AFFINITA’ KARMICHE E RELAZIONI FAMILIARI

pubblicato in: AltroBlog 0

AFFINITA’ KARMICHE E RELAZIONI FAMILIARI

IL CAMPO PSICHICO KARMICO FAMILIARE COLLETTIVO

di MARCO FERRINI

In questo articolo vedremo in che modo le affinità karmiche risultano essere alla base delle
relazioni familiari. Le affinità karmiche producono anche altri tipi di rapporti (amicali,
affettivi, professionali, ecc.), ma in questo contesto il nostro interesse principale è focalizzato
sulle relazioni familiari. Il principio che andremo ad esporre ha comunque valenza universale e sta
alla base di tutte le nostre relazioni con qualsiasi persona ed anche con gli animali, poiché anche
alla base dei rapporti con esseri di altre specie ci sono sempre i legami karmici.

La tesi che voglio esporre, sulla base delle conoscenze antropologiche, umanistiche, filosofiche,
psicologiche e scientifiche della tradizione indovedica, è la seguente: i membri familiari sono
tutti in rete in quello che ho definito “campo psichico karmico familiare collettivo” (denominato
CPKFC).

Per membri familiari intendo i membri della famiglia di origine, della famiglia attuale, e per
estensione i parenti più stretti fino a quelli più lontani. Questa rete familiare si sviluppa da una
comune tipologia di samskara o registrazioni psichiche inconsce, nella fattispecie i samskara degli
antenati fino a quelli dei propri genitori.

La tesi che voglio esporre, sulla base delle conoscenze antropologiche, umanistiche, filosofiche,
psicologiche e scientifiche della tradizione indovedica, è la seguente: i membri familiari sono
tutti in rete in quello che ho definito “campo psichico karmico familiare collettivo” (denominato
CPKFC).

Per membri familiari intendo i membri della famiglia di origine, della famiglia attuale, e per
estensione i parenti più stretti fino a quelli più lontani. Questa rete familiare di affinità
karmiche si sviluppa da una comune tipologia di samskara o registrazioni psichiche inconsce, nella
fattispecie i samskara degli antenati fino a quelli dei propri genitori.

Tale rete karmica si espande sulla spinta della forte interazione emotiva ed affettiva che si
sviluppa tra i membri della famiglia. Per estensione chiunque venga in contatto per ereditarietà,
parentela, solidarietà o frequentazione con uno qualsiasi di questi membri familiari, entra nella
stessa rete e la estende, poiché comincia ad interagire con i samskara attivati da quegli individui
e da quel gruppo nel suo complesso. L’effetto è l’irretimento.

In tal modo, attraverso l’interazione dei samskara, i quali tendono ad aggregarsi a contenuti
inconsci emotivi e psichici analoghi della stessa categoria, si estende sempre più un determinato
tessuto di affinità karmiche, come quando un diapason vibrando ne mette in risonanza altri. Una
persona con una devianza, ad esempio, risveglia samskara dello stesso tipo in coloro con cui entra
in contatto, se in questi ultimi questi samskara risultavano essere deboli, inibiti o sopiti.

Sempre sulla base di tali interazioni e affinità karmiche, nell’atto della procreazione i genitori
tendono ad attrarre esseri che hanno samskara affini ai propri. Entrando in una determinata matrice
o yoni e poi in un determinato nucleo familiare, l’essere che è stato richiamato da samskara affini
ai propri viene ulteriormente influenzato dai samskara dei genitori e dell’ambiente in cui essi
vivono, cosicché si crea una sempre più forte interazione affettiva ed emotiva che stringe
ulteriormente i legami tra i membri della famiglia. Il legame potente che si sviluppa tra genitori
e figli si spiega dunque con il fatto che essi hanno e sviluppano sempre più samskara in comune; per
questa ragione i figli sono inconsciamente portati a vedere nei genitori parti di se stessi, o
comunque persone a loro molto simili e vicine, anche quando il comportamento dei genitori è
riprovevole e riconosciuto come tale dalle componenti più razionali della psiche.

La forza del destino e del sangue celebrata nella letteratura di tutti i popoli, che noi definiamo
essere una forza karmica coatta dettata dai samskara, appare quasi insuperabile e risulta essere
all’origine di disturbi relazionali quali quelli caratterizzati dall’inconscio legame tra la vittima
e il carnefice, come ad esempio nel caso della sindrome di Stoccolma in cui le vittime di un grave
e prolungato abuso – in maniera apparentemente paradossale – nutrono verso il proprio aguzzino
sentimenti affettivi che possono oscillare dalla solidarietà fino all’innamoramento. Simili esempi
eclatanti si trovano nella storia della letteratura occidentale ed orientale di tutti i tempi, basti
pensare a Dostoevskij e alla sua celebre opera “I Fratelli Karamàzov” o all’epica mahabharatiana in
cui Dhrtarastra, pur riconoscendo l’egoismo, la natura perfida, violenta, malvagia e invidiosa del
figlio, lo asseconda nel suo delirio di potere che porta alla rovina milioni di persone oltre a loro
stessi.

