ALLUCINAZIONI: PSICOFISIOLOGIA DEGLI STATI DI COSCIENZA

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ALLUCINAZIONI: UNA PROSPETTIVA SULLA PSICOFISIOLOGIA DEGLI STATI DI COSCIENZA

di Giuseppe G. Perfetto

…quando all’improvviso un coniglio bianco con gli occhi rosa le passò davanti di corsa. Non c’era
niente di tanto eccezionale in questo, e Alice non pensò nemmeno che fosse tanto fuor dal comune
sentire il coniglio dire fra sé: “Povero me! Povero me! Sarò in ritardo!”. Quando ci ripensò più
tardi si accorse che avrebbe dovuto meravigliarsene, ma in quel momento le era sembrato tutto
piuttosto normale.
Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carrol

CHE COS’E’ L’ALLUCINAZIONE?

L’allucinazione è una percezione che avviene quando la corteccia sensoriale è attivata in assenza di
una corrispondente stimolazione dei recettori periferici, in altre parole è una percezione senza una
fonte esterna [Ferrio, 1970; West, 1999]. In ambito cognitivista [Horowitz, 1975], l’allucinazione è
definita come un’esperienza mentale che si manifesta in forma d’”immagini” derivate da una fonte di
informazione interna, o percezioni erroneamente giudicate come provenienti da input esterni. Le
allucinazioni hanno le seguenti caratteristiche [West, 1962]: fisicità, involontarietà ed
intrusività, cioè non è possibile controllarne il sopravvenire, il contenuto e la durata, ma
soprattutto hanno la qualità di “essere al di fuori” dell’osservatore. In questa rassegna
l’interesse è focalizzato sulle allucinazioni da deprivazione sensoriale, ipnagogiche, psichedeliche
e psichiatriche, ma esperienze di tipo allucinatorio sono comunemente presenti in molti altri stati
modificati di coscienza: trance ipnotica, estasi mistica, trance medianica, trance sciamanica, stati
di possessione, esperienze extra-corporee, vissuti di pre-morte, abductions, meditazione…
[Gagliardi, 1993; West, 1999], è in ogni caso presumibile che il processo allucinatorio sia basato
su comuni moduli neuropsicologicamente determinati.

CLASSIFICAZIONE GENERALE: ALLUCINAZIONI ELEMENTARI E COMPLESSE

Le allucinazioni sono classificate sulla base della modalità psicosensoriale, poi suddivise in
elementari (o semplici) e complesse (o strutturate) in rapporto al livello di strutturazione formale
dell'”immagine” e alla discriminazione dell’oggetto percepito. Esperienze allucinatorie di diversa
modalità sensoriale possono verificarsi contemporaneamente, per esempio organizzandosi in percezioni
visuo-acustiche.

ALLUCINAZIONI VISIVE Localizzazione anatomo-fisiologica: corteccia occipitale

-ELEMENTARI (o FOTOMI): flashes (lampi colorati, bagliori luminosi, scintillii, spirali filamentose,
caleidoscopie, luci, ombre) e forme geometriche (cerchi, quadrati, rombi, triangoli, reticolati…
bi o tri-dimensionali)

-COMPLESSE: persone intere, parti del corpo, animali, oggetti inanimati, scenari naturali, ambienti
domestici e autoscopie (vedere se stessi)

ALLUCINAZIONI UDITIVE Localizzazione anatomo-fisiologica: corteccia temporale

-ELEMENTARI (o ACOASMI): brevi suoni, fruscii, ronzii, fischi, rumori, sibili, tintinnii, fonemi
indistinti, note musicali

-COMPLESSE: parola, voci intelligibili, discorsi, canti, melodie musicali

ALLUCINAZIONI SOMATO-CENESTESICHE Localizzazione anatomo-fisiologica: corteccia parietale

-ELEMENTARI: alterazioni propriocettive ed enterocettive parziali, assenza di sensazioni somatiche,
impressioni di paralisi o immobilità, pseudocinesie, brividi, effetti termici superficiali,
dispercezioni con sensazioni d’oscillazione, galleggiamento, ondeggiamento, elettrizzazione cutanea,
senso di caduta o mancanza di sostegno

