Alle origini della musica

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Alle origini della musica

di Stefano Fusi

Se non ci fosse la musica… ci sarebbero i suoni attorno a noi. Senza strumenti musicali, suoneremmo
con il corpo: mani, piedi, voce; con gli oggetti che troviamo attorno a noi; picchiando sulle
pareti, le pentole…

Così iniziò la musica, in effetti; quando i nostri antenati non avevano ancora inventato violini o
sintetizzatori, ma neanche case o televisori. L’unico ‘canale’ su cui ‘sintonizzarsi’ era la natura,
l’unico strumento da accordare il corpo. Era questione di sopravvivenza: sentire rumori e fruscii,
il cambiare del vento, i versi degli animali.

Un suono voleva dire fuga, un altro riposo possibile, un altro acqua da bere… Qualcuno cominciò
magicamente a riprodurre questi suoni, per giocare col mondo. E sintonizzarsi, dialogare colla
natura e con gli altri, prima ancora che nascesse il linguaggio. Per sentirsi, e farsi sentire.
Comunicare, anche: ancora oggi i tamburi parlanti africani funzionano, e sono anche molto più
ecologici dei telefonini.

Qualcuno cominciò a danzare suonando coi propri piedi, a battere le mani sul torace e fra di loro;
qualcuno cominciò a riprodurre questi suoni naturali e ad assemblare conchiglie e semi per farne
strumenti rudimentali; a maneggiare sassi e strofinarli o batterli, a percuotere tronchi con
bastoni, a soffiare in corna cave.

Cominciò così. Poi, nei millenni e nei secoli, questi segnali rudimentali si elaborarono e
trasformarono, diventarono codici, divertimento, celebrazione, musica.

Le canne di bambù divennero flauti; i rami degli alberi, xilofoni, didjeridoo, fujiara (uno
stupefacente strumento di legno provenente dalla Slovacchia); le zucche e i semi, sonagli e maracas;
tronchi, zucche e pelli d’animali, tamburi; conchiglie, denti, ossa, semi, noccioli, divennero
sonagli, sonagliere e cavigliere; le grandi conchiglie, trombe; ossa, bastoncini, noci e semi,
fischietti; foglie, cortecce, fili d’erba, ance; lamelle e legnetti, scacciapensieri… le tecniche
s’affinarono, come in ogni altro campo dell’attività umana.

Ed eccoci qua oggi con strumenti perfezionatissimi, musica elettronica e campionature, CD e MP3, con
una teoria e una pratica musicale di una complessità ed elaborazione inconcepibile per i nostri
simpatici ma ingenui antenati.

Al culmine di tutto questo, per paradosso, arriva la musica new age e ambient: la gente vuole
rilassarsi ascoltando, in casa, il soffio del vento e la pioggia, l’acqua del mare e i rumori del
bosco.

Arriva anche la musica ‘etnica’, che ripercorre all’indietro il percorso di molta musica
contemporanea: dai blues afroamericani agli spazi e ai griot del Mali e alle foreste del Camerun e
del Congo, dalle performance di Ravi Shankar col sitar insieme ai Beatles alla vera musica
tradizionale indo-pakistana, dai suoni elettronici dei giapponesi Sakamoto e Kitaro agli antichi
flauti di bambù dello Zen… e via, ricercando radici e suoni originari dove ci sono ancora.

Ancora, arrivano i ‘paesaggi sonori’: le registrazioni dei suoni della natura, di cui è pioniere in
Italia la Ludi Sounds del ricercatore Filippo Massara. Quando c’è eccesso di complessità, per
reazione, si ricerca la semplicità, l’essenzialità.

FULL IMMERSION NATURALE

A che serve ripercorrere questa lunghissima strada? Perché suonare ancora con foglie, pietre
(litofoni!), sassi forati, conchiglie, strumenti semplici, quando possiamo studiare violino o
scaricarci ogni cosa nell’iPod? Perché provare a costruirsi da sé gli strumenti con elementi
naturali, o cercarsi le proprie musiche e i crearsi i propri canti, quando c’è tutto sul mercato già
pronto?

Serve come serve fare una camminata nella natura, per riscoprire che siamo parte dell’ambiente e che
è da lì che nasciamo e riceviamo nutrimento. Per ricordarci che possiamo fare a meno di tutto ma non
di acqua, aria e vento, corpo, cibo, fuoco, legno, piante, animali, movimento; per riprendere
coscienza che siamo creativi e sani come la natura di cui facciamo parte. A ridare valore alle
esperienze semplici che ci evitano di sentirci appendice delle macchine e inglobati in una realtà
artificiale.