Poiché nel nucleo familiare la madre e il padre trasmettono con il proprio comportamento e con
l’ambiente che essi creano determinati samskara ai propri figli, con i quali già condividono
consistenti affinità karmiche, si sviluppa tra di essi un attaccamento inconscio quasi viscerale,
che soprattutto si costituisce durante l’infanzia del bambino quando la facoltà del discernimento e
la capacità di autonomia affettiva non sono ancora sufficientemente sviluppate.

Si possono individuare samskara di due principali categorie: quelli personali e quelli collettivi. I
samskara personali sono registrati nella memoria della corteccia cerebrale, dunque una memoria
limitata e a breve termine, e ben più consistentemente nell’inconscio personale che, a livello
ancora più profondo, comunica con l’inconscio collettivo dell’estesa rete dei samskara parentali e
quest’ultimo, ad un livello ancora più profondo, con l’inconscio collettivo universale.

Dunque se uno riuscisse a percepirsi e a sondarsi in profondità, individuando i propri samskara
personali e collettivi, scoprirebbe di trovarsi in rete con chiunque: con Napoleone, Gengis Khan,
Nerone, Platone, Pitagora, Lao Tze e tutti gli esseri che sono esistiti e di cui permangono le
tracce psichiche inconsce registrate e depositate nello spazio-tempo.

Ogni essere, infatti, lascia una scia di samskara non solo nel tempo ma anche nello spazio; basti
considerare ad esempio che anche quando ci sembra di essere fermi, in realtà ci muoviamo ad una
velocità di circa 3 km al secondo, per citare solo il movimento che facciamo nella nostra orbita
attorno al sole (rotazione); oltre a questa vi sono poi quella di rivoluzione attorno all’asse
terrestre e di traslazione con tutto il nostro sistema solare, allontanandoci dal punto comune a
tutte le stelle. Gli stessi atomi, aggregandosi in forme diverse, costituiscono i corpi di tutti gli
esseri, ed ognuno dei jiva o esseri presenti in questi corpi opera sulla base di registrazioni
psichiche accumulate nel corso di svariati migliaia di anni. Dunque sia nel tempo che nello spazio,
sia nel micro che nel macro, siamo tutti indissolubilmente collegati dai samskara che abbiamo
attivato. Realizzare i nostri collegamenti sottili a livello universale richiede una capacità di
visione e di consapevolezza molto sviluppate, mentre è piuttosto facile intuire quanto siamo
fortemente connessi e interdipendenti a livello affettivo e familiare, quasi come se fossimo legati
da invisibili catene, per i più indissolubili.

Il contesto familiare, infatti, è caratterizzato dall’interazione di samskara molto simili, recenti
e di forte intensità, prodotti in un delimitato spazio e tempo, mentre altre categorie di samskara
sono diffuse nei millenni e in miliardi di chilometri.

Prendendo in considerazione l’inconscio personale e familiare e i forti legami che esso attiva,
possiamo notare come i soggetti che hanno interagito in tale contesto continuino a rimanere irretiti
a prescindere dalla distanza e dal tempo che li separa. A questo proposito è utile citare il teorema
del fisico irlandese John Bell, secondo il quale due particelle correlate, anche se vengono
separate, continuano ad evocare l’una nell’altra gli stessi fenomeni per il principio
dell’interazione non localizzata: quel che succede all’una accade invariabilmente anche all’altra
attraverso una comunicazione istantanea e non mediata, per leggi completamente indipendenti dal
tempo e dallo spazio e tuttora non compiutamente decifrabili per le conoscenze della fisica moderna.

La psiche, con i suoi engrammi samskarici, costituisce l’energia sottile che dà forma ad ogni
espressione della materia con la sua specifica forma empirica. Poiché il tempo e lo spazio hanno
influenza solo su ciò che ha massa, le tracce psichiche inconsce dei samskara permangono e
determinano interazioni e connessioni karmiche oltre i limiti di spazio e tempo.

Questi insegnamenti aiutano a percepire se stessi come parti di un tutto, e a comprendere le
profonde e sottili corrispondenze che legano gli appartenenti ad uno stesso gruppo familiare,
affettivo e sociale. Ci permettono inoltre di scoprire nuove possibilità e potenzialità della
persona.

In effetti, ogni individuo non è soltanto il prodotto dell’anello che lo unisce alla lunga catena
dei suoi progenitori, ma è anche colui che detiene la potenzialità, attraverso un intervento
creativo nel flusso energetico della rete samskarica e di affinità karmiche, di modificare la
propria posizione e attitudine mentale e la natura del proprio collegamento all’intero campo
energetico familiare e relazionale, dunque di risvegliarsi e illuminarsi.

I rapporti familiari e affettivi celano la grande opportunità, per l’essere umano, di sviluppare
quella scintilla di eternità che si manifesta attraverso le sue azioni, i suoi pensieri e le sue
risposte agli eventi.

Marco Ferrini

www.marcoferrini.net

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *