Acquistiamo la famigliarità con Dio

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– ACQUISTIAMO LA “FAMIGLIARITA'” CON DIO! –

di Guido Da Todi

Quando, alla fine della mia giornata, tutti la famiglia, ed i bimbi dormono,
ho gia’ confidato alla lista che io mi ritiro sempre – spontaneamente e
spinto da intima necessita’ – nel salone di casa mia, mi accovaccio sulla
poltrona e, nel silenzio della notte, stabilisco quello che Helena Petrowna
Blavatsky chiamava il dialogo con il Santuario esistente in se stessi: il
nostro Signore, celato nel profondo dell’animo e delle cose.

Sono anni che m’immergo nel rito indicibile di questa gioia acuta, la cui
descrizione spegne, piuttosto che esprimere le sensazioni che m’inebriano
ogni volta la vivo.

Pero’, so che molti tra voi potranno comprendere quanto vado dicendo.

Anche poco fa – quindi – sono andato a pormi, come il solito, faccia a
faccia con il mio Signore; allegro e deliziato come un bimbo che torna a
casa, dopo aver giocato con i suoi compagni, e con tutti i vestiti
impolverati e, magari, qualche sbucciatura sulle ginocchia.

E gia’ mi trovavo riarso nell’incendio dell’amore e della gioia, e tutta la
realta’ esterna si era accartocciata e divenuta un rituale dharmico e del
tutto trascurabile, come un puntino minuscolo, incenerito dalla Visione
Inesauribile, quando ho sentito, improvviso, il desiderio di venirvi a
parlare e confidare quanto sto per dire.

Voglio, difatti, aprire quella porta che serra l’intima e semplice
cappellina, nella chiesa dell’amore verso l’Uno, ove e’ conservata e
tutelata la “famigliarita’ con Dio”.

Tutti i grandi santi l’hanno posseduta, ed essa e’ senza dubbio una
prevalente caratteristica d’ogni Guru, e d’ogni anima evoluta.

Ma, forse, pochi si sono resi conto che la famigliarita’ con Dio e’posseduta
pure dall’umanita’ comune, che si trova fuori delle pastoie d’ogni
narcisismo mentale, e da ogni abito evoluzionistico e di qualunque cultura:
metafisica, o di genere diverso.

La mamma che prega, in chiesa, per i propri figli; la vecchina, che lo fa, a
tutela del buon cammino verso la sua prossima casa; il grido disperato (“Dio
mio, aiutami!”) che – sempre, sempre! – esce dagli animi d’ogni
apparentemente superbo individuo, quando vede cadere a frantumi qualunque
impalcatura delle sue certezze mentali e materiali indicano che, li’,
proprio in fondo, nel piu’ celato angolo dello spirito, l’unica certezza nel
nostro “dna” e’ Dio.

Comprendo, di conseguenza, che esista – sovente – un certo senso – non so
come dire – di ineguatezza, nel giudicare a pieno la natura di colui – o di
colei – che ama Dio, se non si assimilano a pieno i significati e le
risonanze che porta con se’ la “famigliarita’” che costoro hanno verso di
Lui.

Chi vive accudendo la qualita’ dei codici buddisti, che essi chiamano “la
vigile e costante attenzione” verso la vita, iniziera’ a percepire, ben
presto, qualcosa, nell’universo, che – sulle prime – gli apparira’ come un’
accentuata forma-pensiero, tra gli altri suoi pensieri; e, poi, questa
privilegiata immaginazione, si distacchera’, lentamente, dal coacervo delle
proprie pulsioni soggettive, e si mostrera’ quello che e’, in effetti: una
qualita’, non della singola mente, ma appartenente all’animo di tutto cio’
che esiste: la Radiazione dell’Anima Una delle cose.

Gli apparira’ come un Respiro, come una discreta e onniespansa presenza:
come la manifestazione personalizzata del Logos.

“..Il vero yoghi vede Me in tutti gli esseri e tutti gli esseri in Me. In
verita’, l’anima realizzata Mi vede ovunque.”

“..L’essere che Mi vede ovunque e vede tutto in Me non e’ mai separato da
Me, come Io non sono mai separato da lui.”

Lentamente – come dicevo – la “famigliarita’” con Dio diviene una
caratteristica dell’individuo spirituale.