-COMPLESSE: alterazioni propriocettive ed enterocettive globali, rilevanti modificazioni dello
schema corporeo con sensazioni di trasformazione della forma o della dimensione

ALLUCINAZIONI OLFATTIVE E GUSTATIVE Localizzazione anatomo-fisiologica: sistema limbico e corteccia
temporale

-ELEMENTARI: gusti insoliti, odori, profumi, fetori

Secondo Heinrich Klüver [1966] il vissuto allucinatorio visivo segue un ordine crescente di
strutturazione formale, da elementare a via via più complesso. Sulla base dei resoconti di soggetti
che hanno assunto mescalina, Klüver ha classificato le immagini allucinatorie in quattro categorie
chiamate “costanti di forma”: 1) reticolati, grate, graticci, triangoli, greche, filigrane e
scacchiere; 2) ragnatele e poligoni ripetuti; 3) tunnel, imbuti, vicoli, viali, coni e vasi; 4)
spirali. Tale costituzione geometrica delle allucinazioni visive riflette l’organizzazione
citoarchitettonica della corteccia occipitale [Bressloff et al., 2002].

ALLUCINAZIONI PATOLOGICHE O PSICHIATRICHE

In ambito psichiatrico l’allucinazione è il sintomo più caratteristico dei disturbi della
percezione. Generalmente le allucinazioni sono strettamente associate al delirio (disturbo del
pensiero caratterizzato da false convinzioni, credenze e interpretazioni). Deliri e allucinazioni
sono i sintomi principali della psicosi, entrambi hanno carattere di totale incontrovertibilità,
cioè non sono riconosciuti come errati né sulla base della critica né in conseguenza dell’evidenza.
Fra allucinazione e delirio esiste un circuito cognitivo di reciproco rinforzo: le percezioni
allucinatorie vengono elaborate ed integrate in un sistema di convinzioni, di idee e d’intuizioni
deliranti che a loro volta sostengono altre esperienze allucinatorie. Le allucinazioni patologiche
possiedono la qualità percettiva di “sovrapporsi” alla realtà esterna: le allucinazioni visive si
presentano spesso come “sovrimpressioni” sulla scena sensoriale e quelle uditive si possono inserire
all’interno di un normale dialogo. Merleau-Ponty [1945] scrive che “l’allucinazione non è nel mondo,
ma davanti ad esso” e Arieti [1978] ne sottolinea l’estremo realismo: “più si studiano i malati, più
ci si convince che essi realmente provano delle percezioni. I malati non credono di “udire delle
voci”, ma effettivamente odono, proprio come colui che sogna non pensa di vedere le cose, ma
realmente le vede. L’individuo allucinato non distingue le voci reali dalle allucinazioni”.
Confronto alle condizioni croniche, nelle fasi acute della psicosi le allucinazioni sono più
frequenti e di tipo più complesso. Generalmente, le allucinazioni uditive si producono durante stati
di coscienza lucida e vigile, mentre quelle visive presuppongono una maggiore alterazione della
coscienza e un più rilevante perturbamento del senso della realtà [Jervis, 1975; Galimberti, 1992].
La sintomatologia allucinatoria presenta una certa variabilità fra le diverse sindromi psicotiche
[West, 1962; Cassano & Pancheri, 1993]:

SCHIZOFRENIA Le allucinazioni si presentano mediamente nel 75% dei casi e sono strettamente
correlate all’attività ideativa delirante. I temi emotivi dominanti associati alle allucinazioni
schizofreniche sono la persecuzione, la minaccia, l’offesa e l’ingiunzione. Le uditive sono
nettamente le più frequenti: prevalentemente complesse, si presentano come voci sussurrate
dialoganti o commentanti, oppure col tipico “eco del pensiero” nel quale il soggetto ode la
ripetizione sonora del proprio pensiero. Le visive sono più rare, comunemente associate alle
uditive, sono prevalentemente complesse (caratteristicamente si presentano persone indefinite,
animali, luoghi e oggetti in miniatura), rispetto alle uditive hanno minore durata e sono meno
“realistiche”. Allucinazioni somato-cenestesiche, olfattive e gustative sono molto rare e si
presentano come sensazioni spiacevoli.

