Alcuni sacri e potenti Mantra

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Alcuni sacri e potenti Mantra

MANTRA

di Swami Sivananda Radha

(I singoli Mantra)

INVOCAZIONE A KRISHNA

Il nome di Krishna puo’ essere usato e invocato come un Mantra. L’invocazione a Krishna contiene una
storia allegorica con una sequenza di note che somigliano al pianto di un bambino che cerca il padre
e la madre. Il fedele e’ un figlio del Divino e, come un bambino chiama il genitore, cosi’ il devoto
chiama Dio, nella manifestazione del Signore Krishna, che puo’ essere inteso anche come l’Amante
Cosmico, oppure come l’Anima Superiore; nel qual caso, chi canta e’ l’anima che cerca il Signore.

Questo Mantra comincia con un tono basso, per salire gradualmente, come la voce di un bambino che
non ottenga una risposta immediata. Alla realizzazione che l’attenzione non puo’ essere estorta, ne’
a un genitore, ne’ a Dio, segue la rassegnazione e la voce si abbassa di tono. Ben presto tuttavia
la richiesta riemerge prepotente, espressione di forza, energia e di un’intensa carica emotiva.

Proprio come la madre o il padre sanno riconoscere una sincera domanda di aiuto e rispondono al
proprio figlio soltanto quando la sua richiesta e’ motivata, nello stesso modo Dio ci presta ben
poca attenzione finche’ siamo impegnati nel perseguire beni e valori terreni: automobili, case,
posizione sociale, ricchezze.

Il devoto deve imparare che non si possono impartire ordini al Signore Krishna e che non otterra’
una visione, o un’esperienza spirituale secondo i suoi comodi.

Quando ci si arrende al fatto che il Divino viene al momento da lui stabilito e quando il flusso di
emozioni incontrollate viene placato, soltanto in quel silenzio, si puo’ ottenere una risposta.
Questo Mantra e’ un fuoco di devozione che consuma le emozioni che non dominiamo, porta il cuore al
puro desiderio, la mente alla quiete e l’anima alla pace.

OM KRISHNA GURU

L”Om Krishna Guru’ e’ particolarmente utile se si cerca un insegnante, in quanto la sua pratica
puo’ portare a voi un Guru.

Il Mantra ha inizio con Om, l’Energia Suprema che va al di la’ di ogni nome e forma, l’essenza di
tutta l’energia.

Krishna e’ quest’energia manifesta che viene modellata e formata dalla mente umana per la sua
convenienza. Noi tutti creiamo Dio a nostra immagine: per esempio Gesu’, essendo di origine
mediorientale, aveva probabilmente la pelle bruna e gli occhi scuri, e tuttavia viene spesso
ritratto come un individuo biondo con gli occhi azzurri.

Quest’immagine e’ una creazione della mente, con la quale noi personalizziamo il potere impersonale,
elaborando immagini come Siva, Krishna, Tara e Gesu’, al contempo creazioni della mente umana e
manifestazioni dell’Energia Suprema.

Se volete amare Dio, potete soltanto amare quel potere quando si manifesta come una creazione;
quindi, amare Dio significa amare le persone, amare le piante, amare gli animali, amare tutto cio’
che si ritiene essere una creazione di Dio. Puo’ essere difficile sperimentare tale sentimento, ma
possiamo cominciare provando rispetto per la vita in tutte le sue forme.

Quando suona il flauto, il Signore Krishna e’ sempre rappresentato in piedi e con il corpo disposto
in modo da formare una croce. Questa posizione allude alla sua indulgenza nei confronti delle
debolezze umane, ma simboleggia anche il controllo dei tre guna di questo mondo.

Molto spesso Krishna e’ raffigurato in piedi su un loto, oppure con un fiore di loto che gli sboccia
vicino. Il loto non viene contaminato dalla fangosa acqua fluviale in cui cresce, nello stesso modo
in cui la Luce interiore di ogni essere umano e’ incontaminata e l’universo stesso e’ incontaminato.
Il colore blu scuro di Krishna rappresenta l’ignoto: anche se Krishna e’ nella sua forma umana, il
Divino non puo’ mai essere conosciuto nella sua interezza.

Il Guru e’ il maestro spirituale, colui che dissipa la nostra ignoranza e ci porta alla luce.