Non chiedete prove – a colui che e’ unito – della Visione che ha. Non sapra’
darvene.

Piuttosto, egli emanera’ – per cosi’ dire – il profumo della realizzazione
ultima, davanti a voi, e tramite la sua vita.

E molti sono i gradi che avvicinano al Signore.

Credetemi, se vi dico che la maggior parte di voi e’a contatto con il
silente Dio delle cose.

Mi ricordo una similitudine che il Guru di Paramahansa Yogananda –
grandemente caro al mio cuore – descriveva al suo discepolo:

“..Per quanta abilita’ l’essere umano abbia ad allontanarsi da Dio, ancora
maggiore e risoluta e’ quella che ha il Signore di ricondurlo a Se’, ogni
volta.”.

E’, quindi, la famigliarita’ con il Padre, con quel “Suono Indicibile”, che
fa commettere, sovente, tante “dabbenaggini” al bakty, il quale – sicuro del
suo riscontro quotidiano, com’ e’ sicuro dell’esistenza di coloro cui si
rivolge – continua a riferirsi al Signore, con un certo tipo di baldanzosa
franchezza, dando per scontato che gli altri posseggano quella “prova
quotidiana” che egli ha, di norma.

In questa lista – insisto ancora a dirlo – la maggior parte di voi
percepisce la Presenza.

Cosa vi spinge a parlare dell’assoluto, come fate – e facciamo – tutti?

Cosa vi fa accendere il computer, con quel desiderio di “fusione” che avete,
giorno dopo giorno?

Cosa vi “intriga” nelle quotidiane discussioni, che si avvicendano sullo
schermo?

E’ semplicemente Lui, che si agita nel nostro gruppo, sotto forma di
dialettica, affermazioni, dubbi, sicurezze..e tutto il resto..

Come dicevo, lunga e’ la linea che separa l’uomo dalla piena “famigliarita’”
con Dio. Vi e’ chi l’ha percorsa interamente; chi, invece, si trova a mezza
strada.

Ramakrishna, addirittura, rifiuto’, durante una sua passeggiata, di portarsi
a casa un frutto maturo, perche’ cio’ avrebbe rappresentato, ai suoi occhi,
il procacciarsi qualcosa per l’avvenire.

Egli considerava, difatti, uomo perfetto colui che si affidava completamente
alle risorse quotidiane che il Signore riserva ai Suoi figli.

E San Francesco?

E Don Bosco?

Sicuro! Per noi, figli delle feroci lotte alla sopravvivenza nel terzo
millennio, tutto cio’ ha l’impronta del fiabesco.

Eppure, “quella Radiazione” esiste.

Io dico che almeno un dieci per cento della nostra vita dovremmo
abbandonarla – per ora, almeno – alla Sua Guida.

Ogni giorno che passa, personalmente, la famigliarita’ con il mio Signore mi
fa cedere una spanna della mia esistenza al Suo Ampio Respiro.

Famigliarita’. Impariamo ad avere famigliarita’ con Lui.

Vi assicuro che non sara’ sempre come agli inizi: quando il vostro lodevole
sforzo era di affidarvi – direi – alla cieca a quanto credevato fosse
giusto. Ad una Presenza che percepivate, e non percepivate.

Vi assicuro che il divino esiste! E che si manifesta in modo indiscutibile,
anche se diverso da persona a persona, a tutti – una volta che si resta
fedeli alla seria ricerca dello Spirito Uno.

.Dimenticate, adesso, cari amici, le affermazioni di questo modesto e
semplice baktky, che e’ Guido.

Uscite, da casa, come il solito. E guardatevi attorno.

Il Dio hindu’ e’ ben diverso da quella visione teorica ed antropomorfica
delle religioni occidentali!

Guardate a fondo tra le righe delle strade che percorrerete, dei visi che
incontrerete, dei bimbi che vi sorrideranno. Guardate il cielo e la terra,
gli alberi; le persone che amate. Ospitate l’intero mondo in voi.

Il mio Signore sara’ li’, proprio li’; come, sinora, e’ stato qui, tra di
noi!

Dio vi benedica tutti!

Guido

“Tratto dalla mailing list Sadhana

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