DEPRESSIONE MAGGIORE Compaiono in media nel 7% dei casi, sono pressoché esclusivamente uditive e di
tipo complesso, raramente gustative. I contenuti emotivi associati alle allucinazioni sono la colpa,
il rimprovero e l’accusa.

STATO MANIACALE Prevalentemente uditive, generalmente elementari, le allucinazioni dei soggetti in
fase maniacale sono particolarmente mutevoli e dominate da contenuti disforici quali grandiosità ed
esaltazione.

DISTURBO DISSOCIATIVO Si presentano secondo modalità visive e uditive in ugual frequenza,
generalmente complesse, con contenuti estremamente variabili da soggetto a soggetto.

EPILESSIA DEL LOBO TEMPORALE In questa sindrome neurologica le allucinazioni sono solitamente
visive, parimenti elementari e complesse, ma non sono rare anche quelle uditive, olfattive e
gustative, sono associate a contenuti emotivi quali il terrore e l’ansia.

SOSTANZE PSICHEDELICHE E LA CHIMICA DELL’ALLUCINAZIONE

Durante le prime tre decadi del ‘900, sull’onda delle entusiasmanti prospettive aperte dalle teorie
psicoanalitiche, si è assistito ad un animato interesse verso i fenomeni allucinatori, poi nel
successivo trentennio vi fu una sorprendente perdita d’interesse, ma a partire dagli anni ’60 si è
verificata una rinnovata attenzione verso le allucinazioni grazie alle ricerche sulle sostanze
allucinogene o sui cosiddetti “psichedelici” [West, 1999]. Il termine “psichedelico”, introdotto
originariamente nel 1956 dallo psichiatra Humphry Osmond in una lettera ad Aldous Huxley,
etimologicamente è composto da psychè e delòo (manifestare), letteralmente significa “rivelatore
della mente”, con riferimento alla capacità di alcune sostanze allucinogene di far emergere lati
nascosti della psiche, ovvero esperienze, pensieri, emozioni o percezioni ordinariamente poste al di
fuori dal campo della consapevolezza dell’individuo. Tali modificazioni psicologiche prodotte dagli
psichedelici sono state variamente interpretate come “superamento delle difese dell’Io”,
“annullamento dell’Ego”, “manifestazione dell’Inconscio”… Gli allucinogeni producono una forte
riduzione dell’entrata degli input sensoriali bloccando le afferenze sensoriali, elevando la
resistenza del loro passaggio al Sistema Nervoso Centrale [West, 1999]. Vari dati scientifici
attestano che le allucinazioni sono associate ad una riduzione dell’attività del sistema
serotoninergico parallelamente all’iper-attività del sistema dopaminergico: è dimostrato che le
principali sostanze allucinogene, LSD e mescalina, agiscono bloccando i recettori 5-HT riducendo il
turnover centrale della serotonina [Andreoli, 1975; AA.VV., 1998]. A conferma del fatto che il
processo neurofisiologico alla base delle allucinazioni ha sede centrale e non periferica vi è
l’evidenza che allucinazioni visive indotte da LSD sono state riscontrate anche in persone cieche
[Gamma & Rosso, 1988]. Considerando l’LSD (dietilamide dell’acido lisergico, composto di semisintesi
derivato dal fungo Claviceps purpurea) e la mescalina (3,4,5 trimetossifenetilammina, principio
attivo del cactus Peyote), che sono le molecole con maggiore e più evidente azione allucinogena
[Andreoli, 1975] con effetti fisiologici molti simili, le allucinazioni psichedeliche sono
prevalentemente visive semplici, caleidoscopiche, dettagliate, dinamiche, particolarmente colorate e
luminose. L’esperienza allucinatoria è di lunga durata e generalmente suscita nei soggetti
sentimenti di serenità ed euforia.

