Amore e Solitudine nel leader

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Amore e Solitudine nel leader

di MARCO FERRINI

Aristotele diceva che l’uomo è un “animale sociale”. L’uomo ha vitale bisogno di compagnia, di condivisione, di amicizia, di dare e ricevere affetto e amore. Noi siamo interdipendenti; è impossibile riuscire a realizzarci senza l’aiuto degli altri. L’ambizione più profonda dell’essere umano è sentirsi compreso, valorizzato, amato. Soddisfacciamo queste esigenze e potremo essere autenticamente riconosciuti come leader nella società.

​Si può essere leader a tutti i livelli: in una professione, in una scuola, in una comunità di filosofi, di artisti, di letterati o scienziati, in una famiglia o in un movimento religioso o politico, in un gruppo esiguo o in una comunità di migliaia di persone, ma già sarebbe una grande cosa riuscire ad essere leader di se stessi. Nella personalità umana, infatti, tendenze contraddittorie spesso pongono all’angolo, destabilizzano, lottano per prendere il sopravvento e il dominio della persona, che viene così fagocitata dai propri condizionamenti e istanze ctonie di subpersonalità occulte.

L’impresa, quale che sia (professionale, sociale, scientifica, religiosa, artistica, politica…), non dovrebbe mai essere considerata come nettamente separata dalla persona che la intraprende, e la persona non dovrebbe mai pensare di essere totalmente separata dall’impresa, perché inevitabilmente la persona influisce sull’impresa e l’impresa sulla persona.

Anche in un’impresa professionale, se la si considera come uno strumento prezioso non solo per la propria realizzazione professionale, ma anche sociale e umana, ed è questa prospettiva che un Counselor relazionale dovrebbe facilitare, si può giungere a sperimentare un’affettività evolutiva, finanche allo sviluppo di un sentimento autentico di amore. Ciò potrebbe sembrare paradossale ma l’amore, invero, è quel sentimento fondamentale senza il quale nessuno potrebbe vivere o operare, perché dare e ricevere amore è la ragione stessa di vita, di costruttiva prospettiva e progettualità per ogni essere.

L’educazione ad amare è fondamentale nella vita di ognuno e nella società nel suo complesso, dunque indispensabile anche per un leader. ​La società è infatti un insieme organico che necessita del miglior contributo di tutti, non solo di quelli che costituiscono la compagine umana ma anche di tutti gli esseri viventi, perché ogni essere ha un suo ruolo nel mondo; sta a ciascuno di noi e a tutti, individualmente e collettivamente, favorire che ognuno porti nella società il suo miglior contributo costruttivo per favorire il proprio e altrui benessere, il che è sempre imprenscindibile da un percorso evolutivo sul piano etico. E’ in questo senso che il Counselor relazionale svolge la funzione di facilitatore dell’altrui reale bene-essere.

L’amore è un sentimento vitale, fondamentale per la vita relazionale dell’uomo. Questo sentimento va realizzato direttamente perché non lo si può insegnare o apprendere per via teorica; lo si può conoscere solo sperimentandolo, vivendolo. Se un bambino ha sentito parlare d’amore ma non lo ha mai sperimentato, in età adulta non riuscirà ad amare. In un celebre dialogo tra Protagora e Platone ci si chiede se la virtù possa essere insegnata; viene data la risposta che la virtù non la si può insegnare se non la si possiede e non la si pratica. E l’amore è la più eccelsa delle virtù. Si possono anche tenere corsi quotidiani di insegnamento ad amare, ma non servirebbero a niente se chi insegna non sapesse amare.

Un leader che non ama non potrà avere reale e duraturo successo, né potrà aiutare altri a conseguirlo; potrà concepire e attuare solo progetti aridi, sterili, senza possibilità di crescita e sviluppo effettivi, a prescindere dai risultati esteriori e temporanei. Un leader che non ama è povero perché le vere ricchezze, come scrivono saggi e santi di tutte le tradizioni, non sono quelle che si vedono con gli occhi, ma quelle interiori. L’essenza si colloca oltre la materialità fisica.

Il benessere materiale non va peraltro disdegnato, purché sia strumentale all’attuazione di esperienze evolutive e quindi funzionale alla realizzazione dell’essere, alla valorizzazione della persona in ogni sua qualità e aspirazione profonda, altrimenti non è che pseudo benessere, acqua stagnante, vapore venefico che narcotizza. L’amore è forza viva, gioia radiante e azione luminosa che solleva, porta oltre, libera dalla schiavitù degli automatismi mentali, causa di ripetuti fallimenti. È quel sentimento speciale che permette di superare ogni emozione tossica: invidia, paura, collera, risentimento, astio, odio, fino alla distruttiva vendetta.

Il leader che ama è una ricchezza per la società; che operi in piccolo, o in grande, per i singoli o per la collettività non importa: egli, anzitutto, è sensibile verso la persona perché la considera un valore intrinseco e irripetibile, così la sua opera genera inestimabile benessere e prosperità, in modo crescente e dinamico. Più che per i suoi talenti, il leader autentico brilla per le sue virtù, e in particolar modo per la sua capacità di perdono e di clemenza, che sono molto più utili e importanti di ogni altra abilità perché favoriscono negli altri l’espressione delle loro migliori risorse e incoraggiano la capacità di auto-correzione.