RADHE GOVINDA

Il Radhe Govinda e’ un’affascinante rappresentazione delle emozioni e della ricerca spirituale,
oltre che del rapporto fra l’Energia Divina personificata da Krishna e la sua manifestazione
personificata da Radha. Govinda significa “colui che sorveglia le mucche” ed e’ un altro nome del
Signore Krishna, mentre, a causa del suo incessante amore per Dio, Radha e’ il simbolo dell’umanita’
all’eterna ricerca del Divino.

Una volta che e’ divenuto cosmico, l’amore non ha piu’ un “perche'” a motivarlo. I rapporti umani
acquisiscono qualita’ divine quando l’amore per Dio annulla l’esclusiva attenzione dell’uomo nei
confronti di se stesso, e la storia di questo Mantra, come quella dell’Invocazione a Krishna, indica
una comprensione della natura umana e una sua accettazione come veicolo attraverso cui raggiungere
il Divino.

Radha invoca Krishna e i due iniziano a giocare come a nascondino, perche’ Krishna si ritrae e Radha
continua a cercarlo; poi, Krishna torna; ma, continua ad apparire e a scomparire, con il risultato
che Radha si annoia e cessa la sua ricerca, facendosi distratta e petulante. E’ cosi’ il turno di
Krishna di prendere l’iniziativa e di conquistare Radha.

Il loro rapporto rivela la sublime verita’ che Dio ama il devoto almeno quanto il devoto ama Dio. Il
canto del Mantra Radhe Govinda dovrebbe essere pervaso dal piu’ intenso sentimento d’amore e cantato
per trovare il Divino all’interno di noi, esaltando quell’amore, e per trovare Dio in tutta la razza
umana, ampliando lo stesso sentimento d’amore.

OM TARA

Nella tradizione buddista tibetana, la Madre Divina e’ nota come Tara. Come Tara Bianca rappresenta
la piu’ elevata intelligenza del Buddha, Colui che sa Tutto, e il Buddha e’ spesso rappresentato
nella sua corona. La Tara Bianca ha sette occhi, uno su ciascuna mano e su ciascun piede, piu’ un
terzo occhio al centro della fronte, in aggiunta ai due comuni a tutti gli esseri umani, il quale
simboleggia chiaramente l’Occhio Onniveggente, o un potere di chiaroveggenza, che va al di la’ della
nostra immaginazione.

Come la Tara Verde, anche la Tara Bianca e’ la Madre della compassione e puo’ essere invocata come
un bambino invoca sua madre, in quanto e’ sempre pronta a venire in aiuto ai suoi fedeli. Tara
significa “stella” e, come per migliaia di anni le navi sono state pilotate di notte con l’ausilio
delle stelle, cosi’ Tara e’ la stella guida che indica la via verso l’altra riva.

Il gioco di forze gassose all’interno di una stella allude tuttavia anche a un potere che divora e
consuma: in Tara e’ presente infatti l’aspetto di Kali, che divora la sua creazione. Nella nostra
vita personale il tempo ci divora mentre cerchiamo l’Altissimo, e Tara e’ anche un simbolo del
tempo, che non deve essere sprecato. Questo Mantra ci aiuta a comprendere che la nostra vita, il
mondo e tutto cio’ che esso contiene non sono altro che la manifestazione del potere divino.

Cantare l’Om Tara ci mette in contatto con la realta’ onnipresente della divina manifestazione e ci
porta al di la’ di essa.

AVE MARIA

Anche se non e’ un Mantra nella tradizione indiana, l’Ave Maria ha acquistato un potere enorme a
causa delle innumerevoli ripetizioni da parte dei cristiani che l’hanno recitata. L’Ave Maria non e’
altro che una parte dell’omonima e piu’ lunga preghiera di cui queste due parole sono il principio e
l’essenza.

L’ho inserita qui come breve preghiera, insieme a una melodia sulla quale puo’ essere cantata.

Se usata come un Mantra, l’Ave Maria produce risultati simili a quelli che si ottengono attraverso
il canto dei tradizionali Mantra indiani, anche se nella mitologia induista il principio femminile
viene visto come il potere creativo attraverso cui l’universo si manifesta.