STIMOLAZIONE ELETTRICA DELLA CORTECCIA CEREBRALE

La stimolazione elettrica cerebrale era realizzata mediante impianto diretto di elettrodi sulla
corteccia del cervello, durante interventi neurochirurgici, in soggetti completamente coscienti
durante l’operazione. La stimolazione elettrica evoca esperienze di tipo allucinatorio facendo
rievocare tracce mnestiche memorizzate dal cervello e tali reminiscenze indotte possono far rivivere
nel soggetto le emozioni provate al momento dell’esperienza originaria [Delgado, 1969]. Penfield [in
Benedetti, 1969] fa l’interessante osservazione che i pazienti che reagiscono alla stimolazione
elettrica della corteccia con allucinazioni mnestiche sono contemporaneamente consapevoli sia della
scena vividamente rievocata sia della situazione in cui essi si trovavano, ovvero l’allucinazione
sperimentale si inserisce nell’esperienza presente: Penfield parla di “due correnti di coscienza”
che sono simultaneamente afferrate dal soggetto nel loro reciproco rapporto. Questo fenomeno della
“doppia coscienza” potrebbe costituire una conferma sperimentale alle ipotesi neo-dissociazioniste
attualmente in voga nello studio degli Stati di Coscienza. La stimolazione del lobo occipitale
produce allucinazioni visive elementari, comunemente flashes colorati, sprazzi di luci intermittenti
e scintillanti [West, 1962; Penfield & Perot, 1963; Benedetti, 1969]. Allucinazioni visive più
complesse si registrano quando la stimolazione non si limita all’area calcarina ma quanto più lo
stimolo si sposta verso le aree secondarie e le regioni temporo-occipitali, soprattutto destre
[Penfield & Perot, 1963; Benedetti, 1969]. La stimolazione elettrica del lobo temporale provoca
allucinazioni uditive complesse, visive complesse e gustative [Penfield & Perot, 1963; Delgado,
1969; Ferrio, 1970]. Risultano più “realistiche” le allucinazioni indotte nella corteccia occipitale
confronto a quella temporale [Benedetti, 1969].

ALLUCINAZIONI E SPECIALIZZAZIONE EMISFERICA

Il ruolo della specializzazione emisferica nella genesi delle allucinazioni è una questione assai
controversa e dibattuta. Mentre in condizioni normali, cioè di relativa dominanza sinistra, le
informazioni dell’emisfero destro sono interpretate nell’unità della coscienza e percepiti come
parte del Sé, un’alterazione di quest’equilibrio per cause funzionali o organiche induce una
condizione di relativa autonomia dei due emisferi, cosicché le produzioni dell’emisfero destro sono
percepite come non appartenenti al Sé: rappresentazioni verbali e immagini visive, normalmente
esperite come contenuti interni, vengono proiettate all’esterno come elementi alieni ed estranei, e
ritornano al soggetto acquisendo il carattere di fisicità e di realtà tipica delle allucinazioni
[Janes, 1976; Cassano & Pancheri, 1993]. Questa asimmetria fisiologica può essere il correlato di
manifestazioni allucinatorie episodiche non necessariamente associate a disturbi mentali, poiché si
possono verificare alterazioni solo parziali della funzionalità interemisferica [Cassano & Pancheri
, 1993], per esempio negli SMC: è ipotizzabile che nello stato ipnagogico avvenga un cambiamento di
dominanza emisferica, ove ad essere più attivato sia il cervello destro, come sostenuto da Margnelli
[1993], oppure che avvenga un continuo balance interemisferico durante il quale l’attività
neurofisiologica fasica consenta una rapida desincronizzazione dell’emisfero destro, o di talune sue
regioni. Le ricerche neuropsicologiche che sono state compiute in quest’ambito sono pressoché tutte
basate sull’origine delle allucinazioni uditive in (pochi) pazienti schizofrenici. Alcuni studi
suggeriscono un’attivazione elettiva dell’emisfero sinistro, particolarmente del lobo temporale e
sue strutture limbiche [Cassano & Pancheri, 1993], mentre recenti e più raffinate ricerche non hanno
rilevato alcuna significativa alterazione funzionale interemisferica [Aleman, 2001; Shapleske et al,
2001].