Il leader che ama è generalmente amato, in forza dell’universale eterno principio della reciprocazione. Ma può essere anche odiato, soprattutto da coloro che non sopportano esser contraddetti e ostacolati nel raggiungimento dei propri obiettivi egoici. L’amore induce ad amare; chi tuttavia si preoccupasse pensando che non tutti corrisponderanno al suo amore, sappia che in verità non ha nulla da temere: tutti prima o poi corrispondono, perché l’amore è un seme vivace, al quale dobbiamo solo dare il tempo di germinare. L’energia universale dell’amore si diffonde infallibile nell’etere e colma spazio e tempo, fluisce tra gli esseri e collega coscienze e desideri secondo piani evolutivi ancorché invisibili.

La sorgente della reciprocazione del nostro amore forse non sarà sempre quella che ci aspettiamo, ma l’amore vero è universale, non viziato da calcoli di parte; vive ricercando la comunione con ogni essere. “Ama il prossimo tuo come te stesso” è un insegnamento grande, che non dovrebbe esser sminuito limitandolo alla sola forma umana; significa infatti: amare tutte le creature, il creato e il Creatore.

I saggi insegnano che, se non puntiamo su quell’amore universale, eterno e divino, non potranno esserci successo e soddisfazione neanche nelle relazioni umane. Per una coscienza evoluta risulta inaccettabile, contraddittorio e riduttivo amare qualcuno ed escludere altri. Amare vuol dire amare senza limiti. Sant’Agostino diceva: “La misura dell’amore è amare senza misura”.

Un vero leader, nella misura in cui ha realizzato in sé il più alto significato di leadership, non si sente oppresso dai suoi avversari, né dagli imprevisti disseminati sul percorso verso l’obiettivo, che costantemente visualizza senza attaccamento morboso al risultato, senza paure e senza rimpianti, perché è sostenuto dall’idealità stessa dello scopo cui tende con lealtà e rigore. In questo contesto, accidentali errori sul percorso sono anch’essi occasioni d’introspezione e trasformazione evolutiva. Un siffatto leader non sarà travolto dal timore di non riuscire o dall’amarezza di chi lo abbandona per strada per passare all’avversario. Chi dà amore, chi agisce amando, vola libero da apprensioni per successo o insuccesso: fa quel che deve, persuaso che è il bene di tutti.

Quando il leader è guida d’amore non ha bisogno di esercitare pressioni poiché le sue parole e il suo agire sono fondati sull’affetto che, seppur non sempre a tutti palesemente traspare, è comunque spesso avvertito dai più sensibili; egli riesce con naturalezza a sviluppare i talenti negli altri, aiutandoli ad evolvere, dando loro prospettiva e coraggio, infondendo autostima e il senso di un progetto evolutivo comune,cui dedicarsi in quanto strumento di realizzazione autentica.

Le persone amate lavorano meglio, producono di più, sprecano meno, diventano ricettacoli naturali di benessere e di affidabilità.

In ogni ambito dell’esistenza dare e ricevere amore è strumento essenziale di auto-realizzazione. Pensiamo ad esempio ad un bambino affetto da una sindrome di nanismo psichico: gli si possono dare tutte le vitamine che si vuole, ma se non gli si dà affetto, quel bambino non diventerà mai adulto. Se la mamma non lo stringe a sé, se non lo tiene al proprio petto, se non gli fa percepire il proprio calore, se non lo unisce a quella energia invisibile ma che nutre e sostiene, non ci sarà per lui possibilità di crescita.

Il vero amore applicato alla autentica leadership si compendia nell’agire sempre per il bene comune, nel condurre al conseguimento del bene supremo, il che produce generalmente un solido consenso e assicura cooperazione e successo anche nelle situazioni più difficili.

Occorre altresì evidenziare che essere leader comporta necessariamente una certa misura d’isolamento. Anche quando si circonda di collaboratori ben scelti, onesti, leali, capaci, cui delega più mansioni possibili, e pur incoraggiando un lavoro di gruppo per l’elaborazione di piani operativi, la responsabilità della decisione finale è sempre del leader. Questo richiede distacco e concentrazione, e perciò anche un certo isolamento.

Le decisioni che frequentemente un leader deve prendere comportano spesso un travaglio interiore. Il leader dovrebbe quindi centrarsi in sé stesso per operare al meglio di sé ed appurare che ogni decisione presa è in quel momento la migliore per la soluzione di un determinato problema. Le decisioni più importanti richiedono attente riflessioni e la solitudine stimola grandemente l’inconscio producendo proposte di soluzioni con vivace creatività. Un vero leader non pensa che la solitudine sia un male, anzi, la percepisce come un’occasione per attingere alla propria radice profonda e spirituale, per rigenerare le proprie risorse migliori. La solitudine diventa così un’oasi ristoratrice e riparatrice, non vissuta in antitesi alla fase di relazionalità, ma come entrambe complementari ad un’affettività evolutiva; la solitudine, dunque, come strumento spesso indispensabile e utile per realizzare appieno un obiettivo, con quel sano distacco emotivo che è necessario per favorire l’autentico bene proprio e altrui.

www.marcoferrini.net

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