In termini cristiani l’Ave Maria e’ l’adorazione della madre, l’aspetto d’amore del Divino, che fa
emergere i piu’ nobili sentimenti nell’essere umano. Negli insegnamenti induisti chi percorre un
cammino di ricerca puo’ avvicinare lo spirito di Dio che e’ al di la’ di ogni manifestazione
soltanto attraverso il principio materno dell’universo manifestato: il devoto che vuole entrare
nella casa del Signore deve dunque andare a chiederne le chiavi, ossia amore e devozione, alla Madre
Divina prima di poter ottenere accesso.

L’Ave Maria crea un profondo sentimento di amore per il Divino. Dedicate questo canto a coloro che
desiderate siano benedetti.

HARI OM

Hari Om e’ il Mantra della guarigione. Hari e’ un nome usato per indicare Vishnu, l’aspetto
preservatore del Divino. Anche Krishna e’ un aspetto della forza preservante o sostentatrice;
quindi, si puo’ pensare che Hari sia l’aspetto risanante di Krishna.

Dio assume molteplici aspetti per provvedere a noi in una varieta’ di modi che mirano ad affrontare
le nostre difficolta’, a seconda delle caratteristiche e del temperamento dei singoli individui. In
sanscrito, Hari significa “portare via”.

Quando c’e’ pentimento, quindi, Vishnu porta via le conseguenze delle offese, degli errori e delle
follie, cioe’ le impurita’ che determinano dolore e malattia. Se esse vengono rimosse, si ottiene di
conservare salute e forza per le imprese spirituali.

Om (o AUM) indica la trinita’ induista, e in questa sede significa creazione, conservazione e
distruzione: la generazione dentro di noi di cio’ che e’ puro, sacro e nobile; il sostentamento e il
rafforzamento di queste qualita’; la distruzione di tutto cio’ che e’ impuro e negativo.

Questo Mantra invoca Vishnu (o il Signore Krishna) affinche’ preservi il corpo e la mente dell’uomo
nella migliore condizione di salute, allo scopo di trovare l’Autorealizzazione arrivando all’Om, al
concetto cosmico che assorbe tutti gli aspetti dell’Uno, per poi perdere infine la sua forma.

Il Mantra dell’Hari Om acquista maggiore potenza fra mezzanotte e le tre del mattino, perche’ in
tale periodo le vibrazioni del mondo sono piu’ calme e l’attivita’ mentale e’ meno intensa. E’ il
momento in cui e’ piu’ probabile avere un’esperienza spirituale.

Dal momento che la scienza del controllo del suono e della respirazione si applica a ogni religione,
i cristiani possono levare il canto a Gesu’ Cristo sulla musica dell’Hari Om, cosi’ come gli ebrei
possono invocare Adonai o Eloim. Un buddista puo’ scegliere uno dei nomi del Signore Buddha, oppure
si puo’ cantare il nome della Madre Divina; o, anche, usare uno dei suoi 108 nomi, come Radha,
Lakshmi o Saraswati.

Nel momento in cui si sente nascere interiormente un sentimento spontaneo di gratitudine nei
confronti del proprio insegnante, o Guru, si puo’ anche esprimere la propria riconoscenza
utilizzando il nome del Guru come strumento di benedizione e rendendo grazie per tutto cio’ che si
e’ ricevuto.

E’ anche possibile passare da uno all’altro di questi nomi al fine di dare grande varieta’ al canto,
senza cambiare i toni e la chiave in cui il Mantra viene cantato. Nei diversi modi in cui viene
cantato, l’Hari Om e’ comunque efficace per raggiungere la concentrazione. Al fine di controllare
l’inquietudine della mente e di sopraffare i sentimenti di dubbio si possono effettuare variazioni,
accentando in modo diverso le sillabe o i suoni, pur mantenendo uguale la melodia.

Ecco alcune possibilita’: – Cantare con voce sommessa respirando in modo normale per portare
lentamente la mente sotto controllo. – Cantare un’intera sequenza del Mantra con un solo respiro, in
modo da aumentare la concentrazione, cosi’ come si intensifica la luce attraverso una lente
d’ingrandimento. Si deve continuare il canto per tutto il tempo in cui si riesce a mantenere la
concentrazione. Se la mente divaga, come una scimmia che salta di qua e di la’, e’ il momento di
effettuare un altro cambiamento.