IL SOGNO: PARADIGMA DEGLI STATI DI COSCIENZA

Un assunto maturato negli anni dall’esperienza del “Centro Studi e Ricerche sulla Psicofisiologia
degli Stati di Coscienza”, sotto la direzione di Marco Margnelli, è che i fondamenti teorici dello
studio degli Stati di Coscienza siano basati sulla comprensione dei meccanismi fisiologici e dei
processi psicologici del sogno. Già dall’inizio dell’800 è stata evidenziata una stretta
correlazione fra i contenuti dell’allucinazione e quelli del sogno [West, 1999]. Dement [1974] afferma che: “il sogno è il prototipo dell’esperienza allucinatoria. In altri termini è possibile
che lo stesso processo sia alla base tanto della normale attività onirica che delle allucinazioni”.
Similmente West [1962] afferma che sogni e allucinazioni sono fenomeni simili nella loro natura,
ambedue in relazione con l’attività dei centri cerebrali preposti alle percezioni nello stato di
veglia. Il sonno è uno stato fisiologico caratterizzato da una condizione di pressoché totale
interruzione dei contatti sensoriali che collegano il cervello all’ambiente esterno. Se ci troviamo
in un ordinario stato di veglia il tracciato elettroencefalografico mostra un andamento vivace,
rapido, con tanti picchi, a frequenza irregolare: questo stato si chiama desincronizzazione
cerebrale. Possiamo pensare a questo stato come ad una situazione simile a quella che ci
ritroveremmo ad osservare se ci trovassimo all’interno di una grande stanza nella quale ci sono
tante persone (i neuroni) divise in gruppetti isolati, ognuno dei quali conduce una conversazione
privata: insomma un gran vociare caotico! Man a mano che si passa dal rilassamento
all’addormentamento, fino al sonno vero e proprio, si osserva che il tracciato
dell’elettroencefalogramma si modifica gradualmente mostrando un andamento più lento: è lo stato di
sincronizzazione cerebrale: è come se i singoli neuroni si comportassero come individui all’interno
di una gran massa dove tutti assieme dicono contemporaneamente le stesse parole, sussurrando
all’unisono. La desincronizzazione è intesa come uno stato di attivazione cerebrale diffuso, mentre
la sincronizzazione riflette uno stato di riposo, infatti è scarsa l’informazione veicolata dal
gruppo di neuroni che dice la stessa cosa, il messaggio prodotto è unico, viceversa le cellule
nervose in condizione di desincronizzazione trasmettono molti messaggi differenti ed elaborano
simultaneamente molte informazioni. Via via che procediamo dall’addormentamento al sonno passiamo da
uno stato di desincronizzazione ad uno di sincronizzazione. Ma dopo circa 90 minuti dall’inizio
dell’assopimento, dopo i cosiddetti stadi del sonno a onde lente, il cervello addormentato inizia a
produrre una desincronizzazione cerebrale simile a quella della veglia: anche se il soggetto dorme
profondamente l’intensità del tracciato elettroencefalografico indica un lavoro attivo da parte dei
neuroni: questa è la fase del sonno dove compaiono i sogni. Durante questo stadio di sonno
desincronizzato il corpo è come paralizzato e il nostro cervello, che è come cieco e sordo rispetto
agli stimoli esterni, processa informazioni che provengono dal suo interno creando le scene
oniriche. Il Modello Attivazione-Sintesi proposto alla fine degli anni ’70 da Hobson & McCarley
costituisce a tutt’oggi la miglior teoria sulla fisiologia del sonno e del sogno [HOBSON & McCARLEY,
1977; Hobson 1988]. Lo stato di desincronizzazione del sonno, ovvero il sogno, è un processo di
attivazione operato dal Sistema Reticolare Ascendente, una struttura situata nella parte centrale
del tronco encefalico, alla base del cervello prima del midollo spinale. Gli impulsi nervosi dalle
regioni tronco-encefaliche raggiungono la corteccia sotto forma di onde PGO
(ponto-genicolo-occipitali) [Mancia, 1996]: le cellule giganti della Formazione Reticolare del ponte
progressivamente aumentano il loro ritmo di scarica e queste raffiche raggiungono gli emisferi
cerebrali in modo casuale, generando una serie di bizzarri e disparati segnali interni (immagini,
dati sensoriali ed emozioni); tali informazioni caotiche vengono integrate, organizzate, dalle
regioni superiori degli emisferi originando l’esperienza del sogno. Il sogno è il risultato finale
di questo processo di sintesi operato dalla corteccia proencefalica che, a partire dagli input
accidentali derivati dall’attivazione, rievoca gli elementi più adeguati presenti nelle esperienze
memorizzate dell’individuo. Durante ciascuna fase di sonno desincronizzato avvengono allucinazioni
visive periodiche, chiamate da Seligman e Yellen “burts visivi”, che corrispondono alle scariche
generate dall’attivazione casuale delle cellule dell’area pontina [Bosinelli & Cicogna, 1991].

