro mondo fantastico, questo ritirarsi li ha aiutati a tuffarsi più profondamente nella realtà presente – a percepirla meglio e ad affrontarla con rinnovato vigore.

La prossima volta che vi sentirete stanchi e annoiati, provate a fare questo esperimento e vedete quel che vi apporta. Potreste essere una di quelle persone che hanno usato raramente la loro capacità di fantasticare e quindi all’inizio trovano difficile immaginare qualcosa vividamente, in tal caso avete bisogno di un po’ di pratica prima di ottenere tutti i benefici di questo esercizio tonificante.
Assicuratevi, quando riprovate a fare questo esperimento, che realmente state fantasticando e non soltanto ricordando la scena o l’evento. La differenza tra fantasia e memoria è che nella fantasia attualmente rivivo l’evento. Non sono più conscio del mio ambiente presente. Per quanto concerne la mia mente e la mia coscienza, io sono realmente nel luogo della mia fantasia. Così, se sto rivivendo una scena su una spiaggia, è come se udissi ancora una volta il rombo delle onde, sento il sole battere sulla schiena nuda, percepisco il contatto della sabbia calda sotto i piedi e, come risultato risperimento tutte le sensazioni che ebbi, quando la scena realmente accadde.

Nei primi tempi credevo a quegli esercitanti che dichiaravano di non essere capaci di usare la loro immaginazione nella preghiera. Oggi mi sono convinto che, con un po’ di pratica, quasi tutti possono sviluppare il potere di fantasticare e così acquisire grandi ricchezze emotive e spirituali.

Se pensate di non essere affatto capace di usare la vostra fantasia, provate questo: fissate per un po’ un oggetto che vi sta di fronte. Ora chiudete gli occhi e vedete se siete capaci di visualizzare l’oggetto mentalmente.
Quanti dettagli siete capaci di catturare? Quindi aprite gli occhi, guardate di nuovo l’oggetto e notate cosa avete omesso nella vostra immagine mentale. Chiudete ancora gli occhi e vedete quanti dettagli riuscite a ricatturare, e quanto vividamente riuscite a vederli. Potete provare qualcosa di simile col vostro senso immaginativo dell’udito: ascoltate alcune battute di musica da un registratore… ricatturatele mentalmente…. riascoltate il nastro e notate cosa avete tralasciato. E’ così che gradualmente svilupperete la vostra facoltà immaginativa.

Adesso ricaviamo un profitto spirituale dal precedente esperimento.

Chiudete gli occhi e pacificatevi per alcuni momenti.

Ora ritiratevi con la fantasia in un qualche posto dove avete, in passato, sperimentato Dio…

Seguite lo stesso procedimento suggerito nell’esperimento precedente… muovetevi avanti e indietro da quel posto al vostro… se qualcosa della passata esperienza spirituale vi è ridonata ora nel rivivere l’evento, riporterete con voi nel presente qualcosa della forza spirituale che vi diede quella esperienza.

Per usare con successo la fantasia e trarre il massimo profitto da questi esercizi, dovete essere in uno stato di profonda solitudine interiore.
Allora le vostre immagini diventeranno vivide quasi quanto la realtà del mondo sensibile.

Non dovete aver paura che questi esercizi facciano di voi uno che sfugge alla realtà o un sognatore ad occhi aperti. I sogni diurni sono pericolosi solo quando il sognatore non può distinguere la realtà sensibile dalla realtà fantastica o quando non ha il potere di uscire e rientrare a volontà nel sogno. Purché conserviate questa capacità, potrete muovervi in questi esercizi senza alcuna paura

NOTA

Anthony de Mello è divenuto per tanti di noi una persona amica. Attraverso i suoi aneddoti, le sue storie colorate, le sue massime a volte paradossali raccolti nelle opere ‘Il Canto degli uccelli’, ‘Un minuto di saggezza nelle grandi religioni’, ‘Alle Sorgenti’, ‘La Preghiera della rana’ abbiamo capito di più di noi stessi, esplorato i sentimenti più nascosti del nostro cuore, colto la vita nella sua semplicità e complessità. C’era solo un libro che non avevamo ancora pubblicato per completare il quadro dell’intera opera di De Mello ed è questo che ora presentiamo, in realtà il primo, in ordine cronologico, scritto dall’autore.

Qui Anthony De Mello si rivela non tanto arguto narratore, quanto grande maestro di vita spirituale ed è così che lo vogliamo ricordare, colmi di gratitudine per quanto ci ha trasmesso. Pensiamo di rendere cosa gradita agli affezionati lettori di De Mello sigillare con questo libro, purtroppo dobbiamo aggiungere “l’ultimo”, l’eredità lasciataci da questo grande gesuita indiano, cioè entrare in contatto con Dio attraverso la piena consapevolezza di sé.

L’EDITORE

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