La stesso etnomusicologia sta riscoprendo il valore di conoscenza del lavoro di quanti stanno
cercando di ricostruire le origini della musica, ricostruendone i primi passi. Sulla base di studi e
ritrovamenti, certo, ma anche sull’onda delle tradizioni musicali e della sensibilità di musicisti
che meno si sono distaccati da questo ‘spirito naturale’. È un’interessante ed emozionante avventura
culturale, sulla natura stessa dell’essere umano, sulla sua cultura e le sue relazioni col mondo. E
diventa esperienza musicale d’avanguardia.

Dieci anni fa, al tredicesimo simposio internazionale sulla Preistoria del Centro Camuno di Studi
Preistorici in Valcamonica, i ricercatori radunati da tutto il mondo, grazie a una performance di
musica ‘preistorica’, intuirono che i graffiti che riproducono sagome umane sulle pareti delle
caverne venivano fatti riproducendo le ombre proiettate dai celebranti di riti o semplicemente dagli
uomini attorno al fuoco.

La performance preistorica era quella di un gruppo guidato dal musicista Antonio Testa, un
personaggio che va a ‘caccia’ delle sonorità ancestrali. Che erano ancor più immediate e semplici
della cosiddetta musica etnica: erano espressione di un rapporto totalmente fisico col mondo –
cercare oggetti, costruire strumenti semplici, usare il corpo – per esprimere nel modo più immediato
emozioni e sentimenti.

Le esperienze nel campo ormai sono molte: dai Sound Reporters olandesi degli anni Settanta-Ottanta
agli italiani Art of Primitive Sounds, attraverso cui passò anche Testa. Che fra l’altro suonò
stalattiti e stalagmiti nelle grotte di Toirano, in Liguria (esperienza che si può rivivere nel suo
CD Senza tempo nel tempo).
Da allora Antonio testa propone, soprattutto ai bambini, di ripercorrere questo stupefacente viaggio
musicale, in laboratori e in performance nei quali riversa anche le esperienze e la straordinaria
collezione di strumenti raccolti in viaggi di studio e scambio fatti in Messico, in Giamaica e in
Africa, e scovati per lui in ogni angolo del mondo: dalle bellissime ocarine messicane alle corna di
antilope da Israele, dai tamburi ad acqua africani al ravi fatto con semi che suonano ancora i
vecchi fra le colline del Piemonte.

UN NAPOLETANO COSMOPOLITA

Antonio Testa nacque a Napoli, dove sentiva il rumore del mare appena fuori della finestra e i mille
rumori e suoni della città più musicale del mondo, dove suonare pentole, bottiglie e ogni altra cosa
è la norma.

Da lì, il suo viaggio è stato lunghissimo, variegato: studi musicali a Milano, performance nei
boschi, registrazione di suoni naturali per farne ‘paesaggi sonori’ (come per la Regione Piemonte,
per la quale ha ‘mappato’ un intero parco naturale, quello regionale delle Capanne di Marcarolo,
magnifico balcone montano affacciato sulla Liguria), celebrazioni per ‘richiamare gli spiriti della
acque’ all’Orto botanico di Padova, animazione musicale ecologica con il WWF e l’Università Verde di
Milano, insegnamento di propedeutica musicale al Centro Educazione Musicale di Base di Milano e
nelle scuole, animazione musicale e laboratori al carcere minorile Beccaria di Milano e alla Società
Umanitaria, cerimonie sacre con i Maya nelle piramidi messicane raccontate in un libro-CD raro e
prezioso.

Ma Testa oltre che un’anima primordiale e benefica è un musicista coi fiocchi: negli anni ha
prodotto musiche per film e documentari, ha partecipato a registrazioni e concerti con John
McLaughline Little Steven, Claudio Rocchi e altri, ha tenuto performance di musica ambiente e per la
meditazione a Londra e negli Usa.

DISCOGRAFIA

2002 CD Prayer for the forest con Aliodie, Greenhousemusic, Usa.

2000 CD Book Sac bè : camino luminoso – registrazioni in Messico, paesaggio sonoro e canto di alcune
popolazioni Maya.

1999 CD Healing Herb’s Spirit con Aliodie, per Activities Crowd Control, Usa.

1995 CD Senza tempo nel tempo.

BIBLIOGRAFIA

Antonio Testa ha pubblica nel 2000 il libro Giocare con i suoni sulla didattica musicale e su come
costruirsi da sé gli strumenti musicali con elementi naturali, edito dalla BMG/Ricordi-Alpha
Centauri.

È un libro che scatena idee e creatività, utilissimo agli insegnanti ma godibilissimo per tutti, da
leggere e usare. Insegna a creare strumenti con tutto, elementi naturali e oggetti d’uso comune:
trombe con le zucche, ‘bottigliofoni’ con le bottiglie, didjeridoo con canne di bambù, flauti con
ossa di animali, raschiatori con conchiglie e legni, maracas e sistri, a suonare con vasi, lattine,
cannucce per bibite… Ecologia pratica e ludica insieme.

www.auraweb.it/

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