LO STATO IPNAGOGICO

Come ha riassunto Margnelli [1993], il principale significato scientifico dello studio dello stato
ipnagogico consiste nell'”osservare dal vivo” come il cervello fabbrica i sogni. Lo stato ipnagogico
è la fase di transizione dalla veglia al sonno. Durante tale stadio dell’addormentamento si
presentano frequentemente allucinazioni del tutto fisiologiche. Lo stadio dell’addormentamento è
costituito da tre stati di coscienza continui.

FASE DI PENSIERO CONTROLLATO Esperienza nella quale prevale un’attività cognitiva caratterizzata dal
pensiero logico-sequenziale, orientato e controllato: si manifesta come un flusso di idee, o parole
interiori, cui coerentemente è associata un’attività rappresentativa (immagini mentali,
immaginazione, ricordo, riflessione, ragionamento, progettualità…), ove il soggetto sente che tali
contenuti mentali sono da lui prodotti come conseguenza dell’attività del pensiero cosciente. In
questa fase sono conservati il controllo volontario sul corso del pensiero, la consapevolezza
dell’ambiente esterno e l’esame di realtà. Non vi è alcuna modificazione del senso dello scorrere
del tempo. A livello somatico corrisponde un normale rilassamento muscolare generale.
Psicodinamicamente predomina il processo secondario-cosciente.

STATO IPNAGOGICO PROPRIAMENTE DETTO E’ pressoché abolito il controllo volontario sul corso e sui
contenuti mentali (frammentazione del pensiero). In questo stato di coscienza prevale la comparsa
spontanea e intrusiva di immagini incontrollate, generalmente statiche e dettagliate. Tali
allucinazioni ipnagogiche si presentano come inserti isolati e bizzarri, generalmente di tipo
visivo, che appaiono spontaneamente come provenienti da una regione esterna alla consapevolezza. Il
soggetto si pone nei confronti di queste allucinazioni come spettatore passivo. I flaches
allucinatori ipnagogici si presentano come immagini fortemente sensorializzate della durata di pochi
secondi ciascuna, generalmente isolate, di cui non è possibile controllarne l’apparire, il contenuto
e la durata. Durante questo stato è abolita la consapevolezza dell’ambiente esterno e il testing di
realtà è parzialmente efficiente. La tonalità affettiva basale durante l’esperienza è
prevalentemente priva di emozioni, ma talvolta può accadere che al sopraggiungere dell’allucinazione
il soggetto possa reagire con stupore, sorpresa o soprassalto. Generalmente l’impressione corporea è
di profondo e diffuso stato di rilassamento, ma possono anche comparire modificazioni della
sensibilità somatocenestesica e propriocettiva. Da un punto di vista psicodinamico predomina il
processo primario-inconscio, con un’attività mentale che segue una logica associativa.

ESPERIENZE ONIRO-SIMILI Comprendono esperienze pre-oniriche, o francamente oniriche, nelle quali il
pensiero è organizzano in fugaci successioni allucinatorie con la tipica consequenzialità scenica
del sogno. La caratteristica delle immagini allucinatorie di questa fase consiste nella loro
organizzazione in sequenze narrative articolate in brevi episodi. Il soggetto allucina, con
partecipazione personale, la propria presenza nello spazio onirico. Sono completamente aboliti il
controllo volontario sul corso del pensiero, il testing di realtà e la consapevolezza dell’ambiente
esterno. L’impressione corporea è generalmente assente. Si assiste ad una lieve modificazione del
senso del tempo. Da un punto di vista psicodinamico predomina nettamente il processo
primario-inconscio.

