Bellezza universale e cervello

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Bellezza universale e cervello

Esiste una bellezza oggettiva in natura? Su cosa si fonda questo concetto? Il nostro cervello è in grado di riconoscere e apprezzare il bello in senso assoluto?

di Raffaele Renna – 05/03/2014

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Bellezza universale e cervello

Il culto e il senso della bellezza nascono con luomo. Quando luomo ha cominciato ad avere il senso
dellastrazione e ha usato lintelligenza, ha usato le mani e il corpo per procurarsi il cibo, per
sopravvivere e anche per propiziare gli eventi e fare cose belle, lo ha fatto in perfetta
sintonia con la natura, in rapporto diretto con essa, percependone le leggi dellarmonia, dell
assoluto e maturando di pari passo la consapevolezza di essere sé stesso espressione e frutto di quelle leggi.
Una danza tribale e una pittura rupestre diventano, per luomo preistorico, modalità esistenziali,
nonchè tentativi in chiave artistica, di capire la natura e le sue forme. Ma anche di dominarla.
Allinizio dominare la natura doveva equivalere alla capacità di rappresentarla e poi di riprodurla
in modo sempre più fedele, immortalando momenti esaltanti e significativi della vita di gruppo e
invocando probabilmente delle divinità che si perpetuavano nel tempo come archetipi dellanima.
Il culto del bello nellantichità ha il suo periodo più elevato nellarte greca dove diventa
addirittura una filosofi a di vita e un mezzo per comprendere e valutare tutti i fenomeni delluniverso.

Nella fase più alta di questa ricerca, quella classica, lartista volle finanche correggere i
difetti e le imperfezioni della realtà fisica costruendo una natura ideale, così come può esistere
solo nella mente, e associando a questo tipo di bellezza tutte le altre virtù umane come
lintelligenza, lequilibrio psichico, la socievolezza, leroismo ecc. Questa bellezza integrale
fatta di esteriorità e interiorità aveva una funzione morale, doveva educare gli individui, perché
era la migliore possibile ed era quindi quella che si avvicinava di più alle divinità.
Luomo dunque poteva essere bello ma non perfetto, sia dentro che fuori, e bisognava tendere e
guardare alla bellezza ideale per migliorarsi e somigliare sempre di più a quelle divinità. Una
siffatta bellezza non poteva non avere delle regole, delle regole assolute. Canoni, appunto.
Generazioni di studiosi hanno cercato di individuare i parametri matematici e geometrici di questa
estetica ideale in grado di attrarre tutti indistintamente, basata su proporzioni e simmetrie (bilaterali e rotazionali) ben definite e definibili.

Leonardo da Vinci chiamò queste proporzioni, presenti e presunte in tutto il cosmo, Sezione Aurea, per andare alla radice dellarmonia e della bellezza.
Fibonacci, con la sua famosa serie numerica, cercò di spiegare matematicamente le sequenze progressive, anche queste auree.
Policleto, scultore classico della Grecia antica, fissò nei suoi canoni la struttura, le forme e
le proporzioni di un uomo ideale. Tale modello fu poi sviluppato da Vitruvio, architetto romano, in
tutte le opere imperiali seguenti. Humayun ci ha provato nel 1997 con il volto umano.
Pare quindi che la natura dellintero universo si fondi strutturalmente e funzionalmente sul
principio della bellezza. Einstein affermò che la sua teoria della relatività scaturì da una metafisica ricerca di simmetria.
Roger Penrose, uno dei padri, insieme a Stephen Hawking, della teoria sui buchi neri, disse: senza estetica non si fa nulla.
Ciò suggerisce un tipo di bellezza legata anche ad una dimostrazione matematica, a una equazione e, di riflesso, al pensiero razionale.

Un dato straordinario viene dalle numerose ricerche delletologia umana, della psicologia sociale e
dei laboratori neurobiologici che confermano le intuizioni millenarie riguardanti questa logica dellarmonia universale.
Il nostro cervello sembra programmato apposta per discriminare istantaneamente ciò che è
oggettivamente bello da ciò che non lo è, perché, così facendo, siamo portati a scegliere gli
individui più sani in quanto garantiscono una buona formazione genetica, una migliore sopravvivenza
e una migliore capacità riproduttiva. Ed ecco che la bellezza si lega necessariamente al discorso della selezione naturale e quindi dellevoluzione.
Simmetrie e armonie diventano sinonimi di salute e, allo stesso tempo, di continuazione della specie, grazie allarchetipo della bellezza esistente in ognuno di noi.