– Cantare due sequenze con un solo respiro. Tale pratica aiutera’ a riportare la concentrazione sul
Mantra; quando quest’ultima ricomincera’ ad allentarsi sara’ il momento di tentare tre Mantra in un
solo respiro. –

Quando i pensieri si affollano nella mente e non si riesce a tenerli a bada con uno sforzo della
volonta’ e’ opportuno provare con un altro cambiamento ed esprimere la propria afflizione
accentuando il suono i nell’Hari. – Accentuare il suono Ha, ponendo l’enfasi sul respiro e
contraendo i muscoli del plesso solare. Collegare quest’ultimo con la mente ed espellere tutto cio’
che S negativo. – Un’altra variazione consiste nell’accentare l’Om, estendendo il suono il piu’ a
lungo possibile.

OM NAMAH SIVAYA

Nell’Om Namah Sivaya il devoto rivolge il suo appello a Dio, quale distruttore dell’ignoranza e
dell’illusione che si pongono sulla strada che conduce all’unione divina. Noi abbiamo bisogno di
aiuto per avere la meglio sul nostro ego, in quanto non siamo in grado di trovare il centro del
nostro Io con la sola forza di volonta’.

Dobbiamo invece arrenderci e chiedere l’intervento divino. L’Om Namah Sivaya e’ un richiamo rivolto
a Dio perche’ elimini le nostre peculiarita’ negative, dissolva le nostre difficolta’ e distrugga
gli ostacoli che ci separano da una piu’ elevata vita spirituale. Siva e’ chiamato “Il
Compassionevole”, in quanto rimuove ostacoli come l’egoismo e la gelosia che impediscono il nostro
sviluppo. La distruzione apportata dal Signore Siva e’ in realta’ una benedizione. Dobbiamo essere
preparati a veder dissolvere i nostri concetti e i nostri pregiudizi, perfino i rapporti con gli
altri.

Cio’ che oggi crediamo essere vero e incrollabile potrebbe essere privo di significato domani e
alcuni degli ostacoli che si frappongono lungo il nostro cammino spirituale potrebbero essere
principi, oggetti, persone a cui siamo estremamente attaccati. Nel cercare valori piu’ alti noi ci
dobbiamo chiedere se siamo disposti a pagarne il prezzo.

L’Altissimo e’ una perla di grande valore e l’attaccamento agli averi, alla fama o a un altro
individuo costituisce l’impedimento che si frappone fra il devoto e Dio. A volte le benedizioni
giungono camuffate.

Una malattia ci puo’ concedere il tempo per santificarci, per pensare e per riflettere sullo scopo e
sulla direzione della nostra vita. La distruzione, a qualsiasi livello, comporta tumulto e
confusione, soprattutto a livello spirituale: il vecchio deve essere tuttavia eliminato per fare
posto al nuovo e nel cantare questo Mantra il devoto chiede a Siva di eseguire questo genere di
distruzione.

E’ possibile tuttavia commettere un errore nel concentrarsi sull’aspetto distruttivo, senza
esprimere gratitudine per l’aiuto che ci viene concesso nel superare gli ostacoli. La manifestazione
di riconoscenza richiede, da una parte, l’umilta’ di riconoscere di avere bisogno di aiuto,
dall’altra la gratitudine per l’assistenza ricevuta quando e’ stata chiesta con sincerita’.

Immaginate di essere impegnati a guidare lungo una strada disseminata di buche e che all’improvviso
compaia davanti a voi qualcuno che comincia a riempire quelle buche. Cessereste di certo di
concentrarvi sulle buche per sentirvi grati nei confronti della persona che le sta riempiendo.

E’ utile avere un quadro o un’immagine di Siva nella stanza e deporre davanti ad essa fiori bianchi
freschi. L’immagine del Signore Siva, seduto immobile e in silenzio sul Monte Kailash nelle regioni
innevate dell’Himalaya, e’ un simbolo dello stato di assoluto silenzio e d’immobilita’ che segue la
distruzione dell’attaccamento emotivo a beni e valori materiali e delle paure.