Seguendo il modello di Hobson e McCarlkey, lo stato ipnagogico potrebbe costituire un momento
d’innesco della fase di attivazione. Sperling [in Bosinelli & Molinari, 1964] reputa l’attività
ipnagogica l’espressione di un insuccesso onirico, un “sogno abortito” o mancato. Considerando
l’ipnagogia l’anticamera del sogno, le allucinazioni ipnagogiche potrebbero costituire il materiale
per la successiva produzione onirica [Hobson, 1988; Bosinelli & Cicogna, 1991]. Dal punto di vista
elettroencefalografico, la fase dell’addormentamento è caratterizzata da uno sviluppo di theta (onde
lente) dalle regioni occipitali alle aree parietali e frontali, seguito da episodi parossistici di
onde al vertice [Casagrande & De Gennaro, 1998]. In base alle dettagliate ricerche di Hori et al.
(1991), lo stato ipnagogico è contraddistinto da un’increspatura del tracciato EEG, preceduto da uno
stadio di appiattimento dell’attività e seguito dalla comparsa di onde al vertice. Questi dati
scientifici consentono di rappresentare la fase ipnagogica come uno stato di coscienza fluttuante,
in cui avviene un’oscillazione continua tra la veglia e il sonno. Ritengo che le allucinazioni
ipnagogiche avvengano in una situazione neurofisiologica dominata da un livello basale di
sincronizzazione del ritmo EEG corticale (onde theta) sul quale s’inseriscono brevi attività fasiche
(soprattutto per attivazione dei centri pontini, onde PGO e onde al vertice) che originano i vissuti
allucinatori. Sono persuaso che tale configurazione psicofisiologica sia comune a tutte le
esperienze di allucinazione. Esistono alcune indicazioni a sostegno di tale ipotesi. Le onde PGO
sono in stretto rapporto alla comparsa di fenomeni di tipo allucinatorio [Fishman, 1983].
L’attivazione fasica e aspecifica del tronco encefalico, espressa dalle onde PGO nello stato
ipnagogico e nelle fasi del sonno [Bertini & Violani, 1982], opera a livello corticale l’eccitazione
dei sistemi sensoriali, soprattutto quelli visivi, provocando allucinazioni [Jouvet, 1991]. Aldrich
[1990] ipotizza che le allucinazioni ipnagogiche associate alla sindrome narcolettica siano anche
dovute ad un’aumentata eccitabilità delle cellule giganti della Formazione Reticolare del ponte. LSD
e mescalina agiscono direttamente sul Sistema Reticolare. La mescalina modifica le normali
caratteristiche elettroencefalografiche con un aumento dell’attività rapida, ad alti dosaggi produce
un EEG fortemente desincronizzato ad andamento parossistico [Andreoli, 1975].