La neurobiologia, tra laltro, ha scoperto che allinterno del cervello esiste un complesso di
organi adibito alle sensazioni piacevoli che luomo prova in ciò che vede, in ciò che ascolta o in ciò che ritiene fare di interessante.
In particolare, i neurotrasmettitori che agiscono tra larea tegmentale ventrale e il nucleo
accumbens creano un campo chiamato circuito del piacere, circuito attivato sia se si ascolta la
musica preferita, sia se si guarda il proprio partner o, in modo ancora più accentuato, se si ha un rapporto amoroso.
Questo ci dice che luomo è un dipendente (non tossico) di tante sostanze dopaminergiche prodotte
naturalmente dal sistema nervoso centrale, quando è intento a fare, sentire, vedere o gustare cose
belle. Daltronde è scontato che tutto ciò che è considerato come bello è destinato a far provare emozioni piacevoli, altrimenti che bello sarebbe?!
Si conferma così la legittimità di definire la bellezza come tutto ciò che può essere causa di emozioni gradevoli e positive.
Larte, quellincredibile prodotto della creatività e del talento delluomo, ha proprio questa funzione.
Beethoven ebbe a dire che il compito dellartista è quello di alleviare le sofferenze dellumanità
. E sappiamo che non è solo larte, intesa in senso stretto, a produrre cose belle. Anche un gesto di solidarietà è una cosa bella, anzi bellissima.
Produce belle emozioni positive perché è frutto dellangolo migliore del nostro inconscio collettivo, anche se può essere fatto in modo deliberato e cosciente.

Le categorie della bellezza

E qui nasce lesigenza di dare delle categorie alla bellezza, per individuare le strutture che di
norma associamo a un godimento estetico, tenendo presente che in tutte queste categorie esiste una
dimensione oggettiva, universale, valida per tutti e una soggettiva, individuale che risponde alla nostra personale visione delle cose.
Unaltra premessa riguarda una qualità e un prerequisito per godere di una bellezza, ossia
ladeguatezza alla situazione e allo scopo, sia della bellezza nei confronti delluomo (definendo un
rapporto stretto con chi la percepisce), sia delluomo nei confronti della bellezza.
Ad esempio, nel primo caso, un bel discorso politico, anche se fatto da un grande oratore, mal si accorda con latmosfera di una festa privata.
Nel secondo caso, invece, può essere luomo non adeguato alla situazione di poter apprezzare la
bellezza di un quadro, di un paesaggio o di un piatto prelibato. Questo avviene ad esempio quando
una persona è in condizioni precarie di salute oppure ha grossi problemi di altro tipo per cui è
psicologicamente orientato a risolvere i suoi problemi piuttosto che godersi unopera a teatro.
Lo star bene è una condizione generalmente necessaria per apprezzare ciò che può essere oggetto della bellezza.
Ma può accadere di desiderare, in un momento di sconforto e di depressione, di ascoltare una bella
canzone o suonare uno strumento come valvola di sfogo (e sappiamo bene il ruolo che svolgono la musicoterapia e le altre arti terapeutiche, in tale contesto).
Per quanto riguarda ladeguatezza allo scopo, in riferimento allestetica, bisogna invece precisare
che per poter dare il giusto valore alle varie forme di arte e di bellezza è opportuno saperle
collocare e contestualizzare. Fatte queste premesse, si possono quindi individuare tre categorie:

Possiamo dare priorità a una categoria fondamentalmente strutturale, ossia quella che scaturisce
dalla disposizione degli elementi secondo un determinato sistema di relazioni. Fra le più note
qualità relazionali vanno ricordate la consonanza, la simmetria, larmonia, leleganza, la
proporzione, lequilibrio, la chiarezza, la sobrietà, lunità e la continuità. Ne abbiamo parlato a
proposito del classicismo della Grecia antica e a proposito dellarchetipo della bellezza che abbiamo tutti.

Una seconda categoria concerne più direttamente i modelli di vita: le ideologie, le religioni, le fi-
losofie, le teorie sociali, le teorie economiche, le teorie in genere e tutto ciò che ne è connesso
in termini esistenziali. Ad esempio un comunista ritiene bella una società fondata sulluguaglianza
e sulla distribuzione equa delle ricchezze, una società senza classi sociali dominanti sulle altre.

Lultima categoria può riguardare più specificatamente le azioni e le attività, e non le cose in
sé. Può essere infatti bello scrivere un libro, occuparsi di astronomia, di funghi, di archeologia,
di uno strumento musicale, fare il già citato gesto di solidarietà ecc., perché in queste attività
ci si identifica, ci si proietta, si possono esprimere i propri pensieri e le proprie esperienze.
Questo tipo di bellezza prescinde dal fatto che ne scaturiscano oggetti e azioni di valore o
artisticamente elevate. Qui rientrano tutti quegli hobby e quelle passioni che camminano con luomo,
lo fanno tendere verso un traguardo e lo fanno vivere come attore e produttore di propri valori, in
un contesto di apertura e di espansione vitale. Il criterio base di questa categoria è, di massima, lo slancio motivazionale, sempre unito a una certa dimensione creativa.

Raffaele Renna
Il Codice Segreto dell’Amore – Libro >> http://goo.gl/HXgn9V L’utopia del partner ideale
Editore: Psiconline
Data pubblicazione: Dicembre 2013
Formato: Libro – Pag 200 – 15×21
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-codice-segreto-dell-amore-libro.php?pn=1567

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