OM SRI RAMA JAYA RAMA

Om Sri Rama Jaya Rama Jaya Jaya Rama e’ un canto di vittoria per l’Io spirituale. Rama significa
colui che trae diletto dalla consapevolezza dell’Io. Jaya significa “saluto” o “vittoria”. Rama
rappresenta l’aspetto di Dio come re e sovrano dell’universo.

Si canta questo Mantra se si vuole essere un servitore di Dio, ossequiare la volonta’ divina e
accettare il Divino come re. Lo si usa per evocare il potere che conduce alla vittoria dell’Io
spirituale, in modo che possa ottenere la realizzazione del Divino dentro di se’.

Papa Ramdas, un santo dell’India moderna, concentro’ la sua ricerca del Dio-Realizzazione attraverso
il canto del sutra del Ram. Inizio’ tutti i suoi devoti nel nome di Ram ed ebbe un profondo rapporto
con Dio nel suo aspetto di Ram. Rivolgendosi a Ram nei momenti di pericolo era solito chiedere:
“Ora, Ram, in che modo intendi salvarmi? Oppure, intendi distruggermi?”.

Anche se non traducono letteralmente il Mantra, le parole “Io sono tuo, tutto e’ tuo, sia fatta la
tua volonta’, o Signore” ne rispettano lo spirito e, pur non costituendo a loro volta un vero
Mantra, sono un esempio della ispirazione e intuizione interiore che il significato del Mantra
espresso in una lingua diversa puo’ infondere.

La trasposizione in un’altra lingua puo’ essere usata per cantare, come si puo’ utilizzare una frase
della Bibbia. Tradizionalmente il significato dei Mantra non viene spiegato. E’ cantando il Mantra
che l’aspirante scopre il suo significato. Di seguito includo due Mantra che non hanno spiegazione,
in modo che chiunque lo desidera ne possa cantare uno fino a quando il potere e il significato del
Mantra non scelgano di rivelarsi da soli.

Ci sono altri tipi di Mantra che non vengono impiegati direttamente per ottenere
l’Autorealizzazione.

Per esempio, i versi dell’Ananda Lahari di Samkara promettono potere o benefici materiali. Questi
versi sono principalmente una descrizione e glorificazione della Madre Divina induista; di solito
sono strutturati in gruppi di quattro, vengono recitati piuttosto che cantati al suono di un raga, e
per di piu’ recitati con voce monotona per distinguerli dalla conversazione quotidiana.

Ogni verso ha una specifico yantra (rappresentazione astratta del Divino).

In questi Mantra si invoca il potere della Madre Divina nei molteplici aspetti.

Un verso puo’ essere recitato per ottenere il potere di vedere il futuro mediante i sogni, un altro
puo’ allontanare la carestia e la pestilenza, altri ancora rimuovono la sterilita’, curano la tisi o
incantano i serpenti. La maggior parte deve essere recitata un migliaio di volte al giorno, per un
tempo compreso fra i trentacinque e i quarantacinque giorni; una fatica che puo’ richiedere
quotidianamente dalle otto alle dieci ore.

A volte portare avanti questo impegno, dopo tre o quattro giorni, o anche una settimana, puo’
risultare molto difficile perche’ la mente si ribella come un cavallo selvaggio. Alcune persone
sperimentano parecchi alti e bassi a cui segue all’improvviso un passo avanti che permette loro di
non avere piu’ problemi per lunghi periodi nel praticare i Mantra.

Il successo di una tale pratica risiede nel processo di purificazione.ù Due Mantra di questo tipo
sono di particolare aiuto lungo il sentiero spirituale: uno si rivolge alla Madre Divina, l’altro,
molto antico, e’ tratto dall’Invocazione alla Luce Divina.

IL MANTRA DELLA MADRE DIVINA

O Madre Divina, possano tutte le mie parole e tutte le oziose chiacchiere essere Mantra, Possano
tutte le azioni delle mie mani essere mudra, Possano tutte le cose che mangio e bevo essere offerte
di oblazione a te, Possa ogni mio giacere essere una prostrazione davanti a te. Possano tutti i
piaceri essere un dedicare il mio intero essere a te. Possa tutto cio’ che faccio essere considerato
come adorare te.