ESPERIMENTI SULLA DEPRIVAZIONE SENSORIALE

Tutti i tipi di allucinazione compaiono con maggior facilità e frequenza in condizioni di limitata
stimolazione sensoriale, in stati di ridotta vigilanza o quando il soggetto non è impegnato in
qualche attività, viceversa sembrano ridursi se l’attenzione è concentrata su un compito [Ferrio,
1970]. La metodica sperimentale di deprivazione sensoriale tipicamente prevede che il soggetto sia
comodamente sdraiato su una poltrona reclinabile, in un ambiente confortevole e rilassante, in una
stanza isolata e in penombra; vengono poi applicati sugli occhi delle semisfere di celluloide
traslucida contornate da materiale morbido nell’area perioculare (in pratica due mezze palline da
ping-pong al disotto delle quali è posto del cotone), davanti è posta una luce colorata, a poco più
di un metro, di solito rossa, che procura un’indistinta percezione di luminosità di omogenea
intensità proveniente da ogni direzione. Dopo di che viene fatto ascoltare, attraverso una cuffia
stereofonica, del “rumore bianco”: un suono monotono come un fruscio continuo. All’inizio la prima
sensazione può essere la presenza di una “nebbia “, anche descritta come “un mare di luce”, che si
estende all’intorno: ci si sente immersi in una sorta di sostanza lattiginosa non necessariamente
aerea ma piuttosto fluida, di consistenza indefinita. Ben presto la stessa localizzazione dell’Io al
centro di un ambiente esteso può essere sostituita dall’introiezione di questa nebbia, la quale va a
situarsi “dentro la testa”, anche se dai resoconti esperienziali emerge che in realtà il confine tra
il “dentro” e il “fuori” smette di esistere, infatti, eliminando i confini del campo visivo
appartenenti al corpo dell’osservatore (naso, arcata sopraccigliare e guancia) si sottrae la base
per la separazione fra esterno e interno. In stato di deprivazione sensoriale, le allucinazioni
sorgono molto frequentemente in uno stato di coscienza fra la veglia e il sonno, sono
prevalentemente visive semplici e tendono a divenire via via più complesse: il campo visivo
interiore si fa più chiaro, poi appaiono punti luminosi, linee e forme geometriche, successivamente
si presentano altre figure, talvolta oggetti isolati senza sfondo e più raramente scene complesse
[Tauber & Green, 1959]. Queste allucinazioni sono di breve durata, dettagliate e precise, d’intensa
luminosità, seguono una successione illogica e suscitano nel soggetto una reazione di sorpresa.
Diversi autori hanno sottolineato la notevole somiglianza fra i vissuti allucinatori da deprivazione
sensoriale con quelli propri dello stato ipnagogico, significativamente simili nella modalità
d’insorgenza, nel contenuto e nelle caratteristiche formali [West, 1962].

PSICOANALISI DELL’ALLUCINAZIONE

Se dal punto di vista della psicofisiologia l’allucinazione altro non sarebbe che il risultato di
uno stato di attivazione del tutto caotico e casuale del cervello, la psicoanalisi attribuisce ai
vissuti allucinatori uno specifico significato psicologico. Allucinazione, sogno e psicosi sono
psicodinamicamente strettamente associati: condizione necessaria perché avvengano è che la
regressione comporti un superamento dell’esame di realtà [Freud, 1900]. L’esame di realtà è il
processo che consente al soggetto di distinguere gli stimoli provenienti dal mondo esterno dalle
informazioni interne, di impedire la confusione fra ciò che si percepisce e ciò che ci si
rappresenta mentalmente e di stabilire se un determinato contenuto ha un’origine oggettiva o
soggettiva. Secondo Freud i sintomi psicotici sono manifestazioni patologiche che esprimono un
deficit delle funzioni integrative dell’Io e una più o meno marcata perdita di contatto con la
realtà, cui seguono tentativi di “ricostruzione” della medesima con modalità che interessano la
percezione (con l’allucinazione) e il pensiero (col delirio). Il movente psicodinamico comune a
tutti gli stati modificati di coscienza è il desiderio [Camilla, 1991; Perfetto, 2003] e, secondo
Freud [1900], sia l’allucinazione sia il sogno rappresentano la realizzazione del desiderio
inconscio. L’allucinazione è considerata una variante psicopatologica del sogno, pertanto con un
contenuto simbolico manifesto da cui, attraverso l’interpretazione, si giunge ai pensieri latenti
inconsci [West, 1962; Benedetti, 1991]. Secondo Bion [1958] il processo allucinatorio consiste nel
proiettare nel mondo esterno parti scisse della personalità: esperienze, impressioni ed elementi
mentali non elaborati. Similmente per Lacan [1981] l’allucinazione è il ritorno di ciò che non è
stato elaborato a livello simbolico ma che è stato forcluso, ovvero dissociato dalla coscienza. Il
contento dissociato dalla personalità del soggetto verrà quindi ad imporsi come esperienza
proveniente dalla realtà esterna, pertanto nell’allucinazione la parola dell’inconscio appare come
puro Es, Altro: “la voce viene al posto di ciò che del soggetto è propriamente indicibile” [Miller,
1989].

fonte: Altrove SISSC n°11

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