Questo Mantra esprime il desiderio del devoto di essere il servitore della Madre Divina e si dice
porti alla conoscenza di tutte le scritture, se ripetuto mille volte al giorno, per quarantacinque
giorni, risultato che pero’ non si otterra’ se la mente dovesse essere non concentrata, o se il
canto dovesse essere puramente meccanico. Non e’ peraltro necessaria una pratica tanto prolungata
per trarre beneficio da questo Mantra; e’ invece possibile recitarlo cinque volte al giorno, per una
settimana, ogni tre o quattro mesi.

Con il primo verso decidete di desiderare veramente che il vostro discorso sia degno di essere
considerato un Mantra. Alla fine della giornata domandatevi: “Cosa ho detto oggi? Posso davvero
offrire cio’ che ho detto ad altre persone come un Mantra?”

Annotate le vostre riflessioni su un diario e subito dopo riflettete su come impiegare ogni giorno
le vostre mani e chiedetevi se le state usando al servizio della Madre Divina.

Mentre state mangiando, chiedetevi per quale scopo state nutrendo il vostro corpo, come utilizzerete
l’energia che deriva dal cibo, chiedetevi quali altre forme di nutrimento ci siano e riflettete
anche sul fatto che la vita non e’ fatta soltanto di lavoro, ma anche di piaceri. Offrire tutto cio’
che siete, incluso il piacere che sperimentate, vi aiutera’ a essere liberi dal commettere errori.

All’inizio della giornata chiedete che ogni vostra azione sia un’offerta di adorazione e alla fine
della giornata riflettete per scoprire se siete riusciti in questo intento e se c’e’ bisogno di
ulteriori sforzi. Qualche volta sdraiatevi supini sul pavimento, o all’aperto, e guardate il
soffitto, o il cielo; create un’immagine estremamente dettagliata della Madre Divina e proiettatela
sul soffitto o sul cielo.

Ecco una splendida preghiera che ho recitato spesso e che vi potrebbe aiutare a visualizzare tale
immagine:

“Sakti, il tuo corpo e’ il Mondo. I fiumi sono le tue vene, E le foreste i tuoi capelli. Il
firmamento e’ il tuo vestito. La mente e’ il tuo respiro. Tu sei ogni coppia di opposti, Cio’ che e’
morbido e gentile, Cio’ che e’ feroce e terribile, I tuoi suoni sono silenzio, Tu sei onde di suono
e il potere del silenzio. Sei l’umano e il Divino, Sei luoghi elevati, il labirinto, il primo senza
un secondo, O Madre dai molti aspetti.

MANTRA DI INVOCAZIONE DELLA LUCE DIVINA

“lo sono creato dalla Luce Divina. Io sono sostenuto dalla Luce Divina. Io sono protetto dalla Luce
Divina. Io sono circondato dalla Luce Divina. Io cresco di continuo nella Luce Divina.”

Le parole dell’Invocazione della Luce Divina possono essere usate di per se’ come Mantra, per
aiutarvi a identificarvi con la Luce e a spezzare le relazioni negative. Riflettete su ciascun
verso.

Cosa significa essere creato dalla Luce Divina? Quali riferimenti alla Luce ci sono in altre
tradizioni spirituali? Visualizzate la Luce in un modo che sia significativo per voi – come la
fiamma di una candela, una piccola scintilla, un fuoco schioppettante, il sole; poi, chiedete a voi
stessi come impiegare l’energia cosmica che e’ dentro di voi.

Nel maturare queste riflessioni potreste scoprire che ogni giorno esse acquistano per voi un
significato diverso. La Luce da’ vita, non c’e’ vita in un corpo senza Luce: quindi, alimentatela
con il vostro entusiasmo, lasciate che vi protegga quando siete spaventati o preoccupati, oppure
quando la vostra mente e’ irrequieta. Siete circondati dalla Luce Divina, c’e’ un essere divino in
tutti coloro che vi circondano, ponete nella Luce tutti coloro con cui parlate, perfino i vostri
animali domestici.

L’ultimo verso, “Io cresco di continuo nella Luce Divina”, non fa parte del Mantra originale; ma mi
e’ venuto in mente in un momento di ispirazione e l’ho aggiunto al resto, in quanto esprimeva
esattamente cio’ che volevo fare. Potete recitare questo Mantra traendo un respiro per i primi due
versi, un altro per i due successivi e un altro ancora per l’ultimo. Poi respirate ancora e
ricominciate di nuovo.

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